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Autore: vook20    30/12/2013    4 recensioni
ATTENZIONE, POTREBBE CONTENERE SPOILER PER CHI NON HA VISTO LA TERZA STAGIONE!!!
Otto anni dopo le avventure di Neverland, Emma si ritrova a girare per una Storybrooke natalizia con la sua famiglie, tra amici, parenti, decorazioni e regali da fare.
Spero di avervi incuriosito. Buon Natale, anche se è già passato!, buon anno nuovo e buone feste! Spero se leggerete, di avervi rallegrato le feste e di avervi aiutato a superare con me questi periodo di astinenza da Once Upon A Time!
La storia non tiene conto degli avvenimenti delle 3x11!
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baelfire, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Christmas in Storybrooke





-Neal, davvero vuoi prendere quell’orribile sciarpa a tuo padre?! E’ la cosa più orribile che tu abbia mai preso in considerazione! E considerando come si veste elegante tuo padre, davanti a questo metterà le squame e ti mangerà!
-Dai, non è così male…
-Neal
-Ma, Emma…
-Neal
-Ok… Però sei cattiva!- Neal fece la faccia da cucciolo triste.
-Non mi commuovo! Henry dov’è?
-Ma dai, Emma, lo tratti come se avesse ancora undici anni! Ne ha diciassette ormai! Lascialo uscire con Grace senza stargli addosso come una cozza! Siamo a Storybrooke, Grace non può neanche oltrepassare il confine!
-Oh, sì, trattalo come se avesse la tua età! Piuttosto, vai a cercare le decorazioni per l’albero! Io cerco il regalo per mia madre e ti raggiungo.

Emma si inoltrò ancora di più nel negozio di vestiti dove stava cercando un dannato maglione per sua madre da una dannatissima ora.
Mentre osservava con espressione stralunata l’orrendo abito che le era capitato fra le mani, vide da lontano la famiglia Hood che gironzolava per il negozio, con Regina che probabilmente cercava anche lei un regalo per Snow. “Certo, tua madre è l’unica che si può mettere cose del genere!”. Intanto l’altra madre di Henry stava correndo dietro al più piccolo dei suoi tre figli, uno adottato e gli altri due di sette e cinque anni; la maternità l’aveva resa più matura e meno vendicativa, ormai faceva gli auguri a Snow ad ogni festa comandata, senza però attaccarle il telefono in faccia brontolando che era una smielata, inutile principessa viziata. Era un passo avanti.

Trovato un maglione che non fosse così orribile, andò alla cassa e pagò distrattamente. Uscendo fuori le luci dell’enorme albero al centro di Storybrooke la riempirono di tenerezza, la solita che provava davanti alle cose legate al Natale, tutte quelle luci, quel senso di gioia diffusa, gli uomini che barcollavano sotto le pile regali con le mogli accanto che già correvano verso un altro negozio…

-Mamma?  Mamma, posso andare a salutare Graham? Mamma!!
Una manina che le tirava insistentemente il cappotto e la vocetta lamentosa di suo figlio la distolsero dalla contemplazione dell’albero.
-Eh? Ehm, si… però non ti allontanare! E attenzione al camion di Granny… il camion di Granny?!- Un enorme camion rosso con su scritto “Granny’s Dinner, una scelta sicura e garantita!”, correlato da una gigantografia della nonna che faceva l’occhiolino, stava passando proprio in quel momento per Main Street. Dopo averlo guardato un po’, Emma decise che no, non le piaceva affatto, quindi girò la testa e si diresse nella direzione presa da suo figlio, cercando intanto suo marito con lo sguardo.
Flynn stava mostrando a Graham e a un altro bambino la nuova spada di legno che i genitori gli avevano comprato, gli altri due che con lo sguardo rapito che esaminavano tutti i particolari di un pezzo di legno, un piccolo lampo d’invidia infantile negli occhi.

Emma passò avanti al trio facendo segno a suo figlio che entrava nella caffetteria illuminata lì davanti: dalla vetrina si vedevano una giovane signora bruna e un uomo biondo dalla calvizie incipiente condividere una cioccolata scambiandosi sorrisi al miele.
Entrò facendo tintinnare la campanella d’ingresso e si ritrovò in uno di quei locali per coppiette d’innamorati tipo “Madame Piedi Di Burro” di Harry Potter, uno di quelli che a Ruby piacevano tanto.
-Emma!!! Ruby le corse incorse incontrò buttandole le braccia al collo senza darle il tempo di emettere verbo, travolta da cinquanta chili di affetto, esuberanza e capelli. Ma quanto diavolo erano lunghi quei capelli?!
-Hey! Come va?
Victor accennò un sorriso cordiale, con i denti bianchissimi che s’intravedevano appena, il massimo che si potesse ottenere dal Dottor Frankenstein, anzi dato che era Natale era persino qualcosina di più del solito! Ruby la tirò verso il loro tavolino, quei maledettissimi capelli che le finivano in bocca, le buste dei regali che cadevano a terra.
-Uh, mi dispiace!- Emma si chinò con un sorriso impacciato a raccoglierle
-Bhà, non ti preoccupare, non c’è niente di fragile!- agitando la mano in un gesto di noncuranza la bocca della donna si arricciò in un sorriso malizioso- Iniziato a preparare il cenone?
-Ehm,… certo!
-E poi dici che sai riconoscere le bugie da lontano, ma se non ne sai neanche dire una!- rise genuinamente- Comunque scherzavo, noi siamo ancora a mettere le palline! E poi una certa personcina non aiuta, è sempre a “salvare” gente in ospedale! Disse Ruby con una smorfia di disappunto
-Ma cosa ci posso fare io se qua la gente l’8 Dicembre la sera si ingozza di cannelloni e poi i suddetti cannelloni vanno storti e corrono tutti all’ospedale “Dottore, dottore! Mia suocera non riesce a respirare, può essere qualcosa che ha mangiato?” e intanto pregano perché tiri le cuoia!
Whale recitò la parte calcando sulle t di Dottore e facendo la faccia idiota al ”può essere qualcosa che ha mangiato?”, le sue solite battutine ciniche e il suo umorismo sottile, ma Emma era stata costretta a farselo piacere, per amore di Ruby. Al matrimonio Victor era persino riuscito a farla ridere, poi però era tornato il solito idiota.
-Haha, si… ehm, come sta la nonna? Emma si allentò un po’ la sciarpa per il caldo soffocante del locale, lasciando spaziare lo sguardo alla ricerca di qualcosa che non contemplasse puttini e cuoricini e spostandosi una ciocca di capelli biondi per alleviare il senso di imbarazzo.
-Oh, lei sta benissimo! Hai visto il camion? Archi da quando è andato in pensione ha pensato di aiutare nonna con le indagini di mercato e quelle cose là, e… ha un talento strepitoso! I clienti sono aumentati del 20% o giù di lì!
-Già!... Venite a Natale?
-E chi se lo perde il cenone a casa di Gold? Belle sarà già isterica per cosa preparare!
-Veramente, quest’anno hanno deciso di fare la cena a casa nostra…
-Oh, che bello!- Ruby portò le mani al cuore e piegò la testa di lato- Saremo felicissimi di venire! Vero Victor?... Victor?... Victor!!
-Cosa? –occhiataccia della mora- Ah, certo! Semplicemente magnifico! Emma tirò fuori dal ripostiglio mentale il sorriso che sfoderava quando un tizio scappato a Las Vegas le parlava di come volesse tanto una famigliola felice, ma “purtroppo” non aveva mai incontrato la donna giusta.
Buttando l’occhio fuori dalla vetrina mentre Ruby blaterava qualcosa su polli e aromi da mettere sopra i suddetti volatili, Emma scorse una figura imbacuccata in un enorme sciarpa verde e rossa che faceva il segno dell’orologio sul braccio, così si armò di tutta la sua faccia tosta e si alzò, facendo capire con gli occhi a suo marito che stava arrivando:
-Scusate, devo proprio scappare, devo portare Flynn dal nonno!
-Ma…
-Devo andare!
Si buttò fuori dalla caffetteria correndo a rotta di collo, ritrovandosi a fianco Neal che correva pure lui come un maratoneta:
-Perché corriamo?
-Perché se no Ruby si trasforma e mi rincorre per raccontarmi di chi ha pomiciato con chi, chi ha lasciato chi e… Hey, ma tu non dovevi comprare le decorazioni? E dov’è il ragazzino?
-Ma dai, non volevi sapere tutti i nuovi pettegolezzi del parrucchiere?
Emma si fermò piegandosi sulla gambe per riprendere fiato:
-Fanculo Neal!
-Dai, la nonnina ha anche formato il movimento delle “Dolci Arzille di Storybrooke” , ormai…. Hai raggiunto l’età giusta,… uff, per aggiungerti!
-Fanculo di nuovo!
-Eh, poi ti chiedi dove le impara certe espressioni il tuo “dolce bambino”! - Neal si affrettò a correrle dietro mentre lei tornava cauta alla caffetteria per riprendere il figlio.
-E poi mi chiedo perché ti ho sposato!
-Ah sì? Ti chiedi perché? Vediamo se così te lo ricordi!-Pronunciate queste parole la girò e la baciò con passione, la sciarpa che si abbassava, improvvisamente presa dalla forza gravitazionale .
-Adesso te lo ricordi?- le soffiò tra un bacio e l’altro.
-Mh… Forse…!
Detto questo, Emma sguisciò dalla la presa di lui e si appostò dietro un muretto: Flynn si era seduto su una panchina e stava cercando di cacciare qualcosa che aveva in tasca. Emma si abbassò ancora di più.
-Cosa dobbiamo rubare stavolta?- sussurrò Neal. Emma si girò verso di lui e lo fissò a metà tra lo stralunato, il seccato e il divertito, se era possibile provare tutti quei sentimenti diversi insieme.
-Sai, a volte mi chiedo se hai trentotto anni o ancora venti!- sibilò la bionda. L’altro sorrise.
-Mh… Propendo per la seconda!- detto questo le strappò il cappellino a pon-pon dalla testa e corse verso la panchina dov’era seduto il figlio.
-Neal!
-Hahaha! Fregata!- Neal passò il berretto al bambino, il quale a sua volta si era alzato, divertito dal vedere i genitori così allegri e volendo anche lui partecipare al gioco.
-Corri campione! Vai così! Non farlo prendere a quella brutta stregaccia cattiva della mamma!

La donna decise che il cappello era orai perso, quindi mise ad aspettare che i ragazzi stancassero di giocare e si appoggiò al muro con le braccia incrociate e un sorriso sarcastico sul volto. Per la strada adesso la gente iniziava a diradarsi, i bambini erano raccolti dalle mamma e si affrettavano verso casa stringendo un dolcetto e un giocattolo; i nani stavano aggiustando per l’ennesima da tre giorni a quella parte l’impianto d’illuminazione, lo stesso che usavano per tutte le feste comandate e non da quaranta anni circa a quella parte. Leroy stava urlando qualcosa ad uno dei suoi cinque fratelli, magari a Sneezy che come al solito stava starnutendo, da quella distanza Emma non riusciva a sentire bene; poco più avanti Gold stava chiudendo il banco dei pegni, affiancato da Belle che gli teneva un’enorme busta di decorazioni e sorrideva ammirando l’albero dei desideri che tutti gli anni veniva organizzato nella piazza principale di Storybrooke. Da qualche parte dei ragazzini stavano cantando delle carole per racimolare qualche soldo e portare fuori le fidanzate.
-Hey!
-Hey! Abbiamo finito di sprecare calorie?
-Sprecare calorie?!
-E’ la prima cosa che mi è venuta in mente- disse lei a mo’ di scusa- e comunque, prima che ti mettessi a fare il pazzo ti avevo chiesto una cosa: non dovevi comprare le decorazioni per la casa e per l’albero?- la bionda mise le mani sui fianchi in atteggiamento supponente aspettando una risposta.
-Le ho date a mio padre!
-E perché mai? Ti pesavano le mani?!- Emma fece un sorriso sarcastico
-No, perché una certa signorina si era messa a correre la maratona e non potevo permettere  che la suddetta signorina finisse sotto un tram!
-Ma se qui non ci sono neanche i tram!
-Neal!- la voce di Robert Gold interruppe il battibecco- Figliolo, le tue decorazioni! Noi dobbiamo andare a casa ad addobbare. Oh ciao, Emma cara.
-Sì, grazie pà. ‘Sera Belle- sentendosi chiamata in causa Bella alzò un po’ la mano in segno di saluto verso Neal e diede un bacio sulla guancia ad Emma. La bionda fece capire con gli occhi al marito che era ora di tornare a casa, il bambino si era intanto attaccato alla sua manica e sembrava avere sonno.
-Pa’, solo una cosa, io ed Emma dobbiamo passare a casa a prendere Henry e riportare a casa Grace, perciò Flynn può venire direttamente a casa tua? Poi quando abbiamo finito veniamo e mangiamo con voi.
-Va bene, Bea. Signorino?- Gold invitò con un gesto il nipotino a dare la mano a Belle.

Entrambe le famiglie si allontanarono in direzioni opposte; le vetrine iniziarono a spegnersi una dopo l’altra, i negozianti si misero cappotti e cappelli e i nani lasciarono definitivamente perdere le luminarie. In lontananza una coppia stava guardando una delle ultime vetrine che ancora resistevano allo scorrere del tempo: la signora era piuttosto bassa in confronto al marito, i capelli biondi tagliati in un caschetto appena sotto l’orecchio, vestita di tutte le tonalità di verde concepibili da mente umana. Il signore accanto a lei era infagottato in un enorme cappotto nero dal taglio elegante, i capelli scuri con qualche filo argentato che scintillavano alla luce del lampione sopra di lui. Inoltre in braccio all’uomo c’era una bambina bionda che proprio in quel momento stava strofinando il nasino contro quello del padre, il quale però mentre scherzava con la figlia stava contemporaneamente controllando l’ora sull’orologio al polso della mano buona.

Emma si avvicinò lentamente, come ipnotizzata, incurante della voce di Neal che le chiedeva se aveva preso lei le chiavi di casa. L’uomo intanto aveva lasciato perdere l’orario e aveva ripreso a giocare con la bambina, improvvisandosi in un trucco di magia, giocando con una piccola cosa fra le mani facendola scomparire e riapparire con un semplice movimento delle dita, ormai ornate solo da una semplice fede dorata. Per una frazione di secondo Emma fu sicura che l’oggettino fosse un fagiolo, che tra poco il cappotto si sarebbe aperto rivelando una spada alla cintola e che quando l’uomo si fosse girato avrebbe trovato due occhi azzurri luccicanti salutarla con un brillante e impastato d’alcool “Swan!”

Niente di tutto questo: l’unica cosa rimasta pressoché immutata dopo otto anni erano gli occhi, i quali però non si girarono a guardarla.
-Emma, cosa… Cosa stai guardando?
-Niente…- Emma si voltò, continuando però a lavorare freneticamente con il cervello. Hook era partito appena dopo che Peter Pan era morto, il dolore negli occhi azzurri, solcati da una crepa in più, la crepa che il suo rifiuto aveva causato. L’ultima visione che aveva del pirata che le aveva fatto la corte serrata per quasi un anno era un uomo con le spalle ricurve, un cappotto nero e una bottiglia di qualcosa di alcolico in mano. Era una delle immagini che ancora dopo tanti anni la tormentava, il pensiero di quell’uomo folle che andava via. Evidentemente però Tinkerbell lo aveva consolato. Non sapeva se la cosa le faceva piacere o no.
-Ripensandoci, c’è un ultimo negozio che vorrei vedere- sentenziò Emma fermandosi di botto e tornando verso la coppia, la quale intanto era entrata nel negozio del quale aveva ammirato prima la vetrina, con sommo scorno del negoziante, il quale probabilmente stava già pensando al suo letto caldo e ai succulenti insetti che avrebbe mangiato per cena.
-Ma… Ah, Emma dobbiamo ancora addobbare l’albero! Non possiamo… Oh, al diavolo!
Neal rincorse la moglie, che intanto si era infilata nel negozio: sembrava si stesse nascondendo dietro uno degli stand di cartoline, accucciata dietro musetti di cane e Babbi Natale con sacchi sulle spalle, con un espressione tra il curioso e il concentrato. Neal la trovò estremamente buffa.

-Desidera, signora Swann?- il negoziante, un uomo alto e asciutto, con un appuntito naso rosso dal raffreddore e l’espressione seccata la stava squadrando dall’alto in basso.
-Eh? No, niente signor Timon, stavo solo… ecco, vede quei due signori lì?- sussurrò Emma.
-Vedo
-Ecco, sono amici e vorrei fare loro una sorpresa, quindi…- accennò alla situazione in cui si trovava e alle cartoline.
-Capisco
-Bene…- Il sig. Timon se ne andò con una scrollata di spalle e canticchiando una canzoncina che ripeteva continuamente parole come “Akukalamatta”. Emma si chiese cosa stesse facendo, a trentotto anni, nascosta dietro delle cartoline a spiare un suo vecchio spasimante con moglie e figlia. Le parve che Hook si fosse  girato verso di lei; però dopo un attimo in cui fissò il punto dove c’era prima Emma con espressione assorta, si girò e tornò a esaminare una pallina per l’albero. “Forse mi ha vista. Però si è girato. Ma che m’importa?! Ora devo solo uscire da questo negozio che puzza di facocero e tornare a casa con Neal. Sì, adesso mi alzo e me ne vado!”. Mentre le dialogava con se stessa Hook e Tinkerbell se ne erano andati.
Emma si affrettò fuori dal negozio per respirare aria pura: mentre stava sotto il cielo ad occhi chiusi, un fiocco gelido le scivolò sul naso. Sorrise beata leccando quelli che seguirono il primo, ridendo poi all’espressione buffa che fece Neal vedendola ballare in circolo sotto la neve.
-Balliamo?
-Oh, Neal, non dire scemenze!
-I’m singin’ in the rain, just singin’ in the rain
 -Canto sotto la pioggia! Da solo!- Neal sorrise e fece un inchino e un gesto buffo come per invitarla a ballare.
-No! No, Neal, ho detto no!- Emma rise nervosamente.
-Dai tesoro, io accetterei, quando avrai più un occasione così?
Quella voce estranea la fece voltare: Hook le sorrideva canzonatorio, la mano sprofondata nella tasca e la lingua che usciva a toccare il labbro inferiore.
-Hook- Neal ed Emma lo dissero insieme.
-Che, felicità, che entusiasmo! Scommetto che non siete più nella pelle dall’emozione di rivedere un vecchio amico. Ah, Emma, è tua abitudine stalkerare la gente? No, perché sai, la prossima volta che mi vuoi vedere, bè… sarò più che disponibile!- l’ex pirata sogghignò passandosi la lingua sul labbro. Di nuovo. Emma gliel’avrebbe tagliata quella lingua!
-Ehm… Io… Cercavo, delle… cartoline…- “Fregata! Per come gliel’hai detto è chiaro che sapevi che lui era lì!!!”
-Sì, ceeeerto! Sai, ti avevo quasi vista Swan, poi però hai avuto la prontezza di abbassarti… l’ho sempre detto che saresti stata un’ottima piratessa! Però hai fatto l’errore di fidarti della persona sbagliata.
-Il signor Timon…
-Già! L’Hakuna Matata gliel’ho insegnata io a quei due!- Hook attaccò a ridere sommessamente come se il ricordo evocato fosse esilarante.
Intervenne Neal a salvare la situazione: - E dimmi, Hook, quando saresti tornato? Sono passati otto anni, che hai fatto tutti questo tempo?
-Oh, niente d’importante Bea- a sentirsi chiamare con quel nomignolo, Neal represse a stento un moto di fastidio. Già non gli piaceva quando lo chiamava suo padre così, se lo faceva il pirata era intollerabile.- Ho viaggiato, sono finito in galera, mi sono sposato,…
-Who, who, who, aspetta, la conosco?- Neal si avvicinò a Hook e iniziò a parlargli in modo più confidenziale- Quando è successo? E perché diavolo non mi hai invitato, amico?
-Bhè sai, è successo tutto molto in fretta, ci siamo rincontrati inaspettatamente… e abbiamo avuto una figlia!
-Cosa?? E me lo dici così? Amico, congr...- prima che Neal potesse congratularsi di una qualsiasi cosa, Tinkerbell arrivò con il suo abito verde e la bambina.
-Tink??! Ma… Mica… Oddio! Sentite tutti e due- Neal puntò loro contro un dito, facendoli stringere e arrossire come due scolaretti sopresi a baciarsi nei bagni- adesso ci fermiamo a prendere un caffè e mi spiegate un po’ la questione!
“Ma cosa va farneticando?! E’ impazzito, sembra un liceale il cui migliore amico ha appena messo in cinta una! Ok, devo smettere di guardare Glee… E comunque, la deve smettere, dobbiamo riprendere Henry e Paige, Grace o come diavolo si chiama, oppure se non tornano entro le otto a casa Jefferson potrebbe riprendere ad usare le forbici!”.

-Emma?- Tinkerbell la riscosse da quegli strani pensieri e la prese gentilmente sotto il braccio libero- Andiamo? Quei due si sono già avviati…
-Eh? Ah, sì.- Emma si ricordò della bambina che l’altra aveva in braccio. Se a prima vista aveva notato solo i capelli biondi, adesso i dettagli si andavano delineando; aveva un visetto rotondo, gli occhi azzurri e ridenti come quelli del padre. In pratica era tutta suo padre, dal mento agli occhi. Però… sì, le labbra e il taglio degli occhi erano della madre. Nel complesso era una bella bambina.- Come si chiama?- disse accennando alla piccola.
-Anouk. Come un personaggio del film Chocolat, sai quello con Johnny Depp… A Killian piace tanto- spiegò Tinkerbell sorridendo teneramente in direzione del marito.
Erano intanto arrivati al Granny’s Dinner: la tavola calda era in procinto di chiudere, eppure Granny era ancora dietro il bancone a fare i conti, così Neal decise che c’era il tempo per un ultimo caffè e un racconto. Si sedette su una delle morbide poltroncine rosse dal gusto retrò che circondavano i tavolini; Emma si affrettò a sedersi vicino a lui per evitare di sedersi vicino a Hook ed incappare in situazioni spiacevoli. Hook si accese una sigaretta. Emma all’improvviso si ricordò del film della Disney Peter Pan, e di un Capitan Uncino con un coso per fumare due sigari contemporaneamente, cosa che riportò alla mente anche immagini dello stesso personaggio che metteva una piccola fatina in una lanterna. Il pensiero le fece aggrottare le sopracciglia, pensando a come era finita.

Intanto Neal era ripartito in quarta con le domande, mentre Killian continuava a fumare tranquillamente e Tinkerbell cercava d convincere la piccola Anouk a non infilzarsi con la forchetta. Emma decise di fermare il marito dal beccarsi una sigaretta nell’occhio e intervenne, sfoderando il suo miglior sorriso:
-Allora, come vi siete conosciuti?
-Bhè, io ero a New York ed ero appena uscito di prigione, sapete il girare con uncino al posto della mano destra in questo mondo non fa lo stesso effetto che nella Enchated Forest. Almeno lì quando scappavano non correvano dalle guardie…- scoppiò in una risata genuina, seguito a ruota da Neal. Emma si ritrovò a pensare che sembrava quasi una persona normale, un ragazzo che rideva con il migliore amico.
-E… lei mi ha accolto in casa e…- Hook fece un sorriso laido.
-E si è innamorato di me!- Tinkerbell concluse per lui con uno sguardo ammonitore- Poi, abbiamo girato un po’ questo mondo e dopo un annetto è arrivata una sorpresa…
Un cellulare iniziò a squillare. Hook mise la mano sana in tasca e ne tirò fuori uno dei modelli più nuovi sul mercato:
-Ehm, tesoro, mi fai vedere un momento…- Il pirata sembrava in leggera difficoltà davanti all’enorme schermo che gli illuminava il viso. Neal rise davanti all’impedimento dell’amico. Tinkerbell invece si mise servizievole ma con una smorfia di disappunto sul viso, ad armeggiare con il telefono.
-Era Sean. Penso volesse chiederti se avevamo ancora intenzione di passare il Natale a casa loro. Dopo possiamo passare un secondo da loro a dirglielo, no?
-Certo amore- Lo stomaco di Emma fece una doppia capriola avvitata. Amore?! Bleah! Hook che chiamava “amore” con quel tono a qualcuno non avrebbe mai voluto sentirlo.
Hook ripose il cellulare e si rivolse a Neal:
-E voi? Come sta il piccolo?
-Bhè, sai, non è più tanto piccolo! Ha diciotto anni! Adesso è un altro il piccolino di casa, Flynn, una peste di sette anni che non ti lascia un attimo!
-Non ti starai mica lamentando?- Emma s’immise nella conversazione per timore della piega che essa stava prendendo, infischiandosene di Hook, Tinkerbell e della bambina.
-No, figurati! E’ che a volte vorrei un po’ d’intimità! A volte…- Emma lo guardò stranita: ma perché queste belle affermazioni gli uscivano adesso, davanti a due estranei? Estranei poi, lo conoscevano da quando era ragazzo…
Seguì un imbarazzante silenzio per un paio di minuti. Neal stava guardando sul cellulare, molto più contenuto rispetto a quello del pirata, mentre l’altro si era perso a contemplare fuori dal finestrino, scrivendo frasi di cui non si comprendeva il senso con la condensa, con Tinkerbell che cercava di fermare Anouk dall’imitare il padre. Emma decise di prendere di nuovo in mano la situazione:
-Ehm, noi dovremmo andare. Sapete dobbiamo riprendere Henry… è uscito con la fidanzata.
-Oh, okay, quindi… ci si vede in giro- Emma e Tinkerbell si salutarono con un bacio sulla guancia, mentre quegli altri due si scambiavano uno sguardo complice e una pacca sulla spalla. Neal diede un buffetto sulla testa di Anouk e uscì per seguire la moglie a casa.
-Hey, perché non li invitiamo da noi a Natale?
-No
-Ma perché? Emma, aspetta!
-Perché no! E poi lui non era “quello che ti ha rovinato la vita”?!
-Sì, ma… è acqua passata!
Emma si voltò e lo guardò sarcastica. Non resistette a lungo però: come si poteva sgridare quel bambinone?
-Ti amo, Neal- gli corse incontro e lo baciò sotto il vischio della porta di casa.

 







 

N.D.A:
Allora, che ve ne pare? Lo so che è un po’ in ritardo, ma… sono tre settimane che scrivo e non vedevo l’ora di finire, siamo a Capodanno tre due giorni! So anche che il tutto è coperto da una patina di zucchero, forse troppo!, ma… è Natale! Devo dire che sono abbastanza soddisfatta di tutto l’insieme, forse solo la fine della conversazione tra i Jones e i Cassidy non mi convince molto, ma…
Ok, basta tediarvi! Le coppie sono tutte coppie che shippo alla follia, anche se è da poco che ho cambiato da CaptainSwan a CaptainBell, così non mi trovo molto a scrivere di loro due, ma mi piacciono un mondo!
Scusate per l’OOC che può caratterizzare alcuni personaggi (vedasi Gold, che non so proprio manovrare e far parlare e Regina, cui non mi sono neanche azzardata a toccare, non la voglio rovinare con le mie assurdatagini!!!) . Come sempre, leggete e recensite! Anche per tirarmi le pummarole, sono sempre contenta!
Ah, e per State of California: ce l’hai fatta mi hai contagiato pure a me con le tue scempiaggini su Simba e compagina cantante! Non penso che però per questo ci volesse l’avvertimento Cross-Over… in fin dei conti in OUAT ci sono tutti i personaggi delle favole… bhà, se secondo voi ci vuole ditemelo.
Bhè, detto questo… Buone feste a tutti e buon anno nuovo!
Vook

  
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