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Autore: ELE106    02/01/2014    5 recensioni
[Altri attori/telefilm]
[Cast Spartacus - Coppia Dan Feuerriegel / Pana Hema Taylor] Ebbene, prosegue la serie a episodi tra i nostri Dan e Pana, fra chiacchierate telefoniche, malintesi, bei ricordi che affiorano e qualche problema all'orizzonte. I ragazzi sono molto giovani e vivono lontani, la relazione prosegue su strade inaspettate e sempre più serie. Paure ed incertezze, compromessi e promesse accompagnano la loro storia, mentre i due cercano di dare un nome a quello che provano uno per l'altro, a volte scontrandosi, a volte amandosi. [POV Pana complessato – Episodio III-] Buona lettura ;)
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pana complessato'
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Intro: E via con il terzo capitolo del terzo episodio della soap-opera Pana Complessato! X’D Se non ci state capendo più niente, tranquilli che è normale; non ci capisco più niente nemmeno io!! ç___ç MA! Tornando al capitolo seguente, siamo agli inevitabili momenti bui. Incomprensioni, litigi, decisioni difficili e... altro! Buona lettura ;)
 
 

 
Dannato Australiano
Capitolo 3. Nei sogni in fondo a un pianto
 
 
 
E poi un giorno è andato tutto a monte.
 
Un giorno pigro e senza colori, mentre fuori il cielo gorgogliava e brontolava cupo, con una voglia assassina di inondare il mondo sotto a un inferno d’acqua.
Un giorno come tanti, in cui non avevo altro da fare che pensare (e non a cose belle).
 
Cose che capitano... a me più di una volta.
 
Dan non c’è, lui non c’è mai.
Dan corre e va per la sua strada, si piega alle voglie del suo mondo, cambia così tante volte e così velocemente che a me sembra di non correre mai abbastanza veloce per stargli dietro.
Io sono quello che rimane qui alla finestra, a guardare fuori, come attendendo che quest’apocalisse d’acqua spazzi via tutto e tutti.
 
Un secondo pensi che nulla ti renda felice. Il secondo dopo perdi quel qualcosa e capisci... capisci che invece esisteva chi riusciva a farlo.
 
Se è vero che la felicità è fatta di momenti, mentre la vita è quel che accade nell’attesa, vuol dire che io non sono forte abbastanza per farmeli bastare. Io non riesco a vivere di quei momenti, perché l’attesa di lui mi uccide.
 
 

“Mi vuoi sposare o no, Dan? Guarda che è semplice! Sei stato tu a darmi quegli anelli, cosa volevi dimostrare?” Sei tu quello che fa promesse e non le mantiene mai.
 

Abbiamo rotto al telefono. Come fottuti ragazzini del cazzo, che amoreggiano su FB per qualche mese, senza essersi mai visti davvero.
 
“I-io... non credevo che tu...”

“Non credevi cosa? Che avrei accettato? Pensavi di fare il bello e coraggioso che spacca il culo a tutti sposando un altro uomo, mentre invece sei un cagasotto?”

“Pana, ne abbiamo parlato tante volte. Devi solo aspettare che...”

“Io non aspetto più un cazzo di nessuno! Se non lo fai ora non lo farai mai, mai!”
 

Panico. Risentimento. Paura. Non capivo più nulla.
 

“Come fai ad esserne sicuro? Dicevi che anche tu avevi bisogno di tempo per capire, che era complicato...”

“Beh, sai?! Quando uno stronzo australiano di un metro e novanta, di cui ti sei disgraziatamente e spaventosamente innamorato, ti regala una coppia di anelli e dice che vuole sposarti, ti assicuro che posso aver detto quello che vuoi ed essermelo rimangiato nell’istante in cui ho accettato quelle dannate fedi!”
 

Percepivo la mia voce alzarsi progressivamente e il battito cardiaco accelerare, ma non riuscivo più a fermarmi.
 

“Calmati, Pana! Lo sai che ti amo, solo...”

“NO! Tu ami la tua stramaledettissima carriera, altrimenti non mi faresti questo!”
 
Non ricordo a che punto della discussione la voce ha iniziato a tremarmi e le lacrime a inondarmi gli occhi. So solo che all’ennesimo “Pana, io ti amo!” ho attaccato il telefono. Non prima di avergli urlato “È finita, Dan. Vaffanculo!”
 

Lui non ha più richiamato.
Due giorni e non ha richiamato. Mai.
E nemmeno parlassimo di una specie di crudele scherzo del destino, qui non ha fatto altro che piovere. Sempre. Giorno e notte, pranzo e cena, lavoro e casa. Dalle mie parti non è nemmeno anormale, ma a questo punto della mia vita mi sembra tutta una grandissima e karmica presa per il culo.
 
 
Quando qualcuno dice che si trova sempre una ragione per andare avanti, specie se puoi incolpare solo te stesso per il tuo dolore (come nel mio caso), non tiene conto dei danni collaterali temo.
Se non senti più il tuo cuore battere, se non speri nemmeno più che possa riprendere a farlo, che senso ha andare avanti? A cosa ti aggrappi?

Potrei richiamarlo io, lo so. Ma non cambierebbe nulla lo stesso.
Non posso continuare a stare così, ad accettare i suoi compromessi, le sue decisioni, i suoi tempi, le sue voglie. Non ce la faccio più.
 
E poi là, abbandonato sul comodino in parte al letto, dal lato dove solitamente dorme lui, guardo il suo anello ciondolare in fondo al laccetto di cuoio, che sembra volersi ‘suicidare’ e cadere dal mobile.
L’ho tolto quel giorno in cui è finito tutto e l’ho appoggiato lì, dove lui non c’era, dove non c’è e dove non ci sarebbe più stato.
Brilla da solo, sembra così freddo e inutile. Non è quello il suo posto.
 
Una sola lacrima non la senti, finché non ti bagna le labbra e il salato della colpa e del rimorso ti toccano e poi ti entrano dentro.
 
Non posso... io non posso, non posso stare senza di lui, semplicemente non posso.
Mi manca l’aria, non respiro.
Ho i capelli unti, sento le dita intricarsi nei nodi, mentre le passo in mezzo e stringo, stringo, vorrei strapparmi tutto di dosso.
 
Che ho fatto? Cosa cazzo ho fatto?
 
L’ho perso, l’ho cacciato io. Sono stato io a rovinare tutto, lo faccio ogni dannata volta.
Non lo so perché, non lo so di che diavolo ho paura.
 
Dan... non farmi questo.
 
Perché fa così male? Perché? Quando è successo? Io non volevo questo...
Quando tra di noi è iniziata non era niente, niente! Era sesso, era compagnia, era divertimento, era... non lo so.
Forse era l’illusione di un niente che poi all’improvviso è svanita... e dietro di essa c’era tutto.
 
Chiamami, bastardo australiano! Chiamami ora, vuoi farmi morire? Chiamami e mi farò andar bene qualsiasi cosa. Chiamami e farò tutto, tutto, non posso stare così.
 
Mi sembra di impazzire, sembra che persino i muri di casa mi osservino e mi giudichino uno stronzo idiota.
Mi guardo attorno, non vedo quasi niente, ormai le lacrime sono troppe e il nodo che sento crescermi in gola è un macigno troppo grande.

Il cellulare squilla, il cuore mi si ferma ed è talmente violento il bisogno, il desiderio che sia lui, che mi rendo conto di poter fare solo una cosa, a questo punto: ingoiare l’orgoglio e il risentimento, asciugarmi le maledette lacrime da principessina offesa e andare da Daniel. Adesso. Supplicarlo di riprendersi quest’inutile piccolo idiota che non sa nemmeno il perché, due giorni fa, ha iniziato a discutere con lui. Che a volte vuole solo conferme e quando non gli vengono date, crolla.
 
Andrò da lui, lo pregherò in ginocchio, ma devo rimettere tutto a posto.
 
Afferro il mio anello, lo indosso al collo e mi precipito all’ingresso agguantando la prima felpa che trovo lì appesa. Ma appena tocco la maniglia della porta per uscire, il campanello suona.

Fuori piove sempre a dirotto, tuona, il vento è forte e fischia, ulula tra palazzi e alberi e strade.
 
Chi cazzo è che rompe i coglioni proprio adesso?
 
Apro la porta, fissando a terra con l’intento di spintonare il visitatore rompi palle e sparire prima che possa rivolgermi la parola.
 
“Sto uscendo, lasciami un mess...”
 
“Dovresti far finire di parlare la gente, prima di mollarla e sbatterle il telefono in faccia!”
 
Alzo gli occhi dal pavimento, dove fissavo un paio di sneakers infangate, che un tempo dovevano essere bianche, saldamente piantate di fronte a me ad impedirmi di passare.
 
“Dan?”
 
La sua voce trema, lui è uno straccio bagnato. Tutto gli si attacca addosso, acqua e lacrime che gli rigano le guance. Il respiro pesante, rabbia, disperazione, speranza, paura.
Ho l’impressione di guardarmi allo specchio.
 
Provi le stesse cose che provo io, Dan? Hai paura... hai paura che quello che c’è tra noi sia troppo e ci distrugga?
 
Continuo a guardarlo senza riuscire a respirare, a parlare, a muovermi. Non so nemmeno se sono ancora in piedi o se sono crollato per terra, come il misero essere che mi sento.
 
“Dan?”

“Vaffanculo!”

“D-dan...”

“Mi fai entrare o mi metto ad urlare qui fuori, così ci sentono tutti?”
 
Mi scansa con un braccio e lo seguo con lo sguardo mentre entra e si scuote via freddo e pioggia, quasi fosse un orso bagnato che si asciuga la pelliccia.
 
“Vaffanculo!”
Continua a ripetere, senza girarsi.

“È così che vuoi ridurmi, Pana?!”
 
È ancora di schiena, rigido, i pugni stretti, le braccia abbandonate lungo i fianchi.
Io non respiro più, penso che morirò.
La felpa ancora in mano e gli occhi inondati di lacrime ma fissi sulle sue spalle, che mi sembrano ancora più larghe, ancora più famigliari, ancora più casa.
 
“Ho detto ai miei di te... sei contento? E farò tutto quello che vuoi, Pana, tutto! Lasciami solo il tem...”

Non lo lascio finire, non posso, non posso più ascoltare niente. Corro verso di lui e lo abbraccio, quasi gli salto addosso. Le mie braccia non riescono nemmeno a contenerlo tutto. La fronte appoggiata proprio al centro della schiena che più amo al mondo.  Stringo la stoffa della sua maglietta tra le dita, tra lacrime e singhiozzi e il suono del suo cuore che batte tanto veloce, che sembra l’anima gemella del mio, impazzito.
 
“Non ascoltarmi più, Dan... non mi ascoltare, non mi ascoltare più.”
 
Si gira tra le mie braccia e mi abbraccia forte.
 
“Porca puttana, Pana...”
 
Lo scemo piange anche lui. Non l’ho mai visto piangere, il pensiero di essere stato io a farlo star male ha il potere di farmi felice e infelice allo stesso tempo.
 
Che cos’è, Dan? Che cos’è questa cosa che sembra voglia divorarci?
 
Amore. Quello stronzo bastardo, infame e bugiardo. Puoi vegetare felice per una vita intera, senza mai sapere cos’è, senza provarlo, senza volerlo. Ma lui ti trova, un bel giorno di pioggia, ti stringe il cuore in una morsa e pompa finché non inizia a battere. Sei vivo. La vita te la infila dentro a calci, finché sai di esserci, sai di esistere, perché solo esistere fa stare tanto male. E prega solo che quell’amore non ti abbandoni mai, che non ti calpesti come fossi un insetto, perché allora non puoi tornare a vegetare felice. Non sei più quello di prima.
 


Dan mi bacia e sparisce tutto.
 
Io respiro di nuovo, perché ora sono al sicuro.
Perché a me non serve altro.
Perché se lui è con me, io sono migliore. Smetto di sentirmi male, incompleto, complessato e triste.
Lui e il modo in cui mi stringe, lui e come mi sopporta, come mi prende in giro e come mi fa incazzare da morire. Lui e come mi ama, anche se sono un casino.
 
 
Lui... è il mio sogno in fondo a un pianto.
 
 
 
 
 


Continua...
 
 
 


Nda: dunqueeeeeeeeeeeeeeeeee ci siamo!  Non gliene frega nulla a nessuno, ma va beH! Volevo solo precisare che non ho messo ancora la parola ‘fine’ a questa piccola long, perché c’è in gestazione un capitolo 4, con tanto di conclusione della questione ‘matrimonio(???)’. Povero Pana... AIUTATELO A DECIDERE!!! Poi niente, approfitto, anche se in ritardo, per far fare tantissimi auguri di Buon Anno a tutti! Grazie come sempre per aver letto ;)
Baci!

 
   
 
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