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Autore: Triskell Nyx    30/12/2013    3 recensioni
una ragazza del mondo reale da cinque anni è stregata da un cartone: blue dragon.
un giorno per un caso fortuito viene catapultata in quel mondo e può realizzare il suo sogno di vivere delle belle avventure insieme ai suoi amici. contemporaneamente scoprirà che nemmeno in quel luogo è tutto rose e fiori e si ritroverà a cercare di risolvere i quesiti che la tormentavano già dall'altra parte dello schermo.
è la mia prima fanfiction, per favore siate clementi e aiutatemi a migliorare.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si, si, lo so è tardi. molto tardi... ma non ci posso fare niente! Non riesco a pubblicare quanto vorrei purtroppo. Spero mi perdoniate.
A presto (più o meno) e buona lettura.
Baci, Cla



-Ambraaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!- cado all’indietro mentre Mel mi assalta. –Sei viva, per fortuna!!! Ero preoccupatissima!!!!!-
-M... Mel, mi stai uccidendo tu ora!- protesto cercando di liberarmi del suo abbraccio, ma senza alcuna convinzione; sono davvero felice di rivederla dopo tutto quello che ci è successo oggi.
-Scusa- dice lei dopo un attimo, staccandosi. Ahia. Se anche Mel riesce a trattenersi, vuol dire che la situazione è davvero grave.
-A voi è successo qualcosa invece?- si preoccupa Dante, dopo averci raggiunto ed essere stato stritolato in un abbraccio a sua volta.
-Non è successo niente, però gli abitanti erano molto nervosi e diffidenti nei nostri confronti perchè eravamo forestieri, e ci facevano dei prezzi esorbitanti. Poi ho sentito qualcuno parlare di attacchi ai villaggi sempre più ripetuti, e si sono fatti ombrosi anche Shu e gli altri... insomma, te li immagini Shu e Marumaro ombrosi? Mi sono spaventata, insomma. Poi è arrivato il messaggio di Andropov e mi sono spaventata ancora di più... e mentre volavamo qui li ho costretti a spiegarmi tutto. A proposito, sai che viaggiare su un’ombra è una cosa meravigliosa?-
Sorrido, scuotendo fra me e me il capo. Tipico di Mel; passare da un argomento importante e drammatico a una sciocchezza insignificante.
Ma la adoro anche per questo.
-Comunque, la storia la abbiamo sentita anche noi- dico, rialzandomi e spazzolandomi la terra dai vestiti. –Un bel casino, eh?-
-Puoi dirlo forte- commenta Dante.
Gli evocatori ci hanno lasciato da soli, probabilmente per discutere fra loro e farci discutere fra noi sui recenti avvenimenti.
-Accidenti se è un bel casino- ribadisce Mel –e ora che si fa?-
-In che senso scusa?- chiedo.
-Be’... rimaniamo con loro?- domanda Dante.
-Certo!- esclamo io –Perchè?-
Loro si scambiano uno sguardo complice. Oh c***o. So cosa stanno facendo; si coalizzano contro di me.
Odio quando fanno così; è sempre un sintomo di guai.
-Ambra... sappiamo che tu sei un po’... di parte, ecco- inizia lui.
-Per via di Jiro- specifica lei.
Ecco... lo sapevo. Guai. Come volevasi dimostrare.
-Ma devi capire che, ecco... restando con loro, noi...-
-Saremmo in pericolo. Dannatamente in pericolo. Insomma, c’è un regno che da’ loro la caccia-
-Quindi noi pensavamo... che sarebbe meglio lasciarli e continuare per conto nostro-
Ok, controllo. Non posso scoppiargli a ridere in faccia ora.
-Beeene, ragazzi. E giusto per curiosità... dopo aver molloato i ragazzi, dove avete intenzione di andare?-
Silenzio imbarazzato. Ah-ah. 1 a 0 per me.
-Già, proprio così- proseguo –Non avete, anzi non abbiamo idea di dove andare. Siamo in un mondo totalmente sconosciuto, dove le piante cercano di mangiarci e la gente gira armata. Oh, e devo ricordarvi cos’è successo appena siamo arrivati? Ce la siamo cavati davvero bene, da soli, contro quel mostro-
Di nuovo silenzio. Ragazzi, ok coalizzarvi, ma non quando ho ragione!
-Non siamo affatto preparati a quello che possiamo incontrare in questo mondo. E poi... ragazzi, Shu e gli altri ci hanno accolto e aiutato senza pretendere nulla in cambio... e voi li abbandonereste così, alla prima difficoltà? Dico, ma siamo seri?- la mia voce si è fatta furente sull’ultima frase. Anche questa volta i miei migliori amici hanno il buon senso di non replicare.
Prendo un respiro profondo per calmarmi.
-Io rimango con loro- annuncio -qualunque cosa accada. Voi fate un po’ quello che vi pare, la vita è vostra-
Sto bluffando, e lo so bene. Non li lascerei mai da soli in questo mondo. Però non do loro il tempo di capire il mio bluff; mi alzo e me ne vado.
Ho bisogno di allenarmi ancora un po’. Oggi sono quasi morta, anzi se non fosse stato per Dante e i suoi sette anni di tiro al bersaglio al poligono sarei morta di sicuro.
Con questo tasso di forza non sono ancora in grado di proteggere i miei amici.
Passo senza far rumore accanto all’antro della grotta dove gli evocatori si stanno vicendevolmente raccontando la giornata ed esco.
Nessuno si accorge di me, esattamente come volevo.
Prendo la spada, mi metto in posizione e inizio a tirare un paio di stoccate. Passano un paio di minuti, poi sento come un crepitio nella testa.
“Questa notte non hai praticamente dormito e in più sei ferita. Non faresti meglio a riposarti un po’?”
Mi lascio sfuggire un sorriso. “Ehi, Zola. Potrei abituarmi alle comunicazioni telepatiche”
“Non svicolare” mi rimprovera bonariamente lei.
Ridacchio, ma non do segno di abbassare la guardia e provo un altro paio di mosse.
“Hai sentito che casino?”
“A dir la verità, ne ero a conoscenza da più o meno sei mesi”
Lancio un sospiro/sbuffo. “E informarmi no, eh?”
“Non mi hai mai chiesto nulla”
“Ah, ecco...” scuoto la testa. E il bello è che non posso neanche ribattere niente. “Dai, dimmi qualcosa che non so”
“Cosa intendi?”
“Andiamo, lo so che hai capito”
“... Homeron ti saluta”
Sogghigno. Già, lo sapevo che aveva capito che io ho capito che sa qualcosa in più dei ragazzi. Viaggia con il migliore informatore del regno, d’altronde.
“Dai, spara. Cosa c’è che io non so?”
“non molto in realtà” risponde lei “Solo qualcosa su quei tizi vestiti di rosso”
Alzo gli occhi al cielo, eseguendo un affondo. “E lo chiami non molto? Dimmi, dai”
“Prima rinfodera la spada. Guarda che lo so che ti stanno tirando le ferite”
Sbuffo di nuovo. “Si, mammina... rinfoderata. Adesso vuoi dirmi quello che sai, per favore?” chiedo implorante, con una punta di esasperazione.
Ho la mezza certezza di percepire un sorriso divertito, ma un attamo dopo è di nuovo seria.
“Sono una specie di setta che gira da un po’ di mesi per il regno. I suoi componenti fanno molta attenzione a non farsi scorgere dalle forze dell’ordine, ma non si curano molto di dei reietti come noi, quindi non ci è stato difficile vederli.
Sono violenti e probabilmente seguono qualche culto di divinità sanguinarie per cui ogni notte di luna nuova bevono sangue da una coppa che considerano sacra”
Rabbrividisco, mentre mi passa come un guizzo nella mente il ricordo del mio sogno.
“Ma che bella prospettiva...” borbotto.
“Quello cos’era?” chiede invece Zola. Capisco che si riferisce al frammento.
“Niente, un sogno... altre informazioni su questi fantomatici adoratori del sangue?” taglio corto. Capisco di non averla affatto convinta, ma per lo meno lascia cadere l’argomento.
“Solo una” dice invece, e fa un sospiro mentale “Sono stati avvistati in molti villaggi che sono stati distrutti poco prima della loro distruzione.”
“Solo, dici!” esclamo sgranando gli occhi, con la mandibola che mi arriva vicino a terra “Perchè Shu e gli altri non ne sanno niente?!”
“Te l’ho detto, stanno bene attenti a non farsi beccare...”
“Bè, potevi dirglielo tu!”
“Devo ricordarti che mi credono morta?”
“Mi vuoi spiegare perchè non ti decidi a dir loro che sei ancora viva?”
Silenzio. No, a quanto pare non vuole spiegarmelo.
Rimango anche io senza dire niente, e all’improvviso colgo un rumore. Balzo in piedi.
“Hai sentito?”
“Si, tramite la tua mente”
“Hai idea di cosa fosse?”
“No, ma credo provenisse da quei cespugli davanti a te”
Sguaino la spada e mi avvio il più silenziosamente possibile verso il punto dove anch’io avevo collocato l’origine del rumore.
“Non credo che dovresti...” cerca di mettermi in guardia Zola.
“Lo so, lo so. È una pessima idea. Ora puoi lasciarmi curiosare, per favore? Grazie”
Colgo qualcosa che è un misto fra una punta di divertimento, una di irritazione e uno di preoccupazione, però lei non dice niente e si annida in un angolo della mia mente.
Capisco al volo cosa ha intenzione di fare.
“Dimmi che non hai intenzione di prendere il controllo del mio corpo in caso di pericolo”
“Ho intenzione di farlo”
“... Ecco, lo sapevo. Eddai, Zola!”
“Sei già ferita, e io ho un po’ più di esperienza di te... un modo come un altro per tenerti un po’ più lontano dai guai”
“È un po’ tardi per questo” borbotto, sperando che non succeda veramente qualcosa di tanto grave da spingerla a prendere il controllo del mio corpo.
Sento un altro fruscio, che mi permette di capire perfettamente da dove proviene.
Con il massimo della circospezione mi accosto del tutto al cespuglio. Scosto i rami.
-Ma che cavolo...-
Il potenziale pericolo che si celava in un cespuglio mi restituisce lo sguardo sotto forma di un bambino spaventato di sei, massimo sette anni.
-Ehi, piccolo- dico, interrompendo il contatto mentale con Zola –cosa ci fai qui? Non ho visto case nei dintorni.-
Lui si raggomitola un po’ di più.
-E... ecco, io...-
 
  
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