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Autore: Ofelia di Danimarca    28/12/2013    3 recensioni
Aveva ancora addosso il puzzo insopportabile del ragno.
I rimasugli appiccicosi di ragnatela gli pendevano dai capelli e dalle spalle, e le mani erano ricoperte di lunghi graffi. Ma che importanza aveva? Era vivo.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kili, Tauriel
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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 " May there always be angels to watch over you
To guide you each step of the way

To guard you and keep you safe from all harm "

Sleepsong, Secret Garden





Aveva ancora addosso il puzzo insopportabile del ragno. 

I rimasugli appiccicosi di ragnatela gli pendevano dai capelli e dalle spalle, e le mani erano ricoperte di lunghi graffi. Ma che importanza aveva? Era vivo. Respirava. Non era stato mangiato intero da uno di quegli orribili mostri dalle mille gambe pelose.

- Muoviti, nano! Non abbiamo tutto il giorno!

Alzò gli occhi su chi gli aveva rivolto la parola. Un elfo, naturalmente. Il disprezzo nel tono di voce era inequivocabile.

- Accelera il passo!

Kili obbedì ma solo perché sperava che in questo modo l’elfo lo lasciasse in pace. Era alto, molto alto, magro e con dei capelli di un colore ridicolmente chiaro. La sua veste era verde, e sembrava intonsa.
D’istinto, gli venne da guardare la sua giacca e i calzoni. Erano conciati da fare schifo.

- Kili! Stai bene, fratello?
- Mai stato meglio! Vorrei solo poter fumare un po’ di tabacco e magari sorseggiare del vino… credi che i nostri ospiti ce lo permetterebbero?

Cercò di soffocare una risata non appena vide che l’elfo alto che lo scortava lo stava incenerendo con lo sguardo. Quanto avrebbe voluto ridergli in faccia, nella maniera più sguaiata possibile, come solo i nani sapevano fare!

- Kili, quel ragno ti era addosso! – suo fratello, che camminava proprio dietro di lui nella fila, aveva abbassato il tono di voce - come hai fatto a cavartela?

Per poco Kili non inciampò in una radice nascosta dal fogliame secco che ricopriva il terreno di Bosco Atro., ma si sforzò di mantenere l’equilibrio.
Per nessuna ragione al mondo sarebbe caduto faccia a terra davanti agli elfi!

- Beh… mi hanno dato una mano.

Kili ripensò a quanto gli era appena accaduto. Le schifose zampe di quella creatura infernale che lo avevano afferrato e trascinato, i tentativi di divincolarsi, la rabbia, l’affanno. E la paura. Aveva davvero avuto paura? Ci rifletté per un momento.
Sì, l’aveva avuta.

-Mi hai spaventato , fratello. Quando ho sentito le tue urla nel silenzio…
- E’ finita, Fili. Sto bene. E’ passata.

Il modo in cui suo fratello si preoccupava per lui lo commuoveva ogni volta. Ma in quel momento non aveva voglia di parlare di quello che era appena stato. Non gli andava di raccontare a Fili che si era salvato solo grazie a un elfo. Anzi, a un elfo femmina per l’esattezza.

Una creatura così, non l’aveva mai vista.

Certo, aveva già incontrato degli elfi a Gran Burrone, in una delle tappe precedenti del loro viaggio.  Aveva visto anche degli elfi femmina alla tavola di Re Elrond, e di una aveva persino osservato che le fattezze non erano poi così sgradevoli.
Ma quella che si era ritrovato davanti quel giorno era diversa.

- Credi che Bilbo sia stato mangiato vivo? – di nuovo Fili stava sussurrando – Spero per lui che sia riuscito a fuggire.
- Non lo so – rispose, ma in realtà stava ancora pensando all’elfo.

Era strano. Da un lato avrebbe voluto ringraziarla: in fondo, se non fosse stato per lei, il ragno avrebbe potuto staccargli le gambe a morsi. O peggio, staccargli la testa.
Eppure… il disprezzo con cui gli si era rivolta, l’essersi rifiutata di passargli un pugnale, come se lui fosse un essere incapace o inferiore…

Ma certo, si disse. Lui era un nano, e tutti i nani erano esseri inferiori agli occhi altezzosi ed egoisti degli elfi! Di che si stupiva?

D’un tratto la processione di elfi e nani si bloccò.
Immerso nei suoi pensieri, Kili non si era accorto che le fronde di Bosco Atro erano andate diradandosi per lasciare il posto a un’enorme parete di roccia grigia, cangiante al sole che stava per tramontare.

Alla base della roccia, un alto portale era aperto e alcune guardie lo presidiavano ai lati, reggendo delle maestose torce da cui scaturiva una luce bianca e splendente. Kili dovette ammettere a se stesso che erano magnifiche.

Si udirono delle voci scandire ordini in elfico, e ci fu del movimento alla guida del corteo dei prigionieri. Kili vide un elfo dai capelli ancora più chiari e luminosi degli altri, e vestito in maniera ancora più impeccabile, staccarsi dal gruppo e andare a scambiare delle parole con le guardie del portone.

- Ecco, staranno decidendo se ucciderci subito o gettarci in quelle loro prigioni dannate- disse Gloin, con tono lamentoso.
- Non credo che ci uccideranno –  ribattè Balin, che era proprio dietro a Fili – re Thranduil preferirà rinchiuderci e farci gustare l’umiliazione lentamente,, quanto è vero che siamo nani.

Kili stava per dire la sua quando intravide lunghi capelli rossi spuntare dalla testa del corteo.

Era l’elfo femmina.

Stava in piedi, immobile, una mano sul pugnale appeso alla cintura e lo sguardo fisso su uno dei prigionieri. Probabilmente Thorin. Il suo volto non lasciava trasparire alcuna emozione.

- Muovetevi!

Kili si sentì trascinare un braccio dall’elfo che lo scortava: era giunto il momento di entrare a Reame Boscoso.
 
 


 --------------




 
Kili aveva sentito parlare della magnificenza delle sale di Reame Boscoso. Non dalla sua gente, ovviamente. Nessun nano aveva mai descritto in modo lusinghiero i luoghi abitati dagli elfi, non da quando lui era nato, almeno.

Erano stati gli uomini che aveva incontrato una volta, qualche anno prima in una città vicino alle Montagne Azzurre, a parlargliene. Erano andati in quella città per barattare delle armi con cibo e pelli, e là alcuni abitanti avevano iniziato a parlare di Re Thranduil, della magnifica sala del trono, delle cascate interne alle sale del suo regno. Kili aveva ascoltato con curiosità ma senza troppo entusiasmo.

- Dove ci stanno conducendo? – chiese Ori, con voce preoccupata, dal fondo del corteo.
- Non credo che ti piacerà saperlo – gli rispose Balin a bassa voce.

Li portarono su uno stretto ponte in pietra bianca, costeggiato da due imponenti cascate, e poi da lì attraverso un corridoio che portava ad una lunga scala a chiocciola dai gradini sottili.
Kili guardò in su, pensando che le guardie li avrebbero senza dubbio condotti al cospetto di Re Thranduil.

Sbagliato.

Ad uno ad uno, i suoi compagni vennero afferrati e condotti giù lungo la scala, fino a delle porte sbarrate che si aprivano ognuna su un piccolo buco scavato all’interno della pietra. Le famigerate prigioni di Reame Boscoso!

- Ehi, lasciami stare! Giù le mani!

- Non ci provare nemmeno! Ridammelo!

Le voci adirate dei suoi compagni gli risuonavano nelle orecchie mentre l’elfo che lo aveva scortato in precedenza lo spingeva giù dalle scale.

D’un tratto, sentì che l’elfo gli lasciava il braccio per dedicarsi a perquisire Bofur, in piedi a pochi passi di distanza.

La libertà non durò molto. Alcune parole in elfico annunciarono una nuova presa, ferma e decisa come la precedente anche se meno pesante. Sbuffò dalla rabbia.

- Forza nano, cammina.

Kili si sentì afferrare anche l’altra spalla e condurre verso una cella poco al di sotto di quella dove avevano appena rinchiuso Balin. Era l’elfo femmina, ne aveva riconosciuto la voce.

La vide aprire con un gesto deciso la porta di quel buco di pietra. Era alta, ma meno dellla guardia che lo aveva scortato per il Bosco.

- Che altro vuoi togliermi, eh? – la voce di Fili risuonava potente. Kili notò che lo stavano perquisendo da almeno 2 minuti.

Nel frattempo l’elfo dai capelli rossi gli sciolse il nodo elfico che gli teneva imprigionate le mani da ormai più di un’ora.

- Avanti, entra!

Kili rimase interdetto. Gettò uno sguardo rapido a Fili, che aveva appena finito con la perquisizione. Con la coda dell’occhio vide che anche Oin stava subendo lo stesso trattamento.
Eppure, lei non accennava a muoversi. 
Perché?

Aggrottò la fronte e la guardò dritto negli occhi, proprio come aveva fatto poco prima, quando lei aveva ucciso con una freccia elfica il ragno che lo stava aggredendo.

 - Non mi perquisisci?

Le parole gli uscirono spontanee, facili. Come se stesse parlando con un amico.

- Potrei avere di tutto nei pantaloni.

Come diavolo gli era venuta in mente una battuta del genere in quel momento?  Non sapeva spiegarselo.
Ora mi punterà un’arma addosso, pensò. Anzi no. Forse mi legherà di nuovo i polsi. Gli elfi sono permalosi, lo sapevano tutti.

Lei però non si mosse. Alzò leggermente le sopracciglia e le sue labbra si piegarono un poco ai lati, come in un preludio di sorriso.

- Già, di tutto… o niente!

Kili rimase come frastornato da quella risposta, ma cercò di non darlo a vedere. Non gliel’avrebbe data vinta. Lui aveva cercato di coglierla in fallo usando la sua arma migliore – l’ironia – e lei invece di soccombere lo pungolava a sua volta.
Era sveglia, quell’elfo femmina!

Si ritrovò chiuso dentro la cella, con lei che era rimasta a fissarlo per qualche secondo, da oltre le sbarre. Aveva degli occhi penetranti.

Poi, solo poi, si era allontanata.

Kili l’aveva seguita con lo sguardo, e senza neanche sapere bene come o perché si era ritrovato con un sorriso stampato in faccia.

- Tauriel! – una voce cristallina riempì il silenzio della caverna.

Fu l’unico suono che Kili riuscì a distinguere, perché dopo ci furono alcune parole in elfico impossibili da comprendere. Si sforzò di sbirciare tra le sbarre per vedere chi le aveva pronunciate.
E lo vide.

Eccolo là, quel magro e altezzoso elfo che doveva essere un principe – o qualcosa di simile – era in piedi sulle scale e parlava con l’elfo femmina. Sembrava che la stesse rimproverando, o cose del genere. Aveva lo sguardo di ghiaccio.

Fu una sensazione strana quella che lo colse subito dopo. Come di fastidio, misto a rabbia. Dovuta senza dubbio al fatto che quell’elfo gli risultava insopportabile, si disse. Non poteva che essere così. Eppure…

Sbuffò forte, incapace di mettere ordine nei suoi pensieri.
Si sedette sul freddo pavimento della cella, e proprio mentre infilava una mano nella tasca dei calzoni alla ricerca del suo tesoro colse lo sguardo dell’elfo principe che lo inceneriva con quelle taglienti fessure azzurro pallido.
 



                                                                                             




NOTE: E' da tanto che non scrivo più su Efp, sono un po' arrugginita in effetti, ma non ho potuto fare a meno di scrivere questa fic.
Kili e Tauriel mi hanno completamente conquistato! Li adoro, adoro il modo in cui interagiscono in DOS, e quindi ho pensato di raccontare quanto accade nel film dal POV di Kili. 
Non ho letto il libro di Tolkien (non ancora, ma lo farò) dunque molto probabilmente ci saranno imprecisioni nei nomi, nei luoghi o nelle descrizioni. 
Grazie a Peter Jackson per avermi ispirato ( e per aver inserito Tauriel nella storia, nonostante le critiche).


 
   
 
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