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Autore: thenightsonfire    29/12/2013    5 recensioni
Dieci.
“Dieci,” disse, la sua voce che combaciava con quella del DJ, “le lentiggini sul tuo naso.”
Quelle che nessuno vede mai.
Nove.
“Gli anni che avevamo quando ti ho detto che ti avrei sposata.”
Perché tutte le altre “femmine” erano antipatiche.
Otto.
“Come le piume che ti ho regalato.”
Una a compleanno, da quando lei aveva undici anni a quando ne aveva compiuti diciotto, da quando lei si era lamentata che non ne aveva nessuna per Hogwarts, da quando era diventato un piccolo rito tra loro due. Otto anni, otto piume di colori diversi. Dal primo anno alla scuola al primo anno da adulti.

Dieci secondi, il conto alla rovescia per Capodanno. Dieci secondi per dirle ti amo.
One shot senza pretese, JamesxDominique.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominique Weasley, James Sirius Potter | Coppie: James Sirius/Dominique
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nuova generazione
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“Tre, due, uno.”

 

 


Il conto alla rovescia era cominciato. James si guardò intorno nel mare di gente che riempiva il locale, le luci psichedeliche che gli rendevano quasi impossibile camminare in mezzo alla calca, raggiungere il punto in cui l'aveva scorsa prima – in cui aveva visto aggirarsi Dominique. Sua cugina Dom. L'interno del club brulicava di giovani, tutti più giovani di trent'anni, tutti ebbri di alcool e di vita e di risate, le guance arrossate dal caldo e gli occhi lucidi per i cocktail.

Spinse e sgomitò, allungando il collo imprecando a mezza voce perché il mondo sembrava volerlo tenere lontano da lei. Alla fine la vide, lo sguardo fuori dalla portafinestra in vetro che dava sul giardino, in direzione del punto in cui, a chilometri di distanza, presto fuochi d'artificio avrebbero illuminato Londra vicino al Bin Ben e al Parlamento. Trenta secondi...

La raggiunse proprio mentre lei stava poggiando il suo cocktail su un tavolino nero, e poggiò piano le sue mani, con una delicatezza che non conosceva nessun altro se non lei, sulle sue spalle esili, coperte dalle spalline spesse del suo abito nero. La sentì sobbalzare e fare per voltarsi, ma lui strinse la presa e disse: “Me l'ha detto Victoire”.

Lui non poteva vederla, ma Dominique chiuse gli occhi e sorrise melanconica, poggiando a sua volta i palmi delle sue mani su quelle più grandi di James. “Victoire deve ancora imparare a stare zitta.”

“E tu devi imparare a parlare, Dom,” rispose lui contro il suo orecchio. “Dom, devi credermi. Mi dispiace.”

Avevano discusso ferocemente, si erano lasciati, si erano mentiti. Quanto male, pensarono entrambi, quanto male si erano fatti a vicenda? Soprattutto, ripensò lei, l'ultima volta, quando James se n'era andato sbattendo la porta, scomparendo per giorni e giorni... perché lei aveva paura, perché pensava di non farcela, e lui era stanco, stanco di essere l'unico coraggioso tra i due...

La folla stava cominciando ad agitarsi, e il DJ abbassò il volume della musica per parlare alla folla: “... Quindici secondi, gente! ...”

“Cosa vuoi, James?” domandò Dominique, la voce quasi inudibile, coperta dal chiasso di coloro che li circondavano.

A lui vennero in mente i pomeriggi passati assieme alla Tana quando avevano appena dieci anni, e quelli spesi in biblioteca ad Hogwarts. Gli vennero in mente le sue battutine caustiche, i silenzi di Dom, il loro rapporto sospeso a metà tra l'affetto e una pungente discordia; gli vennero in mente i loro caratteri così discordanti, il modo in cui invece gli spazi fra le loro dita combaciavano perfettamente; gli venne in mente la prima volta che l'aveva vista bella – che l'aveva guardata davvero, da uomo, e si era reso conto che la bellezza di sua cugina, del sangue del suo sangue, si nascondeva dietro un volto privo di trucco e capelli legati; gli vennero in mente i suoi primi pensieri proibiti: la prima volta che era stato geloso di lei e del ragazzo che le teneva la mano, di quando gli aveva fatto uno scherzo che l'aveva fatto rompere con Dominique, del litigio furioso che ne era derivato; gli vennero in mente tutte le ragazze che aveva avuto, non molte, abbastanza da rendersi conto che nessuna lei; gli venne in mente la lentezza con cui quel sentimento si era sviluppato, si era fatto spazio in lui, era stato prima represso, poi combattuto, e infine il modo, dopo anni e anni, in cui aveva vinto. Il loro primo bacio. Quando avevano fatto l'amore.

Cosa vuoi, James?

Il conto alla rovescia stava cominciando.

Dieci.

“Dieci,” disse, la sua voce che combaciava con quella del DJ, “le lentiggini sul tuo naso.”

Quelle che nessuno vede mai.

Nove.

“Gli anni che avevamo quando ti ho detto che ti avrei sposata.”

Perché tutte le altre “femmine” erano antipatiche.

Otto.

“Come le piume che ti ho regalato.”

Una a compleanno, da quando lei aveva undici anni a quando ne aveva compiuti diciotto, da quando lei si era lamentata che non ne aveva nessuna per Hogwarts, da quando era diventato un piccolo rito tra loro due. Otto anni, otto piume di colori diversi. Dal primo anno alla scuola al primo anno da adulti.

Sette.

“Gli anni in cui abbiamo studiato assieme.”

Lei che cercava di convincerlo a fare i compiti, lui che la distraeva con uno zelo ammirevole. Le Cioccorane nascoste nelle borse, le palline di carta finite tra i capelli, l'inchiostro che puntualmente veniva rovesciato sulle pergamene.

Sei.

“Come le parole del titolo del primo articolo che mi hai mandato.”

Perché lui era sincero in tutto, persino nelle critiche. Perché era la prima persona a leggere qualunque cosa scrivesse.

Cinque.

“I nei sulla sua schiena.”

Quando avevano fatto l'amore, li aveva contati. Li aveva sfiorati. Li aveva baciati.

Quattro.

“Il numero di insufficienze che hai preso in sette anni.”

Dominique si era sempre impegnata tanto, e quelle quattro volte era stato così umiliante che aveva pianto. Sulla spalla di James.

Dominique trattenne il fiato mentre alcune lacrime le bagnavano le guance. Non poteva. Non poteva ricordarsi questi dettagli. Non poteva...

Tre.

“Io ti amo.”

Tre parole.

Due.

“Da sempre.”

Uno.

“Baciami,” disse James.

E Dominique si lasciò baciare, perché anche lei lo amava da sempre, perché la mezzanotte era scoccata e allora poteva lasciarsi indietro il vecchio anno, il passato, le urla, le paure, perché in dieci secondi le aveva detto ciò che non aveva fatto in anni, perché era stanca di scappare e piangere e soffrire quando poteva avere lui – le sue braccia attorno alla sua vita, le sue labbra sulle sue, il suo corpo contro il suo – e poteva avere una felicità che non sentiva sua da anni.

Dietro di lei, i fuochi d'artificio stavano illuminando il cielo di notturno di Londra.  

   
 
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