1_ Tornando a casa, per prima cosa cercatela e abbracciatela
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Lo stupido libro che teneva in mano era il regalo di Bruce che, amico caro quale era, visti i suoi problemi a relazionarsi con “l’uomo” con cui faceva sesso, non riuscii a trattenersi nel consigliargli un metodo alternativo alle defenestrazioni.
“Gli uomini vengono da Marte – le Donne vengono da Venere”, era il titolo di questo e Tony era l’abitante di Marte, il così chiamato uomo; molto meno ironico, ma solo perché il Dio avrebbe scatenato una guerra spaziale se lo avesse saputo, era che l’abitante di Venere, meglio conosciuto come Asgard, era la “donna” Loki.
La prima regola poi era davvero assurda, come se Tony potesse anche solo avvicinarsi con intenzioni dolci al suo socievole Dio della Simpatia.
Ma tentare non costava nulla, giusto? Defenestrazione a parte, per cui aveva aggiornato la sua armatura, non aveva altri problemi… no, i problemi c’erano.
Prima di tutto bastava uno solo degli incantesimi malvagi che frullavano nella testa di Loki per farlo fuori, in secondo luogo e questo forse era anche peggio, gli avrebbe negato il divin culo.
Ma in che razza di situazione si era andato ad infilare?
Entrò in casa sua e iniziò una ricerca frenetica con gli occhi della figura alta di Loki, voleva evitarlo ed infilarsi nel suo laboratorio a studiare un piano.
Ma tanto aveva agitato convulsamente lo sguardo, che qualche vicolo cieco si era venuto a creare, o forse più semplicemente il Dio si era materializzato davanti a lui con l’uso della magia.
AH, morirò prima ancora di aver fatto una qualsiasi delle stronzate scritte qui sopra, sospirò mentalmente Tony.
«Ciao, Loki caro!», sorrise nervosamente Tony e quando Loki lo guardò con fare assassino, cosa che aveva perennemente, e interrogativo, Tony aggiunse:«… magnifico Dio degli abbracci», concluse e allargò le braccia, occhi chiusi stretti come ad aspettarsi un cazzotto nello stomaco, aspettando l’esito della sua stupida, stupidissima frase.
«Inganno, abbraccio… non si somigliano nemmeno», considerò Loki.
E fu allora che le strette palpebre si spalancarono: il Dio del doppio gioco,- e già da questo Tony si sarebbe dovuto fare due domande invece di esaltarsi-, si era stretto al suo petto.
Veloce e ingenuo Tony strinse le sue braccia intorno al busto snello di Loki.
Un millisecondo dopo Tony stava volando giù dalla finestra della sua villa a Malibu.
Certo che il mare era proprio bello quel giorno, doveva farsi un bagno, magari insieme al sempre nervoso Loki.
Cadeva in basso e nel frattempo l’armatura gli si attaccava addosso, sfiorò appena la superficie dell’acqua prima di schizzare in direzione della finestra rotta.
Atterrò con un suolo metallico:«Devo ammettere che questa volta è stata colpa mia», parlò dopo che la maschera di ferro si sollevò.
«È sempre colpa tua», annuì il Dio, che tornò a sedere sul divano dove lo aspettava un libro che Tony non sapeva neppure di avere in casa.