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Autore: Beautiful Disaster    23/05/2008    2 recensioni
Elo, una ragazza piena di problemi. Un angelo che arriva nella sua vita e lei crede che sia possibile 'ricominciare'. Protagonisti una delle mie band preferite, i MCR.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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CAP.20 - Famous Last Words [part.2]

Il ticchettìo della sveglia sul comodino non mi fa chiudere occhio stanotte, fino a qualche tempo fa cullava il mio sonno ma non può nulla, stanotte. Ho già fumato quasi un pacchetto di Merit, ho bevuto due birre e l’inquietudine non va via, anzi, cresce ad ogni ticchettio. Raggiungo la finestra della camera, la spalanco e mi ci siedo su, accendo un’altra sigaretta mentre mi godo l’aria fredda e i lampioni che illuminano il viale deserto. Ripenso a quando sono approdata in questo posto, quel piovoso pomeriggio di Novembre, quando mi sono imbattuta nel mio ‘angelo’ risultato poi un demone per il mio cuore e non perché lui sia cattivo, oh no, non è certo il termine che caratterizza Frank, tutt’altro…però mi ha causato solo sofferenza tranne che in quei rari ma intensi momenti d’amore che mi ha regalato…anzi, sarebbe meglio dire che mi ha fatto sudare. E mento spudoratamente se dico che sto pensando solo ed esclusivamente a lui. Ok, mi ha segnata a fondo, ha ancora residui violastri del mio cuore tra le unghie ma c’è anche un’altra persona che Mi…turba. Dio sono tornata ad odiarlo. Sapevo che sarebbe successo prima o poi come in egual sicurezza so che non potrò mai provare qualcosa, ma sapevo che sarebbe successo…e mi ha fatto tremare le gambe. Probabilmente ognuno di noi ha trovato un qualcosa di importante nel momento più sbagliato della propria vita, nel mio caso, probabilmente, ho solo sbagliato persona…

E’ quasi giorno, sembra che mi sia stesa cinque minuti dopo l’ennesima sigaretta ed invece sono quasi le sei del mattino… per lo meno ho riposato un po’. Mal di testa…dovrei spegnere il cervello almeno quando dormo. Vado verso il bagno, mi ci vuole una doccia. Potrei incontrare chiunque nel lungo corridoio che si prospetta davanti ai miei occhi, ne sono consapevole, ma sono arrivata ad un tale stato di rassegnazione che credo potrei affrontare chiunque a viso aperto stamattina. Giro la maniglia del bagno, entro e chiudo la porta alle mie spalle…ed ecco che mi rimangio quanto appena detto ritrovandomi di fianco a Gerard che ha appena terminato di sbarbarsi. Mi volto e scappo o faccio finta di non vederlo, apro l’acqua e mi lavo tranquillamente il viso ignorando i suoi peli dentro il lavandino?? “Cosa fai sveglia a quest’ora?” “E tu?” Semplice, abbiamo dormito poco e niente probabilmente per le stesse ragioni. “Sei nervoso per la cerimonia?” “No, non proprio…” dice tornando ad asciugarsi il viso con l’asciugamani che ha attorno al collo. Poi si appoggia allo stipite della porta e mi da uno di quegli sguardi con quegli occhi che puoi contarci le lineette che ha nell’iride. “Non credi che io e te dovremmo…parlare un attimo?” D’impeto gli direi di no e correrei via…però ho preso una decisione e non torno indietro. “Si, dobbiamo parlare” lungo sospiro, prendo fiato, cerco di sostenere il suo sguardo “non sono innamorata di te Gerard. Non credo debba succedere altro tra noi. Parto.” In tre frasi gli ho detto quello che avevo programmato di dirgli durante una cena, o durante una passeggiata lunga probabilmente un intero pomeriggio…ma le circostanze mi ci hanno costretta. Scusami se ti faccio del male, scusami davvero. “Probabilmente ti porterò rancore per tutta la vita” dice mettendomi le mani sulle spalle “ma se è una tua scelta è giusto così, anche se…” sospira “sei egoista” trova la forza di attaccare e lo fa meglio quando i suoi sentimenti lo tradiscono, quando la sua fragilità viene fuori. Torna ad asciugarsi il viso, getta l’asciugamani ed esce dal bagno attraversando il corridoio a passo deciso. Li riconoscerei a distanza di miglia, i suoi passi. Torno in camera, metto su una giacca e raggiungo Gerard in camera sua. È seduto sul letto,si passa le mani tra i capelli in continuazione, poi accende una sigaretta. Entro piano, gli sono alle spalle, salgo sul letto e lo abbraccio “ti prego, non pensare che sono un’ingrata…” non mi risponde, ma ricambia il mio abbraccio. “Devi promettermi solo una cosa” sussurra “devi toglierti Frank dalla testa e dal cuore” mi stringe. “Ti giuro che ho iniziato a farlo” “Bene” La situazione è…di quelle situazioni ideali. Ideali per cosa?? No no, per niente, è solo la mia immaginazione che lavora più del dovuto. “Senti…sono ancora le sei, perché non ci rilassiamo un attimo?” accetta la mia proposta con un sorriso mentre mi tira giù, mi appoggio al suo petto.

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“Cazzone tra mezzora dobbiamo andare!” Mikey che rovina il nostro sonnellino stritolando il fratello. “Merda…sono le 9!!!” “Cazzo…” faccio eco con la mia voce rauca. Mikey probabilmente pensava che il fratello perfettino e meticoloso stava già mettendosi appunto da chissà quante ore e ha evitato di disturbarlo…avrei fatto anche io lo stesso. “Io vado a prendere Alicia, tu sbrigati che tra un po’ passa a prenderti Frank…” Frank?? Verrà qui?? Eh già, lo sposo ed il testimone arrivano in chiesa insieme…o almeno credo…sta di fatto che verrà qui ed io non voglio vederlo, non voglio nemmeno sentire il suo profumo a distanza di un miglio. Scendo in cucina, ho bisogno di un caffè, devo sbrigarmi. Corro giù per le scale e Cristo santo lui è davanti ai miei occhi! “Ciao…ho incrociato Mikey che usciva e sono entrato…” cerca di mascherare l’imbarazzo giustificandosi goffamente. Io credo di aver vagamente capito il senso delle sue parole ora che le forze mi abbandonano davanti ad uno spettacolo così bello. Capelli a posto, pettinati e gellati, occhi splendenti…ma non credo abbia fatto molto per quelli. Vestito chiaro in tinta unita, bracciale. Bracciale. Il mio, il nostro bracciale. Trattengo a forza le lacrime indicandolo “Quello… credo che dovresti toglierlo…” riesco a dirgli con un filo di voce. Alza il braccio, lo guarda, ci gioca e sorride “No” è la sua risposta secca mentre continua a sorridere. E avrei preferito che se lo strappasse dal polso tirandomelo contro con tutta la sua forza. “Tu non l’hai tolto…” continua facendo un cenno verso il mio braccio. “Io non devo sposarmi…” mi asciugo piano la lacrima che si è pian piano liberata “scusa, devo andare”. Non gli do il tempo di dire altro. È finita, così, in quella cucina…non lo rivedrò più. Adesso posso dare via libera a tutte le lacrime che ho in corpo. Raggiungo Gerard in camera che frettolosamente si appresta ad agghindarsi. “Ti aiuto” dico afferrando la cravatta per fargli il nodo, ma le mie mani tremano e non è per nulla facile. Me le prende tra le sue. “Lui è qui?” mi chiede piano “Si” la mia risposta sottovoce. Mi bacia le mani, mi stringe a se. “Lo porto via” si avvia verso la porta. Il pianto mi offusca la vista, non riesco nemmeno a godere appieno della bellezza di Gerard nel suo vestito scuro. Si volta un attimo “Torno presto”.

Spio da un angolino di finestra l’automobile tirata a lustro che lascia il viale, mi lascio cadere su una sedia e attendo che le ultime lacrime finiscano di cadere. Il borsone è già pronto, scappo, vado via da vigliacca… forse è meglio di no, aspetterò i ragazzi per salutarli e andrò via questa sera…anche se la tentazione di lasciare questo posto è fortissima. Salgo in camera, metto su un paio di jeans ed una maglia comoda, porto con me il giubbino, non si sa mai, le temperature sono variabilissime in primavera. Credo di ricordare come arrivare a quel posto di ieri sera… sarà una lunga passeggiata in compagnia dei miei fantasmi.

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Il sole, lieve, filtra attraverso i rami, il torrente scorre pacifico e melodico vicino ai miei piedi, sento il cinguettìo degli uccelli che se qualcuno tempo fa mi avesse chiesto se amo gli uccellini che cantano avrei riso per una settimana intera. Mi siedo su uno spazietto d’erba vicino all’acqua…vorrei le mie tele e i miei colori. Aveva proprio ragione, di giorno è un paradiso. Mentre apprezzo per la prima volta un qualcosa che non sia droga o sesso o…amore immenso e fugace, non faccio altro che pensare a quello che poco lontano da me sta succedendo, o meglio è già successo circa un‘ora fa. Fiori bianchi, risa allegre, sguardi commossi, canti felici, mani con anelli lucidi che si intrecciano, angeli che spiccano il volo… e angeli che qui cercano uno spiraglio di luce nel baratro. Ho deciso, torno a casa, prendo la roba e vado via. Non ho tempo di alzarmi, mi volto ed una figura troppo elegante per essere qui mi corre incontro per poi fermarsi vicino col respiro affannato. “Gerard ma cosa…” “Sapevo di trovarti qui…” continua a respirare affannosamente. “Ma la cerimonia?” “Ho fatto il mio dovere… però non mi piace la sala ricevimenti che hanno scelto…è per vegetariani…” la bugia più dolce che abbia mai sentito in tutta la mia vita. Scoppio in un pianto isterico “Stavo andando via senza salutarti, sono una stupida, stavo per andare a casa a prendere la mia roba e…” mi tappa la bocca. “Shhh…” sorride accarezzandomi i capelli “vorrà dire che mi abbandonerai un’altra volta…” mi strappa un sorriso, sincero “Andiamo” mi tende la mano. “Dove?” “A disfare le valigie…” la mano ancora tesa verso di me, gli occhi pieni di speranza. A questo punto della mia stupidissima vita tocca fare una scelta, neho fatte tante, qualcuna giusta, qualcun’altra sbagliata…qualcuna non l’ho ancora capita…come per esempio questa che ho appena fatto. Stringo la sua mano e mi tiro su, la tengo ben stretta, non la mollo.
   
 
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