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Autore: Dave1994    28/12/2013    3 recensioni
Anni dopo,la morte è l'unico velo che li separa. Quasi una barzelletta,parlando di quelli che sono per metà due demoni immortali.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dante, Vergil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'uomo dal lungo impermeabile rosso socchiuse gli occhi, godendosi quell'atmosfera resa sacra dall'intimità del luogo, e si lasciò cullare brevemente dalla brezza leggera che ora soffiava su tutta la valle, solleticando quasi i rami dei pini e le foglie caduche vittime di un autunno prematuro. Uno specchio d'acqua limpida poco distante rifletteva il sole pallido nel cielo, pronto a prendersi un periodo di riposo di lì a qualche mese ancora: Dante ripensò alla magnifica visione di quel luogo coperto dalla neve, immerso in una pesante coltre bianca, in attesa di risvegliarsi al massimo del suo fulgore in primavera adornato di verdi sfavillanti e fiori vanitosi...

- Sembra che te la stia godendo qui, fratello. -

L'acchiappademoni posò lo sguardo sull'effige dinnanzi a lui, piccola e dall'aspetto compatto. Solo una manciata di lettere e qualche numero interrompevano la continuità della superficie marmorea, ma Dante non ci fece a caso. Conosceva quelle date e quelle parole a memoria oramai, dopo anni che si recava in visita alla tomba di suo fratello.

Una nutrita schiera di girasoli, tulipani, cinabri e crisantemi sembrò osservarlo quasi pigramente dal fianco destro della lapide, dove pareva aver preso vita un intero orto botanico. Dante imbracciò la spada e ne conficcò la punta nel morbido terreno accanto a quello spettacolo di floricoltura, smuovendo un po' di terriccio fino a creare una piccola conca. Poi, estrasse un giglio all'apparenza un po' sgualcito dal cappotto e lo depositò nella sua nuova culla, versandoci sopra dell'acqua da una borraccia e richiudendola con cura.

- Te ne ho portato un altro, sono sicuro che ti piacerà. Guarda come sono bianchi i suoi petali... -

Si interruppe e all'improvviso sbuffò ridendo sotto i baffi.

- Come sono diventato sentimentale. Chi l'avrebbe mai detto? -

Non ottenne nessuna risposta, naturalmente. Dante tacque e all'improvviso si sentì solo, in quella distesa verde e sconfinata, quasi un autentico paradiso in terra.

- Certo che è proprio un gran fregatura – bofonchiò, assorto nella contemplazione di tutto ciò che lo circondava – a che serve essere immortali, se poi muori davvero? -

Qualcosa dentro di lui si incrinò pericolosamente. Avrebbe voluto lasciarsi andare, sbraitando addosso a quella lapide tutto ciò che aveva nel cuore da anni, fin dal giorno in cui suo fratello era partito lasciandolo solo e perduto.

A cosa sarebbe servito, però?

- Dicevi che il potere controlla ogni cosa, e che io non avevo nemmeno quello sufficiente per proteggere me stesso – sussurrò, stringendo i pugni con forza – eppure guardaci, Vergil. Tu sei morto e sepolto senza vita qui, davanti ai miei piedi, ed io vivo. Io, il debole, l'illuso. -

- A cosa ti ha portato la tua ricerca?! - ruggì, senza più riuscire a trattenersi. Dopo tutti quegli anni che veniva lì a rendere omaggio, ancora una volta non riusciva a trattenersi.

Dopotutto, era pur sempre per metà un essere umano.

Dante non ottenne nessuna risposta e si voltò, incamminandosi verso casa.

- Solo alla morte, Vergil. E forse, è ciò che hai sempre voluto. - sussurrò un'ultima volta, sospirando. Si girò verso la lapide, come attendendo una replica da parte di suo fratello, e non l'ebbe.

Si allontanò a passo tardo e lento, mentre cinabri, crisantemi, tulipani, girasoli e un giglio che pareva essersi ringalluzzito di colpo diedero l'impressione di voltare i loro petali nella sua direzione.

Un osservatore attento avrebbe giurato che le loro corolle seguivano con infallibile precisione i passi dell'uomo in lontananza, quasi con il rimorso di una domanda lasciata senza alcuna risposta.

  
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