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Autore: urara98    01/01/2014    2 recensioni
{Accenni Ferriswheelshipping | Ambientata vari anni prima del loro primo incontro nel videogioco | OneShot di 1699 parole}
"Sospirò, e voltò lo sguardo verso il celo. Era nuvoloso e, per certo, fra non molto avrebbe ricominciato a nevicare.
Ma invece della neve, dal cielo cadde qualcosa. O meglio, qualcuno."
(...)
"Quel che vide fù il sorriso più sincero e caldo che avesse mai visto. E per la prima volta sentì uno strano calore dentro al suo corpo, precisamente nel suo cuore. Non riuscì a trattenersi un sorriso."
Spero che questa mia Fic vi possa piacere :)
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: N, Touko
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Questo mondo è formato da due colori: il Nero e il Bianco
 
 

Era passato circa un anno dall’ultima volta che mettesti piede in quel luogo. In quel mondo in cui regnava un sol colore: il Nero.
Non avevi mai provato a chiamarlo “casa”, per te era solo un punto di riferimento dove tornare, dove poter aspettare che un giorno potessi coronare i tuoi pensieri sul mondo.
Già, quei stupidi pensieri che crollarono proprio come il tuo castello.
Tutto si era ritinto di nero. Ovunque guardavi, solo quel colore ne faceva padrone.
I primi piani ormai non esistevano più, le uniche camere accessibili era quella del trono e la tua vecchia stanza.
Quella stanza. Quella stanza dove nei tuoi primi anni d’infanzia tuo padre ti circondava d’odio e frustrazione, dove ti portava quei Pokémon abbandonati e dove ti insegnava com’èra fatto il mondo.
Ci rientri, ma non per ricordare quel passato doloroso, bensì per ritrovare quell’oggetto che riusciva a far cambiare colore a quel luogo.
Lo cerchi tra le macerie dei tuoi vecchi giocattoli, ma ancora non lo vedi. Intorno a te c’è ancora lo stesso colore.
Ma tu insisti e lo cerchi in ogni angolo di quella stanza. La polvere ti fa bruciare gli occhi ma a te non importa, in quel momento la tua mente è fissa su un solo pensiero.
Finalmente lo trovi, si era nascosto sotto alcuni pezzi dei binari del tuo trenino.
Lo prendi tra le mani: è malconcio e pieno di polvere, ma ancora riesce a trasmetterti quella sensazione di calore.
Con la mente ritorni nel passato, anche se sai che è doloroso, ma faresti di tutto per ricordare quel giorno.
Quel giorno in cui incontrai per la prima volta il tuo Bianco.
 

***

 
Un ragazzino dai lunghi capelli color verde speranza vagava per i sentieri di una foresta situata non molto lontano dalla città di Boreduopoli.
Era uscito di nascosto dal suo castello insieme al suo amico Pokémon Zorua.
Per la prima volta in vita sua, voleva vedere il mondo con i propri occhi e non con le parole del padre.
Peccato che ad un certo punto i due si persero di vista e il ragazzino non seppe più cosa fare.
Voleva ritornare in dietro, seppur mal volentieri, ma non senza il suo amico.
Si girava in tutte le direzioni, nella speranza di intravedere una piccola coda rosso e nera. Ma più si girava e più vedeva lo stesso colore: il Bianco.
Infatti, in quel periodo invernale, Boreduopoli e la sua vegetazione circostante – così com’èra per le altre città – era stata imbiancata dalla neve, tingendo tutti i colori esistenti in tutt’uno.
Per lui era un colore nuovo, anzi, tutto quello che lo stava circondando era una novità. In fondo, nei suoi soli 8 anni, era stato abituato in un tutt’altro ambiente.
Immerso nei suoi pensieri, si sedette in una roccia che spuntava da un maltro di neve ai piedi di un acero.
Contemplava il paesaggio circostante ancora alla ricerca del suo amico e anche per memorizzare il percorso fatto fin lì.
Niente da fare, ancora non lo intravedeva.
Sospirò, e voltò lo sguardo verso il celo. Era nuvoloso e, per certo, fra non molto avrebbe ricominciato a nevicare.
Ma invece della neve, dal cielo cadde qualcosa. O meglio, qualcuno.
E quel qualcuno aveva in braccio il suo Zorua. Il Pokémon, riconoscendo il verdolino, si staccò dalle braccia di “quel qualcuno” per poi fiondarsi sopra.
Finalmente lo aveva ritrovato e poteva ritornare al castello, anche se, prima di rincasare, era curioso di osservare quella creatura che era caduta dal cielo – o per meglio dire dall’albero -.
Si sporse, per poi notare che la figura che aveva davanti non era altro che una ragazzina di circa la sua stessa età.
Lunghi capelli color cioccolato le ornavano il viso, contrastando quel colore scuro con quello della sua pelle chiara come la neve che le copriva quell’esile corpo.
Gli occhi erano ancora chiusi ed il ragazzino notò il leggero tremolio di essi, evidentemente era ancora scossa per la caduta, pensò.
Si avvicinò ancor di più, per poterla studiare ancor meglio, ma una piccola mano aggrappata al suo braccio lo fece cadere nella soffice neve.
-Nessuno ti ha mai detto che non è carino fissare a lungo la gente?- la piccola castana si rialzò togliendosi dal proprio corpo la neve.
-Comunque sono felice di notare che quella piccola peste sia tua- indicò il piccolo Pokèmon, lasciando tempo, al suo scrutatore, di rialzarsi.
Zorua, che intanto si stava divertendo a lasciare le sue orme ovunque non vi erano, si riavvicinò al suo piccolo proprietario lanciandogli un piccolo versetto scherzoso per poi incominciare a giocare intorno alla castana.
Non riusciva proprio a capire: Zorua non si era mai avvicinato alle altre persone se non lui, come poteva essere? Come mai dava così tanta confidenza a quella ragazza? Che fosse speciale? Che avesse qualcosa di diverso dagli altri? Molte domande gli affollavano la mente, ma non riusciva a dare una risposta a nessuna di esse.
-Comunque si stava cacciando proprio nei guai! Se non fosse per me, mancava poco e sarebbe caduto da quel ramo!- replicò indicando, con il dito indice, uno dei vari rami dell’albero da cui era piombata.
-Però vedo che se l’è cavata. Ah! Comunque io mi chiamo Touko, e tu?- la bambina, si sporse sempre di più verso il viso del verde, che non faceva altro che distogliere lo sguardo dal suo.
Non gli rispose, ma si limitò, questa volta, di fissare gli occhi di lei. Quel blu gli ricordava tanto quel cielo che contemplava ogni giorno dal suo castello. Era come se tutta la libertà e la voglia di vivere giocassero insieme in quelle sfumature di blu delle sue iridi. Quei due occhi che lo fissavano in modo amichevole e che mai aveva visto prima.
-Vedo che sei uno di poche parole. Per caso un Purrloin ti ha mangiato la lingua?- sul suo volto si fece strada un piccolo sorriso e il ragazzo non fece a meno di pensare a quale fosse il motivo.
-Comunque in inverno dovresti imparare a coprirti di più! Poi ti ci credo che non hai voglia di parlare! Quando ti ho toccato eri più freddo di un Beartic!- il sorriso sul suo volto si allargò ancor di più.
-Ecco!- piano piano si sciolse la sciarpa che si trovava intorno al suo collo e la annodò intorno a quello di lui. –Così sentirai meno freddo e sono sicura che ti ritornerà la voglia di parlare!-.
Quel che vide fù il sorriso più sincero e caldo che avesse mai visto. E per la prima volta sentì uno strano calore dentro al suo corpo, precisamente nel suo cuore. Non riuscì a rattenersi un sorriso.
“Sento come se il mio stomaco stesse giocando con mille Volcarona tutte in una volta”. Si fece scappare in un sussurro, così lieve che la ragazza non riuscì neanche a sentirlo.
Il suono di alcune campane in lontananza interrompò il breve silenzio creato tra i due e N non fece a meno di pensare quale fosse la causa del turbamento della ragazza.
-Accidenti! Mi sono dilungata troppo a lungo! Se non ritorno presto a casa dei miei nonni, chi la sente la mia mamma!- con una piccola carezza salutò Zorua e, in men che non si dica, incominciò a correre per la lunga stradicciola imbiancata che avrebbe portato – forse – in città.
Un sentimento di angoscia – e qualcos’altro che non riusciva a capire – lo pervase a tal punto da urlare in quella lunga strada a parer suo infinita.
-E…e la sciarpa!?- era sicuro che non avrebbe ricevuto una risposta: ma non fu così.
-La puoi tenere! Sarà un mio ricordo se mai un giorno ci rincontreremo!- l’eco della sua voce fece rinascere una scintilla dentro al suo corpo, spentasi qualche secondo prima.
N pensò che di sicuro, nel dire quella frase, Touko gli avrebbe mostrato uno dei suoi sorrisi più belli che si possano vedere in tutto il creato. E, per la prima volta, pensò che sua padre non avesse affatto ragione, che non tutti gli uomini erano cattivi e malvagi e che in questo mondo esistevano delle creature paragonabili agli angeli o alle principesse buone che si trovavano solo nelle favole che ogni tanto gli leggeva Antea e Concordia.
Chissà se veramente un giorno l’avrebbe rivista; e con questi pensieri rimase a lungo a osservare quella lunga strada che ora non gli pareva più infinita. Perché sapeva che ora aveva una fine. In quel lungo tunnel buoi si trovava una luce e, quella luce, era la sua Touko.
 

***

 
Ristudi quel pezzo di stoffa bianca come se non l’avessi mai vista in vita tua e, in particolare, ti soffermi su quel piccolo nome ricamato. Quel nome che mai più sei riuscito a dimenticare.
Touko.
Sul tuo volto compare un sorriso e ti annodi la sciarpa al collo mentre sali gli scalini che conducono verso il buco creatosi dal vostro combattimento.
Ti affacci e volti lo sguardo verso l’alto. Il cielo è nuvoloso, coperto da nuvole nere da cui sarebbe scesa della candida neve bianca.
Proprio come quel giorno.
Chissà se anche questa volta, guardando il cielo, piomberai davanti a me come un angelo” e al solo pensiero non riesci a trattenerti una risata.
“Gli angeli non sono in grado di sferrare pugni micidiali!” pensi, e questa volta ridi di gusto.
“Ma sono anche in grado di scaldarti il cuore con un solo sorriso” e questa volta cessi di ridere, facendo comparire sul tuo volto un sorriso malinconico.
Dalla tasca estrai una piccola sferetta bianco e rossa e da essa vi uscì Reshiram. Sali sulla sua groppa e insieme a lui ricomincia il tuo lungo viaggio verso regioni ignote.
“Già, chissà se mai un giorno ci rincontreremo”

 
***
 

Ti svegli di soprassalto non curante delle svariate coperte cadute a terra durante il tuo sonno.
Ti alzi e ti avvicini sulla finestra della tua camera appoggiando la testa nel vetro gelido di essa.
Fuori ha incominciato a nevicare, ma è quasi come se non lo notassi.
La tua mente comincia a cercare di rielaborare il sogno appena fatto, ma non ci riesce. Il vuoto ne fa padrone.
Ma una cosa la sai per certa: è stato un sogno che ti ha scaldato il cuore.


In questo piccolo angoletto ~
Salve a tutti! Era da tanto che non scrivevo una Fan Fiction, se devo essere sincera, ne sentivo proprio il bisogno C:
Cosa dire? Spero che vi sia piaciuta e che lascerete una recensione (sia che sia positiva o non, qui si accetta di tutto! ^:^).
Comunque, come avete capito, questa ff è ambientata vari anni prima del loro reale incontro. Volevo scrivere una Ferriswheel diversa dalle solite ed ecco cosa è scappato fuori xD
Grazie a tutti se siete arrivati fin qui 
~
-urara98

Piccola nota (per specificare): i  " "  nei paragrafi dedicati ad N, non sono altro che i suoi pensieri.

 
 
 
  
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