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Autore: Ariel_me    30/12/2013    0 recensioni
Da quando era entrata in macchina aveva disteso i muscoli precedentemente intorpiditi dal freddo a cui da quelle parti non si era troppo abituati e poi aveva respirato l’odore di buono che riempiva l’aria. Muschio, per l’esattezza. Ma lei lo sapeva già. Se lo ricordava da quando era arrivata il primo giorno a casa di Mindy e il suo vicino si era offerto gentilmente di aiutarle con i bagagli.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Love, Madness, Apathy.

 

Non le era mai piaciuto correre, eppure tutte le mattine si ritrovava con il fiato corto e il cuore martellante nel petto con la speranza di riuscire a prendere l’ultimo autobus che l’avrebbe portata a scuola.

Perché ovviamente, nel caso ve lo steste chiedendo, lei non era come tutte le altre ragazze della sua età. Non era la solita diciassettenne con il piede da fatina o con i capelli immacolati. No, lei era tutto il contrario. Niente piedino che potesse calzare perfettamente nella scarpetta del principe e niente capelli biondi e raccolti in una coda di cavallo che lasciasse intravedere il collo.

Anche quella mattina, come del resto tutte le altre dall’inizio dell’anno, si era ritrovata a maledire la sua scelta di andare via di casa per trasferirsi dalla cugina Mindy. Quale persona sana di mente deciderebbe di trasferirsi nel bel mezzo del liceo? Ovviamente Jane.

Arrivata alla fermata, con il cuore in subbuglio per la corsa, prese a camminare sul marciapiede con la testa tra le nuvole e le cuffie nelle orecchie. Perché insomma, il mondo della musica è tutta un’altra storia. Non si ha niente a che vedere con compiti in classe, interrogazioni, autobus e soprattutto con le persone.  Già, le persone. Non aveva il carattere adatto, Jane, per affrontare le persone. Tutte così diverse, complicate. Eppure questo le piaceva. Ognuno aveva il suo modo di esternare i propri sentimenti o semplicemente di affrontare i più semplici problemi della vita e della quotidianità. Jane ne aveva uno un po’ particolare, il silenzio. Esternava tutto con il silenzio. Strano, eh? Beh, non per quelli che avevano imparato a conoscerla o avevano sentito parlare di lei, almeno una volta, a scuola.

Parlava poco, e si sapeva. Nessuno sentiva il bisogno di farle domande, lei era il silenzio. Eppure tutti sanno che il momento migliore per sfogarsi è il silenzio. Non ti giudica, almeno non apertamente. Ed è così che si ritrovava ad avere sempre gente intorno. Gente che parlava, si sfogava e spettegolava. Così, senza una ragione precisa. Era un po’ come ascoltare la sua musica, quella che portava sempre con sé racchiusa nell’IPod per non rimanere mai circondata dal silenzio. Perché a lei, aveva sempre fatto paura.

Non le piaceva pensare, e il silenzio le forniva sempre quell’atmosfera tipica di chi ad un certo punto ha bisogno di pensare e pensare e pensare ancora ed ancora, fino allo sfinimento. E a lei non piaceva, non più.

Ed era per questo motivo che la musica era sempre al massimo del volume. Attutiva quello dei pensieri e della sua testa che non avevano proprio voglia di farla finita.

Quella mattina, mentre fissava i suoi piedi muoversi uno dopo l’altro, una macchina la affiancò. Ci mise qualche secondo per capire chi, in una mattina così fredda, avesse deciso di confidarsi con lei.

Volse lo sguardo in direzione dell’auto scura e dall’aria costosa, per poi scontrarsi con un paio di occhi scuri.

<< Buongiorno, ti va un passaggio? >> sorrise il ragazzo, nella sua direzione. Togliendo una delle cuffie, rispose senza troppa esitazione. << No, grazie. >>

Riprendendo a camminare la macchina la seguiva lenta accanto al marciapiede.

<< Perché no? >> Oh, le domande. Non le erano mai piaciute e in quel momento si accorse di quante cose, nella sua vita, non le piacessero.

<< Ho voglia di camminare. >> eccola la risposata giusta. Camminare al freddo, bella trovata, sul serio.

<< Andiamo, non ci credo neanche io. Fa troppo freddo. >>  Beccata. Alzò gli occhi al cielo per un momento. Era grigio, non azzurro. Tipico colore invernale. Tipico colore da lei.

Il grigio, si disse, era un colore apatico. Lei, era apatica.

Lo aveva studiato a scuola, cos’era l’apatia.

Condizione caratterizzata da una diminuzione o dall'assenza di qualsiasi reazione emotiva di fronte a situazioni,  eventi della vita di tutti i giorni.

E lei, in quel momento, non esprimeva emozioni di fronte a quella situazione. Avrebbe dovuto provare qualcosa, forse. O forse lei sentiva, ma si rifiutava di ammetterlo.

Si esprime sotto forma di indifferenza, di inerzia fisica oppure di mancanza di reazione di fronte a situazioni che normalmente dovrebbero suscitare interesse o emozione, di una riduzione dei comportamenti finalizzati, di una assenza di spirito di iniziativa, di una sottomissione nelle scelte quotidiane.

Assenza di spirito di iniziativa. Effettivamente, ne aveva ben poco. Sotto allo spesso giaccone invernale però, qualcosa cominciò a stuzzicarle lo stomaco. Non era fame, e se ne accorse subito. Sentimenti, forti. Una stretta la attanagliò riempiendole la mente di pensieri troppo forti anche per la musica.

Si voltò verso l’auto. Il ragazzo la guardava con un sorriso incerto sul volto e un po’ di speranza negli occhi.

<< Fa troppo freddo. >> ripeté Jane aprendo la portiera.

<< Sono contento che tu abbia accettato. >> sorrise lui, accendendo nuovamente il motore e dandole una veloce occhiata sul sedile del passeggero.

<< Anche io. >> sussurrò lei, quasi impercettibilmente.

<< Allora >> cominciò, << come stai? >>. La macchina prese a muoversi lentamente per le strade della città verso l’istituto.

<< Bene >> affermò lei, sicura.

Stava bene, davvero? Da quando era entrata in macchina aveva disteso i muscoli precedentemente intorpiditi dal freddo a cui da quelle parti non si era troppo abituati e poi aveva respirato l’odore di buono che riempiva l’aria. Muschio, per l’esattezza. Ma lei lo sapeva già. Se lo ricordava da quando era arrivata il primo giorno a casa di Mindy e il suo vicino si era offerto gentilmente di aiutarle con i bagagli.

Un ragazzo dalla pelle ambrata e il sorriso più incantevole che avesse mai visto in vita sua.

Poi a scuola lui era diventato Zayn Malik. Il giocatore di football, il bersaglio di tutte le ragazze.

E adesso eccolo lì, accanto a lei. In ogni caso, si sentiva bene. Quello con la b maiuscola.

<< Sabato sarà il mio compleanno, volevo invitarti.>> le disse accelerando al semaforo verde.

<< Oh, non so se posso venire. >> declinò l’invito in maniera così banale che per poco non si schiaffeggiò da sola.

<< Capisco.>> commentò. << In ogni caso, sei la benvenuta.>> e dicendo questo, piombarono nel silenzio più assoluto.

Eccoli i pensieri, sempre pronti ad attaccare. Perché non era in grado di creare un rapporto, neanche di amicizia, con qualcuno? Perché doveva sempre accontentarsi di tutto? Perché doveva essere lei, quella invisibile? Perché era così dannatamente bello? Perché i suoi occhi la portavano in una dimensione parallela? Perché era così schifosamente innamorata di quel ragazzo?

<< Cos’hai alla prima ora? >> gli chiese lui, allora.

<< Chimica. >> diretta, secca.

Zayn teneva lo sguardo fisso sulla strada. Le mani stringevano rabbiose il volante, il piede sull’acceleratore.

<< Ti dispiacerebbe rallentare? >> chiese lei, visibilmente spaventata. Le case sfrecciavano veloci, forse troppo, fuori dal finestrino.

<< Zayn! >> continuò ma lui andò avanti ignorandola completamente.

Sfrecciò davanti alla scuola ad una velocità impressionante con lo sguardo fisso ed impassibile di chi in quel momento ha solo bisogno di svuotare la testa da tutto e da tutti.

<< Hai superato la scuola! Torna indietro! >> urlò lei, chiudendo le mani in pugno attorno alla cintura di sicurezza.

Fece una curva, la velocità al massimo, per poco non uscì fuori strada.

<< Oh mio dio >> lei sussurrava, in preda al panico.

Per un secondo, solo uno, lui si voltò a guardarla. Gli occhi di lui erano fiamme, frustrazione, desiderio. Gli occhi di lei erano paura, tristezza e speranza.

Tornò a guardare la strada e il traffico mattutino. Attraversò con il rosso ed alcune macchine suonarono il clacson in segno di protesta e ammonimento.

Che diavolo gli stava accadendo?

Prese un respiro profondo, e poi parlò. La voce tremante. << Non so cosa tu stia facendo, ma ti prego, smettila. >> stava quasi sussurrando e non trovava la forza mentale per continuare.

Gli posò una mano sul braccio. Sentiva i muscoli possenti sotto la felpa invernale di un colore blu accesso.

<< Ti prego >> continuò implorandolo.

<< Stai rischiando la vita. >> disse lui, più a se stesso che a lei. << Ed è solo colpa mia.>> scosse la testa.

<< Che stai dicendo? >>

Lui inchiodò. Prese un respiro profondo e poi fece inversione.

Jane era sconvolta. Per una volta, non sapeva cosa dire o fare. Tutto sembrava stupido e insensato.

<< Ti porto a casa. Devi riposare e tranquillizzarti.>> disse lui, totalmente impassibile procedendo ad una velocità che probabilmente non poteva neanche chiamarsi così.

<< Io non ti capisco.>> commentò lei. << Hai fatto tutto questo per che cosa? Per spaventarmi? Ci sei riuscito, complimenti!>>

<< Non era mia intenzione >> duro, freddo, cattivo.

Lei rise. Una risata isterica. << Menomale, perché sembrava tutto il contrario!>> volse lo sguardo fuori dal finestrino tentando di controllare il respiro non ancora del tutto regolare.

Rimasero in silenzio fino a quando non furono sotto casa di lei che scese velocemente dall’auto con un impeto di rabbia e frustrazione.

<< Jane, aspetta!>> urlò lui, bloccandola per un braccio. Quando si voltò, i suoi occhi erano lucidi. Un po’ di mascara si era sbavato, ma nel complesso manteneva perfettamente la sua espressione da ragazza ribelle e testarda.

<> disse lui, dopo un attimo di silenzio.

<< Oh, le scuse non bastano. Non questa volta. >> scosse la testa, imperterrita.

<< Non so cosa dire, io…non so cosa mi è preso. >> sembrava smarrito. Sembrava davvero non sapere il motivo di quel gesto folle e impulsivo.

<< Queste scuse mi piacciono di più. Molto commoventi.>> rispose sarcastica, facendo per andarsene.

Con un gesto la tirò a se, facendo coincidere le loro labbra.

Questo era sbagliato per lei e sapeva di dover porre fine a quel momento, ma quando lui la attirò di più a se portando le mani sulla sua schiena, lei non resistette. Per una volta i sentimenti avevano vinto. Dal canto suo, la ragazza disegnò con le mani uno schema perfetto. Passò prima sulle braccia possenti di lui fino ad arrivare a stringere i capelli scuri. Quel bacio era ardente. La passione e l’amore tenuti da parte fino a quel momento vennero fuori in quel tocco che tanto aveva agognato. Aveva immaginato molti modi in cui sarebbe potuto accadere e questo era di gran lunga il migliore.

Tutto passò in secondo piano, a partire dalle motivazioni di quel gesto folle che per un attimo le avevano fermato il cuore. Ma per un momento, in quell’auto, si era ritrovata a pensare che in un modo o nell’altro prima o poi il suo cuore avrebbe smesso di battere. Vecchiaia, malattia o incidente d’auto. Ma quello che aveva provato guardando i suoi occhi era che in un certo senso, anche se non aveva rivelato i suoi sentimenti, sarebbe morta accanto alla persona che amava e in quell’istante era riuscita a pensare che sarebbe stato il modo migliore per andarsene.

I loro corpi, le loro menti e le loro anime si erano incontrate.

Lui interruppe il contatto per un secondo, sorridendole. Lei guardò attentamente i suoi occhi con la consapevolezza che, nonostante tutto, sarebbero rimasti un misto di amore, follia e apatia.

 

 

 

 

Spazio autrice.

Salve a tutti! Eccomi qui con una nuova one shot.

Scritta di getto in una giornata inutile come quella di ieri, questa storia lascia largo spazio alla vostra immaginazione. Ho pensato a lungo se scrivere un finale più preciso dove io dettavo lo spazio in cui sarebbe stata scritta la parola fine, ma come avete letto, ho deciso di lasciare a voi l’ultima parola. Insomma, una storia libera. E’ adatta a tutti in quanto anche l’animo più pessimista del mondo ha la possibilità di immaginarseli una coppia destinata a non andare avanti.

Inoltre non mi sono prolungata troppo con le descrizioni di lei in modo che anche la figura di Jane favorisse i vostri gusti personali. Su Zayn c’è poco da dire, è perfetto così com’è.

E diciamocelo, chi non vorrebbe una storia come questa? Tutti amano il e vissero felici e contenti che qui non è del tutto assicurato, visto che la vita è imprevedibile.

Volevo inoltre ringraziare le ragazze che lavorano a questa pagina per il banner.

Detto questo, spero vi piaccia. Lasciatemi un parere, se vi va.

Alla prossima, Ariel_me.

  
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