Film > The Avengers
Ricorda la storia  |      
Autore: Thiare    27/12/2013    2 recensioni
Vedi la cameriera prendere ordini e servire portate e al volo le chiedi il conto; non vuoi ritornare a casa ma Manhattan è così bella che desideri vedere ciò che ne è rimasto, ciò che non hai avuto il piacere di ammirare prima.
Il totale arriva e posi il biglietto da un dollaro sopra la tovaglietta di carta e attendi che lo passi a prendere. Lei non si fa aspettare e infila i soldi nel grembiule.
- Mi raccomando, ritorna a salvare le principesse dai mostri, ok? -
Sorridi perché hai capito che lei sa e non dirà niente.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
NOTE: anche se in ritardo pubblico una storia sul Natale (meglio tardi che mai). In teoria siamo in piene feste natalizie quindi penso che sia nel contesto :D Spero vi piaccia. 
   
    Il cielo è spennellato di azzurro e le nuvole sembrano batuffoli di ovatta. Detta così la frase sembrerebbe una di quelle proposizioni da analizzare in grammatica, una delle frasi già preimpostate che cercano di avere un minimo significato estasiante o perlomeno non noioso nei mattoni di italiano che assomigliano a dei libri. Fregature, la maggior parte delle volte, che invogliano l'alunno ad eseguire gli esercizi. Tony le definiva "strategie di merchandising" oppure "tecniche non molto convincenti di ricatto psicologico sottinteso" quando anche lui veniva ingannato da quei trucchetti.
   In questo ventiquattro dicembre però le nuvole hanno davvero la forma di pecorelle e il cielo sembra una tela di Monet. Per non parlare della neve che cade a grandi cumuli sopra l'indaffarata New York come la polvere di cocco che mamma Kate spargeva sulla torta per il compleanno e papà Jack contemplava il suo lavoro. Non ti è neanche mai piaciuto "The family man" ma è il solo dvd che potessi noleggiare e stai cominciando a pensare come fosse andata la tua vita se avessi potuto vivere almeno gli ultimi tredici anni prima di venire scongelato. Forse lo guardi soltanto perché la Leoni sembra una gran figa e hai una passione per le bionde ultimamente.
    Spegni il televisore anni '80 che il vicino di casa ti ha regalato, forse per ammirazione, forse per pietà, questo non lo sai, e indossi il giaccone di pelle. Esci dal tuo monolocale e ti guardi intorno, il Natale non era così ai tuoi tempi. Ai tuoi tempi c'erano colori spenti e quelle aste di beneficenza, c'erano televisioni color seppia e neve. Poi c'erano i sorrisi allegri e, forse, rivedi un po' del tuo Natale in quelle strade. In quegli anni certo non c'erano televisori a led esposti nelle vetrine come regalo da posizionare sotto l'albero ma la felicità che un dono avrebbe poi portato, oh sì, quella era quasi la stessa. Le luminarie che segnano i contorni degli edifici sembrano una grande ragnatela colorata e Spiderman si diverte a pubblicizzare il Natale, quasi si possa televendere l'amore.
      Attraversi velocemente la strada guardandoti intorno, nessuno sa niente, sembra quasi che la città non sia stata attaccata e ogni cittadino fa finta che niente sia mai successo. Ma tu sai che è successo, e forse è anche per questo che il Natale è diverso, diverso dagli altri che hai festeggiato a Brooklyn.
     Cammini su un marciapiede e tieni lo sguardo basso mentre le persone attraversano in massa la strada e non ti calcolano. Poi un bambino aggrappato alla mano del padre sbatte contro la tua coscia e perde tempo a guardarti. Si ferma e arriccia il naso, e ora anche tu rimani a fissarlo dall'alto, come se raccontassi una storia in terza persona senza provare sensazioni ed emozioni, senza farti coinvolgere. I ricci del bambino sono scompigliati dal vento e la sua pelle è scura e liscia e ti chiedi perché i bambini debbano essere così perfetti.                                      

- Ace - mormora il padre tirandolo a sé. -andiamo. - Il piccolo abbassa il capo e si appoggia alla sua gamba. Stai per allontanarti ma vedi il bimbo spingere il papà verso il muro dell'edificio sul marciapiede dell'incrocio e fermarsi là finché il verde non scatta di nuovo e la gente defluisce.

- Ritorna a proteggere la città, ok? - ti sussurra e tu ci metti un po' per capire che cosa voglia dire.

- Andiamo Ace, zia Mindy ci aspetta. - e il padre lo tira via guardandoti per un attimo. Lo vedi scomparire tra la gente e attraversi la strada, scomparendo anche tu.

Ti siedi sull'unica sedia libera del bar e cominci a sfogliare il menu. Una cameriera si affaccia sul tuo tavolo e impugna il taccuino delle ordinazioni mentre tu non le presti attenzione. Indossa una camicia color pesca e una gonna nera con un grembiule corto a coprirle il bassoventre. Sulla targhetta di riconoscimento c'è il suo nome, è fresco e corto e dubiti di poterlo dimenticare.

- Oggi non disegni? - ti chiede incuriosita cercando di farsi notare.

Ma lei non sa che ieri sei passato quando era fuori servizio e hai dipinto la Statua della Libertà su una decina di tovaglioli.

- Manhattan è così bella. Troppo indeciso? - continua lei. Ridi silenziosamente e abbassi la testa.

- Troppo impegnato. - rispondi secco. La signorina si zittisce.

- Vuoi ordinare? -
Ordini un caffè e ritorni a fissare la città: le sue ferite sembrano essere guarite come quelle sul viso della cameriera, sembra andare tutto per il meglio. Sembra.
La ragazza torna poco dopo con una tazza e la brocca piena della bevanda scura e te la posa sul tavolino accanto al tuo cellulare. La ringrazi e la osservi: sembra bella e lucente ma tu sai che dopo quello che è successo a New York ogni persona non è più la stessa. Sembra felice e forse lo è. Rimane in piedi di fronte a te torturando il libretto delle ordinazioni, non dice niente ed entrambi siete consapevoli del disagio che si sta creando.

- Mi piace il vostro bar. - dici e ti guardi intorno con un sorriso.
La tua affermazione fa spostare velocemente i suoi occhi nei tuoi e il blu dell'oceano si apre sulla sua visuale. Forse vedi una sfumatura rosea sulle sue guance e ti chiedi se così poco può provocare una simile reazione. In realtà ti ha sempre incuriosito il carattere delle donne: ti donano il cuore e ti insegnano ad amare, ti affascinano con il loro carattere misterioso e ti ammaliano.
Peggy sapeva essere donna, lei per te era la donna per eccellenza e ti domandi come sarebbe stata la tua vita al suo fianco.

La bionda versa il caffè nella tazza e sorride non guardandoti. Il liquido scende lento come una lacrima, rumoroso come un lamento e consola come solo esso può fare. Hai sempre saputo che bere non aiuta nella vita, non risolverebbe mai di certo le situazioni e ora ti accorgi di stare perdendo colpi, anche solo per un caffè.
La guardi e pensi che ti manca quel sorriso, uno di donna.

Il sorriso di una donna è l'arma più letale che esista ma allo stesso tempo è il dono più prezioso che si possa fare, il fiore più splendente e meraviglioso che sboccia solo quando si incontra la persona a cui si dona il proprio cuore.

La donna sorride ma tu hai già donato il tuo cuore, o ti è stato donato.
La ragazza se ne va e il caos delle strade si apre intorno a te. Sorseggi la tua bevanda e ritorni ad essere una terza persona. E osservi.
Una ragazza dalla parte opposta della strada imbraccia una moltitudine di buste infiocchettate e affianca un uomo alto e moro che stringe la mano ad una bambina. Anche lei sorride.
Il semaforo si illumina di luce verde e i pedoni marciano come soldati in direzioni opposte, indifferenti l'uno all'altro. La luce cambia colore e il rosso invade i tuoi occhi, un Babbo Natale con il suo completo fiammante trascina il suo sacco rattoppato in alcuni punti e grida un "Oh-oh-oh" rauco tossicchiando.
Al tavolo accanto a te una coppia sta bevendo una tazza di cioccolata calda: il ragazzo toglie le labbra dal bordo e un baffetto scuro gli si disegna sotto il naso. La ragazza lo guarda e sorride divertita. Lui, spaesato, la bacia.

E tu continui a bere il tuo caffè.

Vedi la cameriera prendere ordini e servire portate e al volo le chiedi il conto; non vuoi ritornare a casa ma Manhattan è così bella che desideri vedere ciò che ne è rimasto, ciò che non hai avuto il piacere di ammirare prima.

Il totale arriva e posi il biglietto da un dollaro sopra la tovaglietta di carta e attendi che lo passi a prendere. Lei non si fa aspettare e infila i soldi nel grembiule.
- Mi raccomando, ritorna a salvare le principesse dai mostri, ok? -

Sorridi perché hai capito che lei sa e non dirà niente.

- Te lo prometto, Beth. -

Sorride perché ha capito che tu sai e ripasserai da lì.

- Buon Natale Captain America. -

- Buon Natale. -
Ti alzi dalla tua sedia e ti allontani. Il tuo telefono squilla e rispondi immediatamente: una videochiamata.

L'immagine di Natasha ti appare davanti, netta, schietta, e ti chiedi come riesca a impersonare tanti volti differenti e a ritrovare la sua vera identità in ogni momento.

'E' in gamba.' pensi e aspetti gli ordini.

- Il direttore Fury ti vuole al quartier generale, Steve. -

- Una nuova missione? -

- Qualcosa di più complicato. -

- Pure a Natale? -

- Che cosa vuoi farci? Ordini dall'alto. -

- Non ci sono problemi, - dici e forse ne sei convinto. - Captain America non va in vacanza. -

Lei sorride e ti rapisce con quella sua interpretazione.

Un sorriso di donna.


N.d.a.

E con questa storia auguro delle buone feste a tutti gli abitanti del mondo di EFP, spero che abbiate passato un felice Natale e che passiate anche un allegro Capodanno. 
Auguroni!

Just words, fantasies and fortune
Erika


 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Thiare