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Autore: julierebel17    27/12/2013    2 recensioni
-Volavano sempre piatti e padelle a casa loro, ma Jim, camminando per strada dopo ogni lite, non poteva far altro che ridere, perché già lo sapeva,
sapeva che appena tornato in tarda serata l’avrebbe trovata sul divano, addormentata, esausta per averlo aspettato tutta la notte-
Genere: Comico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ehi Pam che stai combinando?” la ragazza non gli rispose.
“Paaaam! Pamela Susan Courson voglio assolutamente sapere cosa stai facendo con quegli attrezzi! Finirai per farti male!”
Pamela era così, silenziosa, testarda, acida, ma dolce quanto bastava.
Jim continuò a chiederle cosa stesse facendo quel mattino, finché un urlo gli tolse il fiato.
“Jim!!!! Insomma vuoi smetterla una buona volta?!! Dio! Quanto mi stai stressando! Così uccidi la gente! Sto facendo una cosa importante! Puoi stare zitto un minuto?! Un errore e perderò tutto il lavoro fatto in tre mesi!”
Il ragazzo uscì silenziosamente dalla stanza quasi con le lacrime agli occhi. Era strano, pensò, non era tipo da lacrime.
“Scusami” disse con un filo di voce.
La rossa, intanto, continuò ad armeggiare con gli attrezzi da lavoro del padre. Vent’anni di libertà, così poteva essere definita.
Pamela era capace di leggere di tutto: libri, sguardi, persone.
Nel peggior momento della tua giornata, poteva guardarti con degli enormi occhi verdi e dirti:”Cos’è andato storto questa volta?”.
C’è da dire una cosa, però, Pamela leggeva solo Jim, parlava solo con Jim, le emozioni le teneva talmente strette al cuore che quasi anche lui era costretto a strappargliele via.

Il ragazzo ci rimase male, per le urla, per l’atteggiamento della sua donna, per il non poter sapere cosa stesse succedendo. Se lo chiese svariate volte, ma alla fine decise di auto-consolarsi con del buon whiskey.
Mise del ghiaccio nel bicchiere di cristallo e vi versò il liquido scuro.
“Ho sempre pensato che fosse una stronza, ma mai quanto oggi” si ripeté a bassa voce, finché vide una figura esile avvicinarsi.
“Amore, scusami per prima”, gli accarezzò il viso come solo lei sapeva fare.
Quasi sembrava una gatta, sapeva come ottenere ciò che voleva ed in quel caso, si parlava del perdono di Jim.
“Va via, stronza” le rispose infastidito.
“Suvvia, te la sei presa tanto perché non ti voglio svelare il mio segreto?”
“Staccati da me”. Pamela cominciò ad innervosirsi e la storia terminò come sempre.
Lei che s’incazzava e gli faceva dispetti, lui che usciva incurante della rabbia altrui.
Gli scrisse perfino “finocchio” sulla sua camicia preferita, per poi passare al lancio della sua roba dalla finestra dell’appartamento, con tanto di colonna sonora:
“Non farti più vedere Morrison! Questo non è un albergo! Hai capito?!”
Volavano sempre piatti e padelle a casa loro, ma Jim, camminando per strada dopo ogni lite, non poteva far altro che ridere, perché già lo sapeva,
sapeva che appena tornato in tarda serata l’avrebbe trovata sul divano, addormentata, esausta per averlo aspettato tutta la notte.

Fu questo, infatti, lo scenario che si ritrovò davanti quella sera.
La sua bella, esile, quasi fragile Pamela che dormiva accoccolata sul vecchio sofà con una coperta addosso. Vide che quasi le cadeva e decise di portarla a letto.
La prese di peso e l’adagiò sul materasso, per poi coprirla nuovamente, faceva freddo.
Per un attimo si incantò a fissarla, osservò i suoi capelli di un meraviglioso arancio che incorniciavano il visino leggermente spigoloso.
Osservò il suo profilo, naso piccolo e labbra sottili. Sembrava una dea, la sua Pamela Courson.
Assaporò ogni dettaglio della ragazza: la pelle chiara, le clavicole pronunciate, così come il resto delle ossa, i polsi fragili.
Pamela era stata malata d’anoressia nervosa, per un certo periodo, ma con lui stava rinascendo.
La sua ninfa stava scappando da quelle oscure selve che l’avevano trattenuta per tanto, troppo tempo.
“Ti amo” le sussurrò all’orecchio, nonostante dormisse.
Si erano fatte le tre o le quattro del mattino, decise di dormire anche lui, il giorno dopo avrebbe dovuto incontrare i ragazzi per alcune interviste sul nuovo album, rilasciato un anno prima:
THE DOORS.

Il mattino seguente, a svegliarlo furono le grida gioiose di Pamela:
“Jim! Jim vieni qui! Dai pigrone! Sbrigati!” gli lanciò un cuscino sul viso finché non si alzò frettolosamente dal letto.
“Che fai al balcone?” chiese curioso, c’era un po’ di vento.
“Guarda!” indicò il cielo con un dito.
“Mi hai svegliato per…” “Per vedere l’alba” “Ti rendi conto che ho dormito solo una o due ore a causa tua? Oggi ho un’intervi…” “Shhh, guarda e sta’ zitto per una buona volta”.
Gli occhi di Jim, ancora socchiusi, fissarono il sole che sorgeva.
Per un attimo fu felice di avere accanto a sé quella pazza isterica. Pam era Jim al maschile, l’altra faccia della medaglia, insomma.
Uguali, ma diversi. Fatti per stare insieme.
L’accolse tra le braccia con un semplice:”Grazie, è uno spettacolo magnifico”.
Avrebbe voluto dire qualcosa di poetico per conquistarla, ma sapeva già di aver possesso del suo cuore.
Si limitò ad accarezzarle i capelli.
“Torniamo a letto adesso?” “Si, ma non ho sonno” “Ho capito, cosa vuoi farmi questa volta?” le disse convinto di conoscere la risposta, ah! Quanto si sbagliava!
Pamela sapeva stupirlo, era imprevedibile.
“No,  non voglio fare quello che vuoi fare tu” “Non ho proferito parola, pensi sempre male!”
“Manco non ti conoscessi, James Douglas Morrison, malandrino!”
Risero fragorosamente. “Voglio leggere le tue poesie” disse tutto d’un fiato la rossa.
“Cosa?” “Si, dai, avevi detto che avrei potuto leggerle qualche volta, ora sei a casa, ti hanno dato un po’ di tregua, perché non me ne leggi alcune?”
“Ma io…”. Jim andò in panico, per un secondo. Era sempre sicuro di sé, ma Pam era capace di far crollare la sua corazza, mostrandone l’animo fragile.
Le sue poesie erano un qualcosa di troppo personale perché potesse leggerne.
“Ti prego” lo implorò con occhi lucidi di gioia.
“Va bene”. Prese uno dei vecchi taccuini rovinati dal cassetto e glielo porse. Lei lo guardò stranito.
“Forse non hai capito” disse.
“Come?” “Devi leggerle tu” rispose.
Rimase sconvolto per un attimo. “Cosa vuoi che ti legga?” “Quella che ha più significato per te”.
Jim non voleva parlare di sé, aveva così tante emozioni dentro che esprimerne una avrebbe causato un orribile effetto domino.
Pamela sarebbe stata in grado di tirare fuori tutto il dolore provato negli anni precedenti, tutte le lacrime versate, tutto ciò che aveva nascosto nell’angolo più remoto della mente per far nascere
JIM MORRISON e dimenticare Jimmy Morrison, il bambino che odiava quello strano e forse stupido soprannome.

Si sedette nel modo più decente possibile e cominciò a leggere. Pam lo guardava estasiata.

“Le poesie hanno i lupi dentro…salvo una, la più meravigliosa di tutte. Lei danza in un cerchio di fuoco e si libera dalla sfida con una scrollata”

“Jim è bellissima” fu tutto quello che riuscì a dirgli.
“E’ per te” rispose lui.
Qualche lacrima serena le rigò il volto ed il ragazzo non esitò a mandarla via, accarezzandole subito dopo la guancia.

“Grazie” si limitò a dire. Lo abbracciò dolcemente e si riaddormentarono nonostante la luce rosea del sole che entrava dalla porta.
La stanza che li accoglieva era piccola, si potrebbe dire spoglia. I muri bianchi, un vecchio armadio, un comodino ed una TV poggiata di fronte al letto matrimoniale…era vuota si, ma ricca di sensazioni e ricordi.
L’amore aleggiava stupefatto da cotanta perfezione. James e Pamela, insieme, come sempre.

Si alzarono verso le undici e la ragazza preparò la colazione:
“Jim, vieni! Ti ho preparato le uova! Si fredderanno!” “Eccomi!” rispose indaffarato.
Aveva deciso di tagliare la barba. Si vestì col solito pantalone in pelle ed una larga camicia bianca.
Come sempre aveva l’enorme cintura in metallo.
Si guardò per un altro secondo allo specchio, le iridi azzurre, quasi grigie furono compiaciute del suo aspetto.
Andò in cucina e si sedette con Pamela a tavola. “Cucini bene, sai?” le disse scherzando.
“Grazie” rispose intenta a mangiare.

Si sentì poi il campanello bussare. “Si?” chiese Jim. “Siamo noi Jim, apri”.
Ray, il tastierista della band entrò con i ragazzi, Robby, chitarrista e John, batterista.
“L’intervista non era alle dodici?” chiese il vocalist.
“Si, siamo venuti un po’ in anticipo, sai com’è…fai sempre tardi” lo rimproverò.
“Ok, andiamo già in studio?” chiese leggermente infastidito dalla predica. “Si” annuirono i tre lasciando l’appartamento.
Non odiavano Pam, ma non l’amavano neanche. La salutarono con un filo di voce:”Ciao Pamela” “Ciao” rispose lei altrettanto indispettita.
Jim, invece, le lasciò un bacio caldo sulle labbra.
La ragazza aveva più volte provato a dissuaderlo dall’idea di cantare in una band. Troppi viaggi, troppo lavoro, troppo alcool, troppe droghe, troppe ragazze. Insomma, troppo tutto.

La rossa restò per pochi minuti a guardare il piatto che aveva dinnanzi. Decise di sparecchiare e mettere un po’ in ordine per poter continuare il lavoro cominciato tempo prima.
Tra pochi giorni sarebbe stato il loro anniversario ed aveva intenzione di regalare a Jim un ciondolo in legno, fatto con le sue mani.
Era sempre stata brava a scolpire o modellare creazioni in cera, metallo o qualsiasi altro materiale.
Quello che stava realizzando era un mandala, un simbolo che secondo i buddhisti rappresenta la formazione dell’universo.
Il mandala è una sorta di ciclo, di viaggio insomma. Un viaggio puramente mentale e spirituale.
Pamela fu soddisfatta del proprio lavoro, il ciondolo era quasi finito, l’unico dubbio che le attanagliava la mente era se doveva lasciarlo grezzo, quindi solo limato con cura o passarci della vernice colorata.
Poi ricordò che Jim adorava Dioniso e la natura e pensò di lasciarlo così com’era, al massimo passandoci una mano di  lucido affinché non si rovinasse a causa dell’acqua e dello sporco.

Prese la collanina e l’adagiò in uno scatolino pieno di foglie e fiori.
Trascorse la giornata ad occuparsi degli abiti che avrebbe dovuto vendere nel suo negozio.
Decise cosa mettere per quel giorno speciale, un abito verde, lungo e morbido, leggermente bloccato sulla vita.
Avrebbe raccolto i capelli e, come sempre, non si sarebbe truccata.

Cenò da sola e Jim tornò molto tardi, probabilmente ubriaco. Decise di non badarvi e si mise nuovamente a dormire, dopo averlo tranquillizzato.

#ilgiornoseguente

“Piccola, scusa per ieri, forse ero un po’ sbronzo” disse toccandosi il capo, afflitto dall’emicrania.
“Non preoccuparti, riposa. Piuttosto cerca di non bere così tanto!”
“Va bene”. Pam sapeva sempre tenerlo nei limiti. Non voleva che si autodistruggesse.
Il mattino volò e lo trascorsero insieme a vedere la TV.

“Ehi, sei arrabbiata?” le chiese lui dopo pranzo, mentre restavano abbracciati sul divano.
“No, perché?” rispose lei. “Perché ti conosco fin troppo bene e so che se non parli…o stai pensando o sei arrabbiata”
“Morrison, lasciami in pace” disse infastidita, aveva colpito la nota dolente.
“Colpita ed affondata” sorrise Jim sarcastico.
“Sai che odio vederti in quello stato” riprese il discorso Pamela. “Dai, era un sacco che non uscivo con i ragazzi!” “Ma non c’è bisogno che ti riempi di birra quando li vedi!”
“A volte sei monotona”.
Lei lo guardò indispettito mentre rideva dei suoi atteggiamenti. “Stasera dormi qui!” gli disse indicando il sofà.
“Posso sempre andare da Nico, se ci sono problemi, ti pare?”.
Nico era una modella, alta, bionda, slanciata, sicuramente bella quanto Pamela, ma era fredda e a volte distaccata, non come la rossa, sempre ardente di passione.
S’infuriò ad una risposta di quel genere. “Nico?! Da Nico?! Sappi che se vai da quella, qui dentro non ci metti più piede!” gli urlò.
“Sei tu che mi stai cacciando” rispose Jim tranquillo. Era questo che la innervosiva. Quando parlava di cose serie col sorriso a fior di labbra, pronto a prenderla in giro.
“Morrison vattene pure dalla tua Nico, ma non tornare più”.
Si voltò indignata ed andò a stendersi sul letto. Non ne poteva più. Lo odiava terribilmente in momenti come quelli ed odiava se stessa per amarlo.

Qualcuno bussò alla porta della camera da letto:
“Cosa vuoi, Morrison?”. Lui rispose sedendosi sul letto ed accarezzandole il fianco.
“Non toccarmi, va via!”. Urlò acidamente.
L’abbracciò nonostante i pugni leggeri volti al suo petto.
Pamela pianse. Era di nuovo riuscito a farle scivolare via la maschera. L’aveva ferita nell’orgoglio.
Nessuna donna avrebbe voluto sentirsi dire parole del genere dal proprio uomo.
“Sei uno stronzo, Morrison”
“Lo so, per questo mi ami” ribatté l’altro.
Trascorsero la notte insieme e furono felici. Felici di donarsi l’uno all’altra.
Poi Jim andò in studio per alcune registrazioni da fare, stavano lavorando ad un nuovo album.

I giorni volarono e giunse il fatidico anniversario.
“Ehi, sai che giorno è oggi?” chiese a Pamela sarcasticamente.
Lei lo guardò sorridendo:”Certo che lo so”
“Bene, hai già comprato la carne?”. La rossa lo guardò in malo modo:”C-carne?”
“Si, oggi è il giorno in cui cucini il mio piatto preferito, no?”
“Davvero non ricordi?” disse lei. “Ricordare cosa?” fece lui senza scomporsi.
“Jim oggi è…” “Hai un vestito verde e i capelli raccolti, se non cucini la carne e non è il tuo compleanno…direi che è il nostro anniversario, giusto?” rise.
Pamela sapeva che lo ricordava e non lo aveva dedotto al momento.
“Stupido” “Però mi ami lo stesso” le rispose.
Smisero di parlare.
Poi il “Re Lucertola” come amava farsi chiamare, le si avvicinò e gentilmente le porse un piccolo libro.
“Cos’è?” “Il mio regalo per te” le rispose.
La ragazza lesse il titolo sulla copertina rigida:
“The Lords And The New Creatures-Jim Morrison”
Era una sua raccolta di poesie. Lesse la prima pagina, vi era un dedica:
 “Per Pamela Susan: c’ero una volta, credo che c’eravamo. Il tuo siero è il mio liquore. La tua seta è il mio splendore”.
Pamela pianse dalla commozione. “Finalmente le hai pubblicate, grazie, Jim. Ti amo”. Gli prese le mani dopo un intenso abbraccio e vi posò lo scatolino profumato.
“Cos’è?” “Aprilo, l’ho fatto io”. Questi prese il ciondolo, lo tenne sospeso in aria per qualche secondo osservandolo attentamente:
“Mmh” disse guardandola dritto negli occhi. Pam s’incuriosì:”Ti piace?”
“Hai mai visto Dio, Pam? Un mandala. Un angelo simmetrico. E’ perfetto, ti amo anch’io”.

#Angolo autrice:
ciao a tutti! Non so cosa dire...ehm...è la mia prima storia su Jim Morrison e Pam. Non ho avuto il tempo di rivederla, chiedo venia in anticipo per possibili errori/ripetizioni. Spero comunque che vi piaccia e se vi va recensite (anche con critiche!).
Grazie e buona lettura! Baci-Ju.


 
  
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