Molti anni dopo, Jess tornò lì, nella sua vecchia casa, con la sua famiglia.
Le sorelle si erano tutte sposate e i genitori li avevano ormai lasciati, così la casa rimase a Jess che si trasferì con la moglie e i tre figli, due maschi e una femminuccia.
La bambina, Leslie, era la più piccola e aveva circa dieci anni, così la sera del suo undicesimo compleanno, il padre la riportò a quel vecchio ponte e l’accompagno fino alla parte opposta del fiume.
L’accompagnò attraverso il bosco fino al vecchio e arrugginito camioncino. Giunsero al castello proprio mentre la bambina si lamentava dei piccoli piedini dolenti.
Leslie guardò quel castello e subito desiderò salirci, il padre l’accompagnò, ma era ormai troppo grande e doveva piegarsi per poterci stare.
La bambina osservò i disegni sbiaditi e i fogli malconci e lesse con quella sua flebile vocina i nomi scritti in fondo.
-Papà, l’hai fatto tu questo disegno? C’è scritto il tuo nome, e c’è anche il mio!- esclamò la bimba entusiasta.
-Si, piccolina, l’ho fatto io quel disegno, avevo la tua età, sai? E Leslie era una mia cara amica. Sai, questo era il nostro castello, io ero il re e lei la regina. Poi però, l’hanno chiamata da lontano e le è dovuta partire e con una barca ha disceso il fiume, da quando se n’è andata, non l’ho mai più rivista.-
-Ma papà, questo non è un castello, è solo una casa sull’albero!-
Jess si chinò ancor di più fino a raggiungere l’orecchio della figlia e le sussurrò piano –Chiudi gli occhi ma tieni la mente bene aperta, e allora riuscirai a vedere-
-Vedere cosa papà?-
-Ma è ovvio, riuscirai a vedere… Terabithia!-