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Autore: _f r a n c y_    28/12/2013    4 recensioni
Al momento non ci sarà un "Oltre la neve-parte II". Vorrei provare a trasformare questa fanfic in un'originale e per farlo dovrò mettere tutto in discussione, dal primo capitolo. Grazie a chiunque mi abbia seguito fino a qui. Spero di ritrovarvi in un futuro non troppo lontano.
*Riassunti della storia all'inizio dei capp. 18 e 37*
Un'amazzone residente nelle Terre del Nord ed un ninja proveniente dalla Terra del Fuoco. Due mondi distanti e diversi che si scontrano inaspettatamente. Due persone che non si cercavano, ma che iniziano a rincorrersi, finendo per divenire indispensabili l'una per l'altra.
Il suo odore era diverso. Depurato dalle fragranze dell'incendio, della fuga, dei pasti divorati davanti ad un fuoco mai abbastanza caldo, delle notti mute trascorse al buio con nient'altro che il respiro dell'altra a colmare ogni timore.
Neji emanava un odore nuovo per Tenten, eppure quello, proprio quello, era il suo autentico. Aveva familiarizzato con Neji Hyuuga in circostanze straordinarie; soltanto adesso lo vedeva nel suo ambiente. Un ambiente a cui lei non era mai appartenuta.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanabi Hyuuga, Neji Hyuuga, Nuovo Personaggio, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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2/05/2014: Ho apportato leggere modifiche a questo capitolo. Niente panico: la storia non è cambiata.
Primo, Tenten non è la sola ad avere difficoltà a non odiare gli Uomini. Sarebbe poco realistico, avendo alcune delle Amazzoni subìto esperienze forti. Secondo, ho posticipato parte del dialogo tra Tenten e Sango, per non sovraccaricare questo capitolo iniziale con troppe tensioni.
Appunto, però, la storia della fanfic non è cambiata, quindi non preoccupatevi :)




Questa fanfic è dedicata a Samidare, che
nell'inverno del 2012 aveva indetto il contest
al quale avrebbe dovuto partecipare.
Anche se forse il prodotto finale non
sarà all'altezza delle sue aspettative,
unicamente a lei devo l'ispirazione
per averla scritta.
Grazie.




PARTE PRIMA


Rubini sulla neve




Due erano le cose che Tenten amava oltre ogni misura: la neve e la vita da Amazzone.
Da ormai sette anni abitava con le sue Sorelle nelle Terre del Nord, ricoperte dalla nivea coltre per tre quarti dell'anno. Per l'avventuriero inesperto era un disagio potenzialmente fatale: la neve sapeva essere accecante come il sole, sapeva annullare ogni punto di riferimento amalgamando il paesaggio sotto di sé, sapeva nascondere crepacci mortali. A coloro che la conoscevano da tempo, però, la neve sapeva sempre sussurrare i propri segreti.
Quella mattina di novembre, Tenten stava investendo il proprio giorno di riposo dagli impegni della locanda passeggiando attraverso la ricca foresta secolare. Le bianche cime degli alberi svettavano verso l'alto, sfumando nel cielo di latte. 
All'improvviso, la candida compagna le gridò, assordante. Ai piedi di un abete, tre macchie di sangue, piccole ma brillanti. Come esili papaveri al centro di un immenso campo di cotone.
Tenten non percepì alcuna minaccia: a chiunque appartenesse quel sangue, doveva essere privo di sensi, se non già morto.
Sollevò lo sguardo verso i rami sovrastanti, ma non vide nient'altro che la volta pallida affacciarsi tra di essi. Poi la neve le sussurrò un altro dettaglio: a pochi metri da lei, un'area generosa della distesa strideva con il paesaggio circostante. Non si trattava di un contrasto oggettivo o lampante: fu più che altro una sensazione a guidare Tenten.
Iniziò a scavare lentamente, incuriosita. Circolavano piccole bande di malviventi nella valle, ma solitamente i cadaveri dei viandanti derubati venivano gettati in un crepaccio. Gli autori inesperti di questo occultamento non dovevano essere abitanti delle Terre del Nord.
Fu nuovamente del sangue a guidarla: rivoli cremisi disegnavano le nocche e le dita di una mano, permettendo di distinguere l'incarnato diafano dalla neve. Presto anche il volto della vittima riemerse, una cascata di capelli d'ebano a coprirlo, quasi un lenzuolo funebre. Pareva uno spettro.
Tenten scostò la chioma gelida. Appena il tempo di avvertire un debole respiro sulle dita ed un brivido le squarciò la schiena. Non era uno spettro. Era molto peggio: era un Uomo.
D'un tratto altre urla riecheggiarono nella sua testa. Diverse dalle precedenti, provenivano da un luogo molto più lontano. Tenten era sola con un uomo, in una fitta foresta, la guardia bassa. Era una trappola, un complice si celava tra gli alberi. Doveva andarsene, doveva raggiungere il centro della prateria.
Un attimo dopo, Tenten realizzò di aver ripreso a camminare a passo sostenuto, la buca rimasta alle sue spalle. La mano attorcigliata intorno al rotolo per le evocazioni delle armi.
Il vento freddo la schiaffeggiò e le tolse il fiato, riportandola al presente. Non c'era nessun altro oltre a lei, la sua impulsiva suggestione e quell'essere.
Quell'essere... Lo avrebbe lasciato agonizzare, certamente. Non avrebbe mai salvato la vita ad un uomo.
Il mondo sarebbe stato ripulito dalla sua inutile e velenosa esistenza.
Il paesaggio, tuttavia, sembrava avere altri progetti per Tenten e ricominciò il proprio mormorio, silenzioso ma incessante. Le mostrò rami spezzati, imperfezioni del manto innevato e graffi sulle cortecce degli alberi. Non più di un'ora prima in quello stesso punto c'era stato un combattimento tra ninja.
Tenten si fermò e rientrò in possesso del suo consueto realismo. Presto o tardi qualcuna delle Sorelle avrebbe forse rinvenuto quel corpo e avrebbe dedotto che anche Tenten doveva esservisi imbattuta, nel corso della sua passeggiata.
Doveva prenderlo con sé, altrimenti la sua debolezza sarebbe stata sotto gli occhi di tutte. La Madre insegnava alle Amazzoni a non odiare il Nemico, poiché quello era un sentimento in grado di distruggere sia chi lo riceveva sia chi lo coltivava. Le Amazzoni dovevano imparare a diffidare del Nemico e ad esserne indipendenti. Poche di loro ne erano effettivamente in grado. Soprattutto per le Sorelle maggiori, di cui Tenten faceva parte, era arduo lasciarsi alle spalle l'amarezza delle esperienze subìte. 
Per Tenten, in particolare, avrebbe significato tradire la memoria di una carissima amica.
Al contempo, tuttavia, essere un'Amazzone a pieno titolo era ciò cui aspirava maggiormente, ciò cui aveva deciso di votare il resto della sua vita. Aveva inoltre un enorme debito di riconoscenza nei confronti di chi le aveva dato una nuova vita, quando il resto del mondo l'aveva ripudiata.
Tenten si abbandonò ad un profondo sospiro, che trascinò via con sé ogni tensione. Tornò accanto al ninja. I finissimi capelli di pece, i lineamenti sottili e taglienti, l'incarnato cinereo imbrattato dagli schizzi sanguigni. Era aggrappato alla vita con un solo, lacero, filo.
D'istinto, Tenten accarezzò nuovamente il rotolo.
No, lo avrebbe portato con sé alla baita, perché fosse curato dalle sue Sorelle più abili. Non le importava salvargli la vita. Anzi, sperava che sarebbe perito, nonostante le medicazioni. Lo avrebbe fatto per se stessa e per la Madre, per vedere i suoi occhi di ametista accendersi di orgoglio. Era il massimo gesto di generosità che avrebbe mai potuto rivolgere ad un Uomo, le sarebbe costato moltissimo: la Madre lo avrebbe apprezzato e, forse, lo avrebbe ritenuto più che sufficiente, almeno per il momento. 
Tenten rimase a lungo a fissare il grottesco ed affascinante sposalizio fra i tre colori puri sul viso del ninja. Decisamente, non riusciva a non provare piacere all'idea che un Uomo si stesse inesorabilmente dissanguando.



La Madre era colei che occupava la posizione più elevata all'interno delle Amazzoni. Una donna ormai sulla sessantina che gestiva la locanda con cui si guadagnavano da vivere, insegnava l'arte del combattimento alle nuove venute e, trent'anni prima, aveva scelto per la sua comunità di sole donne quella località sperduta tra le cime innevate, ove nessun fastidio proveniente dal mondo esterno avrebbe potuto raggiungerle.
La Madre agiva e deliberava all'insegna del bene delle Amazzoni. Le sue decisioni erano sempre giuste e necessarie.
Quando Tenten guardava alla Madre, vi vedeva tutto ciò che aspirava a diventare: saggia, integerrima e solida come una roccia.
Una volta tornata dal colloquio con lei, tuttavia, dovette trattenersi dallo sbattere la porta della propria stanza. Salvare la creatura non sarebbe stato sufficiente, le aveva detto la Madre. Per quanto ammirata dall'inaspettata intraprendenza di Tenten, non le aveva permesso di affidare il moribondo alle cure di una Sorella più esperta.
 - La tua prova non starà nel singolo e breve atto di un momento. - aveva deliberato, - Dovrai salvare quest'uomo con tutta te stessa, giorno dopo giorno. La sua vita è una fiamma affievolita, ma non ancora perduta. Lo accudirai personalmente, nella tua stanza. Non avrai paura che un moribondo possa sopraffarti fisicamente? - aveva aggiunto provocatoria, sapendo come incoraggiarla.
Tenten guardò il ninja, disteso sopra un futon accanto al suo letto. Avrebbe dovuto coricarsi per giorni a meno di un metro di distanza da un uomo, all'interno di quell'alloggio austero che mai le era sembrato tanto angusto. Un letto, un armadio ed una specchiera in uno spazio appena sufficiente per una persona. Ora, per raggiungere uno qualsiasi dei componenti d'arredo o la porta, Tenten avrebbe dovuto scavalcare il futon, come fosse una voragine al centro esatto della stanza.
Non sarebbe più stato un'oasi agognata dopo una giornata di duro lavoro, affidabile retroscena in cui spogliarsi delle maschere indossate in pubblico. Bensì antro nel quale la foresta di sette anni prima avrebbe insidiato le sue radici.
 - Puoi fissarlo quanto vuoi, ma sai bene che non sparirà. -
I capelli di fuoco raccolti in una treccia voluminosa e gli occhi di smeraldo, Sango si richiuse delicatamente la porta alle spalle. Senza esitazione alcuna, Tenten l'avrebbe definita come la Sorella cui era più legata. Per la quale, malgrado l'assenza di un legame di sangue, quella maiuscola non era necessaria.
 - Sono orgogliosa di te, Tenten. Sei finalmente pronta a lasciarti l'odio alle spalle. -
 - Vorrei che morisse. Qui e adesso. -
 - Tutto sommato, credo ricaccerò indietro il mio orgoglio. -
Sango si accomodò sul bordo del letto e osservò Tenten medicare l'uomo con gesti stizzosi.
 - La sua pelle sembra porcellana. - mormorò assorta, - Eppure i capelli sono del colore della notte. E' un contrasto che gli conferisce un'aria nobile e insieme... malinconica. -
 - Non riuscirai a farmelo piacere.  - puntualizzò secca Tenten.
Sango accennò una risata: - Dai, ammetti almeno che è tra gli uomini più giovani che questa locanda abbia mai visto! Deve avere all'incirca la tua età. I pellegrini e gli esploratori che si avventurano fin qui sono sempre così attempati... A proposito, sai da dove venga? -
 - No, affatto. Chiunque l'abbia sconfitto ha portato con sé documenti e attrezzatura ninja. Hanno anche cercato di nascondere le tracce del combattimento, ma in questo sono stati meno efficaci. -
 - Quindi non sono di queste terre. E quello cos'è? - chiese Sango all'improvviso, sporgendosi verso il giovane.
Dopo aver pulito la ferita più grave, riportata alla spalla, Tenten aveva sfilato delle bende che il ninja portava intorno alla testa, rivelando un tatuaggio stinto sulla fronte: un sigillo.
 - Ci sono delle piccole ustioni, è stato attivato da poco. - commentò la rossa, - Che pratica barbara. Deve essere stato un dolore lancinante. -
Tenten sbuffò rumorosamente: - E' un Uomo, Sango. -
 - E' un essere umano, Tenten. - replicò l'altra, gli occhi affilati come lame.
Tenten si alzò stizzita e andò verso l'armadio per cercare un lenimento contro le bruciature. Detestava discutere proprio con lei, ma negli ultimi tempi, da quando Sango aveva intrapreso la gravidanza, ricorreva sempre più spesso. A ferirla maggiormente, tuttavia, erano le parole acide che l'amica sputava sulle regole delle Amazzoni.
- Non ho intenzione di ricominciare questo discorso. Non oggi. -
Sango intrappolò tra i denti il contrattacco che aveva già preparato. Seguì i movimenti della Sorella, tanto rigidi da far sospettare che non stesse neppure respirando. A dispetto del suo discreto autocontrollo, Tenten appariva più pallida da quando lei era entrata in camera. I suoi nervi erano tesi nello sforzo di fingere che quell'Uomo non fosse realmente a pochi centimetri da lei. Tutti i suoi sensi erano concentrati nel filtrarne al massimo la percezione.
Sango le sfiorò un braccio, bloccandola davanti a sé.
 - Sei più forte. Lo sei rispetto ad allora e lo sei rispetto a lui. -
 - Lo so. - ribatté Tenten, ma Sango distinse una vibrazione in quelle parole.
Insistere con gli incoraggiamenti l'avrebbe soltanto indisposta, così Sango si alzò e le scompigliò i capelli ribelli.
 - Ricordati che da domani inizia la tua settimana di alter ego, piccola guerriera. - le disse, prima di uscire dalla porta.
 
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Eccomi qui, di nuovo, dopo un anno e mezzo. Questa fanfic sarà una long, scritta sulla falsariga della fiaba "Biancaneve" dei fratelli Grimm. Tale era il progetto assegnatomi in un vecchio contest, dal quale mi dovetti poi ritirare per mancanza di tempo.
L'idea, però, non ha mai smesso di affascinarmi.

Ho scelto il contesto generale/vago perché nessuna voce era esauriente. Mi spiego. Siamo nel mondo di "Naruto", ma sotto l'ipotesi che Naruto e Sasuke si siano uccisi a vicenda durante uno scontro. Il mondo non è in guerra, insomma.
Inoltre, ho immaginato l'universo di "Naruto" molto meno paritario. Nessuna donna ricopre posizioni di vertice e le kunoichi sono rarissime. Le donne non hanno potere e sono per lo più rimesse al volere dei capoclan, dei padri o dei mariti.

Cercherò di pubblicare capitoli di media lunghezza, per non appesantire la lettura a computer. Una notevole differenza, rispetto a "Missione a Bai Shi", l'altra mia long. Per chi l'avesse letta, inoltre, vorrei precisare che questa storia avrà un'atmosfera più cupa e drammatica.
"Missione a Bai Shi" voleva sostanzialmente essere un fumetto descritto a parole. Questa volta, vorrei provare a fare un passo avanti, sebbene tema di non esserne in grado. (Sono brava ad incoraggiare potenziali lettori, eh?)

Questo primo capitolo è stato, finora, il più difficile da scrivere. So che molti passaggi vi risulteranno vaghi, ma nei prossimi capitoli scoprirete di più sulle Amazzoni e sul loro stile di vita.

Vi prego, siate schietti se avete perplessità o critiche, su qualunque aspetto. Non riesco a dare un giudizio definitivo su ciò che ho scritto fin quando non ascolto il parere degli altri. 
Esatto, se non si fosse capito... sono in panico da prestazione!

francyXD

  
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