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Autore: New Moon Black    01/01/2014    1 recensioni
In questa one - shot vi parlerò di una ragazza alle prese con la crescita adolescendiale, per essere precisi quasi una neo maggiorenne.
Sta arrivando l'anno nuovo e per lei quel giorno era molto importante.
Cosa ha lasciato nel 2013?
Un anno positivo o negativo?
Vi lascio alla lettura ;)
Tratto dal capitolo:“Non vedevo l’ora che arrivava l’anno nuovo, avrei lasciato tutte queste emozioni al passato.
Come diceva sempre quel vecchissimo detto:”Anno nuovo, vita nuova.”
” Mentre stavo uscendo di casa con la mia famiglia, sentivo lo stomaco stringersi in una morsa e cercavo sempre di non darci troppo peso.
Questo succede quando mi preoccupavo per un nonnulla, soprattutto per l’arrivo dell’anno nuovo.
Inspirai ed espirai profondamente e chiusi gli occhi.
“Andrà tutto bene.
Quando ci sarà il conto alla rovescia, mi sentirò bene.”
P.s: felice 2014 a tutte le lettrici/scrittrici di Efp ;)
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L’arrivo dell’anno nuovo..

 

Martedì 31 Dicembre 2013 ore 14:30

A mezzanotte arriverà l’anno nuovo e lo festeggerò assieme alla mia famiglia.
Ero in camera mia e stavo leggendo le notifiche dei miei compagni di scuola su WhatsApp.
Le facevo scorrere col pollice destro con non chalance finché non vidi una foto.
Un ragazzo.
Capelli ed occhi scuri.
Sguardo penetrante.
Fisico scolpito.
Quando capì che era un mio compagno di classe, di cui per due anni mi ero presa una tremenda cotta, alzai gli occhi al cielo.
“No, non è possibile!
Stavolta è caduto troppo in basso!”
Ne avevo avuto abbastanza di lui e del suo atteggiamento da perfetto spaccone.
Mi ha sempre preso in giro e per colpa sua, sono stata vittima di uno stupido gioco.
Avevo provato più volte a dimenticarlo ma con scarso successo.
Ero ancora innamorata di quel bastardo.
Ma adesso, era cambiato.
Prima delle vacanze di Natale, una mia compagna di classe mi aveva domandato se ero innamorata di lui.
Le risposi con queste parole, fredde come il ghiaccio.
-“Lo odio con tutta me stessa.
Preferisco essere single che continuare ad amare uno che non ti ha mai notata.”
Ovviamente, non avevo molte amiche.
Ero sempre sola per i fatti miei.
Quando avevo chiuso il telefono e mi misi a scrivere, pensai che quello che stavo facendo era del tutto sbagliato.
Volevo qualcuno al mio fianco: qualcuno in cui potevo esprimere pienamente me stessa, qualcuno di cui potevo parlare di qualsiasi cosa, anche di una stupidaggine, qualcuno che potevo sfogare tutta la mia rabbia, frustrazione ed angoscia, ma soprattutto, volevo qualcuno che mi amasse per quella che ero ora, di cui non doveva soffermarsi all’apparenza.
In parole povere: avevo bisogno del vero amore.
Ma ero certa che, la persona di cui stavo cercando disperatamente, non esisteva.
Perché tutte le ragazze che conoscevo, avevano trovato la propria anima gemella.
Io, invece, non avevo ancora trovato quello giusto. Mi sentivo quasi un emarginata.
Il mio pensiero fisso era che non mi sentivo pronta per fare quel passo.
Ne soffrivo moltissimo.
Ora non ne soffrivo più perché avevo compreso che era solo l’inizio di un avventura.
Per me, non mi rappresentava più un grosso problema, solo una cotta.
Una semplicissima cotta.
Non vedevo l’ora che stava arrivando l’anno nuovo, avrei lasciato tutte queste emozioni al passato.
Come diceva sempre quel vecchissimo detto:”Anno nuovo, vita nuova.”
Stasera, io e la mia famiglia, dovevamo cenare a casa dei cugini di mia madre.
-“Ecco, di sicuro mangerò troppo e mi sentirò male.
Che cosa buffa.”
Succedeva spesso che quando andavamo da loro, scatenavamo l’inferno a tavola.
Tra piatti abbondanti e le risate contagiose, di cui io facevo fatica a riprendermi dopo una battuta di cui era esilarante al 100%, ci divertivamo un mondo insieme.
Molti di loro, compreso i miei, erano abituati a mangiare tanto, tranne me.
Da quando avevo iniziato le superiori, mangiavo poco.
Infatti, avevo una bella siluette. Però attenzione non sono una di quelle persone che si vanta spudoratamente!
Al massimo mi saziavo dopo un piatto di pasta o del pane, qualche volta aggiungevo il contorno ma non andavo oltre.
Altre volte, invece lasciavo il piatto a metà porzione.
Spesso mia madre e mia sorella mi rimproveravano, soprattutto quest’ultima.
Ma che potevo farci se avevo lo stomaco piccolo?
“Chissà se avrò abbastanza spazio nello stomaco.
Ehehe.. vedremo.”
Mi stavo preparando i vestiti, quando stavo parlando con Elena per WhatsApp.
Elena era una grande amica per me, anche se era più piccola di me di un anno, la conoscevo quasi da due anni.
E grazie a lei, se amavo i Vocaloid, sintetizzatori vocali programmati da un hardware di un computer della Yamaha Corporation, ed avevo scoperto altri anime e i manga tra cui Free e Inazuma Eleven.
Eravamo delle otaku – dipendenti.
Molto spesso la chiamavo Senpai e Nana – san.
L’unica pecca era che abitavamo in regioni diverse e lontane.
Io ero del Sud mentre lei era del Nord.
Ma nonostante ciò, le voglio un bene dell’anima.
Quest’anno mi aveva aiutato moltissimo, sia psicologicamente sia emotivamente.
Quando avevo avuto dei problemi, soprattutto in campo dell’amore e della scrittura, lei mi dava dei preziosi consigli per affrontarli serena.
Tutti e due avevamo in comune la passione per la scrittura; infatti, il nostro sogno nel cassetto era di diventare scrittrici.
Ci eravamo promesse che avremmo fatto del nostro meglio per realizzarlo.
Ma ero in debito con lei per avermi aiutata in una situazione difficile che avevo provato con tanto dolore ed angoscia.
Ricordavo ancora quel maledetto giorno.
Era tra la fine e l’inizio dei mesi di Luglio ed Agosto.
Sul Monte Irpino, un pullman era andato fuori controllo e si era schiantato sui muretti per poi precipitare nel vuoto.
Morirono molte persone tra cui una persona in particolare che conoscevo.
Avevo perso Simona, la mia prima ed unica migliore amica che abbia mai avuto.
Da quel momento, volevo stare sola con la mia frustrazione e volevo rinunciare alla mia passione nello scrivere.
Ma sapevo perfettamente che piangersi addosso non mi avrebbe riportato indietro Simona.
Quando avevo preso il mio taccuino e cominciai a scrivere, feci una promessa.
 Avrei raggiunto il mio sogno ed avrei dedicato tutte le mie opere a lei.
Volevo mantenere quella promessa a tutti i costi e niente e nessuno mi avrebbe fermata.
Elena mi aveva scritto che avrebbe trascorso il Capodanno con la sua famiglia e poco dopo mi aveva salutato perché doveva prepararsi; io feci altrettanto e m’indossai gli abiti che mi ero preparata: un maglione nero con fiocchi di neve bianchi lungo fino al ginocchio, pantacollant e stivaletti del medesimo colore.
Ora starete pensando che sia una emo – punk, non è così?
Bhè.. non sono proprio di quel genere.
Certo, il nero è il mio colore preferito ma amo anche tutti i colori caldi, tranne il giallo; invece, tra i colori freddi preferisco il blu notte, il verde foresta e il pervinca.
Ora che ci pensavo, all’inizio dell’anno scolastico avevo conosciuto una ragazza che amava la scrittura, come me ed Elena ed amava come me il nero: si chiamava Nadia.
Anche lei era più piccola di me però di tre anni.
Anche lei aspira a diventare una scrittrice ed è convinta che possa farcela.
Ero felice di averle conosciute.
Finalmente avevo trovato delle amiche di cui potevo fidarmi ed esprimermi liberamente.
Ero sempre stata un tipo solitario che preferisce starsene per conto proprio ed ero chiusa come un guscio d’uovo, come un lupo; ora che avevo Elena e Nadia, mi ero aperta di più.
Stavo guardando il mio riflesso allo specchio.
I capelli di colore castano scuro, lunghi fino a metà schiena e ricci con l’aggiunta delle punte rosse che estendevano fino ad alcune ciocche davanti, risaltavano perfettamente la mia personalità: ribelle ma calma al tempo stesso.
I piccoli occhi marroni erano risaltati dal mascara e dalla matita nera.
Non avevo un trucco esagerato ma era leggero e semplice.
Ero carina, con le lenti al contatto, lo ero ancora di più.
Ma questo non significa che sono una di quelle ragazze fissate sulla moda, make up, gossip scottanti, chirurgia estetica ed altre cose che io ritengo inutili.
Dallo specchio, vedevo solo una ragazza semplice, stramba, un po’ acida e cocciuta ma che può essere simpatica e divertente solo con chi se lo merita veramente.
Pensai anche di essere cresciuta.
Ero abbastanza alta e magrolina.
Quasi tutte le persone che conoscevo, in particolare i ragazzi, mi dicevano che sembravo una quattordicenne.
Ma in realtà, avevo diciassette anni.
E poi, la novità assoluta del 2013 era che mi sono fatta crescere le unghie; per tutto questo tempo le avevo sempre tenute corte, per il nervosismo me le mangiavo e mia madre si lamentava di me perchè non ero molto femminile.
Ora mi mettevo gli smalti volentieri ma non quelli troppo appariscenti.
Semplici ed efficaci.
L’unica pecca era che non mi sono abituata del tutto ad averle lunghe.
Perché ogni volta che mi guardavo le mani, dicevo sempre che non erano le mie, ma quelle di qualcun’altra.
“Sono così cambiata, quasi non mi riconosco.”
Guardai l’orario sul telefono.
16:57
-“Meglio che mi sbrighi.
Tra poco daremo il via alla festa.”
Mentre stavo uscendo di casa con la mia famiglia, sentivo lo stomaco stringersi in una morsa e cercavo sempre di non darci troppo peso.
Questo succedeva quando mi preoccupavo per un nonnulla, soprattutto per l’arrivo dell'anno nuovo.
Inspirai ed espirai profondamente e chiusi gli occhi.
“Andrà tutto bene.
Quando ci sarà il conto alla rovescia, mi sentirò meglio.”
 
Mercoledì 1 Gennaio 2014 ore 00:00

Sospirai di sollievo. "Ora va decisamente meglio." Dopo aver assistito al conto alla rovescia, insieme ai miei familiari, guardai il balcone.
Tutte le case erano illuminate dalle decorazioni natalizie e tutti i fuochi d’artificio stavano esplodendo dal cielo come coriandoli colorati.
Un palcoscenico perfetto per una notte di Capodanno indimenticabile.
Sorrisi per quello spettacolo mozzafiato.
“Felice 2014.”

   
 
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