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Autore: Gloria Bennet    02/01/2014    1 recensioni
Katniss non riusciva a chiudere occhio.
Era stata la "ragazza di fuoco", ma ora di lei restava solo cenere. Dentro e fuori.
Aveva il terrore della vita, di quella vita che l'aveva privata della stessa voglia di viverla e aveva paura di quello che sarebbe potuto accaderle, ancora.
Perché non c'era limite a quel dolore infinito.
Disprezzava la sua vita dal momento in cui sorgeva il sole a quello in cui tramontava.
Odiava il giorno che la illuminava di una luce che più non esisteva e odiava la notte perché la privava anche di quell'illusione di luce che le era rimasta nell'anima.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dalla cenere al sole

 

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Katniss non riusciva a chiudere occhio. Era stata la "ragazza di fuoco", ma ora di lei restava solo cenere. Dentro e fuori.

Aveva il terrore della vita, di quella vita che l'aveva privata della stessa voglia di viverla e aveva paura di quello che sarebbe potuto accaderle, ancora.

Perché non c'era limite a quel dolore infinito.

Disprezzava la sua vita dal momento in cui sorgeva il sole a quello in cui tramontava.

Odiava il giorno che la illuminava di una luce che più non esisteva e odiava la notte perché la privava anche di quell'illusione di luce che le era rimasta nell'anima.

Odiava dormire perché, non appena le sue palpebre si abbassavano, la sua mente era invasa da dolorosi ricordi che la corrodevano dentro.

Per questo, quando giungeva il momento di coricarsi, era sempre difficile lasciarsi andare al sonno.

Perché c'erano così tante cose che non voleva rivivere, eppure la continuavano a perseguitare.

Quando i suoi pensieri si facevano più frenetici e disconnessi giungeva a quel limite che non poteva rifiutarsi di superare e, così, si ritrovava vittima del suo stesso sonno, vittima di quegli incubi assassini. Quella notte, come le altre, vide ancora i volti di chi era morto a causa sua.

Il prima a sfilarle davanti agli occhi fu Finnick con la suo chioma lucente, gli occhi azzurri che brillavano di vita e quel grande sorriso strafottente. Sembrava così reale, così vivo.

Katniss cercò di andargli incontro per abbracciarlo, per dirgli che gli dispiaceva così tanto non averlo potuto salvare, ma, non appena stese le braccia verso di lui, gli ibridi lo aggredirono, staccando pezzi della sua carne e facendo scempio di quel corpo perfetto, privandolo della sua identità e del suo splendore.

Finnick la guardava mentre i denti di quelle bestie lo divoravano e i suoi occhi luminosi perdevano gradualmente il luccichio di vita che li aveva sempre animati.

E poi, la bomba esplodeva, lanciando via ciò che restava del suo corpo e ricoprendola del suo sangue.

E anche lei voleva corrodersi come lui, anche lei voleva diventare cenere per condividere la sua stessa sorte. Dopo Finnick, era il turno di Boggs.

Katniss voleva parlargli, dirgli quanto fosse stato importante per lei sapere di poter contare sul suo sostegno, ma, non appena apriva la bocca per parlargli lo vedeva saltare letteralmente in aria.

Il suo sguardo dapprima sereno era poi trasfigurato da un'espressione di dolore e, ancora, si ritrovava ricoperta dal suo sangue e dai sensi di colpa.

Quando pensava che quella sfilata di morti fosse finita, ecco il volto di Prim apparirle davanti agli occhi. Anche questa volta, Katniss non badò alle fiamme che si erano frapposte tra lei e la sua sorellina. Le avrebbe affrontate pur di stringerla ancora.

Sarebbe bruciata volentieri pur di raggiungere Prim.

Sapeva che lei si sarebbe presa cura di lei in ogni caso, fosse stata bruciacchiata o non.

Perché Prim era cresciuta così tanto e in così poco tempo, era diventata una donna.

Quello che Katniss non poteva sapere era che, proprio come era accaduto nella realtà, non poteva riuscire a raggiungerla. Perché Prim non esisteva più.

Era morta, bruciata dai missili della Coin.

E faceva male, faceva male da morire.

Sentiva la sua stessa pelle bruciare a causa del dolore e le ustioni fisiche che le erano rimaste non bastavano a nascondere quelle ancora aperte nel suo cuore.

Perché lei era morta insieme a sua sorella, insieme a Finnick, insieme a Boggs.

Come poteva dormire, portandosi un fardello così grande sulle spalle?

Come poteva aprire gli occhi quando la realtà era persino peggiore?

Perché era nella vita reale che doveva affrontare le conseguenze di quelle morti.

Si svegliò, in preda agli spasmi e ai singhiozzi.

Come sempre, Peeta era al suo fianco. La stringeva forte tra le sue braccia, pronto a consolarla.

Katniss lasciò cadere il viso sul suo petto e lo bagnò con le sue lacrime.

Non era necessario dirgli che si era trattato di un incubo. Peeta lo sapeva già.

Ecco perché la stava stringendo più forte. Anche Katniss rafforzò la presa perché quando si aggrappava a Peeta, si aggrappava alla vita.

Continuò a piangere finché i suoi pensieri non si convertirono in parole tra le lacrime.

«Perché non mi hai fatto ingerire la pasticca di Cinna?» il suo tono di voce era disperato.

«Perché non potevi morire, non così. Non lo meritavi.»

«Ma io voglio morire, Peeta.»

Lui si chinò in modo da poterla guardare negli occhi e le diede l'unica risposta che lei non si aspettava di sentire. Non dal ragazzo del pane. Non dal suo salvatore.

«Anch'io. Cosa credi che voglia fare, dopo tutto quello che ho visto e che ho vissuto?»

«Allora perché non lo fai?»

Peeta le prese il viso tra le mani. «Per te. Perché sin da quando abbiamo partecipato per la prima volta agli Hunger Games, il loro scopo era ucciderci. Ma io non voglio morire per loro, voglio vivere  per te. Che senso avrebbe togliersi la vita, dopo che i nostri amici l'hanno sacrificata per questa amara vittoria?»

Katniss continuò a piangere. «Come posso vivere, sapendo che le persone che amo sono morte? Le ho uccise io! Io, la psicopatica "ragazza di fuoco"!»

«No, Katniss. Le ha uccise il sistema di Capitol City. Tu non centri niente. Sei una vittima come loro. L'unica differenza é che noi siamo vivi e loro no.»

Katniss cercò di guardare oltre il velo delle sue lacrime gli occhi di Peeta.

Erano azzurri, ma non come quelli di Finnick. Quelli di Peeta conservavano ancora il loro luccichio.

Fu allora che capì.

Perché negli occhi di Peeta vide quello che stava cercando e che, forse, l'aveva fatta andare avanti in quei giorni bui senza mai veramente uccidersi.

C'era vita.

Quella vita che non ricordava più come si vivesse, ma che voleva vivere per quelle persone i cui occhi avevano smesso di brillare.

Per Cinna. Per Boggs. Per Finnick. Per Prim.

E soprattutto per quegli occhi che ancora splendevano di vita per lei.

Per Peeta.

Con le mani che le tremavano, ancora scosse dall'incubo, seguì il contorno del suo viso e gli diede un bacio a fior di labbra.

«Voglio morire ogni volta che chiudo gli occhi, ma se li riapro e vedo i tuoi, voglio vivere.»

Peeta le sorrise. «Allora guardami sempre.»

«E come farò? Tu dovrai pur dormire a volte.»

«Troveremo un altro modo per tenerci impegnati.»

Katniss sgranò gli occhi, non sapendo se essere divertita o terrorizzata.

«Come puoi riuscire sempre a trovare qualcosa per cui valga la pena alzarsi dal letto e andare avanti?»

«Non lo trovo, lo sto ancora cercando. Ma il fatto di averti tra le mie braccia già facilita le cose.»

Katniss lo stette a guardare, sperando che in quello sguardo la voglia di vivere di Peeta, il suo ottimismo, il suo coraggio, il suo entusiasmo potessero diffondersi in lei.

Lo guardò, cercando di diffondere in lui l'unica cosa che poteva offrirgli.

Non si trattava di voglia di vivere, di ottimismo o di coraggio.

Si trattava di un cuore spezzato dal dolore, un cuore violentato e svuotato della sua linfa vitale, ma un cuore che sapeva ancora amare.

In quel momento scorse l'ultima lacrima dai suoi occhi e Peeta la colse tra le dita, come fosse una gemma preziosa e le baciò la pelle, lungo la scia percorsa dalle lacrime.

La baciò e la strinse a sé finché non la vide rilassarsi e addormentarsi con un sorriso a illuminarle il viso. Forse Katniss non sarebbe rinata quella notte, ma all'alba seguente sarebbe risorta dalle sue ceneri e avrebbe trovato sempre lui a vegliare su di lei, pronto a insegnarle a volare.
 


A/N

E' la prima storia che scrivo in questo fandom e sinceramente non so neanch'io perchè.
Ho amato questa saga e ho amato ogni personaggio (con l'eccezione dei soliti cattivi di turno).
Ho sempre shippato Peeta & Katniss e, il finale della serie mi ha spezzato il cuore perchè sono morti alcuni dei miei personaggi preferiti. Nella fattispecie, quelli che ho menzionato in questa shot.
Mi è dispiaciuto per tutte le morti, ma soprattutto per queste.
Ho trovato giusto e realistico il finale del "Canto della rivolta" perchè Suzanne Collins è riuscita a trasmettere tutto il dolore e lo struggimento interiore di Katniss. Insomma, ho pianto un sacco e non ho potuto non scrivere questo momento. E' da collocarsi dopo la fine del libro, ma prima dell'epilogo. Nel periodo in cui Katniss sta ancora combattendo per trovare una ragione per alzarsi dal letto la mattina, senza farla finita.
Spero vi piaccia e sono curiosa di sapere il vostro parere ;)
Un bacio,
Gloria

   
 
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