La notte, silenziosa e tranquilla, dominava il castello. I suoi abitanti dormivano ormai. Ma non tutti: un uomo, dall'aspetto asciutto e virile, camminava per i lunghi corridoi vestito ancora con gli abiti da insegnante. Aveva aspettato che tutti andassero a letto, per vagare liberamente. Aveva una meta precisa. 
Silente aveva capito cosa provava e gli aveva rivelato dove andare. In fondo era un brav'uomo, Albus. Un po' troppo sentimentalista ma come poteva giudicarlo? Ora che si trovava davanti a quella porta e non aveva il coraggio di aprirla perchè avrebbe significato abbandonarsi ai sentimenti e alla emozioni e per questo, lui, non era portato. Rimase a lungo davanti a quella stanza, senza mai entrarci. 
Per paura? Si. Aveva il terrore che non avrebbe mai più potuto abbandonare quel luogo perchè troppo doloroso, troppo difficile. Socchiuse minuziosamente la porta e il suo naso adunco e i suoi capelli unti invasero la stanza. I suoi occhi si posarono immediatamente sull'oggetto magico: era grande, possente e una scritta lo incorniciava:

Emarb eutel amosi vout linon ortsom.

Deciso ad affrontare lo specchio delle brame, entrò completamente nella stanza riempita solo dal manufatto e si chiuse la porta alle spalle. Era buio ma la luce della luna faceva splendere i suoi contorni. 
Avvicinarsi..avrebbe dovuto solo avvicinarsi e tutto sarebbe semplicemente successo. Non doveva far altro che riflettersi in uno stupido specchio. Ma perché allora aveva iniziato a deviarlo camminando come se le pareti in pietra, spoglie da quegli arazzi che di solito caratterizzavano tutto il castello, fossero come l'aria: indispensabili per la propria sopravvivenza. 
E fu in quel momento che una voce, fin troppo familiare, lo riportò alla realtà.

“Vedo che ti è particolarmente difficile, Severus. Ma sai, avere paura non è, come molti pensano, una privazione per l'uomo. Ti permette di realizzare cose incredibilmente grandi.”

Il preside uscì dall'ombra e si avvicinò all'uomo, che ancora disorientato si era ricomposto e aveva raggiunto l'unica grande finestra dandogli le spalle.

“È un dolore talmente grande che supera la paura, preside. LEI NON CAPISCE!”, e un ghigno si definì sul suo viso perlaceo.

“Oh, io capisco. Non solo tu hai perso qualcuno e hai timore di affrontarlo. Sai cosa penso su di te: il Cappello forse ha deciso troppo pr...”

Fu interrotto da uno sguardo furente di Piton, che ora lo guardava con disprezzo e colpevolezza.

“CREDE CHE SAREBBE CAMBIATO QUALCOSA? CREDE DAVVERO CHE AVREBBE SCELTO ME ANZICHÈ QUELLO SPORCO LURIDO POTTER?”, urlò.

“Purtroppo tante cose sarebbero state troppo diverse se avesse scelto te. Poteva farlo, ma ora il nostro mondo sarebbe ancora in grave pericolo.”. “Per questo ti ho dato questa possibilità: cullati per un momento in quel piccolo e particolare universo che si cela dietro quello specchio e non te ne pentirai...”

E prima che l'uomo potesse replicare, Albus Silente era già scomparso. 
Guardò ancora esitante e timoroso il possente oggetto magico per almeno un'altra ora, aggrappandosi ancora alla piccola rientranza della finestra.
Poi un improvviso sibilo e subito dopo uno scoppiò lo fecero sobbalzare e sfoderare la bacchetta, finendo nel raggio dello specchio.
Accadde tutto in un momento: il rosso dei capelli di lei invase tutti i suoi pensieri. Anche se non si era ancora girato del tutto, con la coda dell'occhio aveva già riconosciuto i suoi occhi, il suo sorriso e il suo cuore crollò.
Quasi svenne. Era perfettamente reale, bellissima e con una gioia che le aveva visto rare volte nel viso negli anni della loro amicizia.
Lo guardava, quasi lo studiava mentre con la mano gli chiedeva di dirigersi verso di lei.
Severus si mosse e non si rese conto di essere quasi appiccicato allo specchio finchè il vetro non gli impedì di stringerla a sè.

“Lily...”.

Rimase ore ed ore lì a guardarla e a parlarle, sempre attaccato a quel piccolo mondo che, per quei momenti quasi infiniti, lo rendevano finalmente un uomo felice.
La donna continuava a sorridere e questo riempiva il cuore del principe più di ogni altra cosa: più di ogni sua possibile risposta, più di un suo bacio... più di averla davvero lì accanto a sé.
E capì che il dolore che provava da anni non avrebbe mai potuto essere peggiore di quello che avrebbe provato se se ne fosse andata senza aver provato a salvarla.
L'amava ancora e questo sarebbe bastato a tenerlo ancora in vita e a concludere quello che aveva promesso quella notte di primavera, solo per Lily.
A malincuore iniziò a indietreggiare senza mai spostarsi dal raggio dello specchio, così da vedere fino all'ultimo l'immagine di lei che lo guardava adorante. Raggiungendo la possente porta, faticosamente girò i tacchi, si ricompose e iniziò ad abbassare la maniglia in ottone.
Severus Piton abbandonò la grande sala all'alba e due parole riecheggiarono mentre si allontanava con passo svelto e silenzioso.

“Addio,Lily.”

Nota dell'autrice.

Questo pezzo è un regalo per il mio amico, Sev.

Non mi sono mai piaciuti Lily e Severus come coppia ma ammiro l'amore duraturo e immutabile che lui nutre sino alla fine nei suoi confronti. So benissimo che non è niente di che, ma almeno ci ho provato. Grazie a tutti quelli che mi leggeranno e/o recensiranno. Un abbraccio forte e ancora buone feste :)

Lily