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Autore: ely_trev    01/01/2014    1 recensioni
[Hélène e i suoi amici]
Avviso subito che la storia sarà comprensibile anche a chi non conosce questo telefilm che Mediaset ha improvvisamente sospeso per non si sa quale motivo ormai più di dieci anni fa. Quest'estate, girovagando su internet, ho scoperto che ne sono stati fatti ben tre seguiti (l'ultimo dei quali, per giunta, in patria, ancora in programmazione a distanza di 20 anni dall'inizio della serie) mai arrivati in Italia; dopo essermi informata a grandi linee sullo svolgimento della storia, ho deciso di riprenderla dal punto di vista di uno dei miei protagonisti preferiti - Christian - provando a portare avanti un mio personalissimo "e se...?".
E se il suo amore verso la fidanzata storica non fosse mai svanito?
E se quell'inaspettato ritorno avesse risvegliato tutti i suoi sentimenti?
E se si fosse reso conto di non essere innamorato della sua attuale fidanzata?
Alcuni personaggi sono stravolti rispetto all'ambientazione originaria, altri (che non conosco bene, non avendo avuto modo di vedere il telefilm tradotto) sono stati eliminati per semplificarmi un po' la vita (anche perché i protagonisti della mia storia sono Johanna e Christian).
Per chi non ha conosciuto la serie, prenda il mio racconto come un originale. Buona lettura!
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Johanna, puoi scordartelo! Non mi vedrai mai mandar giù un solo sorso di quell’intruglio che continui a professare miracoloso!”.
Andiamo, mon CriCri, non fare il solito brontolone!” scherzò Johanna “Vedrai che ti farà bene e ti farà passare questo brutto raffreddore” tentò di spiegargli, invano.
Non ci penso proprio! Toglitelo dalla testa!” insistette. “Non pensare che io mi sia dimenticato di quando hai rischiato di intossicarci tutti con la tua tisana indiana!”.
Sì, caro mio” ribatté Johanna “ma, se ben ti ricordi, dopo averla bevuta ti sentisti decisamente bene, depurato da tutte le tossine. Questo decotto” continuò, sollevando la tazza fumante “è un portentoso rimedio naturale. Io lo dico per te, per farti stare bene. Anche perché, se vogliamo essere sinceri, se proprio volessi avvelenarti, mi converrebbe aspettare dopo il matrimonio per farlo” scherzò, lanciandogli un’occhiata allusiva.
Christian sorrise. “Ah, è così? Vorresti farmi fuori? Non so se ti converrebbe tanto” rispose, ricambiando la sua occhiata e lanciandogli un bacio da lontano.
Ragazzi, finitela!” li esortò José, che era passato a trovarli. “Sembra di guardare uno sceneggiato televisivo! Mi sta venendo il diabete a forza di starvi a sentire. Ma non vi stancate proprio mai?”.
No!” risposero all’unisono, sorridendo.
Lo sguardo di Christian si illuminò mentre osservava quello di Johanna, serena, in forze e piena di vita. La sua espressione felice gli faceva battere il cuore. Gli piaceva moltissimo vederla sorridere, magari per la soddisfazione di averlo convinto a fare qualcosa. A volte si divertiva a farla arrabbiare di proposito, con piccoli dispetti, solo per provare la gioia di vedere quei grandi occhi chiari illuminarsi di una luce tutta nuova, non appena si fosse deciso a cedere. Come in quel momento in cui, nonostante non fosse per niente d’accordo, stava per approcciarsi a bere qualche sorso di quello strano intruglio scuro che, a detta di Johanna, avrebbe guarito il suo raffreddore in men che non si dica.
Oh, mio Dio! Johanna! Questa specie di brodaglia calda è una vera schifezza!” esclamò, sorseggiando appena il decotto che Johanna si ostinava a porgergli.
E dai, Brontolo! Quando ti ci metti, sembri più piccolo di tua figlia” si lamentò lei.
Ah, io, eh? E tu allora, miss Capriccio?” ribatté Christian, prima che José, seduto di fronte a loro, li interrompesse, invitandoli a voltarsi indietro con cautela.
Presto! Giratevi!” ordinò “Questa non dovete perdervela!”.
Johanna e Christian si voltarono giusto in tempo per vedere la loro bambina muovere i suoi primi passi, spostandosi incerta tra il divano e la poltrona. Si guardarono negli occhi e non poterono fare a meno di sentirsi orgogliosi per quella nuova vita che stavano costruendo insieme.
Vivevano sotto lo stesso tetto da poco più di un anno e, dall’estate precedente, erano tornati definitivamente a Parigi, nella casa che Christian aveva letteralmente messo nelle mani della sua compagna.
Johanna si teneva costantemente sotto controllo, ma poteva considerarsi effettivamente fuori pericolo e anche i segni che la malattia aveva lasciato sul suo corpo andavano affievolendosi giorno dopo giorno.
Zoé cresceva forte e sana ed era vivace, tenace e testarda come la sua mamma, con quella stessa gioia di vivere che era stata come una linfa vitale nell’esistenza cupa di Christian.
Christian, finalmente, aveva smesso di essere triste, perché, da quel momento e per sempre, non si sarebbe svegliato più in un letto vuoto, troppo grande per una persona sola. Ora aveva uno scopo nella vita. Ora aveva la sua famiglia. E a quella famiglia era pronto a donare tutto se stesso, come mai aveva fatto fino a quel momento. La sofferenza provata nel corso della vita l’aveva profondamente segnato, ma la malattia di Johanna gli aveva fatto comprendere che la sua felicità e i suoi effetti valevano sforzi ben maggiori.
Anche Johanna era cambiata: aveva ritrovato la gioia e l’allegria che l’avevano sempre caratterizzata e aveva anche capito che poteva di nuovo fidarsi del suo CriCri adorato, che poteva donarsi completamente a lui, ora che era certa che lui non l’avrebbe tradita mai più, ora che era sicura che sarebbe stato sempre al suo fianco, affinché potessero sostenersi l’un l’altro ed aiutare la loro bambina a percorre una strada che, ne era sicura, sarebbe stata piena di amore e di felicità.
Mi dispiace interrompervi, ragazzi, ma credo proprio che sia arrivato il momento di andare: Bénédicte ed Hélène ti stanno aspettando. Vuoi che ti accompagni?” si offrì José, rivolgendosi a Johanna, che acconsentì.
No, scusate… Ti stai facendo accompagnare dal tuo ex a scegliere l’abito da sposa?” rimarcò Christian, con una punta di ironia, facendo sorridere sia lei che il loro amico.
La cosa ti preoccupa, Christian?” stette al gioco José.
Mmm… non lo so” rispose, prendendo la sua fidanzata tra le braccia. “Devo preoccuparmi?” chiese a sua volta, rivolgendosi a Johanna.
Penso che ti lascerò con il dubbio” replicò lei, strizzandogli l’occhio e spingendolo via con fare giocoso, per andare a salutare, subito dopo, la sua bambina, raccomandandole di tenere d’occhio il padre. Quindi uscì, insieme a José.
Christian li guardò allontanarsi, poi si mise seduto per terra, accanto a Zoé, pensando a quante cose erano cambiate nella sua vita. Si sentiva emozionato: il suo matrimonio era vicino. L’altra volta non era stato così: quando si era sposato la prima volta era giunto all’appuntamento in municipio come fosse stato un atto dovuto nei confronti di quella donna che sperava soltanto potesse farlo sentire meno solo. Ma non era coinvolto e aveva finito inevitabilmente per ingannare i sentimenti di entrambi. Era stato l’ennesimo fallimento nella sua vita.
In quel momento, invece, era tutto diverso: sentiva le farfalle nello stomaco ogni volta che pensava a Johanna. Aveva sempre deriso chi diceva di provare quella strana sensazione. Quella sensazione, un tempo, lo spaventava, ne temeva le possibili implicazioni. Non aveva idea che provare quella sensazione equivaleva a sentirsi vivo.
Papà!” lo chiamò la sua bambina, distraendolo dai suoi pensieri e alimentando la percezione di quel turbamento, così particolare eppure così piacevole. Non riusciva ad abituarsi nemmeno al suono di quella dolce vocina che lo chiamava sorridendo. Continuava a commuoversi.
Vieni, scricciolo. Giochiamo” le rispose, facendola sedere sulle sue ginocchia e guardandosi attorno con aria soddisfatta: la sua casa era letteralmente a soqquadro, piena di giocattoli colorati e rumorosi sparsi ovunque. Ma non gli era mai sembrata così luminosa e piena di vita. E il suo futuro non gli era mai apparso così roseo.
Gli ultimi giorni prima delle nozze volarono via con una rapidità incredibile, mentre gli sposi erano impegnati a discutere sui preparativi, battibeccando per ogni dettaglio. In fondo, la loro relazione era sempre stata così, piena di continue baruffe, che la rendevano viva e vivace e che alimentavano, giorno dopo giorno, i loro intensi sentimenti.
Organizzarono una cerimonia il più intima possibile, ma, ovviamente, non rinunciarono alla presenza di qualche parente e di qualche amico, che si era unito per festeggiare quel momento insieme a loro. Come Kate, che dopo averli aiutati a ritrovarsi, non poteva fare a meno di essere testimone di questo traguardo che, finalmente, dopo vent’anni di alti e bassi, stavano per raggiungere insieme.
Mentre percorreva la navata della chiesa dove avevano scelto di celebrare le nozze, Johanna faceva ancora fatica a credere che quel giorno fosse davvero arrivato. Avanzava lentamente, contemplando lo sguardo compiaciuto del suo CriCri adorato, che non poteva fare a meno di ammirarla in tutto il suo splendore: l’abito che aveva scelto insieme alle ragazze metteva in risalto tutti i suoi lineamenti più belli e l’emozione che provava in quel momento era così evidente che aveva l’impressione che le gambe potessero cederle da un momento all’altro. La paura, la solitudine e la malattia, finalmente, erano ormai solo lontani ricordi.
Lo sai quante volte ho sognato tutto questo, mon CriCri?” gli confessò Johanna a un certo punto, accarezzandogli le spalle con le mani in un tenero gesto che gli provocò un lungo brivido dietro la schiena. “Pensavo che non avrei mai avuto la fortuna di poter veder realizzato questo mio desiderio”.
E invece siamo qui” le rispose lui, prendendola tra le braccia. “Lo so, qualche volta sono un po’ lento a capire le cose… più di qualche volta… spesso…” scherzò, facendola sorridere mentre annuiva divertita. “Ma, adesso, se c’è una cosa di cui sono sicuro, è che tu e quel piccolo terremoto che ti somiglia tanto siete le persone più importanti della mia vita. E io non posso più pensare ad una vita senza di voi. Ti amo, Johanna” continuò, stringendola ancora più forte ed avvicinando il suo viso a quello di lei, fin quasi a sfiorarlo. “E ti prometto che, qualsiasi cosa succeda, mi troverai sempre al tuo fianco”.
Anch’io ti amo, mon CriCri” gli confidò lei. “E ti prometto che, se un giorno ci sarà un problema, ne parlerò con te e non scapperò più”.
Bene” assecondò Christian “perché siamo una famiglia”.
Siamo una famiglia” ripeté Johanna, commossa e con gli occhi pieni di lacrime. “Ancora non mi sembra vero”.
Posso farti una confidenza?” le chiese, mentre la vedeva annuire. “Nemmeno a me!” esclamò, facendola scoppiare a ridere e sfiorando le sue labbra in un tenero bacio sfuggente. “Invece è così. E vedrai che questo giorno memorabile non sarà che il primo di una lunga vita insieme, una vita che sarà sicuramente piena di gioia. Abbiamo sofferto tanto; è arrivato anche per noi il momento di essere felici, non trovi?”.
Johanna fece un gesto di assenso con il capo, poi si strinse forte tra le braccia del suo CriCri adorato, un attimo prima di catturare le sue labbra in un bacio carico di tutto quel sentimento che si portava dentro.
Per un attimo, ripensò a quelle favole che le venivano raccontate quando era bambina e che adesso lei raccontava a sua figlia: in quelle favole, c’era sempre una principessa, che sposava il suo principe azzurro e che viveva con lui felice e contenta. Da bambina, aveva immaginato tante volte di essere una di quelle principesse. Mentre baciava il suo CriCri adorato, carezzandogli i capelli e sentendo piacevolmente scorrere le sue mani lungo la sua schiena, pensava che anche lei aveva finalmente trovato il suo principe azzurro e aveva coronato con lui il loro sogno d’amore. Adesso sì, adesso ne era sicura: come le principesse delle favole, anche lei avrebbe finalmente vissuto al fianco dell’uomo che amava alla follia e che aveva dimostrato di provare un sentimento di pari intensità. Avrebbe vissuto felice e contenta. Per sempre.
   
 
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