La storia è interamente dedicata ad Elisabetta (alias Sweetgirl91) che oggi compie 17 anni! ^^ Tanti auguri! * Me91 ti manda un sorriso grande grande ^__________^ *
Loquace come un
pesce
«Ti dico che invece
funziona!»
«Ma è impossibile!»
«Ok, vieni, ti mostro come
si fa.»
Trunks e Goten scesero rapidi
le scale per raggiungere il piano inferiore della grande casa Brief.
Corsero in salotto e lì
ripresero la loro discussione.
«E come dovrebbe
funzionare?» chiese Goten, ancora scettico.
Trunks sbuffò scocciato e
mostrò all’amico ciò che teneva in
mano.
Era un semplice
telecomando, con un unico pulsante blu al centro.
«Basta premere questo.»
spiegò il bambino dai capelli lilla «E vedrai che
funziona!»
«Va bene... e su cosa lo
testerai?» gli domandò allora l’altro,
anche se ancora alquanto dubbioso.
Trunks si guardò intorno.
«Uhm... non so...» indugiò
il bambino, poi si illuminò all’improvviso:
«Ma sì!»
Corse subito alla
finestra, seguito da un incerto Goten, e si fermò davanti ad
un oggetto.
Goten si sporse per
sbirciare, notando così che l’amico si trovava
davanti ad un tavolinetto, sopra
il quale era posata una palla di vetro contenente un piccolo pesce
rosso.
«E’ perfetto!» si
entusiasmò Trunks «Billi è davvero
perfetto!»
«Ma non è il pesce di tua
nonna?» fece il piccolo Son, chinandosi per guardare
l’animaletto nuotare in
ogni direzione.
Trunks annuì sorridente e
spiegò:
«Grazie a questo
macchinario potremo comprendere il linguaggio di qualsiasi
animale...» sollevò
il telecomando e lo puntò verso la palla di vetro
«Sai, è la prima invenzione
che idealizzo da solo... funzionerà, ne sono
sicuro!»
Goten alzò le spalle senza
dire nulla, e si allontanò un po’ dal tavolino.
Trunks prese un bel
respiro e posò il dito sul pulsante.
Il pesce si fermò e si
avvicinò al vetro, rimanendo immobile e con
un’aria curiosa a fissare il
bambino con in mano quello strano aggeggio.
Trunks, allora, con
decisione, premette il pulsante.
Si udì un debole “Bop”,
senza che, però, qualcosa
cambiasse.
Ma Trunks era fiducioso e,
abbassando il telecomando, affermò con convinzione:
«Ecco, ora Billi parlerà.
Tieniti pronto, Goten, perché l’effetto del
macchinario durerà solo poche
ore... non avremo per sempre a disposizione la prova del mio
successo!»
«Mah, se lo dici tu...»
Goten si grattò il capo, confuso «Ma
perché sembra non si accaduto nulla?»
Il sorriso sul volto di
Trunks, che aveva gli occhi fissi su Billi, si spense lentamente.
Il pesce lo stava fissando
ed era ancora immobile, ma, soprattutto, silenzioso.
«Forse... forse ora non ha
nulla da dire...» propose Trunks, con una nota di delusione
nella voce.
Goten posò una mano sulla
spalla dell’amico e, comprensivo, gli disse:
«Dai, su, non
prendertela... non ha funzionato. Ma può capitare la prima
volta, no?»
Trunks assunse
un’espressione triste.
«Già...» mormorò.
La porta del salotto si
aprì e i due bambini si voltarono subito a guardare.
«Voi che fate qui?» sbottò
Vegeta, corrucciato «Andatevene a giocare fuori, mocciosi. E
vedete di non
svegliarmi!»
«Subito, papà!» esclamò
Trunks, afferrando Goten per mano e correndo fuori.
Vegeta chiuse loro la
porta del salotto in faccia.
Trunks si chinò verso
l’amico e gli sussurrò:
«Questa notte Bra non ha
fatto altro che piangere, sai? E mi ha detto mamma che papà,
come lei, non è
riuscito a chiudere occhio! Per questo è così
scontroso...»
«Ah...» fece Goten,
annuendo il capo «Ma allora non dorme mai tutte le
notti!»
Trunks alzò un
sopracciglio, confuso.
«Perché?»
«Perché è sempre
scontroso!» rispose innocentemente il piccolo Son.
Sospirò e chiuse gli
occhi.
«Accidenti... quella
bambina ha una voce particolarmente acuta... non ne posso
più!» sospirò ancora
«E’ quasi sempre così. E’ un
anno che andiamo avanti in questo modo. Avevo
fatto bene a lasciare Bulma sola, quando Trunks era nato... per il
primo anno
almeno non mi sono sorbito i suoi strilli notturni!»
Poi tacque, lasciandosi
cadere lentamente in un sonno ristoratore.
Lontane, si udivano appena
le grida di gioia dei due piccoli Saiyan che giocavano nel giardino.
Al piano di sopra, degli
spostamenti di sedie e letti, avvertivano che Bulma stava lavando il
pavimento.
Dalla stanza della
bambina, invece, non proveniva alcun suono, segno che si era finalmente
addormentata.
Un caldo venticello, di
quella bella mattina estiva, entrava dolcemente dalla finestra,
cullando il
Saiyan comodamente sdraiato sul divano.
All’improvviso, però, una strana
voce gentile e paziente riscosse leggermente il Principe:
«Ho fame. Mi dai da mangiare?»
Vegeta strizzò un po’ gli
occhi, deciso però a non aprirli.
“Me la sono immaginata.”
concluse mentalmente e cercò di riassopirsi.
«Guarda, è la scatolina
blu posata qui, sul tavolino dove mi trovo io.
Sai, in realtà non ho idea di cosa ci sia dentro... ma il
cibo è buono, mi
piace. Questo di questa marca è più buono di
quello che Bunny mi comprava
prima. Quello non mi piaceva per niente.»
Vegeta aprì un occhio per
guardarsi intorno.
Ma chi era quell’essere
che si permetteva di disturbare il suo sonno? Dov’era? Lo
avrebbe disintegrato!
Però lì, nella stanza,
sembrava proprio non esserci nessuno.
“Ok, è la mia
immaginazione.” cercò di convincersi, riabbassando
la palpebra “Meglio dormire,
va...”
Dopo pochi istanti, però,
la voce tornò a farsi risentire, con calma:
«Ho fame. Perché non vuoi
darmi da mangiare?»
«Silenzio!» ruggì Vegeta,
balzando di scatto seduto sul divano e guardandosi assiduamente attorno
«Dove
sei? Chi sei? Fatti vedere!»
«Ma io non mi sono mosso. Beh,
diciamo che effettivamente non potrei
farlo perché posso vivere solamente in acqua, per questo non
posso uscire da
qui.»
Vegeta voltò lentamente il
capo verso la palla di vetro posata sul tavolino.
Lì, Billi lo stava
tranquillamente fissando, immobile.
«No, non può essere...»
ghignò il Saiyan, divertito «Ah! Un pesce che
parla... eh, questa notte Bra mi
ha fatto davvero impazzire...»
«Già. Ha una bella voce
acuta, in effetti.» concordò Billi,
annuendo
con il capo.
«Aaaaarrrgggghhhhh!»
strillò Vegeta, saltando in piedi e indicando il pesce
«Tuuuuuuu!»
«Sì, io.»
rispose con naturalezza l’animaletto «Più
generalmente mi chiamate Billi.»
«Come puoi parlare?!»
strillò Vegeta, indicando sbigottito il pesce
«Cos’è, uno scherzo?»
Billi sorrise e disse:
«Io ho solo fame. Non sto scherzando.»
Vegeta rimase fermo a
guardarlo, poi, pian piano, sembrò rilassarsi.
Con un’espressione
corrucciata, affermò:
«Sono certo che sei frutto
di qualche diavoleria di mia moglie, o mio figlio, magari.»
Billi non rispose, ma si
voltò verso il barattolino contenente il cibo e lo
indicò con il capo.
«Guarda. Voglio quello.»
insistette con tranquillità, pacato.
La vena sulla fronte del
Saiyan prese a pulsare pericolosamente.
«E sai cosa importa a me?»
sbottò il Principe, scocciato «Aspetta la vecchia
per mangiare!»
Il pesce si girò a
guardarlo e disse:
«A me Bunny non sembra vecchia.»
«Certo che è vecchia!»
esclamò il Saiyan «E’ la madre di Bulma!
E Bulma è vecchia, quindi la madre lo
è di più!»
«Nemmeno Bulma mi sembra vecchia.»
ribatté con calma Billi.
Vegeta ringhiò:
«E tu che ne sai?»
Billi lo guardò
intensamente in silenzio, prima di affermare:
«Tu sei vecchio, Vegeta.»
Il Principe divenne
paonazzo.
«Ma come ti permetti?!»
urlò con ira, stringendo forte i pugni «Noi Saiyan
siamo molto longevi e ci
manteniamo bene in forma! In noi la vecchiaia quasi non si nota!
Perciò io non
affatto vecchio!»
«Oh, sì che lo sei.»
ribadì il pesce «Te lo
leggo negli occhi.»
Vegeta aggrottò la fronte,
cupo.
«Cosa intendi?» chiese,
abbassando il tono della voce.
Billi annuì con
convinzione.
«I tuoi occhi sono stanchi, provati.
Hanno visto molto. Troppo. Sono gli
occhi di un vecchio stanco. Stanco della vita e stanco di se stesso.»
Il Saiyan non disse nulla.
Lentamente si mise seduto
sul divano, senza staccare gli occhi dall’animaletto.
«Dici?» fece dopo un po’,
scuro in volto.
Billi annuì ancora, in
silenzio.
Vegeta abbassò lo sguardo,
e sospirò.
«Già... può darsi.» ammise
alla fine.
Il pesce allora domandò:
«Come puoi dormire alla notte?»
Vegeta alzò gli occhi
verso di lui, aggrottando le sopracciglia.
E Billi proseguì:
«Leggo tanto terrore nel tuo
sguardo. Non ti dà pace, vero?»
«Il Principe dei Saiyan
non ha paura.» recitò spontaneamente Vegeta.
«Non ho parlato di paura.
E’ solo... è solo che i tuoi occhi sono
pieni del terrore che tu sembra aver visto troppe volte. Lo hai
vissuto, non è così?»
Vegeta mantenne il suo
sguardo truce senza dire nulla.
Perché quel dannato pesce
parlava così tanto?
Perché non se ne stava
zitto?
Perché sapeva tutte quelle
cose?
Perché... perché non
riusciva a dirgli di tacere?
E allora Billi, non
ricevendo risposta alle sue domande, ne propose un’altra,
serio:
«E’ davvero questa la vita
che pensavi di vivere?»
Vegeta non riuscì a
rispondere.
Abbassò invece lo sguardo,
confuso e pensieroso, per poi dire lentamente:
«La vita non si può
scegliere...»
«Si può sempre scegliere.»
ribatté il pesce.
«Me lo hanno ripetuto in
molti.»
«E ancora non credi sia vero?»
«No.»
«Perché?»
«Perché... perché solo un
uomo libero può scegliere. E io non sono mai stato un uomo
libero.»
«Nemmeno ora?»
«No, nemmeno ora.»
«Perché?»
«Perché i miei ricordi,
tutto ciò che ho vissuto, non mi lasceranno mai libero. Mi
terranno prigionieri
nel baratro del mio passato per sempre.»
«Eppure ora sei cambiato.»
«Ah! Sono molti a
ripetermelo.»
«Ma tu non ci credi.»
«No.»
«Perché?»
Vegeta storse le labbra,
infastidito, e alzò di scatto lo sguardo per guardare il
pesce.
«Ma non hai altro da fare?
Perché devi scocciare me?»
«E cosa potrei fare, secondo te?»
gli domandò il pesce.
«Non lo so! Fatti un
giro!» sbottò il Saiyan.
«Sono in una palla di vetro.»
ribatté l’altro «Un
giro me lo faccio
continuamente, qui dentro.»
«Questo
non è un mio problema.»
«Potresti propormi tu qualcosa da
fare, no?»
«Per
prima cosa, potresti tacere.»
sentenziò Vegeta, seccato.
Billi sorrise appena;
forse era un sorriso un po’ triste.
«Dopo che hai vissuto una vita
intera senza avere la possibilità di
comunicare con qualcuno... appena puoi farlo, credimi, non smetteresti
più di
chiacchierare.»
«Bene, vai a chiacchierare
con la tua vecchia
Bunny!» sbottò
Vegeta e si alzò.
Si avviò pesantemente alla
porta, deciso a raggiungere una stanza più tranquilla per
dormire.
«Anche tu vorresti chiacchierare...
Vero, Vegeta?»
Il Saiyan si fermò davanti
alla porta e si voltò indietro.
«No, affatto.»
Billi sorrise di nuovo.
«Lo so che vuoi parlare.»
«Sembra che tu mi conosca meglio
di me stesso.» sibilò Vegeta, irritato.
Billi non mutò la sua
espressione pacata.
«Può darsi...»
Vegeta scosse il capo, con
un ghignò beffardo sul volto.
«Eh, certo...»
«Sai, ho avuto molto tempo per
studiarti, Vegeta.» disse il pesce «Passi molte ore in questa stanza,
effettivamente. E a volte parli da solo. A volte parli nel sonno... e a
volte sono
i tuoi occhi cupi e lontani a parlare senza aver bisogno di parole.»
Il Principe si accigliò.
«Tu mi spii!» esclamò,
irato.
«Beh, non ho mai nulla di meglio da
fare...» sorrise Billi.
Vegeta scosse con forza il
capo, davvero scocciato, ed uscì dalla stanza
immediatamente, sbattendosi la
porta alle spalle.
Billi rimase immobile a
fissare la porta appena richiusa.
«Ho fame. Qualcuno mi dà da
mangiare?»
Bulma si rigirò nel letto,
e si accucciò meglio, continuando a dormire beata.
Vegeta, invece, non
riusciva a chiudere occhio.
Era sdraiato supino e
stava fissando il soffitto con la fronte corrucciata, pensieroso.
Un incubo, ancora. Erano
giorni che non ne faceva uno così...
Generalmente i suoi sogni
non erano di certo tranquilli, ma non sempre lo svegliavano in quel
modo improvviso
in piena notte, com’era appena accaduto.
Aggrottò le sopracciglia e
abbassò di un po’ lo sguardo.
C’era tanto sangue in
quello sguardo. Vi si leggevano terrore e morte; amici di un passato
non poi
così lontano.
Strinse tra i pugni la
coperta leggera e si fece un attimo massaggiare dal caldo vento che
entrava
dalla finestra aperta.
Rialzò lo sguardo verso il
soffitto, rimuginando su quel che aveva appena sognato.
Pian piano, però, nella
sua mente si fecero largo delle parole che Billi gli aveva detto quella
mattina:
... A volte parli da solo. A volte parli nel
sonno... e a volte sono i tuoi occhi cupi e lontani a parlare senza
aver
bisogno di parole.
Si incupì di più.
Anche tu vorresti chiacchierare... Vero,
Vegeta?
Il Principe storse le
labbra con disappunto.
«Maledetto pesce.» sibilò
nel buio.
Billi si voltò subito
verso di essa, curioso, e, quando lo vide entrare nel
salotto, non poté fare a meno di sorridere.
Vegeta si richiuse la
porta alle spalle e, dopo un istante di esitazione, con lo sguardo
cupo, si
avvicinò lentamente al divano, sedendosi.
Billi lo seguì con gli
occhi, continuando a sorridere leggermente.
Vegeta incrociò le
braccia, non dicendo nulla. Appoggiò la schiena al divano e
puntò lo sguardo
altrove, senza mutare la sua espressione.
«Ciao.»
salutò gentilmente il pesce dopo qualche secondo.
Il Saiyan, per tutta
risposta, emise un piccolo grugnito seccato.
«Sei venuto a darmi da mangiare?»
domandò speranzoso Billi.
«Ma tu non pensi ad
altro?» sbottò Vegeta, senza ancora guardarlo
«No, non sono venuto a darti da
mangiare.»
«Ah... che peccato.»
sospirò il pesce.
Vegeta sbuffò e chiese:
«Quand’è che la pianterai
di parlare tu?»
«Uhm... Forse
tra qualche ora,
a giudicare da quanto ha detto Trunks.»
«Ah, così è stato Trunks a
farti parlare...» Vegeta storse le labbra contrariato
«Bene, domani mattina mi
sente!»
Billi sorrise furbamente.
«Cos’è, le mie
parole sono troppo veritiere per i tuoi gusti?»
Il Saiyan strinse i denti,
fortemente irritato, e, continuando a non rivolgere lo sguardo al
pesce,
sbottò:
«Questi non sono affari
che ti riguardano.»
Billi ridacchiò
sommessamente, poi, tornando serio, disse:
«Non hai dormito questa notte, vero?»
Vegeta abbassò gli occhi,
fissando il pavimento.
«A quanto pare...»
mormorò, cupo.
«I tuoi incubi devono essere
orribili.»
«E tu che ne sai?» sibilò
il Principe con ira, stringendo i pugni.
«Lo capisco osservando il tuo volto
stanco e scuro.»
Vegeta aggrottò le
sopracciglia.
«Cosa sogni, Vegeta?»
Il Saiyan si decise a
guardarlo, lanciandogli uno sguardo lontano e stanco, ma, allo stesso
tempo,
infastidito.
«A te cosa importa?»
Billi inclinò leggermente
il capo di lato e affermò, con voce calma:
«Niente.»
Vegeta alzò un
sopracciglio, sorpreso e confuso.
«E allora perché vorresti
saperlo?»
«Perché non ho altro da
fare.»
Il Principe si corrucciò
di nuovo.
«Mi prendi in giro, per
caso?»
«No, non credo.»
Vegeta rimase fermo
qualche altro istante a fissare quel pesce ficcanaso, poi
sbuffò e appoggiò il
capo allo schienale del divano, volgendo lo sguardo al soffitto.
Scese il silenzio nella
stanza.
Billi taceva e osservava
lo scuro Saiyan davanti a sé.
Stava aspettando.
E infatti...
«Sangue.» mormorò ad un
certo punto Vegeta, con uno sguardo truce «E morte. Sangue
sulle mie mani... i
guanti bianchi macchiati di rosso.»
«La tua famiglia non è
mai presente in questi sogni?» domandò
Billi.
Vegeta annuì lentamente.
«Sì... c’è...
c’è Bulma. E
Trunks, anche. E la piccola Bra.»
«E hai sognato loro, questa notte?»
«Sì.»
«E cosa facevano?»
«Erano morti.»
Scese di nuovo il
silenzio.
«Chi li ha uccisi?»
Ancora silenzio, poi:
«Io.»
Vegeta abbassò lo sguardo
sulle sue mani, che aveva appoggiato sui ginocchi.
«Io. Con queste mani...»
sussurrò, fremendo appena.
Billi lo guardò
comprensivo e chiese:
«Perché li hai uccisi?»
Il Saiyan mormorò:
«Perché ero tornato quello
di un tempo.»
«E cos’eri un tempo?»
«Un assassino.»
Billi allora domandò:
«Vegeta, tu ami la tua famiglia?»
Il Principe fece un
sorriso beffardo e amaro allo stesso tempo, prima di dire:
«Io non so cosa vuol dire amare.»
«Beh, io penso il contrario.»
ribatté il pesce «L’amore
è semplice, Vegeta, una volta che hai compreso
cos’è.»
«Bene, io non so cosa sia.»
«L’amore, Vegeta,
è il sorriso che ti rivolge ogni mattina tua moglie,
quando viene qui in salotto per prendere il cappotto e uscire al
lavoro...»
«Ma se quasi ogni mattina
litighiamo!» sbuffò il Saiyan.
«Eppure un sorriso per te
c’è sempre.»
Vegeta non rispose, e Billi
proseguì:
«L’amore è
l’affetto che ti dimostra ogni giorno tuo figlio...»
«Quel moccioso ingrato...
ma se lo prendo...» le ire di Vegeta furono interrotte dal
pesce che continuò:
«Nonostante tutto, Trunks
è sempre fiero di te.»
Vegeta distolse lo sguardo
senza ribattere.
«L’amore è il
pianto della tua piccola Bra...»
«Ah! Di quello farei volentieri
a meno!» fece Vegeta ghignando.
«Davvero? Non proveresti un vuoto
dentro se lei non ci fosse più? Se
ogni notte non ti svegliasse con le sue grida? Se ogni volta che la
stringessi
a te, delicatamente, le si calmasse e ti guardasse felice?»
Nemmeno questa volta
Vegeta riuscì a rispondere.
Billi allora disse,
sicuro:
«Allora, Vegeta, ammettilo: non ti
mancherebbero tutte queste cose se
loro non ci fossero più? Non ti mancherebbe il sorriso di
tua moglie? L’affetto
di tuo figlio? E... sì, anche le grida di Bra?»
«Sì! Sì, va bene! Mi
mancherebbero! Sei contento ora?!» esclamò
infastidito il Saiyan, balzando
improvvisamente in piedi e voltandosi a guardare quel piccolo pesce.
Billi sorrise soddisfatto.
«Vedi? Tu sai
cos’è l’amore, Vegeta. Non fingere con
me.»
«Tu sei solo uno stupido
pesce...» sbottò spontaneamente il Saiyan.
Billi sorrise ancor di
più.
«E allora non mentire a te stesso.»
Vegeta lo fissò irato per
qualche altro secondo, poi scosse il capo e, sospirando, ricadde seduto
sul
divano.
«Ti preferivo quando mi
chiedevi da mangiare...»
«Ho ancora fame, se ti interessa.»
sorrise Billi.
Vegeta sospirò ancora,
esasperato, e non rispose.
Billi decise di lasciar
perdere e chiese:
«Cosa fai ancora qui? Non dovresti
andare a dormire?»
«Io faccio quello che mi
pare e piace, va bene?» ribatté Vegeta, seccato
«E poi, tanto non ho più
sonno.»
«Dì la verità,
ti piace parlare con me, eh?»
«Stai scherzando, spero!»
ringhiò il Saiyan «Tu sei solo un inutile essere
fastidioso! Come potrebbe farmi piacere
parlare con te?!»
«Anche Kakaroth dici che
è un essere fastidioso.»
ribatté
pacatamente Billi «Eppure passi
diverso
tempo con lui.»
Vegeta alzò un
sopracciglio.
«E tu come sai di
Kakaroth?»
«Te lo avevo già detto
che a volte parli da solo o nel sonno?»
Il Principe arrossì
leggermente.
«E... parlo... di Goku?»
domandò imbarazzato.
«Beh, sì, continuamente.
Così spesso che a volte mi domando chi sia tua
moglie: Bulma o Goku?»
«Ma sei impazzito?!»
strillò il Saiyan, arrossendo completamente «Io e
Kakaroth che siamo... che
schifo!»
Billi ridacchiò divertito.
Vegeta, veramente offeso,
incrociò le braccia e voltò la testa al pesce,
sbottando:
«Queste cavolate impara a
tenerle per te!»
«D’accordo.»
Billi tornò serio «Tornando
a Goku...»
«Non mi va di parlare di
lui.» lo fermò il Saiyan, deciso.
«... E’ tuo amico?»
Vegeta si voltò a
guardarlo, con un ghigno beffardo.
«Ah! Amico? Ah! Che
battuta!»
«Eppure sono certo che tu gli voglia
bene... A modo tuo.» aggiunse
il pesce, notando il viso di Vegeta diventare paonazzo.
«Volergli bene?!» esclamò
il Principe «E’ solo un impiastro ficcanaso,
moralista, impiccione e rompi
scatole! Sa provare pietà, accidenti! Compassione! Come
potrebbe essere mio amico?!
Come potrei volergli bene?! Ma non
farmi ridere!»
«Vuoi dire che tu... non provi
pietà? Compassione?» fece il pesce.
«Esattamente.» affermò con
decisione il Saiyan.
«Vegeta, se provi amore, provi anche
pietà e compassione. Se hai un
cuore, puoi provare qualsiasi sentimento...»
«Ah, sì, hai ragione!»
concordò ironicamente il Principe «Provo pietà
per quell’idiota di Kakaroth che, poverino,
ha un cervello grande quanto una noce; e provo compassione
per te, solamente pensando... a ciò che sto per
farti!»
strinse i denti irritato «Se non la pianti con questi stupidi
discorsi, giuro ti
disintegro, chiaro?!»
«Io penso che le mie parole ti diano
fastidio solo perché ho colto nel
segno, non è così?»
ribatté Billi tranquillamente.
La vena sulla fronte del
Saiyan sembrò quasi esplodere.
«Mi hai veramente
seccato!» sbottò e si alzò in piedi
«Me ne vado.»
Si diresse deciso alla
porta.
«Hai paura della verità,
Vegeta?»
Il Saiyan si bloccò
davanti alla porta.
«Il Principe dei Saiyan
non ha paura.» sussurrò, corrucciando la fronte.
«Ti stancherai, prima o poi, di dire
quella frase, spero.»
Vegeta abbassò lo sguardo.
E, lentamente, sul suo volto andò a delinearsi un piccolo
sorriso amaro.
«No. Non credo.»
«Perché continui a
ripetere di essere il Principe dei Saiyan, Vegeta?
Un principe deve essere forte, il
più forte di
tutti... e Kakaroth è più forte di te.
Un principe di una razza guerriera deve essere
spietato, assetato di sangue... e tu non lo sei più.
Il Principe dei Saiyan non ha paura di niente...
mentre tu... tu, Vegeta, a volte hai paura.
Perché, allora, continui a ripetere di essere il
principe di una razza ormai estinta? Che senso ha?»
Scese il silenzio nella
sala.
Passò qualche secondo
prima che il Saiyan si decidesse a parlare, alzando lo sguardo da
terra, ma continuando
a dare le spalle al pesce.
«Perché, pormi a capo di
una razza che ormai non esiste più, è tutto
ciò che mi resta del mio passato.
E’ l’unica cosa di me, passata, che ancora posso
accettare. Essere il Principe dei Saiyan
ha un significato
profondo per me.
Perché mi fa illudere di
essere ancora il più forte;
più forte di Goku.
Perché mi ricorda che un
tempo calpestavo il sangue dei miei nemici, e udire le loro grida
strazianti mi
procurava piacere; perciò, ripetendomi ogni giorno che io
ero, sono, il Principe,
è come un monito per me... mi ricorda in ogni momento, in
ogni notte soprattutto, tutti gli orrori di cui mi sono macchiato in
passato, e
mi mette in guardia per non farmi tornare ciò che ero un
tempo.
E perché mi fa rendere
conto che, sì, a volte anche un Principe
ha paura.»
Tacquero entrambi.
Billi fissò a lungo la
schiena del Saiyan, serio. E alla fine disse:
«Potrai mai liberarti del tuo
passato?»
«E come posso?» mormorò
Vegeta, stanco.
«Dimenticando.»
Il Saiyan scosse
leggermente il capo.
«Non si possono
dimenticare certe cose...»
«Sì, se hai motivo di
farlo.»
«E quale sarebbe?»
«La tua famiglia.»
Vegeta alzò di un po’ la
testa, confuso.
«E... sì, anche Goku. E
tutte le persone che ti conoscono.»
«Non capisco dove tu
voglia arrivare...»
«Vegeta, non si può per
sempre vivere nel passato. Tormentarsi per tutta
la vita per qualcosa avvenuta anni fa, è ingiusto.
Perché ora sei cambiato. Lo
so, si vede. Ma per cambiare totalmente ti manca solo questo...
dimenticare.»
«Non posso dimenticare.»
ribadì il Saiyan.
«Sì, se lo vuoi.»
«Ma tu non ti rendi conto!» esclamò
Vegeta,
voltandosi di scatto verso il pesce.
Billi
arretrò di un po’, sorpreso.
Gli
occhi del Saiyan erano lucidi, ma nemmeno una lacrima scivolava sul suo
volto.
«Tu
non ti rendi conto!» ripeté con forza, trattenendo
le lacrime.
«Vegeta... tu piangi...»
sussurrò Billi.
«Sì,
può darsi!» il Saiyan strinse forte i pugni e
abbassò il capo «E me ne
vergogno! Ho pianto troppe volte nella mia vita... addirittura davanti
a
Kakaroth! E mi vergogno enormemente di me stesso. Io, così
duro, così freddo...
che piango!»
«Tu non sei duro e freddo, Vegeta. E
quelle
lacrime sono la prova di quanto dico. E non dovresti vergognartene,
perché...»
«Oh,
taci!» sbottò il Principe, scuotendo il capo
«Solo i deboli piangono. E gli incapaci!»
«Ma tu non sei nulla di tutto
ciò.» disse
con calma Billi.
«Oh,
no, ti sbagli.» lo contraddisse il Saiyan «Io credo
di essere entrambe le cose...»
Il
pesce lo guardò con serietà e si
apprestò a fare la domanda giusta:
«... Perché?»
«Perché?»
ripeté Vegeta, sfinito e provato; gli occhi sempre
più lucidi «Perché... io
sono debole. Debole perché mi sono fermato su questo stupido
pianeta,
rinunciando ai miei sogni di grandezza. Debole,
perché sono cambiato, sono diventato un altro. Debole,
perché il sangue dei miei nemici, ora, non mi provoca
più il piacere di un tempo... Debole, perché mi
rendo conto di essere stanco del mio passato.
E
sono un incapace, perché mi sono rammollito. Sono un
incapace, perché... mi
sono innamorato di una donna bellissima. E da lei ho avuto due figli
per cui
donerei la vita pur di salvarli.»
Billi
annuì e sorrise leggermente, soddisfatto.
«Perciò non credi tu
abbia il diritto di
piangere? Tu, debole e incapace?»
Vegeta
alzò il capo verso di lui e mostrò un ghigno
appena accennato.
«Credo
tu abbia ragione.»
Lentamente
una lacrima scivolò lungo la sua guancia, per poi cadere a
terra.
Un
sola lacrima, che però portò con sé
anni e anni di terrore e amarezza.
E
Vegeta si sentì più leggero, più
libero.
Quello era il momento di tornare a dormire.
Immediatamente
le lacrime sparirono dai suoi occhi, di colpo, così come
erano arrivate.
Vegeta
si voltò e raggiunse la porta, abbassando la maniglia.
Prima
di uscire, però, si fermò un attimo e fece:
«In
ogni modo... tu parli troppo.»
Ed
uscì.
Billi
non poté fare a meno di sorridere.
E,
in quel momento, l’effetto del marchingegno di Trunks
terminò.
Billi
aprì la bocca che dire qualcosa, ma da essa non
uscì alcun suono.
Voltò
la testa verso la sveglia digitale.
04:32
Socchiuse
gli occhi e tornò a fissare il soffitto.
Sarebbe
riuscito ad addormentarsi?
Bulma,
al suo fianco, senza svegliarsi, si aggrappò dolcemente al
suo braccio,
sorridendo leggermente.
Vegeta
si girò a guardarla, riuscendo anche lui ad accennare un
sorriso.
Sì,
adesso sarebbe riuscito ad addormentarsi.
Girò
gli occhi verso la sveglia sul comodino.
10:15
Già,
aveva dormito abbastanza.
Era
il momento di andarsi ad allenare un paio d’ore.
Si
mise seduto sul letto e si stiracchiò per bene.
Guardò
alla sua destra, ma Bulma non c’era. La udì
infatti canticchiare al piano di
sotto, probabilmente impegnata a cucinare e, allo stesso tempo, a
cercare di
far addormentare la piccola Bra, sicuramente tra le sue braccia.
Vegeta
sbadigliò e si alzò.
Si
vestì con calma, veramente leggero.
Sembrava
che un peso si fosse dissolto; un peso che per anni gli aveva compresso
il petto.
Ora si sentiva più libero. Forse non del tutto, ma di
più.
Si
guardò allo specchio.
Ora
non vedeva il reietto di un tempo. Ora davanti a lui non
c’era solamente un
fantasma tormentato dai ricordi. Ora lo specchio gli rimandava
l’immagine di un
uomo più sicuro, più deciso. E,
incredibilmente... era tutto merito di quel
pesce.
Si
fermò a chiedersi se, magari, si fosse immaginato tutto.
Aveva
davvero parlato con un pesce?
Sì,
insomma, la cosa sembra alquanto... impossibile.
Frutto della sua immaginazione, probabilmente.
Eppure
sembrava tutto così reale...
«Forse
queste notti insonni, in cui non ho chiuso occhio per colpa di Bra, mi
hanno
fatto impazzire...» ipotizzò, parlando tra
sé e sé.
Però...
però c’era qualcosa, una sensazione, che in
qualche modo lo avvertiva che tutto
quello non era stato solamente un sogno.
Era
reale.
Era
sicuro, di questo.
Aveva
parlato con pesce.
Ghignò
divertito e uscì dalla stanza.
Raggiunto
il salotto, dopo essersi assicurato che non c’era nessuno in
giro, entrò.
Vide
Billi voltarsi immediatamente verso di lui e avvicinarsi al vetro.
Vegeta
si mise seduto sul divano e appoggiò gli avambracci sui
ginocchi, intrecciando
le dita delle mani e abbassando il capo.
Sospirò.
«Ieri
mattina mi avevi fatto una domanda, ricordi?»
Il
pesce non rispose e Vegeta decise di proseguire, alzando lo sguardo, ma
non
volgendolo a lui:
«Mi
hai chiesto se è davvero questa la
vita
che pensavo di vivere...»
Ancora
silenzio nella stanza.
E
il Saiyan continuò:
«Beh...
ora ho la risposta.»
Vegeta
esitò un attimo, pensieroso, poi concluse:
«Sì.
E’ questa la vita che pensavo di vivere.»
annuì con il capo «E’ vero, il mio
passato è orribile e macchiato di sangue, ma ora... ora sono
qui. E ho qualcosa
che in passato nemmeno potevo immaginare... una famiglia. Ah! Io, il
Principe
dei Saiyan, con una famiglia... incredibile, no? E devo dire che...
sì, sono
soddisfatto. E felice, credo.
Già...
forse dico così solamente perché so che ormai la
mia vita non si può cambiare,
ma... non ne sono così sicuro. Penso che tu, e tutti gli
altri, avete ragione.
Io sono cambiato. Molto. Ma, in ogni modo, il mio passato non si
può
modificare, né tanto meno, cancellare. E perciò
io vivo la mi vita così com’è
ora... è l’unica cosa che posso fare.»
Voltò
il capo verso Billi, alzando un sopracciglio.
«Che
c’è, come mai non mi interrompi come tuo solito?
Cos'è, il gatto ti ha mangiato la lingua?»
Billi
non rispose.
E
Vegeta comprese.
«Capisco...
non puoi più parlare, vero?»
Il
pesce rimase ancora silenzioso.
Il
Saiyan sospirò e si alzò in piedi.
Non
sapeva per quale motivo, in fondo quel pesce ficcanaso lo irritava
molto con le
sue insulse parole, ma ora sentiva come se avesse perduto un amico.
Non
sapeva con precisione cosa significasse avere un amico,
però, guardando Billi
intensamente, si sentì di definire un amico
come qualcuno in grado di ascoltarlo, e, sì, forse anche
capirlo. Fino a quel
momento, pensava che solamente Bulma poteva capirlo, in qualche modo, e
a modo
suo, però ora... ora c’era anche Billi...
Già,
c’era. Non lo avrebbe
più sentito
parlare.
Non
riuscì a comprendere precisamente se questo, per lui, fosse
un bene, oppure un
motivo per cui dispiacersi... Semplicemente, decise di non pensarci
più. Le sue
riflessioni e i suoi pensieri più intimi sarebbero rimasti
suoi, da quel
momento in poi.
Lo
guardò ancora senza espressione e disse:
«Sai,
in fondo ti invidio. Tu te ne stai lì, tranquillo, nella tua
palla di vetro, senza
alcun pensiero o nessuna preoccupazione... Semplicemente vivi la tua
vita, ti
preoccupi solamente di mangiare e basta. Non hai a che fare con nemici
come
Majin Bu, o con idioti come Kakaroth. Non hai nemmeno una moglie che
non fa
altro che dare ordini ogni giorno, né tanto meno dei
mocciosi urlanti per
casa... Devo dire che, se avessi potuto veramente scegliere, avrei
scelto di
essere un uomo libero; libero di
nuotare nella mia palla di
vetro.»
Si
avviò verso la porta e Billi lo seguì con lo
sguardo.
Vegeta
si fermò a pochi passi dall’uscita e si
girò verso la palla di vetro, con un
mezzo sorriso.
Si
avvicinò al tavolino su cui si trovava il pesce e
afferrò il barattolino blu
con il cibo.
Billi,
felice, si mise a nuotare tutt’intorno, senza staccare gli
occhi dal Saiyan.
«Sì,
sì... ti do da mangiare.» lo accontentò
Vegeta, lasciando cadere un po’ di cibo
nell’acqua.
Billi
corse a mangiare.
Il
Saiyan posò il barattolino sul tavolinetto e rimase qualche
istante a fissare
il pesce che divorava il suo pasto.
«Non
credevo sarei mai arrivato a dirlo, ma... tu mi assomigli molto,
pesce.»
affermò Vegeta, osservando Billi finire in pochi attimi il
cibo.
Il
Principe, divertito, concluse:
«Già...
hai un appetito da vero Saiyan!»
Fine
Vegeta vi sembra OOC? o.O In effetti ho qualche dubbio... ^^' Datemi il vostro parere... devo porre la nota OOC?
Ringrazio in anticipo tutti coloro che leggeranno e faccio ancora gli auguri ad Elisabetta! ^^ (Per Eli: ti aspetta il capitolo dell'altra storia, adesso... -_^ Buona lettura! ^^ nd Me)
Alla prossima! ^^