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Autore: Euridice_    22/05/2008    2 recensioni
{Controllare il tempo e muoverlo a nostro piacimento, ecco cosa ci darebbe veramente il potere su ogni cosa. Gerard si mosse appena sotto le lenzuola candide che coprivano il suo corpo come un velo d’acqua. Era mattino, sì. Nell’aria aleggiava una strana evanescenza, come se fosse un sogno. Si portò una mano sul volto e con un dito percorse i suoi lineamenti, ritrovando in sé l’amara sensazione che ormai lo abbandonava solo durante il sonno...}
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gerard Way
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sia data la morte

Quando la gioia segreta,

tenerissima, dei corpi

allacciati nel letto

non sarà più alla mia portata.

Ah, come presto appassisce

Nell’uomo e nella donna

Il fiore della giovinezza!

Una nube d’angoscia, senza tregua,

ottenebra l’anima, allorquando

si profila l’odiosa vecchiaia.

 

{Mimnerno, Elegie}

 

 

Filosofi e scienziati hanno passato la loro vita ad analizzare le viscere e i misteri del tempo, cercando di carpirne il segreto e di penetrarne la natura. Nei secoli si è tentato di comprendere cos’è che fa scorrere la vita in modo così inarrestabile e rapido, si è cercato una maniera per controllare questa strana forza che non riusciamo a capire.

Controllare il tempo e muoverlo a nostro piacimento, ecco cosa ci darebbe veramente il potere su ogni cosa.

Gerard si mosse appena sotto le lenzuola candide che coprivano il suo corpo come un velo d’acqua.

Era mattino, sì. Nell’aria aleggiava una strana evanescenza, come se fosse un sogno.

Si portò una mano sul volto e con un dito percorse i suoi lineamenti, ritrovando in sé l’amara sensazione che ormai lo abbandonava solo durante il sonno. Ai lati della sua bocca erano nate delle piccole, lievi rughe, così come sotto i suoi occhi si affollavano nuove grinze sottili.

E chissà se tra i suoi capelli già erano fioriti ciuffi argentati, incancellabili firme dell’età che avanzava.

Gerard si voltò ed osservò la creatura che giaceva accanto a lui, avvolta come un feto tra le coperte candide.

Era una ragazza, il suo viso sereno e tranquillo nel sonno tradiva la sua età, che probabilmente non andava oltre i venti, ventun anni. Aveva una pelle  liscia e chiara, ancora non scalfita dal tempo, e le sue spalle esili erano solo un profilo appena accennato tra le lenzuola. Quelle braccia pallide, quei capelli color mogano sparsi sul cuscino come anemoni, quelle lunghe ciglia nere che sormontavano i suoi occhi chiusi…e le sue labbra, così piene e vermiglie, dello stesso colore del sangue che scorreva rapido e giovane nelle vene della ragazza! E la flebile porpora che tingeva le sue guance… quanta bellezza stava anche soltanto nel suo essere ancora acerba, nel suo vivere la primavera della vita…

Gerard si alzò lentamente ed andò nel bagno, ad affrontare la realtà. Lo specchio non mentiva e dava ragione alle sue più intime paure. Il suo viso non era più quello che aveva conosciuto in quei giorni luminosi che ormai erano lontani, lunghe rughe lo solcavano destinate a farsi sempre più profonde. E tra i suoi capelli, i suoi lucenti capelli corvini, già erano apparsi le prime, minacciose ciocche bianche.

Gerard si domandò cosa sarebbe accaduto al suo corpo. Si sfiorò lentamente il petto, mentre un brivido gli scivolava giù per la schiena, e poi il ventre. Il fisico duro e acerbo che aveva avuto era già maturato, si sarebbe presto fatto cascante e raggrinzito come un frutto andato a male.

La gente avrebbe collegato il suo nome all’immagine di un anziano patetico e impedito, dai movimenti lenti e le mani coperte di macchie, sul cui dorso sporgevano le orribili vene gonfie tipiche dei vecchi. E la sua voce? Si sarebbe affievolita fino a sembrare accompagnata da un colpo di tosse, come se avesse la gola invasa dal fumo.

Il solo pensiero di tutto questo fece barcollare Gerard.

Sì, forse era pazzo.

Forse non sapeva godersi la vita, accettare quelle cose che prima o poi ognuno subiva.

Forse era vero quello che gli dicevano, e cioè che non era in grado di vedere cosa ci fosse oltre la superficie delle cose.

Forse sì.

Anzi, di certo era così.

E allora?

Un sorriso sghembo scompose le sue labbra sempre più sottili.

Ah, come sarebbe stato bello dire addio alle scene così, lasciando al mondo il ricordo di un viso ancora giovane, di un paio d’occhi adolescenti.

Impedire al tempo, quel qualcosa così maligno e brutale, così spietato e fulmineo, di corrompere ulteriormente il suo aspetto e il suo essere.

Oh, sì.

Una, due, tre, infine tutte le pillole contenute nell’ampolla scura caddero sulla sua mano aperta.

Tremò solo per un istante.

Percorse in quell’attimo la sua esistenza… allora era vero quello che dicevano, un secondo prima di morire vedi tutta la vita passarti davanti.

E poi gettò rapidamente le pillole nella voragine della sua gola.

 

La ragazza si svegliò.

Non trovando Gerard accanto a lei come invece si aspettava che fosse, si districò lentamente dalle lenzuola e posò i piccoli piedi sul pavimento freddo. C’era uno strano silenzio nella casa, tutto era così surreale, sembrava di essere nell’ovattata evanescenza di un sogno.

Scorrendo tra i capelli con una mano, la ragazza sorrise tra sé ripensando alla notte precedente.

Andò in bagno.

E fu lì che lo trovò.

Era seduto di fronte lo specchio, sul volto il pallore della morte e la luce della vita che rinasce.

Improvvisamente sembrava più giovane, lì, abbandonato come un fiore dimenticato dal tempo, con quell’espressione serena. Non una ruga solcava il suo volto perfetto, né la fronte chiara sormontata dai folti capelli neri.

Gerard Way.

Sarebbe stata con quell’immagine, quella fotografia della purezza e della quiete, che il mondo avrebbe serbato il suo ricordo.

  
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