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Autore: Glamiji    30/12/2013    0 recensioni
-Signor Styles, lei è stato più volte accusato della tragedia avvenuta cinque anni fa, da cui ben pochi si sono salvati. Cosa ha da dire in proposito?- esordisce il presentatore con un tono professionale, che lascia però trasparire la cautela, il timore di riscoprire e di far riscoprire. Un uomo sulla quarantina, con una cravatta a righe e una giacca scura.
Di fronte a lui, un signore poco più anziano, ma con gli stessi capelli ricci e gli stessi occhi
di smeraldo di un tempo, esita per qualche secondo prima di rispondere.
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OS PRECEDENTEMENTE PUBBLICATA SUL MIO VECCHIO ACCOUNT (LEGGETE LA BIO)
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La mano trema mentre si avvicina al telecomando, e una voce sussurra di lasciar perdere. Il cuore batte. Forte, impetuoso, veloce, batte, trema anch’esso. 
Un brivido sottile rincorre le rughe ormai cosparse sul viso. 
La trasmissione è già iniziata, e la crudele ostinazione che spinge a vederla blocca ogni movimento. E’ una tortura. Una giusta, dolce, tortura che mette a dura prova la forza dei ricordi che ho voluto cancellare, senza avere i mezzi per farlo.
 
-Signor Styles, lei è stato più volte accusato della tragedia avvenuta cinque anni fa, da cui ben pochi si sono salvati. Cosa ha da dire in proposito?- esordisce il presentatore con un tono professionale, che lascia però trasparire la cautela, il timore di riscoprire e di far riscoprire. Un uomo sulla quarantina, con una cravatta a righe e una giacca scura.
Di fronte a lui, un signore poco più anziano, ma con gli stessi capelli ricci e gli stessi occhi 
di smeraldo di un tempo, esita per qualche secondo prima di rispondere.    
 
L’ho conosciuto, quel signore. Ricordo fin troppo bene la disperazione dipinta sul suo volto, lo scoraggiamento impresso nelle sue iridi, nei suoi tratti marcati, nei suoi movimenti affranti. E’ stato lui che, con un’espressione di orrore ed estraneità, mi ha consegnato quel pezzo di carta sgualcito e nero di cenere. Le sue mani tremavano, come le mie ora. 
A cinque anni di distanza (cinque anni, più simili ad un’eternità, o ad un minuto?), il terrore e la pura di non farcela, misti a una responsabilità sovrumana che non sa se sarà capace di sostenere, invadono ancora il suo viso. Penso al mio, di dolore, e con un’angoscia profonda mi rendo conto che non potrebbe in alcun modo essere paragonato al suo. 
Mi rendo conto di quanto gli costi rivangare quegli attimi che per molti sono stati letali dopo che per tanto tempo aveva provato a infangarli, a passare oltre. 
 
- Il rimorso è tanto, ancora oggi riesco a malapena a sopportarlo, e quelle accuse non fanno altro che peggiorare ciò che provo, perché in realtà so di aver fatto il possibile per salvare il maggior numero di passeggeri. Ogni volta che qualcuno mi colpevolizza di non aver agito abbastanza in fretta, ogni volta che mi sento dire che avrei potuto evitare la catastrofe, è una pugnalata al petto. Tutte le mie certezze vengono messe in discussione, e sto iniziando a crederci anch’io a quelle accuse, nonostante tutti gli sforzi che so di aver fatto mentre ancora mi trovavo su quella scatola della morte – sostiene con coraggio, rispondendo alla domanda dell’intervistatore con un tono troppo aperto, troppo disposto a concedere i propri sentimenti e le proprie angosce.
Anche il presentatore ne rimane sorpreso, e passa subito a una seconda richiesta.
- Sappiamo che anche lei ha rischiato di non uscire più da quella “scatola della marte”, ed è riuscito a non perdere la vita solo grazie al coraggio di un certo Zayn Malik- constata leggendo qualcosa sui fogli sparsi davanti a sé, aspettando una replica, o comunque un’affermazione, dell’intervistato.
 
Zayn Malik, l’assistente di volo. Ne ho sentito parlare spesso, ma non l’ho mai incontrato di persona.  
Ascolto il riccio che, posizionandosi meglio sulla sua poltroncina, elogia la determinazione e l’ammirevole audacia del compagno, che è riuscito a tirarlo fuori dalla cabina di pilotaggio mentre lui era ormai privo di sensi. Un’azione dalla quale entrambi sono usciti vivi a malapena. 
Riesco a leggere  nella sua voce la gratitudine per quell’uomo, deceduto qualche mese prima a causa di un incidente stradale. 
L’ironia della sorte: dopo essere eroicamente sopravvissuto a una tragedia tale, è morto in un banale scontro tra due automobili.
 
- Ma prima di ciò, signor Styles, c’è stato tutto il resto. Siamo partiti dalla fine, ma com’è stato l’inizio, com’è stato lo svolgimento?”
L’ospite delle trasmissione si irrigidisce inavvertitamente. Quella è un’esplicita richiesta di raccontare tutto, di descrivere minuziosamente ciò che è terribilmente accaduto. 
Forse, nella sua mente si sta chiedendo se è pronto a rivivere quei tragici momenti, e forse sta capendo che ha accettato di farlo già mentre accettava l’intervista. 
Respira profondamente prima di parlare. 
 
Il cuore batte più forte, le mani tremano con più frenesia. 
Mentre parla, con la voce spezzata di tanto in tanto da un impercettibile tremolio, mi rendo conto che io, tutte quelle cose, non le ho vissute. Sono stata a un passo dal farlo, ma no. Qualcun altro è stato sacrificato.
Lui. 
Stringo tra le dita lo stesso foglio consunto che mi ha dato il signor Styles quando ci siamo incontrati, a pochi metri dal luogo del disastro, dietro quello scenario agghiacciante.
Sopra la carta non più bianca si intravedono delle frasi, scritte in una calligrafia veloce, piccola, sporca, ma familiare, che con fatica ho imparato a decifrare.
In alcuni punti ci sono delle bruciature, dei buchi, dei laceramenti, che rendono le parole del tutto illeggibili. 
Ma per il resto, quelle scritte sono quasi totalmente comprensibili.
 
Ciao mogliettina!
E’ l’ultima volta che scrivo su questo diario di viaggio. E sai perché? Perché tra poche ore sarò a casa! Mi dispiace che tu non sia potuta venire, e non mi pento di aver provato a convincerti fino all’ultimo momento. Ma che ci posso fare, se tu hai paura di volare? In ogni caso, non vedo l’ora di riabbracciarti e di farti leggere questo diario, so già che scoppierai a ridere come una matta e che mi prederai in giro, ma so anche che ti farà piacere. 
Beh, allora ci vediamo a casa, mancano solo 4 o 5 ore! Non aspetto altro che tornare da te.
 
Non è mai tornato.
 
- Qual è stato il momento preciso in cui ha iniziato a capire che era un problema serio, e non qualcosa di normale e frequente come si credeva all’inizio?- domanda ansioso il presentatore.  Anche a lui rivivere quelle esperienze, nonostante non sia mai stato personalmente coinvolto nella faccenda, fa un certo effetto. 
- Non so dirlo con precisione, ma il fatto che il fumo entrasse nella cabina passeggeri non era una cosa normale, considerando gli effetti irritanti che, a detta delle hostess, stava avendo su ciascuno di loro: è stato allora che ho definitivamente deciso di atterrare nel primo aeroporto disponibile - risponde l’intervistato. Si avvertono la tensione, la pura di non farcela, la consapevolezza di dover agire subito, e in fretta. Tutto ciò che deve aver provato in quei momenti. 
 
L’occhio mi cade nuovamente sul foglio che stringo con foga tra le mani, mentre un brivido torna a percorrere la mia pelle e un senso di gelo di impadronisce dei miei pensieri. 
 
Tesoro, c’è qualcosa che non va. Del fumo esce dal bagno, c’è un odore asfissiante, di metallo.
L’assistente di volo è entrato lì con un estintore, per un attimo ho pensato che tutto sarebbe finito e che il viaggio sarebbe proseguito normalmente, ma il fumo continua ad uscire. Non so cosa pensare. Posso fidarmi della hostess che mi sta dicendo di non preoccuparmi, che è tutto sotto controllo?
Si pensa a un incendio.
Quanto può essere letale un incendio su un aereo a così tanti chilometri da terra?
Nel sedile al mio fianco c’è un irlandese biondo, si chiama Niall, di qualche anno più giovane di me ma con più esperienza nei voli. Dice che è tutto a posto, potrebbe essere una sigaretta, è già capitato altre volte, niente che non si possa risolvere con facilità. 
In ogni caso, ora sono felice che tu sia rimasta a casa, almeno lì non puoi correre rischi.
 
Quando ciò che è accaduto è accaduto, era ancora permesso fumare sugli aerei. Ma lui non sapeva che non era colpa di una sigaretta, non sapeva ancora che pochi minuti dopo tutto sarebbe peggiorato molto rapidamente.
 
- Cosa ha pensato quando ha visto il fumo entrare nella cabina di pilotaggio?- insiste l’intervistatore. Prova timore nel fare questo genere di domande, nei suoi occhi si può leggere l’indecisione e la consapevolezza del male provocato nell’ospite. Ma è il suo lavoro, ha firmato un contratto, dovrà andare avanti anche dopo la risposta del signor Styles, che non tarda ad arrivare.
- In quel momento stavo comunicando alla torre di controllo dell’aeroporto di Chicago che avrei avuto bisogno di un atterraggio di emergenza in quel luogo. Mi stavano chiedendo delle informazioni sul carburante, sulla quota a cui ci trovavamo e sul numero di passeggeri, ma prima ancora di poter rispondere ho notato il fumo che entrava e ho esclamato che non c’era tempo, che bisognava sbrigarsi. Ormai era diventato un qualcosa di troppo pericoloso per potersi perdere nei dettagli- afferma convinto il signore dagli occhi verdi, pur senza riuscire a celare la tensione che ancora giace nascosta in lui. 
 
Il presentatore continua a fare domande, e il signor Styles continua a rispondere. La mia mente è divisa tra dolore e orrore. Nonostante io sappia quanto ciò mi provochi lacrime amare (che col tempo ho imparato a nascondere sotto strati di rughe e fondotinta), riprendo a leggere quelle poche righe, tutto ciò che mi rimane di lui, della sua vita. Dei suoi ultimi istanti.
 
Il fumo è asfissiante, non riesco a respirare. Ha invaso tutta la cabina, c’è gente che tossisce, gente che è nel panico totale. Non riesco a vedere intorno a me, a malapena riesco a scrivere, e per farlo devo tenere il diario a un centimetro dal mio occhio che brucia, irritato dal gas. 
Le hostess stanno spiegando come usare le uscite di sicurezza, ma non riesco a capire. 
E’ tutto troppo confuso, troppo irreale.
Mi hanno detto che il pilota sta attuando un atterraggio di emergenza a Chicago, ma quanto tempo servirà? 
Ho bisogno di aria, aria, aria, non riesco a respirare. 
C’è un incendio a bordo, ma le fiamme sono nascoste chissà dove, qui c’è solo fumo, fumo grigio, pesante, soffocante. 
Ogni istante che passa, lo sento, mi avvicino alla fine, ma io non voglio perderti, non voglio questa fine.
 Perché siamo venuti al mondo, se poi questo ci viene strappato via con tanta facilità? 
E perché ci è dato di amare, esistere, gioire, correre, se ben presto arriverà il momento in cui non potremo più farlo?
Qual è il senso della nostra vita, se essa è tanto vicina alla morte? Ho paura, Ol, ho paura. 
Sono solo contento che sia capitato a me e non a te. 
Io ti amo, Ol, ti ho amato da sempre e ti amerò per sempre. 
Non so se riuscirò a riabbracciarti, ma ti a
 
Una lacrima non voluta scende sul mio volto. Solo lui mi chiamava così. Ol. Nicole.
 Non ha fatto in tempo a completare quell’ultimo “ti amo”. Proprio come la nostra vita insieme, interrotta troppo presto a causa di quella catastrofe. 
Non c’è nient’altro sul foglio, solo una macchia d’inchiostro sporca e sbiadita. 
 
- Abbiamo appena sentito le parole di Harry Styles, il pilota dell’aereo coinvolto nel disastro di cinque anni fa, durante il quale un Boeing 737 con a bordo 189 passeggeri è stato colto nel bel mezzo del volo da un incendio provocato da una scorretta riparazione di alcuni cavi collegati al funzionamento del bagno; se durante l’atterraggio d’emergenza si è visto solo un fumo irritante che a stento permetteva di respirare, quando l’aereo è arrivato finalmente a terra e le porte sono state aperte permettendo all’ossigeno di entrare e dare un forte impulso alla combustione, esse sono divampate sia nella cabina passeggeri che in quella di pilotaggio: ben pochi sono riusciti ad uscire dall’abitacolo in tempo, lo stesso pilota qui presente è svenuto ed è stato salvato per miracolo dall’assistente di volo Zayn Malik, di cui ricordiamo la morte causata sei mesi fa da un incidente stradale. Ora, a cinque anni di distanza dalla tragedia, rammentiamo tristemente questa catastrofe per le sue 121 vittime.- conclude il presentatore, passandosi una mano tra i capelli castani e disordinati, per poi annunciare che il “Tomlinson Talk Show” era finito, e ricordando che lunedì prossimo alle quattro e mezza ci sarà un’altra puntata.
 
Le lacrime orami scendono, inarrestabili. 
121 vittime. 
L’irlandese seduto accanto a colui che continuo tuttora ad amare è riuscito a salvarsi.
Ma mio marito no.
No, non ce l’ha fatta.
Liam James Payne non ce l’ha fatta. 
 
Ma allora, qual è il senso della nostra esistenza, se la vita si trova solo a un passo dalla morte?



ANGOLO AUTRICE
Come ho già scritto nell'introduzione, avevo già pubblicato questa OS nel mio vecchio account, e ho deciso di riproporla qui perchè è una storia a cui tengo davvero molto. Per scriverla, mi sono ispirata  alla trasmissione "Indagini ad alta quota", e più precisamente alla puntata "Fuoco in cabina". Ovviamente, la vicenda tra Liam (sigh) e sua moglie (sigh) Nicole l'ho inventata io, così come il Tomlinson Talk Show (spero abbiate capito chi è il presentatore lol). Però, c'è un però. 
E adesso cercherò di essere il più seria possibile.

Non so se conoscete il programma "Indagini ad alta quota". Si tratta di una trasmissione basata su fatti realmente accaduti. Questo significa che, a parte gli intrecci tra i personaggi, e a parte alcuni dati come il numero di passeggeri e il tipo di aereo, tutto ciò che ho descritto è successo veramente, e ci sono state delle vittime. Molte. 
E' una cosa che mi ha colpita e continua a colpirmi molto, quindi vi prego di non prendere questa OS tanto alla leggera.

Ah, un'ultima cosa (chi già aveva letto lo spazio autrice di questa storia sull'altro account già lo saprà, ma voglio ripeterlo per vantarmi un po' :3): sono stata io a fare il banner. Ok, lo so, dato il suo alto livello di bruttezza non c'è molto di cui vantarsi, ma è stata la mia prima creazione, e mi ci sono affezionataaaa (?). Ahahahaha, ookaayy, basta così. 

Spero che questa OS vi sia piaciuta, e aspetto i vostri pareri.
Adesso vado, e vi lascio soli con queste gif che vi manderanno direttamente in Paradiso. Cioè, ma come cavolo fanno ad essere così maledettamente perfetti? W.W

 
      
Ebbene sì, loro sono i nostri idoli, i nostri angeli. 

 
  
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