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Autore: njaalls    27/12/2013    8 recensioni
Even if you scream and shout, it will come back to you.

Zayn amava il capodanno e trovava che i giochi d'artificio fossero romantici, affascinanti e dolci.
Georgie si tenne al parapetto di legno, guardando qualche metro più giù e vedendo solo l'acqua nera, mista alle sterpaglie del laghetto. Non le erano mai piaciuti i giochi di fuoco, erano soltanto uno stupido pretesto per inquinare di più l'ambiente, ma dato che quella tradizione barbara non dipendeva da lei, li guardava in silenzio, priva di qualsiasi emozione.
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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When the night is coming down on you
We will find a way through the dark
 

Georgie prese svogliatamente un vestito nero dall'armadio e lo guardò speranzosa. Magari l'avrebbe risucchiata via, magari l'avrebbe tolta da quella situazione che ormai le stava stretta. Cercò la cerniere e la aprì, prima di lasciarlo scivolare verso il basso e infilagli i piedi.
Zayn era il cattivo ragazzo che i suoi genitori non avevano mai accettato e mai lo avrebbero fatto, lo avevano criticato dal primo momento in cui lo avevano visto, quando era passato a prendere la ragazza prima di un appuntamento. Era stato educato e cordiale, ma non era bastato.
I capelli rossi della ragazza caddero con tonfo sulle sue spalle, non appena scivolò dentro quell'abito abbondante, ma che pensava le stesse malissimo, facendola sembrare -a suo parere- un grasso sacco di patate. Non aveva altra scelta se non indossarlo, comunque, perché i suoi amici non le avevano dato altra possibilità: sarebbe dovuta uscire.
Zayn era il classico bello e dannato di qualsiasi storiella d'amore, la sigaretta tra le labbra e quel sorriso ammaliante sempre pronto a conquistare qualcuno, peccato che, nella loro di storia, il lieto fine era lontano, almeno per Georgie.
Aggiustò le pieghe che il tessuto nero le faceva sulla pancia e sistemò gli antipatici collant che aveva indossato poco prima. Se n'era già pentita e questo non faceva altro che convincerla che rimanere a casa sarebbe stata la scelta migliore.
Zayn era testardo, quando si metteva in testa una cosa, l'avrebbe ottenuta a qualsiasi costo. Come quando aveva incontrato una balbettante ragazzina di due anni più piccola e alta ameno la sua metà e l'aveva messa in imbarazzo riempiendola di attenzioni, pur di riuscire ad uscire con lei.
Georgie era tesa. Era l'ultimo dell'anno e sapeva non sarebbe stato bello ed entusiasmate, esattamente com'era stata la vigilia e il Natale. Nulla aveva senso quell'anno, se lui non fosse stato là a sussurrarle il conto alla rovescia all'orecchio e non l'avesse stretta in un abbraccio.
Zayn era isterico, perché quando non riusciva ad avere qualcosa tormentava se stesso e gli altri, era logorroico fino ad impazzire.
La rossa uscì dalla sua camera e non si guardò nemmeno allo specchio, sapendo che la matita nera che aveva messo quella mattina andava più che bene, magari sarebbe stata un po' sbavata, ma era okay. Zoe l'avrebbe ripresa per quella sciattezza, ne era certa, ma avrebbe sorvolato alla fine e avrebbe accettato anche gli stivaletti bassi che aveva scelto di indossare.
Zayn era vanitoso, ma vanitoso in un modo buffo, perché riusciva a rendere quel difetto divertente, si prendeva in giro da solo e non aveva problemi ad ammetterlo. Sarebbe stato impeccabile anche per andare a fare la spesa, pur in una felpa Adidas vecchia e scolorita, e con delle Air Max ai piedi.
«Sei bellissima, tesoro» squittì la madre di Georgie, quando la figlia comparve sulla soglia del soggiorno, pronta ad uscire. Non avrebbe voluto nemmeno mettere il naso fuori, vero, ma non avrebbe nemmeno retto le continue occhiate dei suoi, che ogni volta sembravano volerle rinfacciare tutte quella storia che la stava opprimendo. Cercò le chiavi e salutò con un cenno del capo. «Sta' attenta e non bere. Divertiti, però»
Ogni volta era la stessa storia, sembrava lo facessero a posta. Marcavano quelle parole urtando i suoi sentimenti, probabilmente non se ne rendevano nemmeno conto. Non erano senza cuore, solo volevano il meglio per la loro unica figlia, che ora tutto sembrava, ma non felice.
Zayn era quello che aveva sempre pensato alle storie serie come qualcosa di patetico e da idioti, forse troppo spaventato dal dover dipendere da qualcuno, ma quando ci si era ritrovato dentro, senza averlo previsto, aveva lottato contro tutto e tutti pur di mantenere quella relazione così straordinaria, quanto soffocante.
Harry e Zoe la aspettavano sul viale di casa, attaccato l'uno all'altro, come se avessero delle calamite al posto delle labbra. Georgie non si infastidì, ma non riuscì comunque ad aspettare in silenzio finché non avessero finito, così tossì per attirare la loro attenzione e poi sorrise, quando i due si staccarono colti in flagrante.
«Sei bellissima» le disse Harry, il migliore amico che non avrebbe mai sostituito, al suo fianco, Zoe sorrise e annuì, a differenza di quanto si sarebbe aspettata Georgie. Avevano sempre formato una bella squadra quei tre e la rossa non avrebbe potuto trovare compagni migliori.
«Farò finta di accettare il complimento, per niente spontaneo, Harry» rispose, cacciando un sorriso che sarebbe dovuto apparire sincero, ma che sicuramente sembrò più una smorfia. Harry aprì la bocca per ribattere imbarazzato, ma la sua ragazza attirò gli atri due in un abbraccio di gruppo, di quelli che lasciano senza fiato, dati tra migliori amici inseparabili e che dicono molto più di quel che sembra.
«Ora andiamo» la mora passò un braccio intorno alla vita dell'altra ed insieme si diressero verso la macchina, il riccio salì sul sedile del guidatore e le portò fino ad un pub vicino Manchester Road, mentre queste rimanevano in silenzio, le teste rivolte verso il mondo fuori da quel vano.
Zayn era bello, bello da far invidia. Era di quelle bellezza non convenzionali, però. Non era biondo, non aveva gli occhi azzurri o era muscoloso, anzi, era moro, con i capelli sempre perfetti, occhi così scuri da far paura in piena notte, contornati da ciglia lunghe, la corporatura era esile e le spalle non troppo larghe, in compenso era alto.
Georgie l'aveva visto quella mattina, sorridente come se tutto andasse per il verso giusto, con una terribile maglietta con la scritta BOOM a caratteri rossi e gialli stampati sul davanti, in stile pop art. E le aveva sorriso, come sapeva fare solo lui: alzava prima un angolo della bocca e poi scoppiava, lasciando vedere le file di denti perfetti e bianchi. I capelli erano corti, ma più lunghi di quando lo aveva lasciato sei mesi prima.
«Li devo tagliare di nuovo» aveva ammesso, smettendo di sorridere, quando lei glielo aveva fatto notare, ma poi ne aveva abbozzato un altro, più tirato, stanco e pieno di malinconia, vedendo l'espressione della rossa. Lei era scoppiata in lacrime e si era scusata per il suo comportamento, a detta sua, infantile e stupido.
«Siamo arrivati, tesoro» le sussurrò Zoe, catturandola via dai suoi ricordi e dalla tristezza. Forse era stato un bene, ma non durò molto.
Zayn era gentile come nessuno mai, spesso disegnava per beneficenza o faceva delle creazioni per mostre con lo scopo di raccogliere fondi, diverse volte aveva accolto la stessa Georgie a casa sua quando era scappata, al seguito dell'ennesimo litigio con i suoi.
Il pub era affollato di gente e il cameriere li condusse fino ad un tavolo molto distante, mentre Harry e Zoe proteggevano la rossa e il suo corpo dalla gente che sembrava camminare con i paraocchi.
«Sto bene» affermò questa, abbozzando un sorriso, prima di farne un'altro per il resto della comitiva che li aspettava ad un tavolo di legno. Niall fu il primo a salutarli e, notò Georgie con disappunto, aveva già scolato metà pinta di birra, poi Liam agitò la mano e alla fine Louis e una mora, che gli altri avevano conosciuto solo da qualche settimana, fecero un sorriso in saluto. Clare si chiamava ed era davvero bella.
Fu subito un casino quel tavolo: gente che urlava e faceva chiasso, Niall e Louis erano i più rumorosi, mentre Harry e Liam ridevano alle loro battute e le ragazze di tanto in tanto sorridevano ascoltandoli o parlottavano tra loro. Cercavano di coinvolgere anche Georgie, che si sforzava di non rimanere in silenzio e partecipare a quel baccano, ma ogni tentativo fu pressoché inutile.
Zayn era un tipo rilassato, era di quelle persone che si muovevano piano, silenziose e che preferivano stare in casa da sole, anziché uscire quando non c'era motivo.
Georgie bevve un sorso d'acqua, mentre tra il gruppo era tornato un volume di voci normali, sopratutto perché Niall era occupato a ingozzarsi.
«Giorgie» la richiamò Louis ad un certo punto, alzò lo sguardo sul moro dal piatto e attese che parlasse. «Come... Sì, insomma, come sta Zayn?»
Quella domanda la prese contro piede e non le sfuggirono le occhiatacce che il resto della truppa lanciò al ragazzo, che mimò subito uno 'scusa' risentito.
«Sta-» iniziò la rossa, indecisa. Non sapeva nemmeno lei come stesse realmente, lui era un bravo attore e non faceva altro che dire che andava tutto bene, non c'era nulla di cui preoccuparsi. «Sta benone. Vi saluta, anzi»
Non si vedevano molto, solo una volta alla settimana via Skype e lui si doveva dividere tra Georgie e la sua famiglia, perciò i ragazzi non lo vedevano da sei mesi, in compenso si scrivevano delle e-mail.
«Glielo hai detto?» continuò Louis, le sue domande non erano chieste in malafede, erano più di preoccupazione e apprensione, così Georgie sorrise.
«Non ancora» sussurrò, lui ricambiò il gesto e poi tutti tornarono a scherzare, per coprire il danno che pensavano Louis avesse fatto. Ma Georgie era già soprappensiero, prima ancora di quelle domande.
Zayn era incredibilmente dolce, amava la sua famiglia e i suoi amici, allontanarsi era stata dura, ma ancora nessuno aveva chiaro il suo gesto.
Finita la cena, si diressero tutti verso il Bradford City Park dove i ragazzi si ritrovavano per assistere ai giochi d'artificio prima di mezzanotte ogni anno. La comitiva si avvicinò alla staccionata di legno sul lago artificiale del parco e si appoggiò, mentre altri ragazzi arrivavano per vedere lo stesso spettacolo. Tutti iniziarono a parlottare, entusiasti perché mancava solo mezz'ora al nuovo anno.
«Nuovi propositi per il nuovo anno» urlò Harry, sovrastando il mormorio. Era una convenzione tipica di quella serata e tutti si zittivano ogni volta, curiosi di sentire cosa gli altro avessero da dire. Il riccio fu il primo. «Tenterò di tenere a bada gli ormoni delle ragazze all'università, ho una ragazza ora»
«E io proverò a non staccare la testa a quelle poverine, finché rimarranno ad almeno dieci metri di distanza da Harry» scherzò Zoe, facendo levare delle risate generali. Poi continuarono Liam, Louis, Clare e alla fine Niall, che disse che si sarebbe messo all'opera per smettere di mangiare, ma nessuno c'aveva creduto. Quando fu il turno di Georgie, la rossa scrollò le spalle e se ne uscì con un 'lo dirò a Zayn', a cui tutto risposero con dei sorrisi dolci e delle pacche di incoraggiamento.
«Cinque minuti a mezza notte» annunciò dopo diversi minuti Zoe.
Zayn amava il capodanno e trovava che i giochi d'artificio fossero romantici, affascinanti e dolci.
Georgie si tenne al parapetto di legno, guardando qualche metro più giù e vedendo solo l'acqua nera, mista alle sterpaglie del laghetto. Non le erano mai piaciuti i giochi di fuoco, erano soltanto uno stupido pretesto per inquinare di più l'ambiente, ma dato che quella tradizione barbara non dipendeva da lei, li guardava in silenzio, priva di qualsiasi emozione.
«Due minuti, ragazzi» annunciò Louis, abbracciando la sua ragazza e guardandosi intorno, si scambiò uno sguardo preoccupato con gli altri ragazzi e aguzzò la vista oltre il muro di gente che si era affollata dietro di loro. Georgie non badò a quel gesto e poggiò il mento sulla mano, in attesa che iniziassero a sparare i giochi. «Uno»
Il conto alla rovescia iniziò, tutti cominciarono ad intonare numero per numero e ormai la mezzanotte stava scoccando.
Zayn l'anno prima aveva soffiato gli stessi numeri contro il collo di Georgie e lei aveva riso, mentre le lasciava un bacio sotto l'orecchio.
Georgie sospirò, mancavano solo venti secondi, poi diciannove, poi diciotto.
Una folata di vento si alzò e un profumo familiare le arrivò al naso, chiuse gli occhi e pensò che le feste le facevano brutti scherzi: colonia mista a tabacco, indimenticabile. Delle mani si allungarono verso il parapetto di legno, accanto quelle di Georgie, che le guardò con gli occhi sbarrati. Erano grandi, le dita lunghe e rovinate. Un petto aderì alla sua schiena e lei sentì le lacrime scendere lungo le guancia. Non sarebbe dovuto tornare prima di otto mesi.
«Dieci, nove, otto» sussurrò quella voce al suo orecchio. Era tutto così surreale, ma non poteva essere l'immaginazione della ragazza, era maledettamente vicina e presente. Georgie si girò e trattenne un urlo, quando trovò degli occhi scuri che la scrutavano e un sorriso gentile che la accoglieva a braccia aperte. Intorno a loro scoppio un boato. Mezzanotte.
«Auguri» sussurrò, accarezzandole i capelli. Lei saltò su di lui in una morsa così salda, che si stupì della sua forza. Le era mancato come l'ossigeno e aveva passato i sei mesi più brutti della sua vita, come ogni volta che partiva per una missione. Rimaneva con il cuore in gola, aspettando che le scrivesse una mail per dirle che stava bene, che era arrivato alla fine di un'altra giornata.
«Sei tornato» pianse lei e lui la strinse, se pur titubante nel sentire qualcosa di insolito tra i loro corpi.
«Mi sei mancata» mormorò combattuto e Georgie poté giurare che gli si fosse spezzata la voce per trattenere un singhiozzo. Lui era il primo a soffrire, lui vedeva la morte in faccia ogni giorno, lei non era altro che il riflesso dall'altro lato dello specchio. «C'è qualcosa che mi devi dire, Georgie?»
Lei si staccò appena e annuì, lui guardò il corpo della rossa coperto da una pesante giacca nera. «Due cose, in realtà.»
«Ti ascolto, ho tutto il tempo che vuoi» le prese il viso tra le mani e la baciò, commosso come non era mai stato.
«Aspettiamo... un bambino. Mi dispiace per non avertelo detto, ma avevo paura» sussurrò lei, poggiando la testa contro il suo petto, timorosa. «E poi ti odio Zayn Malik. Patisco le pene dell'inferno ogni santo giorno... ma non riesco veramente ad avercela con te»
Sentì la sua risata candida da ragazzo vissuto, di quelle risate che escono fuori solo quando c'è qualcosa per cui vale la pena ridere, perché se una cosa l'aveva imparata in missione era che le cose per cui bisognava piangere erano molte più di quelle per cui bisognava sorridere.
«Ti amo anch'io, Georgie» la spinse delicatamente contro il parapetto di legno e la incastrò tra quello e il suo corpo, si era fatto male ad una spalla, ma l'avrebbe protetta sempre. Avvicinò i loro visi e la baciò perché dopo sei mesi, quelle labbra piene e morbide erano mancate come ossigeno.
Zayn Malik era il peggiore ragazzo che Georgie Henley potesse scegliere, ma nessuno avrebbe mai saputo amarla meglio di quel silenzioso e cattivo ragazzo di Bradford.


 














Through the dark.
Premettendo che una delle mie canzoni preferite del nuovo album, volevo scrivere qualcosa del genere da tempo e mi sono messa all'inizio delle vacanza a buttare giù qualcosa con protagonista Niall, ambientata a Natale, ma l'ho cancellata per sbalio (opss) e ho dovuto ricomincare da capo. Questa volta tutto si svolge a Capodanno, dato che sta per arrivare, e ha come protagonista maschile Zayn badboifrombradford Malik.
Fatemi sapere cosa ne pensate, pls. :)

 
Le mie ultime due os:

 
Bedjvergent (ex Hug Me Conor).
  
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