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Autore: Berry Depp    31/12/2013    4 recensioni
Nove anni dopo la chiusura di iCarly, Carlotta Shay torna a Seattle per il funerale del padre. Qui ritrova i suoi amici Samantha e Fredward, che finita la scuola hanno perso i contatti tra di loro e si sono costruiti una vita, anche se non è esattamente il massimo. Riuscirà Carly a ritrovare la fiducia dei suoi vecchi migliori amici che non la considerano più tale a causa della sua partenza e del fatto che non si è più fatta sentire?
L'idea mi è venuta guardando l'ultimissima puntata di questa serie che amo. Ho pensato che non poteva finire tutto così e allora eccomi qua :) Buona lettura a tutti, spero vivamente che vi piaccia!
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carlotta 'Carly' Shay, Fredward 'Freddie' Benson, Samantha Joy 'Sam' Pucket, Spencer Shay, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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La ragazza fece il check-in e si diresse verso il corridoio che l’avrebbe portata al bus per l’aereo. Il vento le investì il voltò e fece svolazzare i lunghi capelli neri, perciò si affrettò a salire sul bus, dove le mancò il respiro a causa della enorme quantità di persone che lo occupava e che la spingeva verso l’interno del mezzo. Quando riuscì a uscire salì sull’aereo e prese posto accanto al finestrino. Aprì quasi distrattamente il suo computer e scrisse una mail a suo fratello, dicendogli che sarebbe arrivata il giorno dopo e che lui sarebbe dovuto andarla a prendere alle sette e mezza della mattina seguente.
Richiuse il computer e si abbandonò al sonno.
La mattina dopo si risvegliò sentendo la voce della hostess che annunciava l’arrivo a Seattle. L’atterraggio fu comodo e Carlotta si ritrovò presto all’aeroporto ad aspettare Spencer. Passò mezz’ora ma il fratello non arrivava, così si decise a prendere il cellulare e chiamarlo. Segreteria telefonica. Doveva immaginarselo. Sbuffò e ricacciò il cellulare nella borsa. Un’altra mezzora passò come un’eternità e vide Spencer entrare dalla porta sud trafelato e rosso in volto.
  -Spencer!- lo chiamò alzando un braccio per farsi notare in mezzo alla folla.
Lui la raggiunse e cominciò a ridere sollevandola da terra e girando su se stesso.
  -Spencer! Spencer, smettila! Così mi sento male!- rideva anche lei anche se cominciava a venirle la nausea.
  -Carly! Oh, Carly, quanto mi sei mancata!- disse lui, tutto eccitato –Fatti vedere, piccola. Sei bellissima!
  -Spencer, ti ho detto di chiamarmi Carlotta. Quello è il mio nome.
  -Non mi è mai piaciuto, quello...- borbottò lui imbronciato mettendola giù.
  -Lo so, nemmeno a me. Ma è così che mi facevo chiamare in Italia. E poi l’aveva scelto papà- fece lei, abbassando lo sguardo.
Spencer si addolcì. Ora sua sorella aveva ventotto anni, ma a lui sembrava la stessa Carly di nove anni prima che piangeva perché doveva andare via. Ripensò a quando, nel suo appartamento di Seattle, aveva ricevuto una lettera dalla U.S. Air Force che lo avvertiva della morte imprevista del colonnello Steven Shay a causa di un infarto durante una cerimonia di consegna di medaglie. Loro padre. Per questo Carly era tornata a Seattle, per il funerale, durante il quale avrebbero consegnato delle medaglie di merito a lei e a Spencer.
  -Ehi- sussurrò lui, prendendole il mento tra il pollice e l’indice –andrà tutto bene, piccola. Ora tornerai a vivere da me e se vuoi ti troverò un appartamento, andrai a lavorare, ti rifarai una vita qui... ora però sarà meglio andare, non credi? Tra venti minuti dobbiamo essere al cimitero.
Carly annuì stancamente e si avviò alla macchina del fratello che prese le sue valigie. L’auto era una Lexus nera e curata.
  -Come hai avuto questa macchina?- chiese Carly incredula.
  -Non te l’ho detto? L’ho comprata qualche giorno fa da Socko. Me l’ha venduta a poco per una macchina del genere- spiegò il fratello.
Quando arrivarono al cimitero c’erano già molti militari in divisa e qualcuno di importante e giudicare dalle medaglie che aveva appese alla giacca. Inoltre una bandiera americana sventolava accanto al podio che aspettava qualcuno che parlasse ai presenti del colonnello Shay.
Carly e Spencer si sedettero in prima fila, proprio davanti la bara di legno lucido. Lei indossava un vestito nero che arrivava alle ginocchia dove si allargava e Spencer uno smoking con cravattino.
Il primo a parlare fu un sergente o qualcosa del genere, che elogiò le capacità del colonnello ricordando le sue valorose imprese a 900 miglia sottacqua in un sottomarino e altri particolari episodi. Dopo venne il turno di altri soldati che avevano lavorato al suo fianco. Infine venne chiamato anche Spencer a parlare del padre.
  -Che dire?- fece lui, imbarazzato –Mio padre era... un uomo davvero fantastico e anche se non ho passato molto tempo con lui, quando tornava a trovarmi a casa era sempre festa. Lui avrebbe tanto voluto che mi laureassi in legge, ma quando ho lasciato l’università non se l’è presa con me e anzi, mi ha spinto a realizzare il mio sogno: diventare venditore di telecamere-scoiattolo. Ti voglio bene, papà. E sappi che non ti perdonerò mai per avermi portato via la mia bella sorellina- terminò il suo discorso, sorridendo. Scese dal podio e poggiò sulla bara quella che doveva essere una sua creazione: un fiore di cartapesta ricoperto di cioccolata e vaniglia e spruzzato con della lacca per capelli. Con la coda di uno scoiattolo intinta negli spaghetti taco.
Quando Spencer raggiunse Carly le sorrise e notò che la sorella stava piangendo. Lei salì sul podio e ci mise qualche secondo per trovare le parole adatte.
  -Ciao, papà- cominciò, asciugandosi una lacrima -io ti ho sempre voluto bene, lo sai benissimo e quando mi hai proposto di venire a Firenze con te ho subito accettato. Perché volevo passare del tempo con te. Perché vedere l’Italia mi sarebbe piaciuto tanto. Perché non ti vedevo mai. Perché ti voglio bene. Mi manchi, papà. Tantissimo. Grazie. Oh, e ricorda di salutare mamma da parte nostra- ricominciò a piangere e scese dal posto. Sulla bara poggiò un foto che ritraeva suo padre che teneva per mano Spencer e sua madre che aveva imbraccio Carly di pochi mesi.
Quando la bara fu sotterrata i due fratelli tornarono alla macchina e Spencer offrì a Carly un fazzoletto.
  -Grazie, Spencer- fece lei, tirando su col naso.
  -Vuoi tornare a casa o vuoi subito vedere la mia sorpresa?- chiese lui, sorridendo e mettendo in moto.
  -Una sorpresa? Davvero?- esclamò lei, tornando contenta.
  -Già. Facciamo così: ora andiamo a prendere Tanya e poi ti porto a vedere la sorpresa.
Tanya era la fidanzata di Spencer. Da qualche anno aveva finalmente trovato una della sua età e avevano intenzione di sposarsi al più presto, visto che ormai avevano quarant’anni.
Arrivarono davanti l’asilo dove lavorava Tanya e si diressero verso la meta sconosciuta dove doveva esserci la sorpresa per Carly.
  -Ciao, Carlotta- disse Tanya –Spencer mi ha parlato molto di te. Quando sei tornata?
  -Stamattina. Ora cosa andrete a fare?- chiese Carly.
  -Ora andremo nel luogo misterioso, poi vedremo...- spiegò Spencer.
  -Verrete con me?- domandò ancora Carly.
  -Tranquilla, non ci intrometteremo- continuò Spencer, confondendo ancora di più le idee di Carly.
Quando l’auto si fermò, Carly sporse la testa fuori dal finestrino e riconobbe la strada dove era passata per diciannove anni.
  -Il locale di T-Bo?- chiese allibita, scendendo dall’auto.
  -Bentornata, sorellina- disse Spencer, aprendo la porta del locale. L’odore di frittura la avvolse completamente. Si guardò intorno. La disposizione dei tavoli non era cambiata di una virgola, così come l’arredamento.
Un uomo di colore sui quarantacinque anni si avvicinò ai nuovi arrivati.
  -Carly?- chiese sconvolto l’uomo –Carly Shay?
  - T-Bo! – esclamò lei andando ad abbracciarlo –Cavolo, quanto tempo! Come va?
  -Bè, insomma, si va avanti... ma alla gente non interessano più molto i frappé fritti... Cosa mi racconti? Sei già stata a trovare Sam e Freddie?                                     
  -Veramente no...- esclamò lei, mentre la campanella in cima alla porta del locale tintinnava due volte a distanza di pochi secondi l’una dall’altra.
  -Carly- la chiamò Spencer ticchettando il dito indice sulla sua spalla.
  -Che cosa c’è?- chiese lei. Si voltò e rimase a bocca aperta. A piccoli e lenti passi si avvicinò alle persone appena entrate.
  -Ragazzi... c-ciao...- balbettò incredula.
  -Ehilà- fece Sam con voce atona.
  - Chi si rivede!- disse Freddie roteando gli occhi.

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Cabina del Capitano:

Bum! Perchè l'ho fatto? Boh... Comunque, salve terrestri! Come va la vita? Non mi interessa, volevo solo sembrare educata... bene, passiamo subito alla storia prima che mi fuciliate. Allora, come avrete letto dall'introduzione è la prima fanfiction che scrivo su iCarly, ma questo non significa che non voglio critiche o consigli, anzi! Se devo migliorare questo è il momento giusto, per questo vi chiedo di dire tutto quello che pensate sul primo capitolo, senza esagerare, sapete, ho l'animo sensibile!... No, scherzavo, intendo dire che non ho voglia di ricevere insulti se è quello che secondo voi mi merito. 
Bene, vi auguro un buon 2014 e vi saluto con affetto anche se non vi conosco e non vi ho mai visti in vita mia. Ora sarà meglio che la smetta, vero? Ok...
Felice anno nuovo dalla vostra cara amica me!
BD
  
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