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Autore: soholdontome    30/12/2013    3 recensioni
"Burst into flames, scream in the dark, I'm gonna light up this place and die in beautiful stars, tonight."
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"C'è puzza di bruciato" pensai.
Mi girai su un fianco, tirai un po' più su le coperte.
"Ti stai lasciando condizionare dalla scena dell'incendio del film che hai visto dopo cena. Dormi, June!" mi dissi stringendo forte il cuscino.
Ma poi l'aria si fece pesante, tossii e fui costretta ad aprire gli occhi.
Dal corridoio proveniva una strana luce e c'era davvero puzza di bruciato, così scesi dal letto, indossai le pantofole e mi diressi piano verso la porta. Faceva caldo e sentivo strani rumori provenienti dalla cucina, mi bastò fare pochi metri nel corridoio per vedere: fuoco, fiamme, fumo. Non riuscivo a respirare. Il passaggio era completamente ostruito, non potevo raggiungere la porta dell'ingresso e tanto meno quella sul retro. Iniziai a tossire, misi istintivamente la maglia sul naso, di modo che coprisse bocca e narici per riuscire a respirare, corsi verso camera mia, per fortuna la casa era tutta su un piano quindi potevo scavalcare la finestra. Aprii le tende, tentai di spalancare le porte di vetro, ma l'aria cominciava a mancarmi. Mi accasciai ai piedi della finestra, mi rimaneva da fare un ultimo sforzo ma non riuscivo a smettere di tossire. Vedendo che la situazione peggiorava, mi tirai su, salii sulla panca e saltai oltre la finestra, quei quaranta centimetri scarsi che mi separavano dal suolo, e volevo almeno gattonare più avanti, arrivare al centro del giardino, ma non avevo forze.
Ci fu uno scoppio, i vetri delle finestre si infransero e mi finirono addosso, ferendomi le braccia che avevo tirato sulla testa per proteggermi; ripresi a tossire, la vista delle mani sporche di sangue mi fece annebbiare la vista, o forse era tutto il fumo che avevo respirato in casa, e sentii le forze abbandonarmi completamente. Alzai di poco lo sguardo mentre mi raggomitolavo, incapace anche di strisciare via da lì, e vidi una figura maschile correre verso di me.
«June, June!» urlava mentre mi prendeva in braccio.
Dopo sirene, auto in arrivo, caos.
Riuscii solo a riconoscere il viso di Calum prima di perdere i sensi.

Di nuovo. Fuoco, fiamme, fumo.
Mi svegliai in preda al panico col fiato corto, mi guardai attorno, ero in un letto con una flebo attaccata al braccio e delle fasciature alle mani, in ospedale, al sicuro, non a casa nel mezzo dell'incendio. Un'infermiera entrò e mi sorrise.
«Ciao tesoro, come ti senti?» chiese gentile.
«Salve... ehm, spaesata» gracchiai.
«Hai dormito per ventiquattro lunghe ore, eri messa maluccio»
«Come sta casa mia?»
«Non lo so, al tuo ragazzo hanno detto che si sono salvate a stento una parte di una camera da letto e pochi metri della sala da bagno»
«Il mio ragazzo?»
«Sì, questo bel giovanotto che ti ha aspettato tutto il tempo sulla poltrona giù in fondo»
Guardai l'angolo della stanza che stava indicando e notai Calum, stretto in una coperta giallognola, che dormiva con una strana espressione in volto.
«Ah, certo»
«È rimasto qui tutto il tempo, credo che si sia addormentato poco fa e a giudicare dalla faccia, non sta facendo bei sogni»
«Mi ha salvata lui, vero?»
«Eri già fuori casa quando lui è arrivato, ma in effetti sì»
«Okay... Come sto?»
«Avevi bisogno di un po' d'ossigeno e tanto riposo, le ferite provocate dai vetri non sono gravissime ma resteranno piccole cicatrici che purtoppo impiegheranno un po' ad andare via. Penso che domani ti lasceranno tornare a casa, comunque»
«Va bene»
Calum si riscosse e sbattè le palpebre un paio di volte per poi alzarsi di scatto e venire accanto a me.
«June, oddio» sussurrò accarezzandomi piano il viso.
«Ciao Cal» gli dissi sorridendo.
«Dato che qui è tutto apposto posso lasciare voi due piccioncini da soli, ma è notte fonda e tu hai ancora bisogno di dormire. Tornerò tra mezz'ora» fece l'infermiera prima di uscire.
Guardai Calum e quasi scoppiai a ridere.
«Hai detto di essere il mio ragazzo!»
«Ho dovuto, altrimenti non mi avrebbero permesso di rimanere qui»
«Capisco. Lena ha saputo dell'incendio?»
«L'ho chiamata, sì»
«E che ha detto?»
«Si sente in colpa perché lei era a dormire da Michael e pensava che se fosse rimasta a casa forse le cose sarebbero andate diversamente»
«Ma no... Si sa la causa?»
«Una fuga di gas, hanno detto»
«Oddio»
«Come stai, June?»
«Bene»
«Sei sicura?»
«Sì cioè, mi sento solo un po' strana. Adesso non so dove andare, scommetto che Lena resterà dal suo ragazzo e io non posso di certo permettermi l'affitto di un'altra casa, poi tutte le mie cose erano lì, non mi è rimasto quasi niente se metà della mia camera è andata, spero solo che l'armadio sia intatto, lì oltre ai vestiti c'erano delle cose importanti per me, i miei quaderni, tutto...»
Sentii gli occhi bruciarmi ma Calum mi afferrò il viso, molto delicatamente, e mi asciugò le lacrime man mano che mi rigavano le guance.
«Vorrei tanto che non fosse successo, avrei potuto invitarti da me, saremmo potuti uscire, c'erano tanti modi per evitarlo. Mi dispiace così tanto» disse triste.
«Ormai è successo e tu non hai nessuna colpa, non potevamo saperlo. È che, capisci, non so che fare ora»
«Puoi stare a casa mia, posso sgomberare la cameria degli ospiti, puoi dormire in camera mia, dove vuoi, ho tutto lo spazio che serve»
«Davvero?»
«Sì, è il minimo che io possa fare. E appena starai bene possiamo andare a fare shopping così ripeschiamo i libri e i cd che hai perso, ti compri anche qualche vestito, non so»
«Ma non è necessario»
«Sì invece, davvero, non preoccuparti. Ci sono io con te»
Mi sorrise e mi baciò la fronte, pronto a tornare alla sua poltrona per lasciarmi riposare.
L'infermiera tornò e mi confermò che sarei andata via il giorno dopo, anche se avrei dovuto tenere le fasciature per un po', e prima di andare via mi intimò di approfittare di tutta la notte per dormire, così chiusi gli occhi non appena lasciò di nuovo me e Calum soli. Lui si addormentò prima di me, io invece rimasi a pensare.
Pensai a noi due, a come sarebbe stato vivere insieme per un po'. Eravamo solo amici ma sembravamo tutt'altro, ci dicevano, perché quando eravamo insieme per me esisteva soltanto lui, nessun altro ragazzo, e per lui esistevo solo io, nessun'altra ragazza: eravamo una coppia, in fin dei conti, senza ufficializzarlo, senza renderlo pubblico, senza che gli altri sapessero e, in effetti, senza che anche noi stessi lo sapessimo. Lena, la mia coinquilina, diceva che tutte le volte che stavo con lui mi brillavano gli occhi e mi guardavo la punta dei piedi più del solito, diventavo piccola piccola tra le sue braccia e arrosivo di fronte ai suoi sorrisi, e solo dopo un bel po' mi convinsi che era vero. Era come mi sentivo dopo le sue carezze, dopo i suoi abbracci, che me l'aveva fatto capire, ma, più di tutto, il modo in cui sorrideva dopo avermi baciata. Perché Calum mi baciava, lo faceva sempre, e per quei pochi secondi il mio cuore smetteva di battere, il tocco delle sue labbra carnose mi faceva sentire la testa leggera, come se non potessi più ragionare, mi stordiva, ma nel senso che mi faceva stare bene, che era l'unica cosa che mi faceva stare davvero bene. Forse vivere sotto lo stesso tetto gli poteva essere d'aiuto per realizzare che provavo qualcosa per lui, chissà.
Mi scappò un sorriso prima di dormire, pensando a quanto sarebbe stato bello scoprire che anche lui si sentiva come me, che questa "amicizia" ormai gli stava un po' stretta.

Appena uscita dall'ospedale e per tutto il mese seguente fu strano, continuavo ad avere incubi riguardanti l'incendio, avevo sempre un'angoscia addosso, non uscivo e non mi divertivo, non mi avvicinavo ai fornelli, non cucinavo e non volevo vedere candele o qualsiasi altra cosa che bruciasse. Notai che facevo quel tipo di sogni tutte le notti, tranne quando dormivo con Calum, perché mi sentivo al sicuro accanto a lui, ma non potevo dirglielo, non potevo e non volevo, perché tutta la felicità che mi ero aspettata non c'era. Tra noi era cambiato qualcosa, sembravamo soltanto amici, per quanto lui si preoccupasse per me, non avevamo più niente e questo mi rendeva ancora più triste.
Una notte, però, Calum organizzò una sorpresa.
Mi portò in camera sua tenendomi le mani sugli occhi, quando le tolse e chiuse la porta per non farmi uscire, notai quello che aveva fatto. Il letto era circondato da candele aromatizzate alla vaniglia, un tempo le mie preferite, e sul letto c'era un regalo per me.
«No, fammi uscire da qui» dissi tentando di mantenere la calma.
«Respira, sta tranquilla, va tutto bene»
«Non va tutto bene, se quelle candele cadono può incendiarsi tutto, fammi uscire»
«Respira»
Chiusi un attimo gli occhi e ricordai la scena dell'incendio, con le fiamme che mangiavano tutto ciò che era in casa, il fumo che mi riempiva i polmoni.
«Fammi uscire!» urlai in preda alla paura.
Lui mi prese le mani, ancora ricoperte di piccole cicatrici, le strinse forte e mi costrinse a guardarlo negli occhi.
«Respira. Guarda, c'è anche la finestra aperta»
Mi girai un secondo per vedere che fosse vero, vidi le stelle che brillavano in cielo e pensai che sarebbe stata una notte fantastica se non fosse stato per quella cinquantina di candele sul pavimento. Mi voltai di nuovo verso di lui e i suoi occhi mi davano fiducia, ripresi a respirare normalmente e mi calmai, anche se poco.
«Io sono qui con te, non sei sola, e non devi avere paura. Intesi?»
Annuii.
«Sul letto c'è un regalo per te, ma non puoi averlo se prima non spegni e sposti le candele»
«No»
«Sì invece, ti aiuterò io»
«Non posso»
«Puoi, so che puoi farcela. Sono solo candele»
«Bruciano»
«Devi superare questa cosa, non puoi vivere col ricordo dell'incendio che ti tormenta»
«No»
«Sì, June. Sì. Queste candele non manderanno a fuoco nulla. Adesso ci avviciniamo e iniziamo a spegnerle, partendo dai lati, va bene?»
«Ti prego»
«Puoi farcela, June»
Presi un respiro e gli lasciai le mani. Tremando, andai alla destra del letto e presi in mano una candela. Erano esattamente le mie preferite: gialle, in un vasetto di vetro, e profumavano tanto di vaniglia. Osservai la piccola fiamma in cima, poi guardai Calum che era in di fronte a me, alla sinistra del letto, con una candela in mano.
«Soffiamo insieme?» chiese.
«O-Okay»
«Al mio tre. Uno... due... tre»
E soffiammo. Due candele erano spente. Proseguimmo così fino a trovarci davanti al letto, con le ultime due candele rimaste in mano.
«Vedi, non è stato difficile» disse sorridendo.
«Solo perché ci sei tu»
«Io sono sempre con te»
«Allora dimostramelo»
Soffiammo un'ultima volta e il buio ci avvolse, sentii le lacrime che avevo trattenuto fino a quel momento bagnarmi il volto silenziosamente.
Calum mi avvolse un braccio attorno alla vita, mi avvicinò di più a lui e mi baciò le guance, asciugando le lacrime con le sue labbra, per poi giungere alla bocca. Portai le mani alla sua nuca e lui mi tenne ancora più stretta, anche quando mi sussurrò all'orecchio: «Brava June, ora apri il tuo regalo»
Ci sedemmo sul letto e cercai a tentoni il pacchetto che avevo visto prima, lo aprii e trovai una candela rinchiusa completamente in un barattolo di vetro già accessa; con cautela la presi e la alzai all'altezza del viso.
«Hai paura?» chiese Calum.
«No, non più»
«Allora è finita?»
«Sì, niente più paura»
«Oh, finalmente. Sono contento! E be', sai come si dice, dove finisce una cosa ne inizia un'altra»
«Cosa?»
«Noi»
Rise e posò la cadela sulla mensola sul letto, così che potesse illuminare, anche se poco, l'intera stanza, accese lo stereo e lasciò che il cd suonasse, e mi baciò di nuovo, spogliandomi poi dei miei vestiti e di tutti i miei ultimi timori mentre la canzone andava: "Burst into flames, scream in the dark, I'm gonna light up this place and die in beautiful stars, tonight" *
Con Calum avevo smesso di avere paura. Con Calum non temevo più nulla.

* "Props & Mayhem" - Pierce the Veil.
  
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