Blood Prison
1.
“Se il mondo ti volta le spalle, non devi fare altro che voltargli le spalle anche tu!”
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Era un tranquillo giovedì pomeriggio e il silenzio era padrone del grande quartiere in cui vivevano poche famiglie. Il rumore di una porta chiusa con forse un po’ troppa violenza fece sussultare un uomo che se ne stava tranquillamente seduto su une poltrona a leggere davanti a un camino acceso. La temperatura che vi era fuori dalla casa era nettamente inferiore a quella nel soggiorno e chiunque entrasse sentiva subito i muscoli rilassarsi e un torpore rapire il corpo lentamente. Ma non per tutti era così, non per Niall Horan.1.
“Se il mondo ti volta le spalle, non devi fare altro che voltargli le spalle anche tu!”
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-Niall, perché devi essere sempre così violento?- chiese l’uomo abbassando il libro e togliendosi gli occhiali da vista, come se sapesse che la conversazione non sarebbe durata poco.
-Non sono violento zio, ho solo avuto una brutta giornata a scuola!- sbuffò il ragazzo appendendo il giacchetto all’appendi abiti che stava tra la porta d’ingresso e un mobile in legno dove vi erano appoggiati chiavi e altri oggetti. Si sedette lentamente sul divano lasciando che le fiamme del fuoco potessero tranquillizzarlo un po’. L’uomo posò il grande libro sul tavolino in vetro davanti a lui e si alzò dirigendosi verso delle scale – vai giù? – domando svogliato il ragazzo ricevendo solo un mugolio di assenso da parte dell’uomo. Spesso si chiedeva cosa ci andasse a fare nello scantinato, ma ogni volta che provava a chiederglielo c’era sempre qualcosa che lo teneva occupato. Alla fine aveva rinunciato e non ci faceva più caso.
Viveva in una grande villa in un quartiere anch’esso molto grande ma poco abitato. In città vi erano molti superstiziosi e girava spesso la voce che quel quartiere era stato abitato in passato da persone sopranaturali. Lui inizialmente vacillava a trasferirsi dagli zii, ma poi si accorse che erano tutte voci di città. Però da quando aveva sentito quelle voci era andato a vedere delle immagini su internet digitando la parola ‘vampiri’. Erano uscite immagini terrificanti ma anche immagini di ragazze meravigliose. Curioso era andato in molti siti dove spiegavano che i vampiri avevano una bellezza disarmante. In un certo senso sperava di trovarne uno senza rischiare magari la morte, ma sapeva che questo era impossibile.
Sospirò e chiuse gli occhi addormentandosi al caldo del camino.
»Nello scantinato.
- Devo ancora capire come fai a rimarginare tutte le ferite, poi potrò usarti come si deve- disse parlando più a se stesso che con la ragazza. –Non mi farò usare a tuo piacimento, stronzo!- disse più arrabbiata di prima
-Lo farai- sospirò prima di alzarsi e andare via da quel luogo. Lasciando che la ragazza si potesse stendere sul pavimento sporco. Odiava quel posto, e pensare che un tempo ci viveva, prima di essere abbandonata dai quelli che oggi considerava infami.
Avrebbe quasi pregato per qualche goccia di quella sostanza vitale, calda e rigenerante per lei. Quasi.
»Il giorno dopo
-Buongiorno caro- disse sorridendo una donna bassina e in carne ai fornelli, Niall sorrise e salutò anche lo zio che era a tavola che beveva la sua solita tazza di caffè mattutino. Si sedette davanti all’uomo e appena sua zia gli mise davanti la sua colazione non considerò più nessuno concentrandosi solo su di essa. Verso le otto e un quarto entrambi uscirono di casa per andare a lavoro e Niall rimase solo in casa.
-Credo che andrò a vedere un po’ di tv - si disse tra se e sé stendendosi sul letto e iniziando una lunga giornata di ozio.
-Maledetto bastardo, giuro che ucciderò lui e tutta la sua famiglia- Imprecò la ragazza nello scantinato dando i calci alla cella, era resistente a tutto. Si sedette dando un ultimo pugno alle sbarre prima di sbuffare e gridare per l’irritazione. Ripensò alla vita che aveva prima di finire in mano a quel pazzo e un’altra ondata di irritazione pervase il suo corpo –Louis preparati, ucciderò anche te appena mi libero, maledetto- sapeva che l’amico essendo della sua stessa specie poteva morire solo grazie alla luce del sole, un paletto nel cuore o una strana pianta di cui non ricordava il nome. Sospirò e pensò ai suoi “amici” – ve la farò pagare idioti! – promise guardando le sbarre della cella.
∞
-Ma porca padella, manca il sale! Dove sta la scorta della zia?- si chiese Niall mentre metteva sottosopra la cucina per cercare del semplice sale. Trovò solo una scorta di olio e di zucchero quindi l’unica chance che aveva di trovare quello stupido sale era andare nello scantinato o uscire a comprarlo. Si fermò a pensare: fuori vi era freddo, tanto da fare congelare il cancellino della villa, d’altro canto non era mai andato nello scantinato e, doveva ammetterlo, un poco era curioso. Rimase a rimuginare su quei pensieri e nel frattempo non si era accorto di essere proprio davanti alle scale che portavano al piano inferiore. Un rumore proveniente dal suo stomaco l’avvertì che sarebbe stato meglio sbrigarsi a prendere quel sale e a cucinare qualcosa. Scese velocemente le scale e aprì la porta dello scantinato. Davanti a lui c’era un piccolo corridoio con due porte un poco rovinate, su una c’era un cartello con scritto “provviste” mentre l’altra era a tinta unica, un blu scuro e rovinato dal tempo. Entrò nella prima porta e la prima cosa che vide furono delle casse di sale, sorrise soddisfatto e prese due pacchi della sostanza. Stava per uscire dalla porta che portava al piano superiore quando un rumore che, ne era sicuro, non fosse il suo stomaco, attirò la sua attenzione. Posò i due pacchi di sale accanto alla porta e si girò osservando l’altra blu. Un altro rumore lo fece avvicinare: sembrava come se qualcuno stesse cercando di aprire qualcosa con violenza, molta violenza. Non si accorse di essere davanti alla porta con la mano sul pomello d’argento anch’esso rovinato. Deglutì e sentì aumentare il battito del suo cuore. Quel rumore che Niall era sicuro di poter sentire solo suo – quello del suo cuore – fece allertare qualcun altro all’interno della stanza che mantenne le mani sulle sbarre osservando la porta.Il “bastardo” come lo chiamava lei non poteva essere di certo, non aveva mai il battito cardiaco accelerato in questa maniera. Si chiese chi vivesse con lui oltre a sua moglie. Vide il pomello della porta girare lentamente e poi lo scatto sempre lento della porta che si apriva. Una tenue luce entrò man mano che essa si apriva. La ragazza si allontanò lentamente dalle sbarre arrivando a schiacciare la schiena contro l’angolo della sua cella.
-C c’è qualcuno?- una voce raggiunse le sue orecchie, sembrava un sussurro e lei sapeva bene di cosa era intriso quel sussurro: di paura. Si avvicinò di nuovo alle sbarre mostrandosi alla persona che era appena entrata.
-Chi sei tu?- chiese spaesato il ragazzo
-Il tuo nuovo incubo- rispose beffarda lei, ghignando e sentendo quel meraviglioso battito accelerare.