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Autore: breosaighead    27/12/2013    4 recensioni
«Zayn, dici che finiremo all’inferno?»
«Non ne ho idea, ma per quanto mi riguarda ora siamo in paradiso.»
Missing moment della fanfiction "Che fai, abbracci il peccato?" da leggere anche separatamente
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Heaven out of hell
 
Una settimana prima era tutto diverso.
Forse perché una settimana prima non era ancora Natale, ma quasi.
Il salottino del collegio, in genere tranquillo, dove dopo un’estenuante giornata si riunivano lei e le sue compagne, era completamente irriconoscibile. Non sembrava per niente quel luogo solito a ospitarla quando voleva leggere e non aveva voglia di starsene in camera a sentire le stramberie della sua coinquilina Amelie – e questo accadeva anche piuttosto spesso –.
In occasione della festività appena giunta, era stato addobbato tutto a dovere e Jasmine aveva anche collaborato con piacere, perché era convinta che il suo Natale sarebbe stato, non eccezionalmente magnifico, ma perlomeno carino.
Sui muri portanti fra una stanza e l’altra avevano appeso gli striscioni con gli “auguri di un felice Natale” che “Cavolo! Sono un figurone!” aveva esclamato Jules elettrizzata. L’albero di vero pino acquistato dalla madre superiora per l’occasione, era stato collocato al centro, in mezzo ai due divani e alle poltrone, e le ragazze del “Queen’s college” si erano divertite un mondo a decorarlo, mischiare le palline oro e rosse con le ghirlande argento e collocare la stella di vetro in cima; quello lo avevano lasciato addirittura fare a lei, Jasmine, con l’aiuto di Zayn, che, se solo avesse potuto e glielo avessero permesso, avrebbe rifiutato.
Alle finestre poi avevano attaccato i loro disegni, dopo aver passato un’intera giornata a disegnare, attività per la quale le lezioni erano state sospese. Una delle stelle più grandi recava anche una dedica “Jasmine, ti odio, ma siccome è Natale non tenterò nessun agguato contro di te, vai tranquilla. Jules”. Un bel gesto, conoscendo il soggetto.
Insomma era tutto abbastanza perfetto, finché, quella mattina del 24 dicembre, una chiamata da parte del padre non le aveva rovinato l’umore.
L’uomo, grande signore d’affari, all’ultimo minuto aveva prenotato un volo per una qualche zona del mondo dove il Natale viene festeggiato in grande stile e aveva deciso di lasciarla in collegio anche per la Notte Santa. Probabilmente era già in viaggio quando aveva deciso di mettersi in contatto con lei “Jasmine, so che ti sei comportata bene e so che ti divertirai comunque” l’aveva liquidata in appena cinque minuti di chiamata interurbana.
Se tutto sembrava andare per il verso giusto fino a qualche minuto prima – non le era dispiaciuto nemmeno il regalo di Amelie! – tutto era crollato in quell’arco di tempo.
Ma Jasmine, tutto sommato, aveva reagito bene. Non era scoppiata a piangere perché “Non è il caso.”, non aveva buttato giù l’albero che avevano trasportato con tanta fatica dentro l’istituto e non aveva inveito, fatto una scenata, contro nessuno. Si era lasciata scappare solamente un “Vaffanculo” detto col cuore, che forse solo Amelie era riuscita a sentire e non ne aveva compreso il significato.
Però Jasmine non sapeva che non solo la sua compagna di stanza era riuscita a cogliere il mutamento del suo umore, infatti questo non era sfuggito nemmeno a Zayn, troppo attento per lasciarsi scappare qualcosa, soprattutto qualcosa che la riguardasse.
«Mine, è successo qualcosa?» si era avvicinato cautamente, tanto che non era nemmeno riuscita a sentirlo arrivare, e le aveva sussurrato all’orecchio, non facendosi vedere da nessuno.
Jasmine odiava quando la chiamava “Mine” perché, cavoli!, la faceva sentire ancora più sua di quanto in realtà già non fosse e ammettesse a se stessa. Ormai lo avevano capito entrambi che si appartenevano e lui prima di lei, così, dopo Gelsomino, aveva preso a soprannominarla in quel modo, con sua somma sorpresa e disappunto.
“Mine” era troppo esplicito.
Nessuno chiama “Mine” qualcuno se non per un chiaro motivo; forse solo le pallavoliste, riferite alla palla, nel mezzo di una partita, per comprendersi tra loro e non rischiare di buttarsi l’una sopra l’altra nel tentativo di prenderla.
“Mine” però le piaceva, ma non glielo avrebbe mai detto perché tanto era sicura che lo avrebbe capito da solo. La faceva sentire un po’ più vicina a lui, come apparentemente non poteva stare. E ogni volta lui la tentava, cielo, se la tentava, nemmeno poteva rendersene conto; come una torta al cioccolato posta al centro di una vetrina di dolci, davanti a un bambino goloso.
Zayn, poi, aveva in sé il gusto del proibito. Tutto ciò che faceva sapeva di proibito.
 
“Ma il proibito è male e perciò è peccato, soprattutto a Natale”
 
«Zayn, smettila e, no, non è successo niente! – si girò di scatto, sentendo ancora il suo fiato caldo sul collo, che le faceva venire la pelle d’oca e il latte alle ginocchia, segno dell’impotenza che aveva il suo corpo alla sua sola vicinanza. Una reazione del tutto prevista e allo stesso tempo odiata – Lasciami in pace»
Poteva sembrare un ordine, ma alle orecchie di Zayn aveva tutt’altro significato. Quella di Jasmine era una richiesta, quasi un invito. Una richiesta di un desiderio mal celato, per sua sfortuna.
Zayn prese ad avvicinarsi sempre di più, erano lontani da occhi indiscreti, dietro la colonna che permetteva l’accesso in giardino e alle cantine e in genere nessuno passava di lì perché quel giardino non piaceva a nessuno, un po’ troppo spoglio e triste, soprattutto in inverno.
Provava il desiderio di baciarla, benché le avesse promesso che non lo avrebbe fatto, a meno che lei non fosse stata d’accordo. Altrimenti non sarebbe stato il bacio che lui voleva, senza il suo consenso.
La lotta interiore con se stesso era dura, da una parte c’era il suo istinto impulsivo, a volte incontrollabile, che Jasmine aveva volutamente risvegliato, e dall’altra parte la ragione, che gli aveva suggerito di stuzzicarla, innocentemente.
«Zayn, no. Amelie potrebbe vederci» cercò di allontanarlo, posando la mano sul suo torace.
Gli piaceva questo suo lato, di come in fondo ci tenesse alla sua amica, che però per puro orgoglio non considerava tale e gli dispiaceva di aver dato a quest’ultima false speranze, costringendo così la sua Mine a mentire e a nascondersi. Non voleva questo per lei.
Avrebbe voluto evitarglielo anche solo per un giorno, un giorno intero, ma stando in collegio, insieme a tutti gli altri, era difficile. Difficile come starle dietro, cercare di farle capire che amarlo non era per nulla sbagliato; difficile come avvicinarsi a lei, spesso e volentieri un campo minato in cui, se solo avesse sbagliato a posizionare i piedi, lo avrebbe mandato a quel paese.
«Posso proporti una cosa, piccola piccola?» le domandò, accennando appena un sorriso.
«No. Ti ho detto di lasciarmi in pace» In realtà, Jasmine, voleva sapere cosa aveva da dirle, un po’ per curiosità e un po’ perché sapeva che sicuramente, qualunque cosa fosse, l’avrebbe fatta sentire meglio.
Le parole di Zayn avevano in qualche modo un potere curativo su di lei. Erano qualcosa di rigenerante. Zayn non era solo il suo peccato, era anche il suo rimedio. Un rimedio che però non poteva avere. Era un rimedio cui non poteva lasciarsi andare. Un antidoto che aveva trovato ma che ogni volta che stava per avvicinarsi, si allontanava di qualche passo, seppur non per sua volontà, ma per colpa di una forza di attrazione contraria e mal funzionante.
Jasmine lo guardò.
Zayn non era affatto troppo per lei, era giusto e forse anche più che giusto. Era il suo pezzo di puzzle mancante, l’unico che senza problemi si sarebbe incastrato alla perfezione fra i suoi spigoli, nemmeno troppo appuntiti; non per lui. Erano stati creati per completarsi.
«Ciao, Zayn.» gli disse infine, distogliendo lo sguardo.
«Aspetta, Mine. Aspetta»
Ma perché lo aveva capito anche lui? Perché?
Non le avrebbe reso le cose più semplici se solo avesse lasciato perdere?
Le aveva afferrato il braccio, delicatamente, ma con una presa ben salda, per trattenerla.
«Dannazione, Zayn! – era stanca e quel Natale non le piaceva. Era stanca e Zayn era troppo da sopportare e tenere a bada. Era stanca e voleva stare solo con lui, ma, dannazione!, c’erano troppe cose a impedirglielo – Io non voglio. Io non ti voglio. Finiamola qui. Adesso, in questo istante, finché siamo in tempo»
Ma forse, di tempo, loro non ne avevano avuto abbastanza ed era trascorso tutto troppo velocemente, che in quella cosa – nell’amore – ci erano ormai dentro fino al collo. E da lì, all’esserne sommersi, non c’era poi così tanta strada da compiere.
Improvvisamente tutto intorno a loro si era fatto silenzio, come se anche l’aria, impicciona, ci tenesse a sentire cosa aveva di così importante da dirle.
Zayn non era bravo con le parole, né con le ragazze, ma le parole e Jasmine erano state create apposta per lui, quindi era tutto più facile.
Inspirò «Non prendiamoci in giro, Jasmine. – un’idea gli era balenata in mente ed era un’ottima idea, che forse avrebbe risolto tutto, anche se solo per poche ore – Ora, io ti farò una domanda e tu mi risponderai sinceramente. – il tono era uno di quelli che non ammettono repliche e la cosa la spaventava. – Se io ti chiedessi…»
«Non ti starai mica dichiarando, vero? Non vorrai mica chiedermi di sposarti, vero?» No, non poteva farlo. Sarebbe stato un pazzo.
Zayn scosse la testa. Jasmine anche in una situazione come quella, in cui qualche minuto prima gli aveva detto che non lo voleva più vedere, riusciva a sorprenderlo con delle uscite del tutto fuori luogo «No, Gelsomino. Stammi a sentire: se noi ci trovassimo in un altro contesto, in cui tu non devi preoccuparti di Amelie e del tuo presunto fidanzato, Harry…»
«Sì, Zayn»
Non aveva fatto in tempo a formulare la domanda che lei gli aveva risposto. E aveva acconsentito. Forse le avrebbe risollevato il Natale, quella sera, a mezzanotte in punto e al dodicesimo rintocco.
 
Jasmine era troppo impulsiva, agiva sempre senza riflettere e si lasciava andare a situazioni scomode, facendosi coinvolgere troppo. Ma poi, se le cose andavano per il verso giusto, era felice.
«Come ci sei riuscito?»
«Ti ho detto che ti avrei portato fuori dal collegio per un giorno e tu mi sei letteralmente saltata addosso»
«Non è andata affatto così. Comunque io intendevo: come hai ottenuto il permesso?»
«Ho confessato la verità»
Jasmine si bloccò di colpo, lì, lungo i sentieri di Hyde Park, vicino alla statua di Peter Pan. La mano che sfuggiva da quella di Zayn e il senso di tradimento nei suoi confronti. Il cuore che aveva preso a martellarle velocemente nel petto. Non riusciva a credere che lo avesse fatto veramente «Come sarebbe a dire?»
«Ho detto a padre Hugo la verità. Che siamo innamorati»
Un altro battito che si perdeva e tutti gli altri che non erano più regolari.
«Ma noi non siamo innamorati, Zayn!»
«E allora cosa siamo, Jasmine? No, davvero spiegamelo perché se non siamo innamorati, allora io non lo so. Spiegami perché per tutto questo tempo mi hai tenuto per mano in quel modo, come se temessi che potrei abbandonarti. Come se non fosse vero che siamo qui. Spiegami il perché di quel “sì” questo pomeriggio. Spiegami cosa siamo»
Jasmine avrebbe voluto ribattere e negare e alzare il tono come Zayn, ma non si può negare qualcosa di vero. Non si può spiegare qualcosa di ovvio o che non si sa. Non si può contestare qualcuno che ha ragione.
E Zayn voleva esserne sicuro perché per una frazione di secondo ne aveva dubitato anche lui. Aveva avuto il bisogno di una conferma, che lei in qualche modo glielo confermasse.
«Jasmine, siamo in un altro contesto. Siamo fuori. Siamo riusciti a scappare dalla nostra trappola. Le nostre rette si sono rivelate non essere parallele e noi siamo riusciti a incontrarci alla curva che le unisce. Oggi è la Vigilia e fra un minuto sarà Natale e quello che succede oggi rimane racchiuso fra queste 24 ore. Possiamo dire che siamo innamorati, senza problemi. Possiamo anche gridarlo»
«Ma padre Hugo non fa parte di questo contesto»
«Di lui non ti devi preoccupare. Ci ha dato anche la sua benedizione. E non lo dirà alla madre Superiora se è questo che temi. – allora Zayn sollevò gli occhi color ambra verso il cielo. In lontananza una campana stava suonando il suo dodicesimo rintocco ed era Natale, era arrivato il suo momento e con esso l’ora dei regali – Ora però stai zitta e non trovare altre scuse»
«Per co-?»
Questa volta fu Zayn a interromperla, mentre le sue labbra si posavano su quelle fresche di lei, che per la prima volta non lo rifiutarono. Che per la prima volta lo ricambiavano, coscienti di ciò che stavano facendo, senza sensi di colpa a tormentarla. E Zayn era felice ché quella notte non sarebbero tornati a casa. Era felice ché il giorno dopo non avrebbe dovuto cercarla, perché Jasmine sarebbe rimasta con lui. Questa volta non sarebbe scappata via.
Questo era il suo regalo per se stesso e per lei, un giorno interno per entrambi. Un giorno di baci desiderati, richiesti, cercati e infine concessi. Un giorno per conoscersi meglio, scoprirsi e concedere a se stessi una possibilità.
Perché spesso non tutti i mali vengono per nuocere e bisogna saperli distinguere.
Jasmine e Zayn non erano né peccatori né peccati, – anche se non avrebbero smesso di considerarsi tali – non durante il giorno di Natale, fuori dal loro contesto abituale.
 
«Zayn, dici che finiremo all’inferno?»
«Non ne ho idea, ma per quanto mi riguarda ora siamo in paradiso»










 
Ehilà gente!
Questa doveva essere una one shot Natalizia, ma a questo punto direi che oltre che a essere Natalizia è anche per Capodanno ahahahahah
Come detto nell'introduzione è un 
missing moment della mia vecchia fanfiction - che cancellerò a breve - "Che fai, abbracci il peccato?", sospesa così senza preavviso nell'account che ho condiviso con una mia amica.
Mi è dispiaciuto farlo, ma non riuscivo proprio a continuarla per una serie di motivi.
Ora, sto prendendo in considerazione l'idea di riprenderla, riscriverla a dire il vero, cambiando e aggiustando le cose che non mi convincevano. Quindi è possibile che torni, dopo che avrò terminato le fanfiction che ho in corso.
Spero che questa os vi sia piaciuta, soprattuto a quelle persone che seguivano la long e che forse sono rimaste deluse quando l'ho interrotta. E' un piccolo gesto di ringraziamento per tutte voi
In particolare vorrei ringrazie 
Ery_yolo che con un messaggio mi ha come dire risvegliato, grazie.
Auguro a tutte un buon anno e spero abbiate trascorso un felice Natale,
un bacio e abbraccio (virtuale),
Bri.
  
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