Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: Lord_Envy    01/01/2014    0 recensioni
La vita di Fidel, Léonie e Lothar subirà un grande cambiamento quando scopriranno che il loro coinquilino, Brexton, è una spia internazionale. Vittime della sfortuna, i tre ragazzi saranno costretti a partecipare alla missione, per evitare di essere uccisi. Fra amori, amicizie e tradimenti, ecco a voi una piacevole storia estiva.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Potrete scusarmi per tutta questa attesa? Credevo di aver perso il racconto ed invece, cercando meglio, eccolo qui!
Perdonatemi!!!
Amici/Amanti/...

Lothar spalancò gli occhi di botto. Era notte fonda e non aveva la minima idea di dove si trovasse o di chi fosse il respiro che sentiva sul collo ed il braccio che sentiva avvolto al suo. Fece per muoversi ma dall'addome partì una gelida fitta di dolore che gli congelò il nervo costringendolo a rimettersi seduto. Gli faceva male anche il braccio destro, la fronte e la guancia più di tutto. Provò a rigirasi ma ogni movimento gli procurava una scossa di sofferenza e a stento riusciva a trattenere i versi che la sua bocca emetteva arbitrariamente. Si ricordò della lotta contro Brexton e di come l'aveva trattano. Gli si formò un nodo alla gola poiché si sentiva tradito, messo con le spalle al muro dal suo migliore amico che non aveva neanche dimostrato la decenza di trattenersi dal procurargli tutto quel dolore. Si autoimpose di non pensare alla faccenda perché se no si sarebbe sicuramente arrabbiato e quando Lothar si arrabbiava piangeva. Era un riflesso incondizionato che lo costringeva a non arrabbiarsi quasi mai poiché non voleva che gli altri potessero scambiarlo per un codardo o per un piagnucolone. Provò ad alzare il braccio ma si rivelò un'idea azzardata poiché il dolore divenne così insopportabile che l'arto ricadde pesantemente sul materasso sbattendo qualcosa. Sentì un lieve mormorio seguito da un fruscio proveniente dalle coperte. Pensò a MacMillan ma poi sentì l'interruttore della lampada accendersi e le sue pupille si ritrassero con un piacevole dolorino. Vide Lèonie che gli rivolgeva uno sguardo stordito da sonno ma che lasciava trasparire qualche accento di preoccupazione. Era il suo il fiato che sentiva sul collo mentre il braccio sinistro, be quello era stato avvolto dalle braccia di Fidel che se lo teneva stretto come un bambino con l'orsacchiotto di peluche. Fidel si era sempre dimostrato affettuoso ma mai come ora Lothar si beò di avere un amico come lui. ''Come va? Vuoi l'antidolorifico?'' domandò Lèonie prendendo un tubetto e facendone uscire una pomata trasparente per i dolori muscolari. Lothar provò a parlare ma si accorse che aveva la gola arsa e seccha, sentiva come delle spine che impedivano al suono di emergere e si accorse di avere molta sete. Si limitò ad annuire. ''Sai, ti sei agitato molto stanotte.'' sorrise Lèonie alzando la maglia dell'amico e spalmando la crema sopra un enorme livido. ''Io e Fidel abbiamo dovuto tenerti fermo per farti stare calmo.'' aggiunse indicando l'amico ancora addormentato. Le mani di Léonie spalmavano la crema con delicatezza ed attenzione. Non premeva troppo poiché non voleva che l'amico provasse dolore e non si fermò fino a quando la pomata non fu totalmente assorbita dalla pelle. Successivamente la ragazza passò al braccio e con la stessa seria delicatezza massaggiò tutto l'avambraccio di Lothar assicurandosi di non fargli troppo male. Lothar non era mai stato accudito così bene. Guardava Léonie come un parlatico: muoveva solo gli occhi poiché ogni altra parte del corpo gli faceva male ma quando la ragazza toccava la sua pelle era come se l'unico punto in cui sentisse qualcosa fosse esattamente dove Léonie poggiava le dita. Mentre Léonie passava alla fronte e poi alla guancia Lothar poté osservarla come non aveva fatto mai. Era vicina ed assolutamente perfetta. Le labbra perfette, il naso sottile e senza gobba, gli occhi profondi, le ciglia lunghe e le sopracciglia ben disegnate per non parlare della pelle che sembrava puro alabastro. Quando Léonie finì, annunciò che stava andando a prendergli un bicchiere d'acqua così si alzò delicatamente per non svegliare Fidel ed abbassò l'intensità della luce emessa dalla lampada. Lothar la guardò andare via e sentì che il cuore iniziava a giocargli scherzi di cattivo gusto e soprattutto fuori luogo. Non poteva permettersi di innamorarsi di Léonie se no Brexton... Se no Brexton cosa? Non era più suo amico e non lo pensava con volubilità infantile bensì con odio carico di rancora. L'aveva trattato come la peggio specie. Era sicuro che Brexton sarebbe tornato alla carica se avesse saputo le sue intenzioni su Léonie ma che faccese pure, pensò Lothar, tanto finché aveva Léonie come infermiera non avrebbe avuto paura di niente. Di niente! La ragazza dai capelli fulvi camminò per il corridoio dirigendosi in bagno. Si lavò distrattamente le mani e senza asciugarle si diresse in cucina per uscire l'acqua dal frigo e riempirne un bicchiere. Tornando, notò che dalla porta della stanza di Brexton proveniva il pigro riverbero di immagini elettroniche come quelle di una televisione. Incuriosita la ragazza entrò spingendo lievemente l'anta e si ritrovò di fronte ad un grosso computer, così grande che prendeva tutta la parete centrale e Brexton seduto ed addormentato di faccia sulla tastiera. Respirava profondamente e il suo naso continuava a premere la specie di B spigolosa sicché riempì ben due fogli solo con questa lettera. Léonie si avvicinò e sentì il respiro pesante del ragazzo, non era un vero e proprio russare ma era un respiro carico di rilassamento che avrebbe fatto sentire al sicuro anche un leone inferocito come Léonie. ''Brexton.'' lo scosse lievemente e subitò il ragazzo aprì gli occhi e cercò di raddrizzarsi facendo leva con la mano sulla tastiera e generando altre frasi impossibili da leggere anche se in alfabeto runico. ''Ti eri addormentato.'' sorrise Léonie notando che aveva lo zigomo ed il labbro ferito. ''Oh. Grazie per avermi svegliato.'' rispose Brexton sorridendole con aria assonnata. ''Da quand'è che non dormi?'' domandò la ragazza mettendosi di fianco a lui con aria di materna severità. ''Da... da... non ricordo.'' ammise sorridendo e cancellando l'obbrobrio ortografico che aveva compiuto. ''Dai, vieni a dormire con noi.'' sussurrò lei ma il ragazzo scosse la testa in segno di negazione. ''Devo lavorare, devo cercare delle informazioni.'' sbadigliò passandosi una mano fra i capelli. ''Lascia almeno che ti medichi le ferite.'' bisbigliò la ragazza mettendogli una mano sulla spalla e guardandolo intensamente come una leonessa guarda i suoi cuccioli per convincergli ad attaccare il cucciolo di gazzella ferito. ''Ok.'' si arrese Brexton alzandosi e facendosi trascinare fino al divano della loro camera. Lothar si era addormentato e Lèonie si sedette sulla parte esterna del divano facendo segno a Brexton di poggiare la testa sulle sue gambe. Troppo stanco per obiettare, il ragazzo si stese sul divano e poggiò la testa su un sottile cuscino che Léonie aveva piazzato come parete divisoria fra i due. Lèonie lasciò il bicchiere sul comodino e prese una bottiglia di disinfettante e con il fazzoletto imbevuto iniziò a tamponare le ferite. ''Da quanto tempo fai questo lavoro?'' sussurrò la ragazza. ''Da 9 anni e mezzo.'' bisbigliò Brexton senza forze. ''Hai 27 anni... da quando hai 18 anni?'' domandò Lèonie scandalizzata ma Brexton ora dormiva profondamente con il viso rivolto verso lei. 'Dai, chi vuoi che ti veda?' si chiese Léonie mentre spense la luce e cedette alla tentazione di accarezzare il viso del suo unico vero grande amore. Durante quell'estenuante settimana, i tre ragazzi furono svegliati in maniera barbara. Dall'acqua gelida alla tromba dello stadio, dal gatto MacMillan allo scoppio di petardi fino ad arrivare a cuffie nelle orecchie direttamente collegate con uno stereo che trasmetteva Heavy Metal. Avevano funzionato egregiamente (tranne le cuffie che Brexton ritenne opportuno non mettere alle orecchie di Fidel poiché aveva bisogno di riposarsi) ma nulla comparò la trovata di quel sabato mattina. I ragazzi non si erano portati alcun cellulare da casa ma la cosa che gli svegliò quel giorno fu proprio lo squillo e la vibrazione di dieci cellulari. Iniziarono a suonare contemporaneamente e generarono una snervante confusione nella stanza. Lothar si premette un cuscino contro il viso mentre Léonie e Fidel si diedero da fare per spegnerli cosa che era impossibile poiché tutti i cellulari erano introvabili e non si potevano spegnere. ''Sì siamo svegli!'' urlò Fidel e subito le sinfonie cessarono di dare fastidio. Dall'angolo della porta sbucò Brexton che con aria divertita mostrava loro un cellulare grigio e dall'aria estremamente triste. ''Pronta, cara? Oggi tocca a te.'' sorrise Brexton cercando di non far trasparire l'aria di assoluta paura che lo pervadeva. Non poteva far del male a Léonie. L'avrebbe lasciata vincere pur di non toccarla con un solo dito. ''Non vedo l'ora.'' ammise la ragazza mentre si sgranchiva i muscoli della spalla. ''Lothar tu riposa- disse e subito l'amico, con la faccia ancora nascosta dal cuscino, alzò la mano sinistra e mostrò il medio a Brexton che non la prese così male -e tu Fidel che dici se ritorni a tirare frecciate?'' domandò il ragazzo mettendo una mano sulla spalla. ''In senso lato?'' domandò Fidel inclinando leggermente il capo. ''No, in senso letterale.'' spiegò Brexton disarmato dalla sua ingenuità. Tutti e tre entrarono pigramente nella stanza che ormai conoscevano bene e Léonie chiuse la porta per evitare che il gatto li seguisse e minacciasse la sua sanità psichica. I due duellanti salirono sul ring ed assunsero una posizione d'attacco ma nessuno dei due si mosse. Erano parecchio distanti l'uno dall'altra e i loro sguardi non si muovevano per paura che potessero rompere quella fragilissima atmosfera che si creava ogni volta che si scambiavano occhiate lunghe o meno. ''E' una guerra a chi ride per primo?'' domandò Fidel scoccando una freccia e colpendo un bersaglio al centro e bucando la parete. I due scossero lievemente la testa, come appena svegliati da un sogno ad occhi aperti e Brexton ne approfittò per schiarirsi la voce come prima di un discorso importante. ''Dovresti provare a colpire un bersaglio mobile.'' spiegò Brexton volgendosi verso Fidel. ''Tipo? Te?'' domandò tendendo di nuovo l'arco vuoto questa volta. ''No, che sò, prendi il gatto.'' gesticolò ma la faccia del ragazzo di contrasse di una smorfia di assoluto terrore. ''Scherzavo.'' aggiunse ma Fidel continuava a guardarlo con occhi sbarrati e la bocca apreta. ''Davvero!'' annuì con sguardo circoscritto. ''Bene... costringerò Lothar ad un po' di movimento.'' sorrise aprendo la porta ed uscendo dalla stanza. 'Via i sentimenti!' si ordinò Brexton vedendo Léonie avvicinarsi minacciosamente. La ragazza gli sferrò un calcio ma il moro lo parò abilmente bloccandole il polpaccio come accadde la prima volta che lei aveva provato ad attaccarlo. ''Non impari?'' domandò Brexton tenendola ferma per la caviglia. ''Questo lo dici tu!'' sorrise Léonie e dandosi lo slancio con i fianchi e la gamba libera, roteò orizzontalmente e colpì Brexton sulla guancia sinistra, quella ancora sana. Sorpreso dall'atletica reazione della ragazza, Brexton lasciò andare la caviglia della gamba sinistra di Léonie e si portò una mano sul volto profondamente sorpreso. ''E pensare che io ci ho messo un mese ad imparare questa cosa.'' osservò Brexton con un tono falsamente risentito. Lèonie si allontanò eseguendo una ruota all'indietro e ritornò in posizione d'attacco. In lotta era equilibrata: attaccava quando aveva la possibilità e si difendeva giusto quando era tempo di evitare gravi danni al corpo mentre alcuni colpi li incassava semplicemente. Brexton invece non riusciva neanche ad avvicinarsi alla ragazza. Cercava di colpirla ma la sola idea di vederla soffrire come aveva fatto con Fidel e Lothar lo metteva in ginocchio e lo costringeva a rallentare la velocità e moderare la forza. Sbagliava mira apposta ed il più delle volte non provava nemmeno a difendersi per paura di ferire Léonie con qualche colpo controffensivo. Léonie finì per atterrare Brexton almeno quattro volte prima di decidere di rimanere ferma sopra di lui. ''Non ti stai impegnando.'' commentò bloccandogli i polsi sopra la testa. ''E tu che ne sai?'' domandò sorridendole e volgendo lo sguardo di lato. ''Be non ti difendi e cadi a terra più del solito.'' osservò la ragazza con il respiro leggermente affannato. ''Sei tu che sei brava.'' tornò a guardarla direttamente negli occhi. ''Hai paura di farmi male?'' domandò la ragazza avvicinandosi impercettibilmente al viso di Brexton il quale non rispose ma si limitò a contrarre la mascella. Léonie abbassò ancora di più il volto mentre Brexton lo alzò lievemente. Dopo ieri sera, quando avevano praticamente dormito insieme, Léonie sembrava aver dimenticato il rancora che provava verso il ragazzo. Avere la sua testa sul grembo si era rivelato un balsamo per le sue ferite e ora non riusciva a provare odio neanche sforzandosi. Si avvicinarono ancora. Lei sopra, combattiva, orgogliosa, determinata, lui sotto, dolce, romantico, comprensivo. Mancavano pochi centimentri e Brexton era ormai sicuro che non avrebbe ricevuto un secondo schiaffo e se anche fosse partito chi se ne fregava? Voleva il sapore delle sue labbra nella sua bocca ora, in quel preciso istante. Stavano per baciarsi quando un'ombra nera passò accanto al viso di Brexton e Léoni lanciò un urlo balzando in piedi e inidetreggiando fino ad un angolo del ring. Spaventato, Brexton si girò di scatto prima di vedere MacMillan che gli annusava curiosamente il volto. ''Portalo via!'' miagolò Léonie rannicchiandosi. Eseguendo l'ordine, Brexton prese il gatto in braccio e porse la mano libera alla ragazza che la prese con riluttanza. ''Non avvicinarlo a me!'' disse mentre Brexton conduceva entrambi fuori. Il gatto gli salì sulla schiena e si ancorò alla sua pelle affondando i piccoli artigli. Brexton avrebbe voluto gettare il micio dal balcone in quel preciso istante ma sapeva che dopo se ne sarebbe pentito così come il gatto si sarebbe pentito di aver interrotto il bacio fra di lui e Léonie. ''Ragazzi, sono un mostro!'' gioì Fidel andandogli incontro e rimanendo leggermente titubante quando li vide mano per mano. Léonie e Brexton si allontanarono uno dall'altra quasi istintivamente mentre Fidel li guardava con aria interrogativa e divertita allo stesso tempo. ''Perché?'' domandò Lèonie andando avanti. ''Guarda!'' disse Fidel indicandole un punto ben preciso sul muro. La stanza della cucina era piena zeppa di frecce incastrate nel muro ma una in particolare teneva ferma una cosa azzurra che continuava a muoversi delicatamente e in modo sofferto. ''Fidel sei un mostro!'' commentò Léonie cercando di staccare la freccia dal muro. ''Lo so.'' sorrise il biondo incrociando le braccia con aria compiaciuta. ''Non credo volesse essere un complimento.'' disse Brexton cercando di togliersi MacMillan dalla spalla. Lèonie riuscì a togliere il dardo incastonato nel muro con una mano sola mentre con l'altra accolse la piccola creaturina indifesa che cercava di sbattere l'ala ferita senza riuscirci. Brexton si avvicinò e le diede un'occhiata poi, sinceramente sbalordito, tornò a guardare Fidel e domandò con aria incredula ''L'hai colpita mentre volava?''. ''Certo.'' convenne togliendo MacMillan dalla spalla di Brexton e prendendolo in braccio. ''Ti fai tanti scrupoli per un gatto e non hai problemi a ferire una farfalla... Ma che persona sei?'' domandò accarezzando l'ala buona dell'insetto. ''Tranquillo, MacMillan, non dare ascolto a quella cattivona!'' mormorò Fidel abbassando le orecchie del gatto con una mano sola. ''Complimenti!'' esordì Brexton mentre rimbalzava lo sguardo dall'insetto al biondo che sembrava tutto meno che un cecchino. ''Ci ho messo quasi un'ora ma ne è valsa la pena.'' ammise Fidel annuendo seriamente. ''Sei crudele!'' ripeté Léonie osservando l'amico con aria sconvolta mentre la piccola farfallina cadde dalle mani della ragazza in un disperato tentativo di fuga. MacMillan non si lasciò sfuggire quel movimento e si divincolò dall'abbraccio di Fidel per poi cadere a terra e mangiarsi l'insetto in due morsi netti. Léonie guardò la scena con uno sguardo comicamente inorridito e sconvolto mentre Brexton e Fidel facevano fatica a trattenere la risata che prepotente li faceva tremare addome e voce. ''Micio cattivo.'' lo ammonì Fidel mentre gli riservava degli innoqui colpettini sul capo. ''Dai, andiamo.'' disse conducendo Léonie fuori dalla cucina. ''Tranquilla, ora è andata nel paradiso delle farfalle. Un luogo pieno di fiori dove non esistono bruchi ma solo farfalline colorate.'' le sussurrò accompagnandola sul letto.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: Lord_Envy