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Autore: Me91    20/05/2008    15 recensioni
Vi siete mai domandati quanto può essere fastidioso un pesce rosso? Specialmente se iniziasse a parlare in continuazione? Vegeta lo scoprirà presto........ Storia dedicata a Sweetgirl91 che oggi compie 17 anni! ^^ Auguri!
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è frutto della mia fantasia, ma se, in qualche modo, credete assomigli a qualcun altra... per favore, avveritemi e provvederò a verificare e rimediare! Grazie! ^^

La storia è interamente dedicata ad Elisabetta (alias Sweetgirl91) che oggi compie 17 anni! ^^ Tanti auguri!
* Me91 ti manda un sorriso grande grande ^__________^ *

Loquace come un pesce

«No, non ci credo.»
«Ti dico che invece funziona!»
«Ma è impossibile!»
«Ok, vieni, ti mostro come si fa.»
Trunks e Goten scesero rapidi le scale per raggiungere il piano inferiore della grande casa Brief.
Corsero in salotto e lì ripresero la loro discussione.
«E come dovrebbe funzionare?» chiese Goten, ancora scettico.
Trunks sbuffò scocciato e mostrò all’amico ciò che teneva in mano.
Era un semplice telecomando, con un unico pulsante blu al centro.
«Basta premere questo.» spiegò il bambino dai capelli lilla «E vedrai che funziona!»
«Va bene... e su cosa lo testerai?» gli domandò allora l’altro, anche se ancora alquanto dubbioso.
Trunks si guardò intorno.
«Uhm... non so...» indugiò il bambino, poi si illuminò all’improvviso:
«Ma sì!»
Corse subito alla finestra, seguito da un incerto Goten, e si fermò davanti ad un oggetto.
Goten si sporse per sbirciare, notando così che l’amico si trovava davanti ad un tavolinetto, sopra il quale era posata una palla di vetro contenente un piccolo pesce rosso.
«E’ perfetto!» si entusiasmò Trunks «Billi è davvero perfetto!»
«Ma non è il pesce di tua nonna?» fece il piccolo Son, chinandosi per guardare l’animaletto nuotare in ogni direzione.
Trunks annuì sorridente e spiegò:
«Grazie a questo macchinario potremo comprendere il linguaggio di qualsiasi animale...» sollevò il telecomando e lo puntò verso la palla di vetro «Sai, è la prima invenzione che idealizzo da solo... funzionerà, ne sono sicuro!»
Goten alzò le spalle senza dire nulla, e si allontanò un po’ dal tavolino.
Trunks prese un bel respiro e posò il dito sul pulsante.
Il pesce si fermò e si avvicinò al vetro, rimanendo immobile e con un’aria curiosa a fissare il bambino con in mano quello strano aggeggio.
Trunks, allora, con decisione, premette il pulsante.
Si udì un debole “Bop”, senza che, però, qualcosa cambiasse.
Ma Trunks era fiducioso e, abbassando il telecomando, affermò con convinzione:
«Ecco, ora Billi parlerà. Tieniti pronto, Goten, perché l’effetto del macchinario durerà solo poche ore... non avremo per sempre a disposizione la prova del mio successo!»
«Mah, se lo dici tu...» Goten si grattò il capo, confuso «Ma perché sembra non si accaduto nulla?»
Il sorriso sul volto di Trunks, che aveva gli occhi fissi su Billi, si spense lentamente.
Il pesce lo stava fissando ed era ancora immobile, ma, soprattutto, silenzioso.
«Forse... forse ora non ha nulla da dire...» propose Trunks, con una nota di delusione nella voce.
Goten posò una mano sulla spalla dell’amico e, comprensivo, gli disse:
«Dai, su, non prendertela... non ha funzionato. Ma può capitare la prima volta, no?»
Trunks assunse un’espressione triste.
«Già...» mormorò.
La porta del salotto si aprì e i due bambini si voltarono subito a guardare.
«Voi che fate qui?» sbottò Vegeta, corrucciato «Andatevene a giocare fuori, mocciosi. E vedete di non svegliarmi!»
«Subito, papà!» esclamò Trunks, afferrando Goten per mano e correndo fuori.
Vegeta chiuse loro la porta del salotto in faccia.
Trunks si chinò verso l’amico e gli sussurrò:
«Questa notte Bra non ha fatto altro che piangere, sai? E mi ha detto mamma che papà, come lei, non è riuscito a chiudere occhio! Per questo è così scontroso...»
«Ah...» fece Goten, annuendo il capo «Ma allora non dorme mai tutte le notti!»
Trunks alzò un sopracciglio, confuso.
«Perché?»
«Perché è sempre scontroso!» rispose innocentemente il piccolo Son.

Vegeta, veramente stanco, si lasciò cadere supino sul divano.
Sospirò e chiuse gli occhi.
«Accidenti... quella bambina ha una voce particolarmente acuta... non ne posso più!» sospirò ancora «E’ quasi sempre così. E’ un anno che andiamo avanti in questo modo. Avevo fatto bene a lasciare Bulma sola, quando Trunks era nato... per il primo anno almeno non mi sono sorbito i suoi strilli notturni!»
Poi tacque, lasciandosi cadere lentamente in un sonno ristoratore.
Lontane, si udivano appena le grida di gioia dei due piccoli Saiyan che giocavano nel giardino.
Al piano di sopra, degli spostamenti di sedie e letti, avvertivano che Bulma stava lavando il pavimento.
Dalla stanza della bambina, invece, non proveniva alcun suono, segno che si era finalmente addormentata.
Un caldo venticello, di quella bella mattina estiva, entrava dolcemente dalla finestra, cullando il Saiyan comodamente sdraiato sul divano.
All’improvviso, però, una strana voce gentile e paziente riscosse leggermente il Principe:
«Ho fame. Mi dai da mangiare?»
Vegeta strizzò un po’ gli occhi, deciso però a non aprirli.
“Me la sono immaginata.” concluse mentalmente e cercò di riassopirsi.
«Guarda, è la scatolina blu posata qui, sul tavolino dove mi trovo io. Sai, in realtà non ho idea di cosa ci sia dentro... ma il cibo è buono, mi piace. Questo di questa marca è più buono di quello che Bunny mi comprava prima. Quello non mi piaceva per niente.»
Vegeta aprì un occhio per guardarsi intorno.
Ma chi era quell’essere che si permetteva di disturbare il suo sonno? Dov’era? Lo avrebbe disintegrato!
Però lì, nella stanza, sembrava proprio non esserci nessuno.
“Ok, è la mia immaginazione.” cercò di convincersi, riabbassando la palpebra “Meglio dormire, va...”
Dopo pochi istanti, però, la voce tornò a farsi risentire, con calma:
«Ho fame. Perché non vuoi darmi da mangiare?»
«Silenzio!» ruggì Vegeta, balzando di scatto seduto sul divano e guardandosi assiduamente attorno «Dove sei? Chi sei? Fatti vedere!»
«Ma io non mi sono mosso. Beh, diciamo che effettivamente non potrei farlo perché posso vivere solamente in acqua, per questo non posso uscire da qui.»
Vegeta voltò lentamente il capo verso la palla di vetro posata sul tavolino.
Lì, Billi lo stava tranquillamente fissando, immobile.
«No, non può essere...» ghignò il Saiyan, divertito «Ah! Un pesce che parla... eh, questa notte Bra mi ha fatto davvero impazzire...»
«Già. Ha una bella voce acuta, in effetti.» concordò Billi, annuendo con il capo.
«Aaaaarrrgggghhhhh!» strillò Vegeta, saltando in piedi e indicando il pesce «Tuuuuuuu!»
«Sì, io.» rispose con naturalezza l’animaletto «Più generalmente mi chiamate Billi.»
«Come puoi parlare?!» strillò Vegeta, indicando sbigottito il pesce «Cos’è, uno scherzo?»
Billi sorrise e disse:
«Io ho solo fame. Non sto scherzando.»
Vegeta rimase fermo a guardarlo, poi, pian piano, sembrò rilassarsi.
Con un’espressione corrucciata, affermò:
«Sono certo che sei frutto di qualche diavoleria di mia moglie, o mio figlio, magari.»
Billi non rispose, ma si voltò verso il barattolino contenente il cibo e lo indicò con il capo.
«Guarda. Voglio quello.» insistette con tranquillità, pacato.
La vena sulla fronte del Saiyan prese a pulsare pericolosamente.
«E sai cosa importa a me?» sbottò il Principe, scocciato «Aspetta la vecchia per mangiare!»
Il pesce si girò a guardarlo e disse:
«A me Bunny non sembra vecchia.»
«Certo che è vecchia!» esclamò il Saiyan «E’ la madre di Bulma! E Bulma è vecchia, quindi la madre lo è di più!»
«Nemmeno Bulma mi sembra vecchia.» ribatté con calma Billi.
Vegeta ringhiò:
«E tu che ne sai?»
Billi lo guardò intensamente in silenzio, prima di affermare:
«Tu sei vecchio, Vegeta.»
Il Principe divenne paonazzo.
«Ma come ti permetti?!» urlò con ira, stringendo forte i pugni «Noi Saiyan siamo molto longevi e ci manteniamo bene in forma! In noi la vecchiaia quasi non si nota! Perciò io non affatto vecchio!»
«Oh, sì che lo sei.» ribadì il pesce «Te lo leggo negli occhi.»
Vegeta aggrottò la fronte, cupo.
«Cosa intendi?» chiese, abbassando il tono della voce.
Billi annuì con convinzione.
«I tuoi occhi sono stanchi, provati. Hanno visto molto. Troppo. Sono gli occhi di un vecchio stanco. Stanco della vita e stanco di se stesso.»
Il Saiyan non disse nulla.
Lentamente si mise seduto sul divano, senza staccare gli occhi dall’animaletto.
«Dici?» fece dopo un po’, scuro in volto.
Billi annuì ancora, in silenzio.
Vegeta abbassò lo sguardo, e sospirò.
«Già... può darsi.» ammise alla fine.
Il pesce allora domandò:
«Come puoi dormire alla notte?»
Vegeta alzò gli occhi verso di lui, aggrottando le sopracciglia.
E Billi proseguì:
«Leggo tanto terrore nel tuo sguardo. Non ti dà pace, vero?»
«Il Principe dei Saiyan non ha paura.» recitò spontaneamente Vegeta.
«Non ho parlato di paura. E’ solo... è solo che i tuoi occhi sono pieni del terrore che tu sembra aver visto troppe volte. Lo hai vissuto, non è così?»
Vegeta mantenne il suo sguardo truce senza dire nulla.
Perché quel dannato pesce parlava così tanto?
Perché non se ne stava zitto?
Perché sapeva tutte quelle cose?
Perché... perché non riusciva a dirgli di tacere?
E allora Billi, non ricevendo risposta alle sue domande, ne propose un’altra, serio:
«E’ davvero questa la vita che pensavi di vivere?»
Vegeta non riuscì a rispondere.
Abbassò invece lo sguardo, confuso e pensieroso, per poi dire lentamente:
«La vita non si può scegliere...»
«Si può sempre scegliere.» ribatté il pesce.
«Me lo hanno ripetuto in molti.»
«E ancora non credi sia vero?»
«No.»
«Perché?»
«Perché... perché solo un uomo libero può scegliere. E io non sono mai stato un uomo libero.»
«Nemmeno ora?»
«No, nemmeno ora.»
«Perché?»
«Perché i miei ricordi, tutto ciò che ho vissuto, non mi lasceranno mai libero. Mi terranno prigionieri nel baratro del mio passato per sempre.»
«Eppure ora sei cambiato.»
«Ah! Sono molti a ripetermelo.»
«Ma tu non ci credi.»
«No.»
«Perché?»
Vegeta storse le labbra, infastidito, e alzò di scatto lo sguardo per guardare il pesce.
«Ma non hai altro da fare? Perché devi scocciare me?»
«E cosa potrei fare, secondo te?» gli domandò il pesce.
«Non lo so! Fatti un giro!» sbottò il Saiyan.
«Sono in una palla di vetro.» ribatté l’altro «Un giro me lo faccio continuamente, qui dentro.»
«Questo non è un mio problema.»
«Potresti propormi tu qualcosa da fare, no?»
«Per prima cosa, potresti tacere.» sentenziò Vegeta, seccato.
Billi sorrise appena; forse era un sorriso un po’ triste.
«Dopo che hai vissuto una vita intera senza avere la possibilità di comunicare con qualcuno... appena puoi farlo, credimi, non smetteresti più di chiacchierare.»
«Bene, vai a chiacchierare con la tua vecchia Bunny!» sbottò Vegeta e si alzò.
Si avviò pesantemente alla porta, deciso a raggiungere una stanza più tranquilla per dormire.
«Anche tu vorresti chiacchierare... Vero, Vegeta?»
Il Saiyan si fermò davanti alla porta e si voltò indietro.
«No, affatto.»
Billi sorrise di nuovo.
«Lo so che vuoi parlare.»
«Sembra che tu mi conosca meglio di me stesso.» sibilò Vegeta, irritato.
Billi non mutò la sua espressione pacata.
«Può darsi...»
Vegeta scosse il capo, con un ghignò beffardo sul volto.
«Eh, certo...»
«Sai, ho avuto molto tempo per studiarti, Vegeta.» disse il pesce «Passi molte ore in questa stanza, effettivamente. E a volte parli da solo. A volte parli nel sonno... e a volte sono i tuoi occhi cupi e lontani a parlare senza aver bisogno di parole.»
Il Principe si accigliò.
«Tu mi spii!» esclamò, irato.
«Beh, non ho mai nulla di meglio da fare...» sorrise Billi.
Vegeta scosse con forza il capo, davvero scocciato, ed uscì dalla stanza immediatamente, sbattendosi la porta alle spalle.
Billi rimase immobile a fissare la porta appena richiusa.
Per un attimo calò il silenzio nella stanza, poi:
«Ho fame. Qualcuno mi dà da mangiare?»

Scese la notte.
Bulma si rigirò nel letto, e si accucciò meglio, continuando a dormire beata.
Vegeta, invece, non riusciva a chiudere occhio.
Era sdraiato supino e stava fissando il soffitto con la fronte corrucciata, pensieroso.
Un incubo, ancora. Erano giorni che non ne faceva uno così...
Generalmente i suoi sogni non erano di certo tranquilli, ma non sempre lo svegliavano in quel modo improvviso in piena notte, com’era appena accaduto.
Aggrottò le sopracciglia e abbassò di un po’ lo sguardo.
C’era tanto sangue in quello sguardo. Vi si leggevano terrore e morte; amici di un passato non poi così lontano.
Strinse tra i pugni la coperta leggera e si fece un attimo massaggiare dal caldo vento che entrava dalla finestra aperta.
Rialzò lo sguardo verso il soffitto, rimuginando su quel che aveva appena sognato.
Pian piano, però, nella sua mente si fecero largo delle parole che Billi gli aveva detto quella mattina:
... A volte parli da solo. A volte parli nel sonno... e a volte sono i tuoi occhi cupi e lontani a parlare senza aver bisogno di parole.
Si incupì di più.
Anche tu vorresti chiacchierare... Vero, Vegeta?
Il Principe storse le labbra con disappunto.
«Maledetto pesce.» sibilò nel buio.

La porta si aprì lentamente.
Billi si voltò subito verso di essa, curioso, e, quando lo vide entrare nel salotto, non poté fare a meno di sorridere.
Vegeta si richiuse la porta alle spalle e, dopo un istante di esitazione, con lo sguardo cupo, si avvicinò lentamente al divano, sedendosi.
Billi lo seguì con gli occhi, continuando a sorridere leggermente.
Vegeta incrociò le braccia, non dicendo nulla. Appoggiò la schiena al divano e puntò lo sguardo altrove, senza mutare la sua espressione.
«Ciao.» salutò gentilmente il pesce dopo qualche secondo.
Il Saiyan, per tutta risposta, emise un piccolo grugnito seccato.
«Sei venuto a darmi da mangiare?» domandò speranzoso Billi.
«Ma tu non pensi ad altro?» sbottò Vegeta, senza ancora guardarlo «No, non sono venuto a darti da mangiare.»
«Ah... che peccato.» sospirò il pesce.
Vegeta sbuffò e chiese:
«Quand’è che la pianterai di parlare tu?»
«Uhm... Forse tra qualche ora, a giudicare da quanto ha detto Trunks.»
«Ah, così è stato Trunks a farti parlare...» Vegeta storse le labbra contrariato «Bene, domani mattina mi sente!»
Billi sorrise furbamente.
«Cos’è, le mie parole sono troppo veritiere per i tuoi gusti?»
Il Saiyan strinse i denti, fortemente irritato, e, continuando a non rivolgere lo sguardo al pesce, sbottò:
«Questi non sono affari che ti riguardano.»
Billi ridacchiò sommessamente, poi, tornando serio, disse:
«Non hai dormito questa notte, vero?»
Vegeta abbassò gli occhi, fissando il pavimento.
«A quanto pare...» mormorò, cupo.
«I tuoi incubi devono essere orribili.»
«E tu che ne sai?» sibilò il Principe con ira, stringendo i pugni.
«Lo capisco osservando il tuo volto stanco e scuro.»
Vegeta aggrottò le sopracciglia.
«Cosa sogni, Vegeta?»
Il Saiyan si decise a guardarlo, lanciandogli uno sguardo lontano e stanco, ma, allo stesso tempo, infastidito.
«A te cosa importa?»
Billi inclinò leggermente il capo di lato e affermò, con voce calma:
«Niente.»
Vegeta alzò un sopracciglio, sorpreso e confuso.
«E allora perché vorresti saperlo?»
«Perché non ho altro da fare.»
Il Principe si corrucciò di nuovo.
«Mi prendi in giro, per caso?»
«No, non credo.»
Vegeta rimase fermo qualche altro istante a fissare quel pesce ficcanaso, poi sbuffò e appoggiò il capo allo schienale del divano, volgendo lo sguardo al soffitto.
Scese il silenzio nella stanza.
Billi taceva e osservava lo scuro Saiyan davanti a sé.
Stava aspettando.
E infatti...
«Sangue.» mormorò ad un certo punto Vegeta, con uno sguardo truce «E morte. Sangue sulle mie mani... i guanti bianchi macchiati di rosso.»
«La tua famiglia non è mai presente in questi sogni?» domandò Billi.
Vegeta annuì lentamente.
«Sì... c’è... c’è Bulma. E Trunks, anche. E la piccola Bra.»
«E hai sognato loro, questa notte?»
«Sì.»
«E cosa facevano?»
«Erano morti.»
Scese di nuovo il silenzio.
«Chi li ha uccisi?»
Ancora silenzio, poi:
«Io.»
Vegeta abbassò lo sguardo sulle sue mani, che aveva appoggiato sui ginocchi.
«Io. Con queste mani...» sussurrò, fremendo appena.
Billi lo guardò comprensivo e chiese:
«Perché li hai uccisi?»
Il Saiyan mormorò:
«Perché ero tornato quello di un tempo.»
«E cos’eri un tempo?»
«Un assassino.»
Billi allora domandò:
«Vegeta, tu ami la tua famiglia?»
Il Principe fece un sorriso beffardo e amaro allo stesso tempo, prima di dire:
«Io non so cosa vuol dire amare
«Beh, io penso il contrario.» ribatté il pesce «L’amore è semplice, Vegeta, una volta che hai compreso cos’è.»
«Bene, io non so cosa sia.»
«L’amore, Vegeta, è il sorriso che ti rivolge ogni mattina tua moglie, quando viene qui in salotto per prendere il cappotto e uscire al lavoro...»
«Ma se quasi ogni mattina litighiamo!» sbuffò il Saiyan.
«Eppure un sorriso per te c’è sempre.»
Vegeta non rispose, e Billi proseguì:
«L’amore è l’affetto che ti dimostra ogni giorno tuo figlio...»
«Quel moccioso ingrato... ma se lo prendo...» le ire di Vegeta furono interrotte dal pesce che continuò:
«Nonostante tutto, Trunks è sempre fiero di te.»
Vegeta distolse lo sguardo senza ribattere.
«L’amore è il pianto della tua piccola Bra...»
«Ah! Di quello farei volentieri a meno!» fece Vegeta ghignando.
«Davvero? Non proveresti un vuoto dentro se lei non ci fosse più? Se ogni notte non ti svegliasse con le sue grida? Se ogni volta che la stringessi a te, delicatamente, le si calmasse e ti guardasse felice?»
Nemmeno questa volta Vegeta riuscì a rispondere.
Billi allora disse, sicuro:
«Allora, Vegeta, ammettilo: non ti mancherebbero tutte queste cose se loro non ci fossero più? Non ti mancherebbe il sorriso di tua moglie? L’affetto di tuo figlio? E... sì, anche le grida di Bra?»
«Sì! Sì, va bene! Mi mancherebbero! Sei contento ora?!» esclamò infastidito il Saiyan, balzando improvvisamente in piedi e voltandosi a guardare quel piccolo pesce.
Billi sorrise soddisfatto.
«Vedi? Tu sai cos’è l’amore, Vegeta. Non fingere con me.»
«Tu sei solo uno stupido pesce...» sbottò spontaneamente il Saiyan.
Billi sorrise ancor di più.
«E allora non mentire a te stesso.»
Vegeta lo fissò irato per qualche altro secondo, poi scosse il capo e, sospirando, ricadde seduto sul divano.
«Ti preferivo quando mi chiedevi da mangiare...»
«Ho ancora fame, se ti interessa.» sorrise Billi.
Vegeta sospirò ancora, esasperato, e non rispose.
Billi decise di lasciar perdere e chiese:
«Cosa fai ancora qui? Non dovresti andare a dormire?»
«Io faccio quello che mi pare e piace, va bene?» ribatté Vegeta, seccato «E poi, tanto non ho più sonno.»
«Dì la verità, ti piace parlare con me, eh?»
«Stai scherzando, spero!» ringhiò il Saiyan «Tu sei solo un inutile essere fastidioso! Come potrebbe farmi piacere parlare con te?!»
«Anche Kakaroth dici che è un essere fastidioso.» ribatté pacatamente Billi «Eppure passi diverso tempo con lui.»
Vegeta alzò un sopracciglio.
«E tu come sai di Kakaroth?»
«Te lo avevo già detto che a volte parli da solo o nel sonno?»
Il Principe arrossì leggermente.
«E... parlo... di Goku?» domandò imbarazzato.
«Beh, sì, continuamente. Così spesso che a volte mi domando chi sia tua moglie: Bulma o Goku?»
«Ma sei impazzito?!» strillò il Saiyan, arrossendo completamente «Io e Kakaroth che siamo... che schifo!»
Billi ridacchiò divertito.
Vegeta, veramente offeso, incrociò le braccia e voltò la testa al pesce, sbottando:
«Queste cavolate impara a tenerle per te!»
«D’accordo.» Billi tornò serio «Tornando a Goku...»
«Non mi va di parlare di lui.» lo fermò il Saiyan, deciso.
«... E’ tuo amico?»
Vegeta si voltò a guardarlo, con un ghigno beffardo.
«Ah! Amico? Ah! Che battuta!»
«Eppure sono certo che tu gli voglia bene... A modo tuo.» aggiunse il pesce, notando il viso di Vegeta diventare paonazzo.
«Volergli bene?!» esclamò il Principe «E’ solo un impiastro ficcanaso, moralista, impiccione e rompi scatole! Sa provare pietà, accidenti! Compassione! Come potrebbe essere mio amico?! Come potrei volergli bene?! Ma non farmi ridere!»
«Vuoi dire che tu... non provi pietà? Compassione?» fece il pesce.
«Esattamente.» affermò con decisione il Saiyan.
«Vegeta, se provi amore, provi anche pietà e compassione. Se hai un cuore, puoi provare qualsiasi sentimento...»
«Ah, sì, hai ragione!» concordò ironicamente il Principe «Provo pietà per quell’idiota di Kakaroth che, poverino, ha un cervello grande quanto una noce; e provo compassione per te, solamente pensando... a ciò che sto per farti!» strinse i denti irritato «Se non la pianti con questi stupidi discorsi, giuro ti disintegro, chiaro?!»
«Io penso che le mie parole ti diano fastidio solo perché ho colto nel segno, non è così?» ribatté Billi tranquillamente.
La vena sulla fronte del Saiyan sembrò quasi esplodere.
«Mi hai veramente seccato!» sbottò e si alzò in piedi «Me ne vado.»
Si diresse deciso alla porta.
«Hai paura della verità, Vegeta?»
Il Saiyan si bloccò davanti alla porta.
«Il Principe dei Saiyan non ha paura.» sussurrò, corrucciando la fronte.
«Ti stancherai, prima o poi, di dire quella frase, spero.»
Vegeta abbassò lo sguardo. E, lentamente, sul suo volto andò a delinearsi un piccolo sorriso amaro.
«No. Non credo.»
«Perché continui a ripetere di essere il Principe dei Saiyan, Vegeta?
Un principe deve essere forte, il più forte di tutti... e Kakaroth è più forte di te.
Un principe di una razza guerriera deve essere spietato, assetato di sangue... e tu non lo sei più.
Il Principe dei Saiyan non ha paura di niente... mentre tu... tu, Vegeta, a volte hai paura.
Perché, allora, continui a ripetere di essere il principe di una razza ormai estinta? Che senso ha?
»
Scese il silenzio nella sala.
Passò qualche secondo prima che il Saiyan si decidesse a parlare, alzando lo sguardo da terra, ma continuando a dare le spalle al pesce.
«Perché, pormi a capo di una razza che ormai non esiste più, è tutto ciò che mi resta del mio passato. E’ l’unica cosa di me, passata, che ancora posso accettare. Essere il Principe dei Saiyan ha un significato profondo per me.
Perché mi fa illudere di essere ancora il più forte; più forte di Goku.
Perché mi ricorda che un tempo calpestavo il sangue dei miei nemici, e udire le loro grida strazianti mi procurava piacere; perciò, ripetendomi ogni giorno che io ero, sono, il Principe, è come un monito per me... mi ricorda in ogni momento, in ogni notte soprattutto, tutti gli orrori di cui mi sono macchiato in passato, e mi mette in guardia per non farmi tornare ciò che ero un tempo.
E perché mi fa rendere conto che, sì, a volte anche un Principe ha paura.»
Tacquero entrambi.
Billi fissò a lungo la schiena del Saiyan, serio. E alla fine disse:
«Potrai mai liberarti del tuo passato?»
«E come posso?» mormorò Vegeta, stanco.
«Dimenticando.»
Il Saiyan scosse leggermente il capo.
«Non si possono dimenticare certe cose...»
«Sì, se hai motivo di farlo.»
«E quale sarebbe?»
«La tua famiglia.»
Vegeta alzò di un po’ la testa, confuso.
«E... sì, anche Goku. E tutte le persone che ti conoscono.»
«Non capisco dove tu voglia arrivare...»
«Vegeta, non si può per sempre vivere nel passato. Tormentarsi per tutta la vita per qualcosa avvenuta anni fa, è ingiusto. Perché ora sei cambiato. Lo so, si vede. Ma per cambiare totalmente ti manca solo questo... dimenticare.»
«Non posso dimenticare.» ribadì il Saiyan.
«Sì, se lo vuoi.»
«Ma tu non ti rendi conto!» esclamò Vegeta, voltandosi di scatto verso il pesce.
Billi arretrò di un po’, sorpreso.
Gli occhi del Saiyan erano lucidi, ma nemmeno una lacrima scivolava sul suo volto.
«Tu non ti rendi conto!» ripeté con forza, trattenendo le lacrime.
«Vegeta... tu piangi...» sussurrò Billi.
«Sì, può darsi!» il Saiyan strinse forte i pugni e abbassò il capo «E me ne vergogno! Ho pianto troppe volte nella mia vita... addirittura davanti a Kakaroth! E mi vergogno enormemente di me stesso. Io, così duro, così freddo... che piango!»
«Tu non sei duro e freddo, Vegeta. E quelle lacrime sono la prova di quanto dico. E non dovresti vergognartene, perché...»
«Oh, taci!» sbottò il Principe, scuotendo il capo «Solo i deboli piangono. E gli incapaci!»
«Ma tu non sei nulla di tutto ciò.» disse con calma Billi.
«Oh, no, ti sbagli.» lo contraddisse il Saiyan «Io credo di essere entrambe le cose...»
Il pesce lo guardò con serietà e si apprestò a fare la domanda giusta:
«... Perché?»
«Perché?» ripeté Vegeta, sfinito e provato; gli occhi sempre più lucidi «Perché... io sono debole. Debole perché mi sono fermato su questo stupido pianeta, rinunciando ai miei sogni di grandezza. Debole, perché sono cambiato, sono diventato un altro. Debole, perché il sangue dei miei nemici, ora, non mi provoca più il piacere di un tempo... Debole, perché mi rendo conto di essere stanco del mio passato.
E sono un incapace, perché mi sono rammollito. Sono un incapace, perché... mi sono innamorato di una donna bellissima. E da lei ho avuto due figli per cui donerei la vita pur di salvarli.»
Billi annuì e sorrise leggermente, soddisfatto.
«Perciò non credi tu abbia il diritto di piangere? Tu, debole e incapace?»
Vegeta alzò il capo verso di lui e mostrò un ghigno appena accennato.
«Credo tu abbia ragione.»
Lentamente una lacrima scivolò lungo la sua guancia, per poi cadere a terra.
Un sola lacrima, che però portò con sé anni e anni di terrore e amarezza.
E Vegeta si sentì più leggero, più libero.
Quello era il momento di tornare a dormire.
Immediatamente le lacrime sparirono dai suoi occhi, di colpo, così come erano arrivate.
Vegeta si voltò e raggiunse la porta, abbassando la maniglia.
Prima di uscire, però, si fermò un attimo e fece:
«In ogni modo... tu parli troppo.»
Ed uscì.
Billi non poté fare a meno di sorridere.
E, in quel momento, l’effetto del marchingegno di Trunks terminò.
Billi aprì la bocca che dire qualcosa, ma da essa non uscì alcun suono.

Vegeta si sdraiò sul letto e sospirò.
Voltò la testa verso la sveglia digitale.
04:32
Socchiuse gli occhi e tornò a fissare il soffitto.
Sarebbe riuscito ad addormentarsi?
Bulma, al suo fianco, senza svegliarsi, si aggrappò dolcemente al suo braccio, sorridendo leggermente.
Vegeta si girò a guardarla, riuscendo anche lui ad accennare un sorriso.
Sì, adesso sarebbe riuscito ad addormentarsi.

Furono i caldi raggi del sole a svegliarlo.
Girò gli occhi verso la sveglia sul comodino.
10:15
Già, aveva dormito abbastanza.
Era il momento di andarsi ad allenare un paio d’ore.
Si mise seduto sul letto e si stiracchiò per bene.
Guardò alla sua destra, ma Bulma non c’era. La udì infatti canticchiare al piano di sotto, probabilmente impegnata a cucinare e, allo stesso tempo, a cercare di far addormentare la piccola Bra, sicuramente tra le sue braccia.
Vegeta sbadigliò e si alzò.
Si vestì con calma, veramente leggero.
Sembrava che un peso si fosse dissolto; un peso che per anni gli aveva compresso il petto. Ora si sentiva più libero. Forse non del tutto, ma di più.
Si guardò allo specchio.
Ora non vedeva il reietto di un tempo. Ora davanti a lui non c’era solamente un fantasma tormentato dai ricordi. Ora lo specchio gli rimandava l’immagine di un uomo più sicuro, più deciso. E, incredibilmente... era tutto merito di quel pesce.
Si fermò a chiedersi se, magari, si fosse immaginato tutto.
Aveva davvero parlato con un pesce?
Sì, insomma, la cosa sembra alquanto... impossibile. Frutto della sua immaginazione, probabilmente.
Eppure sembrava tutto così reale...
«Forse queste notti insonni, in cui non ho chiuso occhio per colpa di Bra, mi hanno fatto impazzire...» ipotizzò, parlando tra sé e sé.
Però... però c’era qualcosa, una sensazione, che in qualche modo lo avvertiva che tutto quello non era stato solamente un sogno.
Era reale.
Era sicuro, di questo.
Aveva parlato con pesce.
Ghignò divertito e uscì dalla stanza.
Raggiunto il salotto, dopo essersi assicurato che non c’era nessuno in giro, entrò.
Vide Billi voltarsi immediatamente verso di lui e avvicinarsi al vetro.
Vegeta si mise seduto sul divano e appoggiò gli avambracci sui ginocchi, intrecciando le dita delle mani e abbassando il capo.
Sospirò.
«Ieri mattina mi avevi fatto una domanda, ricordi?»
Il pesce non rispose e Vegeta decise di proseguire, alzando lo sguardo, ma non volgendolo a lui:
«Mi hai chiesto se è davvero questa la vita che pensavo di vivere...»
Ancora silenzio nella stanza.
E il Saiyan continuò:
«Beh... ora ho la risposta.»
Vegeta esitò un attimo, pensieroso, poi concluse:
«Sì. E’ questa la vita che pensavo di vivere.» annuì con il capo «E’ vero, il mio passato è orribile e macchiato di sangue, ma ora... ora sono qui. E ho qualcosa che in passato nemmeno potevo immaginare... una famiglia. Ah! Io, il Principe dei Saiyan, con una famiglia... incredibile, no? E devo dire che... sì, sono soddisfatto. E felice, credo.
Già... forse dico così solamente perché so che ormai la mia vita non si può cambiare, ma... non ne sono così sicuro. Penso che tu, e tutti gli altri, avete ragione. Io sono cambiato. Molto. Ma, in ogni modo, il mio passato non si può modificare, né tanto meno, cancellare. E perciò io vivo la mi vita così com’è ora... è l’unica cosa che posso fare.»
Voltò il capo verso Billi, alzando un sopracciglio.
«Che c’è, come mai non mi interrompi come tuo solito? Cos'è, il gatto ti ha mangiato la lingua?»
Billi non rispose.
E Vegeta comprese.
«Capisco... non puoi più parlare, vero?»
Il pesce rimase ancora silenzioso.
Il Saiyan sospirò e si alzò in piedi.
Non sapeva per quale motivo, in fondo quel pesce ficcanaso lo irritava molto con le sue insulse parole, ma ora sentiva come se avesse perduto un amico.
Non sapeva con precisione cosa significasse avere un amico, però, guardando Billi intensamente, si sentì di definire un amico come qualcuno in grado di ascoltarlo, e, sì, forse anche capirlo. Fino a quel momento, pensava che solamente Bulma poteva capirlo, in qualche modo, e a modo suo, però ora... ora c’era anche Billi...
Già, c’era. Non lo avrebbe più sentito parlare.
Non riuscì a comprendere precisamente se questo, per lui, fosse un bene, oppure un motivo per cui dispiacersi... Semplicemente, decise di non pensarci più. Le sue riflessioni e i suoi pensieri più intimi sarebbero rimasti suoi, da quel momento in poi.
Lo guardò ancora senza espressione e disse:
«Sai, in fondo ti invidio. Tu te ne stai lì, tranquillo, nella tua palla di vetro, senza alcun pensiero o nessuna preoccupazione... Semplicemente vivi la tua vita, ti preoccupi solamente di mangiare e basta. Non hai a che fare con nemici come Majin Bu, o con idioti come Kakaroth. Non hai nemmeno una moglie che non fa altro che dare ordini ogni giorno, né tanto meno dei mocciosi urlanti per casa... Devo dire che, se avessi potuto veramente scegliere, avrei scelto di essere un uomo libero; libero di nuotare nella mia palla di vetro.»
Si avviò verso la porta e Billi lo seguì con lo sguardo.
Vegeta si fermò a pochi passi dall’uscita e si girò verso la palla di vetro, con un mezzo sorriso.
Si avvicinò al tavolino su cui si trovava il pesce e afferrò il barattolino blu con il cibo.
Billi, felice, si mise a nuotare tutt’intorno, senza staccare gli occhi dal Saiyan.
«Sì, sì... ti do da mangiare.» lo accontentò Vegeta, lasciando cadere un po’ di cibo nell’acqua.
Billi corse a mangiare.
Il Saiyan posò il barattolino sul tavolinetto e rimase qualche istante a fissare il pesce che divorava il suo pasto.
«Non credevo sarei mai arrivato a dirlo, ma... tu mi assomigli molto, pesce.» affermò Vegeta, osservando Billi finire in pochi attimi il cibo.
Il Principe, divertito, concluse:
«Già... hai un appetito da vero Saiyan!»


Fine

Vegeta vi sembra OOC? o.O In effetti ho qualche dubbio... ^^' Datemi il vostro parere... devo porre la nota OOC?

Ringrazio in anticipo tutti coloro che leggeranno e faccio ancora gli auguri ad Elisabetta! ^^ (Per Eli: ti aspetta il capitolo dell'altra storia, adesso... -_^ Buona lettura! ^^ nd Me)

Alla prossima! ^^

  
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