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Autore: onedeyes    29/12/2013    2 recensioni
E se tutte le favole che ci avevano sempre detto fin da bambini fossero vere?

E se magari i desideri si esaudissero davvero?

E se davvero bastasse soltanto crederci?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia la voglio dedicare a lei, che non ha mai smesso di credere ai suoi sogni, 
che, nonostante stia crescendo, guarda ancora con gli occhi da bambina il mondo.
A lei che mi aiuta ogni giorno a credere nei miei sogni, ripetendomi che basta crederci
perché questi si realizzino.
A lei che è sangue del mio sangue.
Ti voglio bene

 

 

Diciassette anni prima.

Ero una principessa.
Una principessa di cinque anni e solo per una sera, ma pur sempre una principessa.
E avevo anche un principe, il più bel principe di tutti.
Un paio di occhi azzurri mi sorridevano mentre mi faceva ballare in mezzo a una pista piena di pirati e topolini, mentre i grandi parlavano, mangiavano, ci fotografavano.
“Annabelle.. i piedi.” si lamentò il mio principe, mettendo il broncio. Sorrisi e annuì, anche a me facevano male.
“S-sciamo!” esclamai, tirandolo fuori con me.
Lo portai fuori, nella calda notte di San Francisco, e alzai lo sguardo al cielo, sorridendo.
“Principessa, Luke. Principessa.” dissi, ridendo e girando, facendo ruotare le balze rosa del mio vestito.
Luke mi sorrise e si avvicinò a me, lasciando un tenero bacio sulla mia guancia e facendomi arrossire.
“La mia principessa.” soffiò, prima di scappare dentro, ridendo, e facendomi sentire importante, a solo cinque anni.


Due anni dopo.

“Vedi, Annabelle, questa è una piuma magica.” mi aveva sussurrato mia zia, appoggiandomi sul palmo della mano un piccola piuma viola.
La guardavo come se fosse l’oggetto più prezioso al mondo, come se davvero quella piuma avesse poteri magici.
“Magica in che senso, zia?” domandai, alzando lo sguardo verso la donna dai capelli rossi davanti a me. Lei mi sorrise e i suoi occhi verdi si illuminarono.
“Se esprimi un desiderio, e ci credi davvero, questo poi si avvera.” mi sussurrò, come se mi stesse confidando il più grande segreto di questo mondo. Come se nessun altro dovesse sapere dell’esistenza di quella piuma magica.
La guardai confusa e poi rivolsi la mia attenzione alla piuma. Come poteva un oggetto così piccolo, fragile realizzare un mio desiderio?
Chiusi gli occhi e strinsi la piuma nella mano.
“Voglio il mio principe azzurro.”
Erano due anni che l’avevo perso di vista, ma io volevo rivedere il bambino dagli occhi azzurri che quella sera mi aveva dato il primo bacio. Volevo quel bambino con il quale i piedi mi facevano male dal troppo ballare. Volevo ritrovare Luke, il mio principe azzurro.
“Claire, per favore. Non voglio che Annabelle cresca con false speranze.” sbottò mia madre, raggiungendoci in sala e strappandomi di mano la piuma. La strinse con forza, come a volerla rompere.
Mia zia la guardò scuotendo la testa, a braccia incrociate. Io misi il broncio.
“E’ la mia piuma.” dissi, battendo un piede per terra.
Gli occhi azzurri di mia madre mi fissarono.
“Hai solo sette anni, Annabelle. Vai a letto.” disse, dirigendosi in camera sua con la mia piuma.
Guardai mia zia, con le lacrime agli occhi.
“E’ la mia piuma.” singhiozzai, mentre lei mi abbracciava.
“Se hai espresso il desiderio, Annabelle, si avvererà, credimi.” mi aveva sussurrato, prima di accompagnarmi a letto e farmi addormentare.


Oggi.

 

Il telefono non smetteva di suonare.
Oh fanculo, pensai, lasciandolo suonare mentre mi avviavo in cucina. Mi sedetti sullo sgabello e iniziai a mangiucchiare un po’ di cereali mentre la segreteria scattava.
“Ciao sono Annabelle, al momento non posso rispondere. Lasciate un messaggio e vi richiamerò, bip.”
Presi un bicchiere di latte.
“Annabelle, sono Louise. Ti ricordo l’incontro di oggi pomeriggio, alle cinque.”
Alzai gli occhi al cielo, il lavoro era l’ultimo dei miei pensieri.
Un sorso di caffè e aprii il giornale, sfogliandolo fino ad arrivare all’oroscopo, una malsana abitudine che avevo da anni ormai.
“Ehi Annabelle, sono James.. quando mi richiami?”
Non potei sopprimere il sorriso e la risata, quel ragazzo davvero sperava che lo richiamassi?
Una sola notte con lui mi aveva convinto che non ne valeva la pena.
Portai lo sguardo sull’oroscopo, mentre altri messaggi scorrevano in sottofondo.
“Sagittario: amore in arrivo, Venere in vostro favore. Potreste trovare oggi stesso il vostro principe azzurro, aprite gli occhi signore.”
“Oh, ma per favore!” sbottai, lanciando il giornale dall’altra parte della stanza. Mi alzai e andai in camera, cercando qualcosa da mettere.
Quindici anni che il mio principe doveva arrivare, eppure eccomi qui, ancora in attesa.
Mentre indossavo il vestito viola che avevo scelto per quella mattina, l’occhio mi cadde su un dettaglio che da anni sembrava prendersi gioco di me.
Mi avvicinai e presi tra le mani quella piccola, fragile piuma viola.
“Sì zia, avevi ragione.” mormorai, sentendomi una stupida a parlare a una piuma.
“Bastava crederci, vero? Eppure.. dov’è il mio grande amore? Dov’è il mio desiderio?” sbottai, lanciando la piuma in aria e vedendola atterrare delicatamente sopra i cuscini.

Chiusi la porta alle spalle e sentii l’aria gelida di New York colpirmi.
Grande idea mettere un vestito, Annabelle, pensai mentre mi stringevo il cappotto nero per riscaldarmi.
Sospirai e iniziai ad incamminarmi, sperando di levarmi dalla testa il ricordo di quella piuma e lo sguardo convinto di mia zia quando mi diceva che il desiderio si sarebbe avverato.
Alzai gli occhi al cielo, aveva ragione mia madre: tutto era una fregatura, le cose si ottengono solo con il lavoro e la fatica, i desideri non si avveravano per magia.
Tutto aveva una sua logica e un suo perché, tutto si doveva conquistare.
Ma a una bambina di sette anni devi farglielo pur credere che la magia esiste, che davvero il principe azzurro un giorno verrà a bussare alla tua porta e a salvarti.
E’ crescendo che poi rimani fregato, che poi davvero capisci come vanno le cose.
E’ crescendo che impari che tutto quello che ci avevano insegnato sin da piccoli è solo una grandissima cazzata.
Infilai le mani nelle tasche, scuotendo la testa e sorprendendomi trovando la piuma lì.
Sbuffando, la lasciai cadere per terra, sperando di liberarmene per sempre.
Dovevo concentrarmi sul meeting di quel pomeriggio, non potevo permettere a quel stupido regalo di distrarmi e riportarmi in quel mondo di menzogne.

Accelerai il passo, diretta in ufficio, quando un tipo mi venne addosso e mi buttò il suo caffellatte addosso.
“Meraviglioso.” mi lamentai, osservando quell’immensa macchia sul mio cappotto.
“Cazzo, scusa. Non ti avevo visto.” mormorò una voce dolce, calda..familiare.
“Ci credo che non mi avevi visto, razza di cretino!” sbottai alzando lo sguardo e rimanendo scioccata.
Un paio di occhi azzurri mi stavano fissando, un sorriso timido dipinto su quel volto pallido. Quei tratti, il taglio delle labbra, degli occhi..
“Annabelle?” domandò il ragazzo, spostando con una mano un ciuffo di capelli biondi che gli ricadevano sul viso.
Una consapevolezza mi colpì.
“Luke!” squittì, piacevolmente sorpresa.
Un sorriso vero si dipinse sul suo volto, facendomi sentire uno strano calore nello stomaco.
“Dio, scusa.. non ti avevo visto.” mormorò, alzandosi e dandomi una mano.
La presi e la strinsi, la sua stretta si era fatta più ferma da quella notte.
“No, tranquillo.. cioè.. io.. colpa mia.” mormorai, abbassando la testa, imbarazzata.
Lo sentii ridere e quella risata mi riscaldò il cuore, e la guancia.
Mi morsi il labbro e sobbalzai quando sentii le sue dita alzarmi il mento: i suoi occhi si incastrarono nei miei.
“Davvero, mi spiace.” mormorò, sorridendomi e io mi sciolsi.
“D-devo andare.” mormorai, liberandomi dalla sua presa e continuando a camminare.
Ero ancora scioccata, avevo davvero rivisto Luke dopo.. diciassette anni? Era davvero il mio Luke quel ragazzo dagli occhi azzurri e il sorriso che mi faceva battere velocemente il cuore?
Scossi la testa e, involontariamente, portai una mano sulla guancia, come se bruciasse, come se ci fossero ancora le sue labbra stampate sopra.

“Annabelle!” mi sentii chiamare e mi girai.
Luke mi corse incontro e si fermò solo quando i nostri visi erano a pochi centimetri di distanza. Alzai un sopracciglio, curiosa di sapere cosa volesse.
“Penso che hai perso questa.” mormorò, mostrandomi una piccola piuma viola.. la mia piuma viola.
Schiusi le labbra, sorpresa e.. spaventata. Spostai lo sguardo tra lui e quell’oggetto, possibile? Possibile il mio desiderio si fosse realizzato con così tanto ritardo?
Allungai la mano per riprendere quella piuma.
“Che ci fai qui a New York?” chiesi, a bruciapelo.
Lui si grattò il collo, imbarazzato.
“Boh.. cioè, sono venuto qui perché New York è magica, è la città dove si realizzano i sogni, no?.” mormorò, abbassando lo sguardo e non potei fare a meno di sorridere.
Magica, detto da lui sembrava una presa in giro.
Un’idea strana mi balenò in mente.
“Ti posso offrire un caffè?” domandai velocemente e lui alzò la testa.
I suoi occhi mi penetrano l’anima mentre un meraviglioso sorriso si dipinse sulle sue labbra.
“Volentieri.” disse.
E forse, mia zia ci aveva visto giusto.
Forse, basta davvero crederci nelle cose finché si avverino e Luke ne era la prova. 

 

 
  
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