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Autore: Malika    31/12/2013    0 recensioni
Storia appartenente alla TabellaMe di AuVerse indetta su LJ e partecipante al Crack Pairing Contest indetto da stella98f sul forum di EFP]
Itachi alzò lo sguardo, vedendolo circondato da diversi uomini del villaggio: «Sì, tranquillo! Ieri pomeriggio stavo poco bene e devo essere svenuto» disse, anche se sapeva che non spiegava tutto. D’altronde, il mantello rosso l’aveva in mano, non addosso; se suo padre sospettava qualcosa, però, non lo diede a vedere.
Si avviarono; Itachi si chiedeva dove fosse sparito il suo compagno, quando una voce lo raggiunse: «Eh, Itachi, Itachi! Non lo sai che vive un lupo spaventoso, bianco come la neve, in questi boschi?»
E Itachi realizzò dove aveva già visto quegli occhi.
Genere: Comico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Itachi, Kakashi Hatake
Note: AU | Avvertimenti: Furry | Contesto: Nessun contesto
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Prompt: Favole/Miti della TabellaMe.
NdA/1: Allora, per chiunque se lo stesse chiedendo, no, non so da dove mi è uscita. Probabilmente Sicuramente è colpa della tabella; e di alcune storie Cappuccetto Rosso/Lupo che ho letto recentemente, ma comunque…! Altre puntualizzazione in fondo.
Enjoy!


I
tachi si guardò intorno, cercando di capire da che parte andare; quella foresta l’avrebbe fatto diventare pazzo! Inoltre, il fatto che non avesse per nulla voglia di andare a trovare la nonna non lo aiutava per niente, lo rendeva solo meno ansioso di trovare la strada corretta.
Era un po’ che non percorreva quei sentieri, dato che era sempre Sasuke ad andare a portare le provviste alla nonna ogni settimana; anzi, per la verità, neanche il piccolo ‘Uke aveva troppa voglia di andare a trovarla, tanto che urlava e picchiava i piedi tutte le volte, ma lui faceva sempre valere il suo status di fratello maggiore. Alle volte, tornava molto utile!
Purtroppo, quel giorno il suo adorabile fratellino era a letto con la febbre, quindi non aveva potuto andarci. “Tutta colpa di Naruto e dei loro giochi!” aveva pensato appena uscito di casa.
In quel momento, la sua irritazione nei confronti di Sasuke, inoltre, cresceva: avendo raggiunto la foresta molto velocemente, aveva pensato che non avrebbe impiegato troppo tempo nel raggiungere la casa di Nonna Sakura, ma aveva rapidamente scoperto di essersi enormemente sbagliato.
Appena entrato nella foresta, infatti, si era diretto a destra, fino all’albero ritorto, dove era invece andato a sinistra. Solo che così facendo aveva incontrato lo stesso, dannatissimo, albero per ben tre volte! Se non si fosse sbrigato non sarebbe mai riuscito a lasciare la casa di Nonna Sakura per arrivare a casa, nel villaggio, prima del calar del sole e la nonna l’avrebbe obbligato a rimanere a dormire, cosa che non voleva assolutamente! Anzi, avrebbe preferito di gran lunga vagare per la foresta durante la notte!
A volte, si chiedeva perché nessun adulto, al villaggio, voleva che i ragazzi al di sotto dei vent’anni vagassero da soli nel bosco; spesso, aveva pensato di domandarlo ai suoi genitori, ma ogni volta accadeva qualcosa e la questione perdeva importanza ai suoi occhi.
Guardò nuovamente l’albero e sospirò, sedendosi tra le sue radici: “Dove ho sbagliato?” si chiese, prendendosi la testa tra le mani e fissando lo sguardo sul cesto delle provviste.
«Ti sei perso?»
Il suono improvviso di quella voce lo fece sobbalzare, per poi immobilizzarlo: non pensava ci fosse qualcun altro in quel posto maledetto! Era un amico? Oppure no? Si risolse ad alzare piano gli occhi, ma non vide nessuno e pensò di esserselo immaginato. “L’ansia mi gioca brutti scherzi…” pensò sospirando profondamente.
«Sono quassù!» lo richiamò la voce, spaventandolo una seconda volta.
Immediatamente, il giovane Uchiha si voltò, i suoi occhi Uchiha si sollevarono verso l’albero davanti lui e si spalancarono quando si poggiarono su un uomo seduto comodamente su uno dei rami.
Era un uomo particolare, di cui riusciva a scorgere solo i capelli argentei, dato che dal naso al mento era coperto da una maschera marrone, sicuramente di pelle, mentre l’occhio sinistro era coperto da una bandana grigio sporco. Notò che non gli stava neanche prestando attenzione: era completamente immerso nella lettura, anche se non riusciva a capire che libro fosse.
«E voi chi siete?» chiese Itachi, alzandosi e voltandosi completamente, mentre riprendeva in mano il cestino e sistemava il mantello rosso. La sua ansia e la sua paura – quest’ultima dovuta alle minacce dei genitori quando era piccolo: «Se non fai il bravo bambino, ti lasciamo da solo nella foresta!» – crescevano enormemente, tanto che si arrischiò a fare un passo indietro.
«Solo un povero abitante dei dintorni; e tu-» rispose, ma immediatamente il ragazzo lo interruppe.
«Non vi ho mai visto al villaggio!»
«Perché non abito al villaggio» rispose quello con tranquillità, voltando pagina. «Ripeto: ti sei perso?»
«Io… sì, non ricordo la strada per arrivare a casa di mia nonna… è un po’ che non ci vado…» mormorò, allontanandosi ancora di più.
«Ah! Tu devi essere Itachi Uchiha, allora! Tuo fratello mi ha molto parlato di te!» esclamò l’uomo, lanciandogli un primo, breve sguardo. «Ogni tanto lo vedo; si lamenta spesso che è sempre lui a portare le provviste alla vecchia Sakura… ma ti adora sopra ogni dire!»
«Conoscete… conoscete mio fratello?» chiese allora il moro, sbigottito: il piccolo ‘Uke non ne aveva mai parlato, neppure a lui a cui raccontava qualsiasi cosa.
«Sì, ma gli ho raccomandato di non dirlo a casa: i vostri genitori avrebbero potuto preoccuparsi per una sciocchezza e non sarebbe stato molto carino, no? Immagino che abbia preferito non dirlo neanche a te per lo stesso motivo» rispose quello con una scrollata di spalle, mentre chiudeva il libro. «Allora, siccome sei il fratellone del piccolo Sasuke, ti accompagno fino a casa di tua nonna!» aggiunse, saltando giù dal ramo.
«Ma no! Non… non serve che vi disturbiate, posso benissimo-» cercò di protestare il ragazzo, ma fu fermato da due dita sulle labbra.
L’uomo era davanti a lui e gli sorrideva; aveva l’occhio destro scoperto e il giovane quasi rimase a fissarlo, sbalordito per quell’atteggiamento. «Nessun disturbo! E poi, così eviteremo che tu vaghi ancora a lungo in questa foresta, passando tre volte nello stesso posto!»
Itachi arrossì: aveva un pessimo senso dell’orientamento in quella dannata foresta, ma la colpa non era sua! Il problema era che gli alberi, in quel posto, erano tutti uguali! Era imbarazzato e, come sempre, cominciò a giocare con un lembo del mantello, distogliendo lo sguardo. «In questo caso, vi ringrazio» rispose allora.
L’uomo annuì e si avviò, guidandolo nella direzione opposta a quella che lui aveva sempre preso. «Ah, io sono Kakashi!»
Itachi fissò la sua schiena allontanarsi per qualche secondo, poi corse verso di lui, raggiungendolo ma rimanendo alle sue spalle. In fondo, per quanto quell’uomo avesse detto di conoscere Sasuke e per quanto fosse gentile, non sapeva se poteva davvero fidarsi di lui; l’unico ammonimento di sua nonna che era andato a segno: «Non parlare mai con gli sconosciuti! Né accetta caramelle!» Doveva ammettere, però, che la parte con le caramelle l’aveva presto dimenticata.
Ricordando quelle parole, gli venne in mente come anche Sasuke riponesse in loro grande credito e quindi si chiese se quanto gli aveva riferito Kakashi era vero o no; il suo fratellino aveva un animo molto più dolce del suo, dopotutto, e si fidava più facilmente. Inoltre, si preoccupò del fatto che non fosse un abitante del villaggio; del resto, l’unica casa vicino alla foresta era quella di sua nonna! Decise però di non pensarci più, preferendo concentrarsi sul percorso.
Raggiunse il fianco dell’uomo, cominciando a osservarlo di sottecchi; si stupì quando vide che aveva riaperto il libro e che lo stava leggendo senza inciampare.
«Sorpreso?» gli chiese Kakashi, voltando pagina e schivando contemporaneamente un ramo sporgente.
“Ma come…?” si ritrovò a pensare Itachi, mentre il suo stupore cresceva.
Notò l’altro sorridere leggermente, mentre gli rispondeva: «Ore e ore di allenamento vicino casa; d’altronde, non ho mai niente da fare! Gli incontri con tuo fratello sono l’unico intrattenimento che ho».
«Posso chiedervi che libro è?»
«L’hai appena fatto» gli fece notare l’uomo.
«Oh! Ecco, io… non volevo…»
«Ehi! Stavo scherzando! Calmati!» esclamò Kakashi, ridendo leggermente. «Comunque, è Il paradiso della pomiciata, di Jiraya-sensei; lo conosci?»
Itachi scosse immediatamente la testa, ancora rosso per la gaffe fatta.
«Lo immaginavo. In fondo, quanti anni hai? Diciassette? Diciotto? Certamente non abbastanza per leggere certi libri!» rispose allora Kakashi, facendo aggrottare la fronte al giovane: perché diceva una cosa simile?
Proseguirono in silenzio per diversi minuti, finché Kakashi non si bloccò improvvisamente: «Ecco, siamo arrivati» gli disse, indicando poco più avanti, dove Itachi poté scorgere la casa in mattoni rossi di nonna Sakura. «Ti lascio qui, ci vediamo!» e con quelle parole Kakashi si allontanò.
«Grazie!» gli urlò dietro l’Uchiha, avviandosi poi.

Chiuse la porta dietro di sé, sospirando leggermente.
Aveva un leggero mal di pancia, a causa di tutti gli stuzzichini che Nonna Sakura gli aveva dato; non si ricordava che erano così buoni, tanto che uno tirava l’altro.
Non era stato, però, di molta compagnia: il pensiero di quell’uomo, di Kakashi, l’aveva occupato diverse volte, facendolo perdere nei meandri della sua stessa mente con il solo sottofondo del cicaleccio della nonna, che non era cambiato affatto dall’ultima volta che era andato a trovarla, anzi era aumentato. In fondo, dopo diversi anni il suo nipote preferito andava a trovarla!
Non riusciva a capire perché tanto interesse nei confronti di qualcuno che, probabilmente, anzi sicuramente, non avrebbe mai rivisto. In fondo, dalla settimana successiva sarebbe tornato ad obbligare Sasuke ad andare dalla nonna e tutto sarebbe tornato come sempre.
Certo, Kakashi era un uomo molto bello, ma non c’era altro, non poteva esserci altro. Era vero, Itachi aveva capito, anche se da poco, che gli uomini non gli dispiacevano, però non comprendeva perché gli importasse tanto di un uomo sicuramente molto più grande di lui che aveva incontrato una sola volta! Forse era un po’ troppo romantico, ma credeva che un minimo di conoscenza fosse necessaria per innamorarsi.
Alzò gli occhi verso il cielo, notando che stava cominciando a imbrunire. “Devo sbrigarmi!” pensò, cominciando a correre, mentre il suo mantello rosso si muoveva armoniosamente dietro di lui. Un tuono gli fece aggrottare la fronte e alzare il cappuccio per ripararsi un poco dalla pioggia che di lì a poco sarebbe caduta.
Era quasi fuori dalla foresta quando avvertì uno scricchiolio sinistro provenire da qualche parte dietro di lui e si arrischiò a guardarsi alle spalle, mentre le prime gocce di pioggia cominciavano a cadere.
Inizialmente, non vide niente e quasi pensava di essersi sbagliato quando un’ombra si mosse tra gli alberi; aguzzò lo sguardo, cercando di capire cosa fosse. E poi due occhi rossi spuntarono dagli alberi, spaventandolo e facendolo arretrare.
Un lupo, un enorme lupo dal pelo argenteo gli arrivò davanti, fermandosi immobile mentre lo fissava con quegli occhi maledetti.
Itachi avvertì le gambe farsi molli. “Ecco perché non vogliono che ci avventuriamo nel bosco da soli, la notte…” si ritrovò a pensare; era un pensiero stranamente calmo, così come la sua giravolta su se stesso e la camminata tranquilla per allontanarsi dal lupo. Era terrorizzato, ma fortunatamente era riuscito a non perdere la calma.
“Questo è un altro motivo per mandare Sasuke dalla nonna!”

Eppure, la settimana successiva si ritrovò a prepararsi per uscire, mentre il cesto delle provviste lo aspettava sul letto.
«Icchan, sei sicuro di voler andare tu?» chiese Sasuke, ancora sbigottito dal lieve cambiamento che era avvenuto nel fratello maggiore.
Itachi annuì semplicemente, afferrando il mantello rosso e drappeggiandola sulle spalle. Dopo aver recuperato il cesto, si avviò, salutando tutti con un «Ci vediamo stasera!»
Si era mostrato sicuro, sia con i suoi genitori che con suo fratello, ma in verità non sapeva quello che stava facendo. Aveva pensato a Kakashi e al loro incontro per tutta la settimana, chiedendosi spesso se fosse o meno il caso di andare a fare una passeggiata nella foresta, per riuscire a incontrarlo di nuovo, ma si era sempre trattenuto in tempo.
“Abbiamo anche parlato a stento!” pensava, ricordando le poche parole che si erano scambiati. Eppure, nonostante quello, non poteva fare a meno di pensare a lui, al mistero che lo circondava e a come gli avesse sorriso nonostante quella maschera, che ormai Itachi odiava, benché non ne sapesse il motivo.
Era arrivato rapidamente nella foresta e immediatamente si recò verso l’albero ritorto; si guardò intorno, cercando di scorgerlo, ma non c’era neanche un segno di lui. Quindi, attese per tutto un quarto d’ora, sperando che arrivasse e contemporaneamente chiedendosi il motivo di un tale desiderio: non si era certo preso una cotta! Dopo l’infruttuosa attesa, si decise ad avviarsi verso casa della nonna, mentre il suo umore diventava sempre più nero.
«Itachi!» esclamò la vecchia Sakura. «Ma che piacere vederti di nuovo e a così poco tempo dalla tua ultima visita! Vieni, vieni, entra!»
Il ragazzo sospirò tra sé, mentre si preparava a qualche ora di tortura; diverso tempo dopo, però, la sua sopportazione aveva raggiunto il limite. La settimana precedente, perso com’era nei suoi pensieri, non si era accorto di quanto stancante potesse risultare quella donna, benché si ricordasse qualcosa dalla sua infanzia.
Quel giorno, però, era perfettamente in sé, dato che scacciava veementemente qualsiasi pensiero su Kakashi che gli veniva in mente.
La vecchia Sakura gli stava raccontando una volta in più come aveva conosciuto il nonno, quando bussarono alla porta. “O mamma, grazie!” si ritrovò a pensare, sospirando con sollievo: un altro momento e l’avrebbe messa a tacere, tanto era irritante.
«Sì?» sentì chiedere.
«Salve, Uchiha-sama, stavo cercando Itachi-san: è ancora qui?» la voce che rispose gli sembrò famigliare, ma cercò di non pensarci troppo, preferendo concentrarsi sulle parole: chi lo stava cercando?
«Voi chi siete?»
«Sono Hatake Kakashi, un amico di suo genero; passavo da queste parti e Fugaku mi ha chiesto se potevo accompagnare suo figlio a casa, perché Itachi-san è arrivato a casa piuttosto tardi settimana scorsa».
«Itachi!» esclamò la donna, tornando in salotto con un’espressione preoccupata sul viso. «Sei tornato a casa tardi la scorsa settimana?»
Itachi arrossì leggermente, puntando gli occhi su Kakashi, che aveva seguito la padrona all’interno, e annuì: «Mi hai raccontato tante storie, obaasan, e mi sei mancata; il tempo è passato così in fretta!» spiegò, notando come l’uomo si coprisse la bocca per non far notare il ghigno che era arrivato spontaneamente ad adornarne le labbra. «Oh, caro, certo! Ma non dovresti far preoccupare così i tuoi cari genitori! Su su, vai con questo signore, sono certa» esclamò, dando un’occhiata gelida all’Hatake dopo aver abbracciato il nipote, che si prenderà ottima cura di te!»
«Ne potete essere certa, Uchiha-sama» disse Kakashi, chinando il capo in segno di rispetto.
«Ma prima che andiate, perché non rimanete ancora un’oretta? C’è tempo, tanto, prima del tramonto, no? Hatake-san, volete degli stuzzichini?» gli chiese, porgendogli un vassoio ricolmo di pizzette, che Kakashi accettò con un cenno del capo. «Ma prego, sedetevi, non state in piedi!» disse la donna, scomparendo in cucina.
Nel salotto scese un silenzio imbarazzante e, mentre l’uomo cercava in tutti i modi di incontrare lo sguardo del giovane, questi lo evitava con fervore per l’imbarazzo. Itachi sospirò di sollievo quando vide sua nonna rientrare proprio nel momento in cui Kakashi apriva la bocca per parlare.
«Allora, Hatake-san, come avete conosciuto mio genero?» chiese la donna.
«Obaasan, non subissare Hatake-san di domande! Piuttosto, perché non ci racconti di com’era la mamma da bambina?» chiese Itachi, cercando di sviare l’attenzione della donna dalla questione, cosa che gli riuscì bene grazie allo stratagemma.
La vecchia Sakura ci cascò in pieno, illuminandosi mentre cominciava a parlare della figlia e della sua infanzia, senza accorgersi che nessuno dei due membri del suo pubblico le prestava particolare attenzione.
Itachi, infatti, era sommerso dai pensieri che riguardavano l’uomo seduto di fianco a lui; non riusciva a capire perché si sentiva così strano in sua presenza. Che non lo sopportasse? Ma allora non avrebbe dovuto pensarci tanto spesso… quindi, il quesito rimaneva; inoltre, sapeva bene che provava le stesse emozioni anche quando lui non c’era, bastava che gli venisse in mente la sua maschera o il suo sguardo! “Che situazione assurda!”
Circa un’ora dopo, i due presero congedo dall’anziana signora.
«Vi… ringrazio per avermi salvato, Hatake-san» esordì il giovane quando furono abbastanza lontani, anche se teneva gli occhi fissi sul sentiero. «Non siete obbligato ad accompagnarmi, comunque».
«È stato un piacere» rispose l’altro. «E puoi chiamarmi Kakashi».
Itachi annuì, mentre giocava con un lembo del mantello rosso.
E il resto del cammino passò in silenzio.

Nei giorni seguenti, con una scusa o con un’altra, il giovane Uchiha riuscì sempre ad uscire di casa per avviarsi verso la foresta, dove passava diverse ore; le prime volte, si limitava a stare nei dintorni dell’albero ritorto, pensando e ripensando a Kakashi, alle due volte che l’aveva incontrato, ai suoi sentimenti nei confronti dell’uomo. Poi, due giorni dopo, l’aveva incontrato e avevano passeggiato insieme; la stessa cosa tre giorni dopo e due giorni dopo ancora, quando era tornato con le provviste per Nonna Sakura.
E da quel giorno si erano visti sempre. E il suo cuore accelerava la corsa tutte le volte.
Dopo tre settimane, era riuscito a capirne il perché grazie a un’illuminante conversazione con sua madre.
«Allora? Chi è?» gli aveva chiesto, entrando improvvisamente in camera sua con un sorriso malizioso sul volto.
«Chi è chi?» le aveva risposto lui, sorpreso dall’entrata della donna e dalla domanda improvvisa.
«Ma come? Non vuoi dirlo alla tua okaasan?»
«Che cosa?»
«Di chi ti sei innamorato?»
La domanda l’aveva preso alla sprovvista. “Innamorato? Io?” aveva pensato, attonito, mentre cominciava a ponderare sulla questione. Ma poi aveva scosso la testa: «Okaasan, io non sono innamorato!»
«Pensi a lui?»
«Beh, sì, ma-»
«Arrossisci se lo vedi? Ti batte forte il cuore?»
«Sì, ma questo non-»
«Sei innamorato. Ah! Lo sapevo! Tuo padre mi deve una cena al ristorante!» aveva esclamato la donna, battendo le mani per la contentezza. Era in momenti come quello che Itachi ricordava di chi era figlia.
«Scusa! Solo, lo immaginavo, dato che cerchi sempre una scusa per uscire – anche se sai che non ne hai bisogno – e sei sempre con la testa fra le nuvole… Oh, tesoro! Ce lo farai conoscere, vero?» gli aveva chiesto, poi aveva notato lo sguardo fisso nel vuoto del figlio e aveva sorriso, lasciandogli un bacio su una guancia e poi uscendo.
I suoi pensieri si erano bloccati, come cristallizzati. “Innamorato… di Kakashi...”; erano le uniche parole presenti nella sua mente. E, quando aveva capito che erano vere, un grande calore gli aveva riempito il cuore: «Sono innamorato di Kakashi!» aveva esclamato, ridendo.
Ed era stato tutto molto più semplice da allora: quando era con lui, sorrideva felice senza che ce ne fosse alcun bisogno, si sentiva sollevare a un metro da terra.
Le prime volte, Kakashi lo guardava stranito, ma poi si era abituato al suo nuovo modo di comportarsi.
Ogni tanto, gli capitava di deprimersi: pensava che non sarebbe mai stato ricambiato. Poi, uno sguardo alla luna lo risollevava e lo faceva tornare a sorridere.

Era ormai passato quasi un mese dal loro primo incontro e, come ogni giorno, i due passeggiavano tranquillamente per la foresta.
«Davvero?»
«Sì! Avreste dovuto vederlo!» rise il giovane Uchiha, poi aggrottò la fronte. «Ma voi leggete sempre quando vi parlano?» chiese, arrabbiato. Non era mai capitata una volta in cui i due si fossero incontrati e l’Hatake non avesse letto almeno una volta per dieci minuti mentre parlavano.
«Perché? Ti dà fastidio?» chiese, calmo, Kakashi.
«Sì!» esclamò l’altro, strappandogli di mano il libro. «Che cosa ci sarà mai in questo…» disse mentre cominciava a leggere; più i suoi occhi scorrevano sulle parole, abbeverandosene, più la sua voce si affievoliva e il suo viso diventava rosso.
Kakashi rise leggermente. «Te l’avevo detto che non era un libro adatto a te!»
Itachi sollevò lo sguardo dalla pagina e rimase in silenzio.
«Me lo ridai, per favore?»
Uchiha scosse la testa e un sopracciglio dell’uomo si sollevò. «Dovete pagare pegno!» esclamò il ragazzo, entusiasta per l’idea.
«Ma davvero? E cosa?» chiese Kakashi, mentre il suo unico occhio brillava.
«Non lo so! Ci penserò!» disse, poi si voltò, dicendo: «È tardi, vado a casa!»
Poi, si sentì strattonare e si scontrò con il petto di Kakashi, non sapendo bene come ci fosse arrivato, mentre il libro cadeva a terra; aprì la bocca per chiederlo, ma non ci riuscì perché le sue labbra furono coperte da altre, dolci e morbide.
Gli occhi si spalancarono per la sorpresa. “Kakashi mi sta baciando!” pensò, e dovette ripeterselo un po’ di volte, prima di abbracciare l’uomo e lasciargli accesso alla sua bocca. Quando le loro lingue si incontrarono, un brivido gli scorse per tutta la schiena: era quello, sentirsi innamorati? Sentirsi felici? Voleva che non smettesse mai…
Pian piano, fece salire le mani sulla schiena dell’uomo, sentendone il calore e accarezzandone i muscoli; passò dolcemente sul collo, mentre Kakashi lo stringeva di più a sé, possessivo. Gli passò le mani tra i capelli argentei, avvertendone la morbidezza; poi, toccò qualcosa di nuovo, qualcosa che non aveva mai incontrato prima.
Si allontanò, sgomento.
«Cosa ci fanno due orecchie da lupo sulla tua testa?» chiese dopo un istante di silenzio.
Kakashi ghignò, senza dire nulla, e fu in quel momento che se ne accorse. «La tua maschera!»
«La mia maschera… cosa?» chiese retoricamente l’uomo, mentre con un ghigno ancora più malizioso toglieva la bandana, lasciando che il suo occhio sinistro, rosso come il sangue, fosse ben in mostra.
La sorpresa aleggiò nuovamente sul viso del giovane, ma l’altro non gli concesse di dire nulla, catturando nuovamente le sue labbra, solo per staccarsene un attimo dopo: «Lascia perdere e goditi il mio pegno…» gli sussurrò; la voce roca immediatamente arrivò dritta al cervello dell’Uchiha, scivolò lungo la spina dorsale e si concentrò lì, dove tutto il suo piacere si stava concentrando.
Però non riusciva a fare a meno di pensare che quell’occhio l’aveva già visti da qualche parte; mentre ricambiava un altro bacio e lasciava che Kakashi gli togliesse il mantello rosso per poi poggiarla a terra, il pensiero di quell’iride gli rimbombava nel cervello.
Un gemito gli sfuggì dalle labbra quando Kakashi poggiò le sue sul suo collo, baciandolo e vezzeggiandolo; poi, avvertì l’altro spingerlo verso il basso, farlo sdraiare sulla coperta di fortuna, ma lui non riusciva a pensare ad altro che alle carezze dell’uomo sul suo corpo, calde nonostante i vestiti a separarli.
«Non pensare» gli mormorò accarezzandogli una guancia; poi si abbassò su di lui e i loro corpi si unirono in un abbraccio che sembrava non sarebbe mai finito.

Quando il mattino dopo si risvegliò, era da solo.
Alzò leggermente il busto, ma una scossa di dolore gli attraversò la schiena, bloccandolo.
E pian piano ricordò tutto; e non poté fare a meno di chiedersi come mai era vestito, dato che era certo di essersi addormentato nudo.
Poi, avvertì le voci che lo chiamavano e immediatamente si alzò, digrignando i denti. «Sono qui!»
Il primo ad arrivare fu suo padre: «Itachi! Non fare mai più una cosa del genere! Tua madre si è grandemente preoccupata!» gli urlò contro, facendogli abbassare lo sguardo. «Vieni, torniamo a casa!»
Itachi annuì e raccolse il mantello, ma si lasciò sfuggire un sibilo di dolore.
«Stai bene?» chiese suo padre, preoccupato.
Itachi alzò lo sguardo, vedendolo circondato da diversi uomini del villaggio: «Sì, tranquillo! Ieri pomeriggio stavo poco bene e devo essere svenuto» disse, anche se sapeva che non spiegava tutto. D’altronde, il mantello rosso l’aveva in mano, non addosso; se suo padre sospettava qualcosa, però, non lo diede a vedere.
Si avviarono; Itachi si chiedeva dove fosse sparito il suo compagno, quando una voce lo raggiunse: «Eh, Itachi, Itachi! Non lo sai che vive un lupo spaventoso, bianco come la neve, in questi boschi?»
E Itachi realizzò dove aveva già visto quegli occhi.


NdA/2: Siete arrivati alla fine? Tutti interi?! Bene! Complimenti!
Ora, alcune puntualizzazioni:
1 – È diverso tempo che non vedo/leggo Naruto. Spero che la caratterizzazione sia venuta bene.
2 – Sono OOC? Nah! Vi ricordo che questa è una AU, Alternative Universe, Universo Alternativo, Come Volete Chiamarlo, e inoltre il clan Uchiha è ancora tutto intero e Itachi è rimasto il giovane affettuoso e gentile che era prima del fattaccio.
3 – A me l’ambientazione ricorda un po’ i romanzi della Austen, ma probabilmente è colpa di Emma e di una fanfiction su Lizzie e Darcy…
4 – Se ve lo state chiedendo, sì, farò uno spin-off PWP che racconta la loro prima volta… per il concorso non era possibile, ma era mia intenzione inserirlo subito, se lo fosse stato! *grin* Colpa del p0rn fest!!
E niente, è finita…
Ah, no! Dimenticavo: vi lascio il dubbio su Sakura! *ultra-grin*
Grazie mille alla giudiciA, alle altre partecipante e ad AuVerse!
   
 
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