Cast:
Marchese Francesco Casalegno Van Necker: Francesco Testi
Conte Fabrizio Ristori: Ludovico Fremont
Contessa Elena Sturani: Daniela Fazzolari
Marchesa Elisa Casalegno Van Necker: Cristiana Capotondi
Principessa Marianna Grifeo di Partanna: Serena Autieri
Granduca Carlo Isastia: Remo Girone
1824.
Venticinque anni dopo.
Giardino
di Rivombrosa. Due uomini in tenuta da scherma, si affrontano con
la spada, i colpi di lame che si scontrano risuonano
nell’aria.
“Tanto
vinco io, come al solito”
“Eh
no, io stavolta non voglio cedere”
“Vuoi
darmi filo da torcere, lo sai che sono un osso duro”
“Con
la spada perché con le donne sono più bravo io di
sicuro”
“Touchè.
Lo vedi perché ti batto sempre perché tu ti
distrai a pensare alle
gonne”
“Ragazzi,
ragazzi” da lontano si udì la voce di una donna di
una certa età,
che attraversando il giardino arrivò da loro
“E’ arrivata una lettera di Elisa”
disse lei affaticata.
“Mamma
quante volte ti ho detto che devi riposare, non voglio che ti
stanchi così tanto, potevi mandarci a chiamare da Adele o da
qualche altra
domestica”
“Ah,
sciocchezze”
“Zia
Agnese guarda che Francesco ha ragione, ultimamente la tua salute fa i
capricci e sai quanto stiamo in pena per te”
“Fabrizio
sei sempre molto caro, ma io sto bene, le sofferenze che pesano
sono quelle dell’animo, non del corpo” il suo volto
si incupì.
Francesco
intuì la tristezza della madre e cercò di
distrarla “Allora
mamma, cosa dice la mia sorellina?”
“Ormai
anche lei sta crescendo, sta diventando una donna lo sento da quello
che mi scrive, dal modo in cui si racconta”
“Ancora
alle prese con quadri, mostre e pittura?” chiese
disinteressato
Fabrizio.
“Quella
è la sua passione e tu da buon Ristori, sai bene, che noi
seguiamo
sempre le nostre passioni fino in fondo” rispose la marchesa
Casalegno.
“Ancora
non dice quando pensa di tornare? Parigi è bella,
affascinante, ma
prima o poi dovrà tornare a casa sua”
esclamò Francesco.
“Sono
sicura che sceglierà la sua strada al momento che
sentirà più giusto”
concluse Agnese, congedandosi da suo figlio e suo nipote.
Palazzo
Sturani.
“Papà
cosa stai facendo?”
“Alessandro,
ma cosa ti ha fatto di male quell’orologio?” chiese
Costanza a
breve distanza da sua figlia.
“Volevo
aggiustare una lancetta, ma l’ho smontato ed ora non sono
più
capace di rimontarlo” affermò un po’
sconsolato il conte.
“Come
al solito caro, vuol dire che ne compreremo un altro” lo
rasserenò la
moglie.
“Già,
piuttosto posso sapere come mai il mio studio ha l’onore di
ospitare
queste due bellissime nobildonne?” disse cominciando a
scrutare la moglie ed
Elena per cercare una risposta.
“Non
guardare me, rivolgiti a tua figlia, che non vedeva l’ora di
comunicarti la sua brillante idea”
“Dimmi pure cara”
“Papà
non puoi dirmi di no, voglio dare una festa a Palazzo, tra pochi
giorni sarà primavera, le giornate saranno più
tiepide, luminose e poi
cresceranno tanti fiori ed io voglio invitare persone e
festeggiare”
Alessandro
cercò lo sguardo di sua moglie per intuire cosa ne pensasse
lei,
ma Costanza scrollò leggermente le spalle “Mah
tesoro, come mai questa idea?”
“Per
dare un po’ di movimento a Rivombrosa, qui è
sempre tutto così uguale,
così monotono, almeno una festa porterà un
po’ di allegria e poi alle feste si
fanno gli incontri più interessanti” disse con un
velo di malizia.
“Va
bene va bene, faremo questa festa” disse in segno di resa
Alessandro.
“Grazie…
grazie… grazie” lo baciò la figlia
“Mamma ora devi venire con me,
dobbiamo pensare a tutto e soprattutto agli invitati, agli
addobbi” e di fretta
lasciarono lo studio.
Elena
Sturani era una ragazza di circa 26 anni, bella, affascinante e con
un bel carattere, allegra e spensierata in alcuni tratti traspariva
ancora un
po’ di infantilità, ma altre volte dimostrava
anche grande maturità.
Unicogenita figlia dei conti Sturani, era stata da sempre molto amata e
viziata
dai genitori e dai suoi nonni finchè erano stati in vita.
Cercava l’amore da un
po’ ed il suo cuore sembrava tradire un sussulto per un
nobile della zona.
Agnese
era nella sua stanza, tra le mani, un crocifisso, era assorta nelle
sue preghiere, nei suoi pensieri “Mamma” una breve
pausa “mamma”
“Francesco,
dimmi?”
“Pensavi
a papà, vero?” chiese con tristezza lui.
“Mi
manca tanto, ogni giorno è un peso enorme sopportare la sua
assenza, se
non ci foste voi e questa casa, la mia casa, credo che quel giorno a
Venezia,
mi sarei gettata anche io tra le fiamme”
“Mamma non dire così, ti prego, lo sai che non lo
sopporto, anche a me manca
tanto, tra pochi giorni saranno 4 anni, sembra passata
un’eternità, quello che
mi consola e che la sua morte non è stata vana e che
è riuscito a salvare quei
bambini intrappolati nell’istituto”
“Francesco
tuo padre, era un uomo di coraggio, di valore, di sani principi,
è sempre stato un eroe nell’animo ed è
morto eroicamente per difendere gli
altri, i più deboli, come aveva fatto da giovane per le
nostre terre”
“Io
spero solo di poter essere alla sua altezza per Rivombrosa, per
prendermi cura di te e di Elisa”
“Sei
un bravo figlio Francesco ed io e tuo padre siamo sempre stati
orgogliosi di voi, nei vostri sbagli e nel vostro valore”
Il
marchese abbracciò sua madre. Poi qualcuno bussò
alla porta della camera
di Agnese.
"Chi
è?” chiese lei ricomponendosi.
“Zia,
Francesco, sono Fabrizio” disse una voce da fuori la porta.
“Entra
pure” acconsentì Francesco.
“Scusatemi
ma Adele mi ha detto che eravate qui e volevo darti questa
zia”
disse porgendole una busta.
“Sai
cos’è?” chiese Francesco.
Il
conte accennò un no.
“Si
tratta di un invito ad una festa, sono i conti Sturani che nella
persona della figlia Elena ci invitano a partecipare ad una festa per
la
primavera”
“Chissà
perché mi sembra una cosa stupida”
commentò Francesco.
“Le
feste non sono mai stupide” osservò, invece,
Fabrizio.
“Ma
certo pensa a quante nobildonne a cui rubare il cuore con le tue arti
di corteggiatore, a me non piace fare quattro moine a destra e a manca,
senza
offesa personale, cugino”
“Non
c’è offesa, lo so bene come sei fatto e di certo
non mi spiego come
mai un nobile bello e impossibile come te, non trovi gusto a divertirsi
un po’
con le donne che gli cadono ai piedi praticamente”
“E
forse questo il punto il giorno che troverò quella giusta,
sarò io a
cadere ai suoi piedi”
“Ragazzi
prima che ad esser offesa sia una vecchia signora rappresentante
della schiera di donne che non sono trofei da mostrare agli altri,
volevo
informarvi che la contessina Elena precisa il grande piacere che
avrebbe se il
conte Fabrizio Ristori ed il marchese Francesco Casalegno
partecipassero
all’evento”
Il
marchese sbruffò.
“Dai
che ti eleggo mio accompagnatore ufficiale, non vorrai mica farmi
andare da sola?” lo spronò Agnese
“Eh,
va bene, ma ora se vuoi scusarci mamma, voglio concedere una rivincita
a qualcuno” disse guardando il cugino “Andiamo in
giardino prima che cali il
buio"
Arrivò
il giorno della festa a Palazzo Sturani, i saloni addobbati con
fiori e frutta, le tavole imbandite e la nuova nobiltà
piemontese che si
confrontava con i problemi del tempo, il dopo napoleone, la
restaurazione
avevano lasciato malcontento generale, i nobili e molti re erano stati
rimessi
a loro posto dal congresso di Vienna, ma i privilegi dei pochi non
potevano più
essere accettati dal popolo, che segretamente si incontrava e si
organizzava
per rivendicare più libertà.
Agnese
e Francesco fecero il loro ingresso nella sala, le giovani
nobildonne, non poterono trattenersi dall’ammirare il
marchese, i suoi occhi
azzurro cielo risplendevano in mezzo alle luci delle candele.
“Mamma
ma sai che io non la ricordo nemmeno molto bene questa Elena”
affermò sottovoce all’orecchio della madre.
“E’
quella ragazza, in fondo, alla sala. Si sta avvicinando con la
madre”
chiuse lei.
“Cara
Agnese sono molto lieta di darvi il benvenuto a questa festa”
li
accolse Costanza.
“Grazie
a voi dell’invito, contessa” rispose Francesco.
“Non
so se vi ricordate, lei è mia figlia Elena, è
tornata da Londra un
anno fa e ha avuto l’idea di organizzare questa festa, per
riprendere i
contatti con i vecchi amici”
Elena
sembrava essere su un altro pianeta, lo sguardo intenso ed incantato
che rivolse a Francesco non era passato inosservato a sua madre e alla
marchesa.
Anche
Francesco rimase molto colpito “Non vi ricordavo
così bella” disse
sbilanciandosi in un complimento.
“Costanza avrei piacere di salutare Alessandro, ma non lo
vedo” cercò una scusa
per allontanarsi Agnese.
Il
marchese e la contessina restarono soli e scoprirono subito una bella
sintonia tra loro.
Ma
mentre passeggiavano in giardino, sentendosi da soli, in mezzo a tanta
gente, vennero interrotti.
“Ah, ecco dove vi eravate cacciati” li sorprese
Fabrizio.
“Conte
Ristori” accennò un saluto Elena.
“Contessa
la primavera risplende su di voi e nella vostra bellezza” le
baciò la mano Fabrizio.
“Siete
molto galante conte, come sempre” arrossì lei.
“Voi
non sapete quanto ho apprezzato la vostra idea di dare una festa, non
sono mica come mio cugino che ritiene schiocche certe
occasioni”
Francesco
lo fulminò con uno sguardo.
Elena
rimase molto male a quella rivelazione di Fabrizio “Mi
dispiace
marchese se non avete gradito, adesso se volete scusarmi, mi dedico ad
altri
ospiti, forse apprezzeranno di più il mio
ricevimento” se ne andò senza
lasciargli neanche il tempo di ribattere.
Fabrizio
la rincorse scusandosi di essere stato inopportuno, mentre il
cugino infastidito dalla piega che aveva preso la situazione decise di
congedarsi, si scusò con la madre e gli Sturani e
abbandonò la festa.