Primo gennaio: vita nuova.
Sulle papille gustative e
sul palato molle
rimane ancora
- melenso e velenoso –
il dolciastro nettare pungente
dell’alcool;
scorgo il mondo ad intermittenti fiotti rosacei
– il mondo brucia? –
con queste pupille dilatate e le sclere annebbiate;
il cervello tormentato,
costretto in inutili schemi mentali,
langue e
arde per la veglia instancabile.
Il sole sorge di nuovo:
mi sbilancio da un sogno all’altro,
senza alcuna meta
senza scopo alcuno.
C'è speranza nelle lacrime; nelle grida; nelle risate.
“Anno nuovo, vita nuova, giusto?”
“Speriamo siano trecentosessantacinque giorni unici, emozionanti, miei. Non chiedo altro”
“Si inizia oggi; con questo sole aranciato e con questo sguardo stanco, ereditato dal passato.”
“Speriamo siano trecentosessantacinque giorni unici, emozionanti, miei. Non chiedo altro”
“Si inizia oggi; con questo sole aranciato e con questo sguardo stanco, ereditato dal passato.”
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