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Autore: Luci28    01/01/2014    2 recensioni
Lucifero ormai era l'ombra di se stesso, come un corpo senza anima. Il volto pallido e scavato, gli occhi fondi, lucidi e arrossati, la voce appena percettibile. Capitava spesso che lo trovassero perso a fissare il vuoto, gli occhi inespressivi, la bocca socchiusa. Appariva sull'orlo della pazzia e invece il suo cervello funzionava benissimo. Sembrava aver perso ogni energia e viveva, o, meglio, vegetava come un automa programmato ad andare avanti fino all'esaurimento totale delle batterie, attendendo quella predetta e, oramai per lui nemmeno più così spaventosa, fine. Si, era decisamente quello l'evento che tutti temevano, ma d'altronde era anche platealmente inevitabile, considerato il fatto che sin dall'inizio i medici avevano rifiutato di curarlo seriamente. Dicevano che se gli avessero fatto la chemioterapia, nelle condizioni in cui si trovava già all'inizio, sarebbe morto per sfinimento prima che per malattia ed era dunque meglio lasciarlo vegetare qualche mese in più rimpinzandolo di pastiglie e medicinali vari... Samira tacque. Il ragazzo sorrideva, si, sorrideva nel sonno, un sonno profondo, questa volta, un sonno perpetuo.
Il suo cuore batteva ancora, ma i due sapevano che ormai era in partenza, si, in partenza per il Paradiso...
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Celeste, Jeremy, Lucifero, Memorino, Samira
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In partenza per il Paradiso

 

Lei e Hakim si fronteggiavano. Le aveva chiesto di andare a quell'appuntamento perchè doveva parlarle di un cosa e lei c'era andata, anche se ne avrebbe fatto volentieri a meno.

-Allora-lo incalzò Samira -cosa devi dirmi?-

-Non potete continuare a farlo venire alla nave- disse Hakim quasi in un soffio - Sarebbe troppo difficile per tutti...-

Samira lo guardò furente, poi scosse il capo e strinse i pugni -Qual è il vostro problema, avanti, dimmi?!-

-Samira, non far finta di non capire...Non sapremmo più come comportarci con lui...la situazione è diventata ingestibile...sappiamo che non è colpa di nessuno, però...-

-Però vi pesa, vero?! Vi dà fastidio perchè lo vedete come un problema da gestire non è così?!-

La ragazza lo fissava ora quasi con tristezza. Hakim scosse il capo cercando di far apparire meno evidente che Samira aveva colpito il bersaglio.

-No, Samira, non è questo...solo...mettiti nei nostri panni...-

- Non girarci intorno, Hakim...Il problema è che adesso che sapete la verità non vi importa più di salvare nemmeno le apparenze, tanto per un po' di settimane!-

Hakim aprì la bocca per ribattere, ma la richiuse.

- E' comprensibile- continuò la ragazza -ma non vi sembra di essere poco coerenti con i comportamenti di un tempo...Vi siete sempre mostrati suoi amici e ora, proprio ora che ha bisogno, preferite voltargli le spalle? Lo so che la situazione è drammatica, ma non pensate che sia più forte una persona che combatte per la propria vita, piuttosto che una che combatte per vincere una partita di calcio? Non pensate che la forza di volontà che sta impegnando adesso per andare avanti sia un segno che dà valore alla sua persona più di tutti i suoi goal messi insieme? Comunque fate quello che volete, ricordate solo che la vita è già stata ingiusta con lui, quindi cercate di non ferirlo ulteriormente, qualunque sarà la vostra scelta a riguardo- La ragazza chinò il capo. -Me ne vado, adesso...ciao- Samira si voltò e iniziò a correre.

-Samira, aspetta!- Hakim la seguì per un po', ma lei non si voltò e alla fine se ne andò anche lui.

 

Le lacrime le rigavano il volto. Svoltò a destra, verso casa, ma poi si pentì e andò dritta: sarebbe andata all'appartamento dei ragazzi. Da quando la signorina Biftery aveva lasciato ai tre l'appartamento, poichè risultava scomodo a tutti alloggiare all'istituto in una situazione del genere, lei e Celeste non facevano altro che andare su e giù a trovarli, finendo spesso per trascorrere lì anche la notte, sul divano, o, in casi rari, accovacciate sul letto a fianco a Lucifero.

Sapeva che forse quello non era il momento adatto per recarsi dai ragazzi, era turbata e senza dubbio le avrebbero rivolto diverse domande, alle quali avrebbe desiderato poter non rispondere.

Suonò al cancello. Le aprirono. Quando entrò in casa, Celeste le corse incontro.

-Ciao! Pensavamo non venissi!- La ragazza le buttò le braccia al collo.

Da quando erano iniziati i problemi ognuno di loro cercava negli altri un appiglio sicuro, per compensare tutte le incertezze, i dubbi e le paure che li perseguitavano. Samira le sorrise.

-Nemmeno io pensavo di venire, ma poi ho cambiato idea...-

-Hai fatto bene! Dai, siediti!-

Samira si accomodò sul divano. Memorino e Jeremy tornarono in quel momento dal corridoio. La salutarono e si sedettero a loro volta.

-E' stata qui anche Veronica, prima...- Celeste ruppe il silenzio cercando di animare la situazione.

-Oh, davvero- fece Samira - è rimasta qui molto?-

-Un'oretta circa-

- Capisco, come mai è venuta?- Samira si impegnò per far andare avanti il discorso, anche se con un notevole sforzo.

-Ha detto che era in giro e che ha approfittato per passare- si intromise Memorino

- Oh, ho capito...Lucifero è ancora con Crono?-

-No, è tornato verso le cinque...Ha preso sonno in macchina e Crono ha preferito non svegliarlo, così l'ha messo sul letto...puoi andarlo a vedere se vuoi...-

-Si, grazie, ma non serve...A proposito, tra qualche giorno è il suo compleanno...-

-Si, in effetti non abbiamo organizzato niente...- fu sempre Memorino a rispondere

-Beh- iniziò Jeremy - potremmo sempre chiedere a Crono se ci porta da qualche parte, magari stare fuori una giornata lo distrae un po', no? -

-Si, sarebbe una bella idea...- Samira lo pensava veramente: erano settimane ormai che Lucifero restava chiuso in quella casa, uscendo solo in macchina per recarsi all'ospedale e il clima che si respirava era pesante, una giornata all'aperto poteva aiutare.

La ragazza si alzò.

-Dove vai?- La voce di Celeste pareva sinceramente perplessa.

-Di là...-

-Vai da lui?-

Lei annuì poi si diresse verso il corridoio. Quando raggiunse la porta della camera di Lucifero, però si fermò perplessa. Il ragazzino non era affatto addormentato, ma stava seduto sul letto, la schiena contro il muro, in mano un album di foto, le lacrime che gli rigavano le guance.

-Ehi...- Samira entrò nella stanza e gli si sedette a fianco.

-Oh, Samira...ciao...- Lucifero parlava con voce flebile, impastata dal pianto e dalla stanchezza.

-Che cosa stai sfogliando? Che foto sono?- domandò cercando di avvicinarsi al libro.

-Oh, niente, vecchie foto...niente di che...- Lucifero ripose il libro e chinò il capo.

- Dai, fammi vedere! Coraggio!- Ma il ragazzino scosse il capo -Non importa, Samira...-

Allora lei si alzò afferrò il libro e se lo posò sulle gambe, iniziando a sfogliarlo.

Erano foto abbastanza recenti, alcune erano della vacanza in montagna dell'anno precedente, altre un po' più vecchie sui due mondiali di street footboll.

-Sono belle, come mai le guardavi?-

-Così...avevo voglia di pensare a qualcosa di piacevole...-

-Quanti ricordi evocano, vero?-

-E' quello il bello delle foto...-

 

Samira lo guardò negli occhi. Lucifero ormai era l'ombra di se stesso, come un corpo senza anima. Il volto pallido e scavato, gli occhi fondi, lucidi e arrossati, la voce appena percettibile. Capitava spesso che lo trovassero perso a fissare il vuoto, gli occhi inespressivi, la bocca socchiusa. Appariva sull'orlo della pazzia e invece il suo cervello funzionava benissimo. Sembrava aver perso ogni energia e viveva, o, meglio, vegetava come un automa programmato ad andare avanti fino all'esaurimento totale delle batterie, attendendo quella predetta e, oramai per lui nemmeno più così spaventosa, fine. Si, era decisamente quello l'evento che tutti temevano, ma d'altronde era anche platealmente inevitabile, considerato il fatto che sin dall'inizio i medici avevano rifiutato di curarlo seriamente. Dicevano che se gli avessero fatto la chemioterapia , nelle condizioni in cui si trovava già all'inizio, sarebbe morto per sfinimento prima che per malattia ed era dunque meglio lasciarlo vegetare qualche mese in più rimpinzandolo di pastiglie e medicinali vari. Facendolo andare avanti a flebo per evitare una morte troppo precoce e ad iniettargli sostanze chimiche quando i dolori o le crisi diventavano insostenibili. I primi tempi Lucifero passava intere giornate a piangere, spaventato, disperato e stravolto dalle verità emerse e da ciò che stava accadendo, poi anche la fase del pianto era terminata e il ragazzino era entrato in quella specie di trance dove ancora si trovava, più morto che vivo, considerato da tutti già con un piede nella tomba. E così la pensavano anche Hakim e gli altri, inconsapevoli che il loro rifiuto avrebbe spinto Lucifero a chiudersi sempre più in quel suo involucro di dolore.

 

Samira alzò di colpo lo sguardo, allontanando quei tristi pensieri.

-Oh! Lucifero, il lenzuolo...?-

-Ah, si, quello...lo so, ma non m'importa...-

-Quand'è successo?-

-Prima...ma non avevo voglia di cambiarlo...-

-Perchè non hai chiamato aiuto?! Dai, se vuoi lo sistemiamo insieme...-

Samira sfiorò con un dito le macchie di sangue che avevano preso forma sul lenzuolo del compagno.

-No, non m'importa, ti ho detto....Non credo abbia più senso cambiarlo...-

-Lucifero, su, non fare così, vuoi che resti sporco sei mesi!- cercò di rimbeccarlo garbatamente la ragazza.

-Ti ricordo che parlano di settimane...-

 

Si, era vero, Samira lo sapeva. I medici avevano detto che non c'era niente da fare. Al ragazzino era esplosa una leucemia acuta, nessuna cura l'avrebbe contrastata. Se ne sarebbe andato in fretta, si, terribilmente in fretta: qualche settimana, forse a fine mese e tutto sarebbe finito. Samira chinò il capo. Lucifero la guardò, poi le buttò le braccia al collo, ricominciando a piangere. La ragazza rimase sorpresa, ma replicò il gesto. Lucifero era caldo, terribilmente caldo: in quell'ultimo periodo aveva anche sempre la febbre, la quale certo non lo aiutava a trovare la forza di reagire.

-Samira...-

-Dimmi, Lucifero...-

-Senti, per piacere andiamo in montagna uno di questi giorni...-

-Beh, potremmo andarci per il tuo compleanno, no? -

Samira colse l'occasione per portare avanti l'idea degli amici.

-Come vuoi, basta che me lo prometti...-

-Si, va bene, te lo prometto, ne parlerò con gli altri e con Crono...Vedrai, sarà divertente!- Samira gli sorrise. Lucifero la abbracciò ancora. La ragazza poteva sentire le costole dell'amico anche attraverso la maglietta. Lucifero si stava consumando più velocemente di quanto avesse messo in conto. Il ragazzino teneva la testa sulla sua spalla.

-Grazie, Samira...- Lei non replicò, lo strinse forte, lasciando che anche le sue di lacrime si sfogassero.

 

Rimasero attaccati. Dopo aver iniziato a star male, Lucifero aveva perso buona parte della sua freddezza caratteriale e non faceva altro che cercare conforto in chi aveva intorno. Probabilmente lo sfinimento gli faceva sentire più intenso il bisogno di avere accanto qualcuno che lo accudisse, fosse esso dovuto al fatto che in cuor suo non aveva mai smesso di desiderare la propria madre, o solo perchè era malato, certo, però ciò lo rendeva fragile in tutti i sensi e talvolta a Samira era parso che a stringerlo troppo potesse spezzarsi e farsi male.

Lucifero da parte sua, in quel periodo cercava molto la ragazza e lei ancora non si spiegava il perchè. Sapeva che erano amici, lei per prima lo considerava il suo migliore amico, però non capiva ugualmente cosa lo spingesse più verso di lei che verso Celeste. Poteva giustificare solo il distacco dai maschi, dovuto magari dalla vergogna per il proprio stato.

In quel momento il sangue iniziò a colare dal naso del ragazzino e lui si scostò subito da lei.

-Lucifero! Santo cielo! Fermo così...- Samira glielo tamponò con un fazzoletto -Ecco fatto, adesso vieni in bagno a sciacquarti- I due si alzarono e andarono verso il bagno. Entrarono, poi la ragazza uscì. Jeremy comparve in corridoio -Tutto ok, Samira? Ti abbiamo sentito alzare la voce e apparivi preoccupata...- il ragazzo era teso. -Si, tutto a posto, ha sangue da naso, ma non molto, tranquillo...solo, vieni per favore?-

Il ragazzo le si avvicinò.

-Voi sapevate che aveva sporcato di nuovo tutto il letto?- domandò agitata

-No...- Jeremy guardò appena dentro la camera, le lacrime gli salirono agli occhi, ma le respinse -So solo che ormai gli capita praticamente tutti i giorni quando dorme...-

Samira lo abbracciò.

-Ho paura, Jeremy...-

-Si, Samira, anch'io...Credo che ne abbiano tutti in questo momento...-

-Vorrei poter fare qualcosa...-

-Lo vorremmo tutti, Samira, credimi...L'unica consolazione è che se andasse avanti molti mesi, soffrirebbe molto di più...-

-Si, è vero...-

 

La porta del bagno si riaprì e i due si separarono all'istante. Jeremy sorrise a Lucifero.

-Luci, stai meglio? - domandò, posandogli una mano sulla spalla. L'amico gli afferrò l'altra mano stringendogliela, era evidente che li aveva sentiti parlare. Aveva gli occhi più lucidi di prima e Samira comprese cosa doveva star provando. Anche Jeremy, pur meno dotato di sensibilità, si rese conto della piega che la situazione stava prendendo e abbracciò Lucifero cercando di evitare che si mettesse a piangere.

 

Anche quella sera lasciò spazio alla notte e i ragazzi si addormentarono. Samira e Celeste erano tornate a casa e tutto era immerso nella quiete.

La ragazza dormiva profondamente, aveva ripensato a lungo al pomeriggio passato e ai dialoghi con Lucifero, ma poi si era addormentata.

La luna illuminava la terrazzina e il davanzale della finestra della sua stanza, creando un'atmosfera particolare. La sveglietta segnava l'una e dieci quando il cellulare di Samira iniziò a squillare. La ragazza si svegliò e si sedette afferrandolo, ancora un po' intontita dal sonno.

-Pronto?-

-Samira, sono Jeremy...Senti, siamo in ospedale, Lucifero è stato male...Non so se te la senti di venire, però forse sarebbe meglio...dicono che non...-

-Oddio! Arrivo subito! Ma cos'è successo esattamente? -

-Adesso non ti posso spiegare bene, comunque a iniziato a sentirsi male, aveva la nausea, gli girava la testa, cose così, poi ha vomitato, ma praticamente solo sangue...Abbiamo chiamato Crono e ci ha portati in ospedale, ma quando siamo arrivati Lucifero era privo di sensi e non si riprendeva...Adesso è in sala con diversi medici, ma dicono che è tanto grave...-. Jeremy piangeva a dirotto mentre parlava al telefono con Samira ed anche la ragazza era scoppiata in lacrime a quella notizia. -Senti, se vieni ne parliamo dopo...è meglio se chiudo...- Jeremy parlava a fatica.

-Si, certo, arrivo...ciao intanto...-

 

Samira si precipitò a vestirsi, entrò in cucina, scrisse un biglietto a sua madre e uscì di corsa. Sentiva il panico assalirla ad ogni passo; vedeva davanti a sé l'immagine di Lucifero sfocarsi lentamente fino a sparire e lei soffriva sempre di più.

Quando arrivò in ospedale girò a vuoto per un po', poi scorse Memorino in un corridoio e si avvicinò.

-Samira, sei qui, finalmente...- Memorino la guardò abbozzando un sorriso. Aveva le guance arrossate dal pianto e gli occhi lucidi. In quel momento anche Celeste le andò incontro buttandole le braccia al collo.

-Oh, Samira! Io non voglio che succeda! Ti prego...- Celeste singhiozzava disperata.

Samira non rispose: che cosa avrebbe potuto dirle in un momento simile?

In quel momento le porte della sala si spalancarono e uscirono tutti i medici. Due spinsero fuori il letto con Lucifero, ma lo portarono via subito, altri due si fermarono vicino a Crono e i ragazzi.

-Sentite, abbiamo fatto il possibile...per adesso è stabile, ci vorranno un po' di ore, ma si riprenderà...però non ce la sentiamo di dimetterlo più ormai...E' questione di ore, massimo giorni...per cui è meglio non impegnarsi neanche a farlo tornare a casa...-. Il medico guardava Crono, che annuì. Celeste singhiozzava ancora abbracciata a Samira, lei si sentì sprofondare nel dolore. Anche i ragazzi piangevano e apparivano indifesi contro quella sofferenza spropositata.

-Potete raggiungerlo in stanza, se volete...Vi accompagnerà lei...- disse il medico, facendo un cenno ad un'infermiera, che si avvicinò con dolcezza -Si, se volete seguirmi...-.

Si diressero verso la camera. C'era un letto solo e la stanza non era piccolissima. Lucifero era adagiato sul letto. Pur avendo i lineamenti marcati di sofferenza e le labbra ancora leggermente sporche di sangue appariva angelico, con il volto rilassato e i capelli neri scomposti sul cuscino. Diversi tubi collegavano il suo braccio ad una macchina, ma una dottoressa, entrata poco dopo di loro, glieli tolse, poi uscì con un cenno del capo.

Celeste piombò sul corpo del ragazzino, stringendolo forte. Memorino gli carezzò la fronte con delicatezza. Poi Lucifero aprì gli occhi.

-Luci, amore...- Celeste gli carezzò le guance con affetto.

Il ragazzo la fissò a lungo, in modo assente, poi richiuse gli occhi, stanco e in pochi istanti piombò nel sonno, un sonno leggero, però, fortunatamente non ancora quello eterno.

 

Il giorno seguente passò in fretta. Lucifero si riprese come previsto, ma non ebbe la forza nemmeno di mettersi seduto. I ragazzi si diedero il turno per tornare a casa a riposare qualche ora. Verso le sei lasciarono l'ospedale Memorino e Celeste, anche se fu difficile convincerla, e tornarono Jeremy e Samira. Lucifero si era addormentato per alcune ore, ma in quel momento era sveglio e sorrise ad entrambi vedendoli entrare. I due si sedettero sul letto.

-Ehi, come ti senti?- la domanda di Jeremy suonò garbata.

Lucifero scrollò le spalle sorridendogli.

 

Passò qualche ora, i tre scambiarono un po' di parole, alternandole a momenti di silenzio. Alla fine Lucifero afferrò la mano di Samira.

-Samira...per piacere mi descrivi un paesaggio...di quelli vasti e affascinanti...per piacere...?- Samira lo guardò perplessa -Come faccio a descrivertelo?- domandò,

-Te lo inventi...vedi, speravo di vederlo in montagna, ma non ho più tempo, per cui descrivimelo tu...ti prego...tu e Jeremy...- Lucifero afferrò anche la mano del compagno. I due si guardarono un attimo. Poi Samira annuì. Lucifero le sorrise, con le lacrime agli occhi. Poi lei cominciò a parlare.

-Il cielo è di un azzurro chiaro, illuminato a tratti dal sole e di conseguenza arricchito da striature arancioni, quasi rossastre; ci sono poche nubi, quasi tutte dipinte di un rosa fatato...-la ragazza tacque.

-Le cime dei monti, così imponenti nella loro magnificenza, lasciano che le loro vette bianche di neve si miscelino con l'azzurrino della volta celeste, quasi cielo e terra fossero una cosa sola...- anche il ragazzo si mise a tacere.

-Il verde dei prati è spezzato solo dal corso irregolare di qualche torrente e se si allunga la vista, sullo sfondo dalla parte opposta si può scorgere il mare...Esso, piatto ed immenso, si allunga all'infinito, o almeno così pare...- di nuovo silenzio;

-E ci si sente piccoli di fronte a lui ed ai monti, quasi ci schiacciassero...Poi tutt'intorno ai prati, gli alberi incorniciano gli spazi con i fiori rossi e gialli: tanti minuscoli puntini, che appaiono come un manto setoso se li si guarda da distante...-

-E' tutto talmente immerso in questa quiete totale, che pare che un passo possa spezzare quella magia, ma poi, il canto di un usignolo giunge alle nostre orecchie e allora ci sentiamo rassicurati, quella natura è viva, viva solo per noi...- Samira tacque, Jeremy la guardò triste. Poi si voltarono entrambi verso Lucifero. Il ragazzo sorrideva, si, sorrideva nel sonno, un sonno profondo, questa volta, un sonno perpetuo.

Il suo cuore batteva ancora, ma i due sapevano che ormai era in partenza, si, in partenza per il Paradiso...

 

 

  
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