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Autore: ItsGiuliayall    31/12/2013    2 recensioni
"«Non ti senti come se non fossimo mai stati vivi?» chiesi improvvisamente. «Come se la vita fosse appena cominciata. Non ti sembra che sia appena iniziata?»"
Song-fic basata sul testo della canzone R-Evolve dei Thirty Seconds To Mars.
Buona lettura.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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One-shot che ho scritto basandomi sul testo della canzone R-Evolve dei Thirty Seconds To Mars.
Buona lettura.
Giulia.
 
 
 
R-Evolve
 
L’osservai da lontano. Si portò i capelli sulle spalle e afferrò il suo labbro inferiore tra l’indice e il pollice: lo tirò, lo strinse impercettibilmente, poi lasciò la presa e passò distrattamente la lingua su entrambe le labbra, inumidendole.
Inconsapevole di star sorridendo, iniziai a pensare alla sera precedente passata tra le sue braccia, tra le lenzuola…
Scossi la testa e mi voltai, rimuovendola dal mio campo visivo.
“Niente amore. Niente amore.” Mi dissi come un mantra.
Oggi dentro di me è iniziata una rivoluzione. L’ultima difesa è fingere. Sì: fingere che non sia vero; che non mi interessi; che sia un vago e temporaneo smarrimento. Fingere.
«Jared?»
Mi girai e trovai il suo sguardo chiaramente divertito e interessato.
«Cosa ci fai qui?» chiese perplessa.
Deglutii rumorosamente.
“Cosa faccio qui? Bella domanda. Cosa faccio? Il coglione.”
Respirai a fondo e sorrisi licenzioso, ottenendo il risultato sperato: distolse lo sguardo e arrossì.
Durante il tragitto fino al suo negozio avevo tentato di convincermi di pensare a me stesso proprio come un uomo qualunque, così da dare una fine veloce e indolore alla rivolta che mi era esplosa nel cuore, nella mente e nell’anima. Quando, però, mi ricordai le parole di mia madre - «tu e tuo fratello non sarete mai persone ordinarie» - avevo imprecato tra me e me, scoprendomi, nuovamente, un adolescente alle prime armi.
Tornò a guardarmi negli occhi, confusa.
L’unica altra opzione è dimenticare
Dimenticarla? Come?
«Vieni con me» dissi, prendendola per mano.
«Jared, devo lavorare…»
«La tua collega se la caverà per qualche minuto.»
«Qualche minuto? Sei consapevole di durare così poco allora.» Scoppiò a ridere, ma si zittì non appena la trascinai nel magazzino, chiudendo la porta a chiave.
La fissai torvo: «Non ti sei mai lamentata delle mie prestazioni sessuali. Anzi, mi chiedevi sempre di continuare ancora e ancora e ancora…»
«Hai vinto! Per la cronaca: scherzavo» esclamò, sbuffando.
Tornai serio, dandole le spalle e cercando le parole migliori.
«Jared, tutto bene?» domandò preoccupata.
No, non va tutto bene, perché mi sei entrata dentro la testa e ora dentro il cuore.
La baciai di slancio, catturato dal suo profumo, dalle sue labbra, dai suoi occhi, dal suo corpo, dalla sua voce…
«S-stai tremando.» dichiarò tra le mie braccia.
Spalancai gli occhi, rendendomi conto di quanto fosse vero. Cercai di tranquillizzarmi.
Lei mi sorrise.
«E’ tanto divertente?» sbottai, seccato.
Lei tornò seria: «Scusami, non volevo offenderti. E’ solo che tutto questo è meraviglioso.» disse, indicandomi.
La guardai accigliato: «Cosa vuoi dire?»
«E’ come se stessi combattendo contro te stesso. Che senso ha? Sii te stesso: nessun’altro.»
«E cosa ci trovi di meraviglioso in ciò?» domandai imbronciato.
«Il fatto che tu lo stia facendo per me…» sussurrò, affascinata.
La baciai ancora, bisognoso di lei.
«Non ti senti come se non fossimo mai stati vivi?» chiesi improvvisamente. «Come se la vita fosse appena cominciata. Non ti sembra che sia appena iniziata?»
Mi guardò frastornata, ma non le diedi il tempo di rispondere: tornai a baciarla, stringendola a me, spasmodicamente.
Mi fermò, appoggiando le sue mani sul mio petto: «Jared, lo so: hai bisogno di dirmi qualcosa. Parlami.»
Chiusi gli occhi, respirando a fondo.
«Non riesco. Mi dispiace.» Sussurrai sconfortato. «Non riesco a capire chi sono, come agire, cosa dire…» aggiunsi demoralizzato.
«Per trovare te stesso devi solo guardare dentro le macerie del tuo passato» disse sorridendo gentilmente.
«Il fatto è che quello che sto cercando di fare è di allontanarmi da ciò che sono - nonostante mi fossi promesso, prima di arrivare qui, di essere lo stronzo che sono solito essere» mormorai afflitto.
«Tu non sei stronzo» ribatté risoluta.
«Non lo sono mai stato con te» la corressi.
Mi guardò stupefatta.
«Vuoi lasciarmi?» domandò sgomenta.
L’osservai e desiderai poterle dire che non era quello che volevo fare; che ero solo fottutamente spaventato di dirle la verità e mi sentivo un codardo per questo.
«Ci crederesti se ti dicessi che per la prima volta non riesco a dire quello che vorrei?» la pregai scoraggiato.
La vidi riflettere qualche secondo, prima di tornare a parlare: «Menti.»
La guardai confuso: «Cosa?»
«Per perdere te stesso: ciò che non vuoi più essere. Per perderlo tutto quello che devi fare è mentire. Menti e io capirò.» spiegò, prendendo una mia mano tra le sue.
La fissai intontito. Mentire? «Voglio lasciarti.»
Lei chiuse forte gli occhi, assimilando le mie parole. Sentii la presa intorno alla mia mano farsi poco più forte. Poi aprì gli occhi e sorrise timidamente.
«E io vorrei che lo facessi» disse arrossendo.
Sospirai, ammirandola.
«Ti sta molto male quel vestito» affermai serio. Scoppiai a ridere e lei mi diede un leggero pugno sulla spalla: «Okay Leto. Ora basta usare la strategia del mentire» esclamò divertita.
«Oh no. La tattica è stabilita e non torneremo indietro.» sussurrai persuasivo, scrutandola a braccia conserte, appoggiato al muro.
Mi osservò in silenzio e annuì lievissimamente, trattenendo il fiato.
«Stai cambiando. L’evoluzione sta arrivando, anche per te.» asserì dopo qualche secondo.
«La rivoluzione è iniziata, già da molto.» affermai avvicinandomi lentamente, senza spostare lo sguardo dal suo.
Mi immobilizzai a pochi centimetri da lei.
«E adesso è l’ora dell’esecuzione.» aggiunsi lascivo, zittendoci con un bacio.
 
 
 
 
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Spero sia un regalo gradito. E’ il mio augurio per l’ultimo giorno dell’anno, sperando che sia stato quasi sempre bello per voi.
Personalmente, preferisco ricordare soprattutto le cose positive, ma sono soprattutto le cose negative accadute che mi hanno cambiata, rendendomi più forte (anche se spesso mi trovo peggio di un cumulo di vetri rotti).
Ricorderò il 2013 anche come l’anno in cui ho pubblicato per la prima volta su EFP, e ricorderò il fatto che le mie one-shot siano state apprezzate da VOI. A questo proposito, voglio ringraziare chiunque abbia letto le altre due one-shot Bright Lights, Big City e End Of All Days: le visualizzazioni sono state tantissime - o almeno credo che lo siano -.  Non ho mai postato prima d’ora qui su EFP, quindi non sono sicura di poter dire se siano davvero molte; per me, comunque, sono infinite - esattamente come la vostra gentilezza.
Ci vedremo l’anno prossimo con una nuova one-shot, o – chissà! – forse con una FF. ;D
Grazie a tutti/e.
Giulia.
XOXO
  
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