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Autore: xtomlindad    28/12/2013    4 recensioni
I medici, non avevano ancora ben capito quante persone ‘convivessero’ all’ interno del corpo di Harry Styles, questo era il suo nome, ma erano sicuri che non fosse frutto solo di cose terrene; la maggior parte delle volte, lo si trovava in stato comatoso, oppure in stato euforico, od altre in stato di puri attacchi di istinti omicidi.
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[Larry]/[Louis!Doctor]/[Harry!mad]
Se non vi piace il genere non entrate.
Siete pregati di non plagiare, grazie
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Schizoprhenia
 

I problemi che affliggevano il paziente della sala otto, si facevano sempre più persistenti.
Era stato etichettato come persona afflitta da gravi disturbi mentali, quali: depressione e schizofrenia. Molte tipologie di schizofrenia risultano al mondo, ma quella che occupava la mente del ragazzo della stanza otto era lo sdoppiamento della personalità.
I medici, non avevano ancora ben capito quante persone ‘convivessero’ all’ interno del corpo di Harry Styles, questo era il suo nome, ma erano sicuri che non fosse frutto solo di cose terrene; la maggior parte delle volte, lo si trovava in stato comatoso, oppure in stato euforico, od altre in stato di puri attacchi di istinti omicidi.
Harry Styles era un ragazzo abbastanza giovane, quanto non si sapeva, alto, e con una folta chioma. Era stato trovato sul ciglio del bosco da un poliziotto che stava pattugliando quella zona, molto probabilmente, viste le sue condizioni di salute, aveva girovagato per il bosco per chissà quante ore.
Era molto sporco, con ancora qualche foglia incastrata tra i capelli, quando lo trasportarono sino all’ ospedale per accertamenti, e lì si accorsero che Harry Styles aveva perso il senno: un enorme morso sul braccio di un’ infermiera evidenziava il fatto.
Durante la notte, nell’ ospedale psichiatrico più famoso dell’ Inghilterra, si potevano udire lamenti. Non lamenti umani, lamenti animali di cui anche gli altri pazienti avevano paura. Facevano accapponare la pelle, e tutti sapevano da quale camera provenisse: la otto.
La camera otto, era la camera vetrata di sicurezza, quella in cui vi erano rinchiusi i degenti più gravi e pericolosi –per gli altri, e per se stessi-.  Era una camera vuota, spoglia, bianca e priva di qualsiasi cosa potesse nuocere alla salute dell’ ospite; solo un materasso buttato a terra ed un cuscino con coperta presenziavano all’ interno.
La vita di Harry Styles non era mai interessata a nessuno -non agli altri malati, non ai dottori, non agli infermieri, che soprattutto avevano paura di lui- ma un giorno prese una svolta.
All’ appello del nuovo personale rispondeva sotto ‘infermiere con laurea triennale’ un certo Louis Tomlinson, un pivello ecco.
Era stato assunto tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, per quattro ore al giorno, per una paga mensile di 800£, che a lui bastavano poiché abitava da solo in un monolocale di periferia. L’ aveva scelto perché l’ affitto, comprensivo di spese, era basso e si aggirava sulle 300£.
Le loro due vite si incrociarono una notte, in cui il turno del giovane infermiere venne spostato dall’ una alle cinque di notte.
Solitamente, il degente Styles rimaneva nella camera imbottita –quella senza finestre ed imbottita sia su pareti che pavimenti, in cui venivano rinchiusi i malati di mente da punire- durante il turno di Tomlinson, ma quel giorno si videro per la prima volta.
Erano all’ incirca le tre di notte, e il nuovo infermiere si stava dirigendo al secondo piano per un caffè, quando sentii dei lamenti sinistri.
Sembravano feroci, minacciosi, docili, e bisognosi di aiuto allo stesso tempo, e spinsero Louis ad avvicinarsi nella loro direzione.
La corsia era in parte illuminata, mentre le camere erano tutte oscurate.
La stanza otto, aveva il vetro che ovattava la voce, da cui proveniva un flebile “Aiuto, ti prego” ed il ragazzo girò di intravedere due paia di occhi verdi al di là dello spesso strato di vetro, ma appena cercò di avvicinarvisi, una faccia si scontrò contro di esso, accompagnato da un tonfo sordo. Sul viso di Styles regnava un ghigno sadico, e dopo aver appoggiato le mani sul vetro, tirò qualche testata contro urlando come nessuno aveva mai fatto.
Tomlinson fece un balzo all’ indietro, colto dallo spavento, eppure qualcosa in quegli occhi lo convinse ad abbandonare l’ idea di una caffè e di convincersi ad entrare in quella stanza.
Si avvicinò alla porta bianca, che poteva essere aperta solo da fuori, ed in pochi secondo venne inghiottito dal buio.
 

  
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