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Autore: Giulia23    02/01/2014    14 recensioni
SEGUITO DELLA FANFICTION "TIMELESS" DA ME SCRITTA e senza la quale non capirete poi molto =)! Non posso scrivere molto della trama senza spoilerare la prima parte, ma spero che questo vi piaccia e vi invogli a leggere la storia : < Devi smetterla, devi smetterla di metterti in mezzo.> le ringhiò contro Klaus, afferrandola rudemente per un braccio e portandola contro di sé. Era furioso con lei, ma il desiderio di stringerla tra le braccia era sempre stato più forte di qualsiasi turbamento, qualsiasi furibonda discussione.
< Volevo aiutarti, non volevo mettermi in mezzo ma se è questo che pensi, puoi stare tranquillo! Non entrerò più nella tua vita!> urlò per tutta risposta Caroline mentre si dimenava furiosamente tra le braccia di Klaus, ma una fitta alla schiena la fece tremare sulle sue stesse gambe. Klaus accorse a sorreggerla prontamente e la cullò contro di sé e chiuse gli occhi nel tentativo di cancellare la visione della sua Caroline così sofferente.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caroline\Klaus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve ragazze, prima di fornire le informazioni essenziali per questa nuova long klaroline devo specificare una cosa. Se leggendo questa fanfiction non ci capirete niente è perché E’ IL SEGUITO DI UNA PRECENDENTE FANFICTION DAL NOME “TIMELESS”, nome deciso in onore di un’altra fanfiction che mi ha dato  l’idea del viaggio nel passato. Siamo chiari qui o la gente mi lincia =D!
Ok, torniamo a noi! Sono molto emozionata devo dire, le idee sono molte come i colpi di scena, spero con tutto il cuore di non deludervi con la nuova storia, per questo fatemi sapere cosa pensate di questo primo capitolo! Vi lascerà con molti dubbi, ma non preoccupatevi perchè la vera storyline comincerà a svelarsi a partire dal secondo capitolo, quello che posso dirvi ora è solo… Nulla è come può sembrare =)!
Cercherò di pubblicare assiduamente, una volta a settimana ma non posso garantire nulla mie care e mi dispiace ma l’ultimo anno all’università prenderà la mia linfa vitale, la mia vita sociale, la mia sanità mentale ed anche mooolto tempo =)! Nel frattempo vi do un grande bacio e vi auguro un anno pieno di gioia e felicità! Buona lettura!
 
 
 
 
 
 
 < Ah! Devi smetterla o giuro che ti strangolerò con le mie mani! > sbraitò Caroline facendo il suo ingresso in casa Mikaelson.
Klaus si voltò di scatto, con un bicchiere di bourbon in mano ed un’espressione seria in volto. Sapeva benissimo il motivo per il quale la ragazza era infuriata con lui, e la cosa lo faceva innervosire non poco.
 < Non so di cosa tu stia parlando amore.> osservò con nonchalance, lasciando il bicchiere sul tavolino in mogano intarsiato che si trovava all’ingresso della nuova, mastodontica casa che aveva fatto costruire a New Orleans.
 < Si, certo ed io sono la regina Elisabetta d’Inghilterra!> sbottò l’ibrido sollevando platealmente le mani in aria per poi farle riscendere. Aveva le guance rosse, la bocca serrata e le mani strette in due minacciosi pugni. Klaus la trovava adorabile.
 < L’ho conosciuta negli anni sessanta, tu sei molto più bella di lei. Lasciatelo dire.> le disse l’Originale posandole una mano sul viso per accarezzarla amorevolmente. Il suo era stato evidentemente un complimento, ma l’aria divertita e sorniona che stava dimostrando in risposta alla sua rabbia, la fece solo infuriare di più!
 < Idiota.> bofonchiò Caroline facendo un passo indietro. Non che il contatto con la mano grande di Klaus non fosse piacevole, ma non voleva che anche quella discussione finisse con uno di loro due che attaccava l’altro al muro, per poi ritrovarsi a fare l’amore sul pavimento!
 Klaus scrollò la testa e si indirizzò verso il salotto che Caroline aveva arredato con le sue mani. All’inizio aveva un po’ temuto nell’affidare i lavori di ristrutturazione di quel vecchio maniero ottocentesco a Rebekah e Caroline, insomma lui ne sapeva di certo qualcosa riguardo al buon gusto e l’arte, ma alla fine aveva dovuto ricredersi. Il salotto e la loro camera da letto erano meravigliose, frutto dell’immaginazione di Caroline.
La prima volta aveva osservato con un sorriso felice quella casa, ricordava tanto la residenza di Inverness in cui era sbocciato il loro amore… di nuovo, nel cinquecento.
Il mogano era l’elemento dominante, ma sprazzi di luce erano disseminati qua e là tra gli intarsi. Il suo quadro, raffigurante un solitario fiocco di neve, era sopra il camino, tende di seta chiara rischiaravano la stanza mentre il divano bordeaux … beh quello gli riportava alla mente tanti bei ricordi, passati e presenti. Un po’ troppi fiori erano sparsi nella casa, bilanciata dalla quantità di quadri, alcuni  suoi, altri invece capolavori dei quali … si era appropriato non proprio legalmente, ornavano le pareti.
Il suo antro buio illuminato dalla luce di Caroline.
Quella casa ne era l’essenza.
 < Smettila di ignorarmi! Non puoi lasciare la conversazione a metà andando in un’altra stanza! La conversazione non è finita finchè non lo dico io!> gli urlò contro Caroline mentre lo seguiva nel salotto.
A Klaus scappò una risatina, che tentò di nascondere con un colpo di tosse. Caroline sapeva essere una vera spina nel fianco quando ci si metteva, ma doveva tristemente ammettere che amava quel lato del suo carattere.
 < Ed io che pensavo di essere quello autoritario e dispotico nella coppia.> scherzò Klaus andandosi a sedere sul divano. Portò una gamba sull’altro ginocchio e la guardò con aria innocente. Era contento del fatto che solo qualche mese fa l’avrebbe aggredita a sua volta, ma lei lo stava cambiando e grazie al cielo ci stava riuscendo. Ne andava dell’incolumità di quella impertinente e di … quel piccolo esserino che le cresceva dentro.
 < Hai annullato la mia iscrizione al college? Come? Come hai fatto? Anzi no, quello posso ben immaginarlo! Come hai potuto farlo? Io andrò al college con Elena e Bonnie e no, tu non potrai impedirmelo! E se metterai in atto un altro dei tuoi stupidi giochetti per sabotarmi, sappi che non solo andrò al college, ma comincerò a fare di testa mia! A cominciare dal non fare venire Rebekah con me solo per farmi da guardia del corpo!> sbraitò tutto d’un fiato Caroline mentre si sentiva così arrabbiata con lui da aver voglia di aggredirlo. Stupido gene del lupo! Quasi due mesi ed ancora non era riuscita a controllarlo!
Fu allora che l’espressione rilassata di Klaus mutò all’istante. Si alzò in piedi di scatto e si avvicinò a lei con aria severa ed autoritaria. L’afferrò per le braccia e con uno sgrullone la costrinse a fissarlo negli occhi.
 < Tu non farai assolutamente niente di tutto quello che hai detto, sono stato chiaro? > sibilò con rabbia, mentre tentava di non urlare. Questo bastò a terrorizzarla e a farle perdere ogni briciolo di buon senso che aveva.
 < Non sono un tuo oggetto! Non puoi decidere per me, quando lo capirai? E non sei il mio padrone! Ora basta!> gridò Caroline scrollandoselo di dosso con foga.
Klaus aprì la bocca, ma la richiuse immediatamente. Le sue mani tremavano, il che non era mai buon segno, Caroline lo sapeva bene ma si rifiutava di far finire lì la conversazione solo perché lui non sapeva controllarsi!
< Come fai a non capirlo?> urlò alla fine Klaus, era stato inutile cercare di non alzare la voce.
 < No, tu come fai a non capire? Questa è la mia vita! Negli ultimi mesi è cambiato tutto! E non ho potuto farci niente, ma questo non lo accetto, non lo accetto! Voglio tornare ad essere padrona della mia vita!> urlò la ragazza con le lacrime agli occhi. Klaus si sentiva così furibondo ed addolorato per lei che fece l’unica cosa di cui era capace in quel momento, baciarla.
Le labbra voraci di Klaus si schiantarono contro quelle di Caroline, che si ritrovò in un attimo stretta contro il muro. Klaus l’aveva afferrata per la vita e l’aveva stretta a lui, una mano scivolò con passione sotto la sua camicetta e l’altra l’afferrò rudemente per i capelli.
La lingua di Klaus si insinuò bisognosa ed insaziabile nella sua bocca, al quel contatto anche Caroline sentì tutta la rabbia che aveva in corpo ribollire dentro di lei, per tramutarsi in altro. Lo voleva.
Era assurdo, da quando aveva scoperto di essere … si, beh quella cosa là, lei e Klaus aveva iniziato una relazione stabile e aperta sotto gli occhi di tutti, se così poteva chiamarla, ma quella era un’altra storia. Il fatto era che … in quasi due mesi non c’era stato giorno in cui non si erano ritrovati così, stretti l’uno all’altra e pronti a strapparsi tutti i vestiti di dosso. Non che se ne lamentasse, ovvio ma … no, ok nessun ma.
Caroline gli strappò la camicia e lo aiutò a disfarsene, tra un bacio e un gemito di piacere, ma all’improvviso la sanità mentale tornò a placare i suoi bisogni.
Klaus gettò a terra la camicia e tornò da lei afferrandola per una coscia ed insinuando la sua mano sotto la semplice gonna di jeans che la ragazza portava, ma fu bruscamente fermato.
Con uno spintone Caroline lo fece allontanare da lui, entrambi con il fiatone e le labbra arrossate, ed entrambi mezzi nudi.
 < No, dannazione no! Non possiamo far finire così ogni discussione!> lo implorò quasi Caroline, sapeva che non avrebbe saputo resistere alle sue mani un’altra volta.
Klaus sembrò aver capito bene il messaggio e con un altro passo fu vicino a lei, l’afferrò per la nuca e la baciò con passione bruciante. Non aveva alcuna voglia di litigare, aveva voglia di lei.
Caroline non resistette a quel bacio, come avrebbe potuto. Intrecciò le sue dita dietro la testa di Klaus e con fare innocente lo strattonò, afferrandolo per i capelli.
Con uno strattone allontanò il viso dell’ibrido dal suo e lo guardò con disapprovazione.
 < Non mi sembra che ti sia mai dispiaciuto.> la stuzzicò Klaus, sfoderando il suo sorrisino da seduttore.
Ah, quanto voleva strozzarlo con le sue mani! Montato, borioso del cavolo!
 < Klaus … io ho bisogno di riacquistare un po’ della normalità che ho perso. Se sono con te sono rinchiusa in questa casa, se sono a Mystic Falls o tu mi stai spiando o Rebekah o Elijah non lasciano mai il mio fianco. Io devo andare al college, è una cosa che voglio fare, ti prego.> le urla non erano servite a nulla, ma Caroline conosceva bene il potere che aveva su di lui. Klaus non voleva privarla di nulla, voleva donarle ogni cosa per non vederla mai infelice. Lei era la sua debolezza.
Klaus chiuse gli occhi e scrollò la testa. Posò il pollice sul mento della ragazza e la baciò, un bacio soffice, leggero.
 < Questo non vale Caroline e lo sai bene.> la rimproverò come farebbe una padre con la sua bambina pronta a fargli gli occhi dolci per avere un po’ di gelato.
 < Non mi succederà nulla di male e poi l’università non è tanto distante e se tu non fossi un cocciuto testardo potresti farti costruire una villa lì vicino in meno di tre giorni. Tornerei a casa da te ogni sera, ma visto che vuoi rimanere qui … ci restano solo i fine settimana.> la ragazza sfoderò i suoi occhi da cucciolo ed imbronciò appena le labbra mentre Klaus cercava di liberarsi dal suo abbraccio. Caroline stava giocando sporco.
  < Lo sai che devo rimanere qui, devo capire come fa Marcel a controllare le streghe per poterle portare ai miei ordini. Dopo la storia del viaggio nel passato e del modo in cui ci hanno fatto dimenticare di noi, non possiamo restare impreparati. Dobbiamo trovare un modo per difenderci dagli Spiriti. Lo faccio solo per te, per noi e per … > confessò con aria sconfitta e sincera Klaus, portandosi a guardare la pancia di Caroline.
Non ne avevano parlato poi molto in quei due mesi, o meglio Caroline sembrava far finta di niente. Il che lo preoccupava non poco, ma poteva capire che le serviva del tempo per metabolizzare la notizia. L’aveva catapultata in un incubo senza darle un attimo per capirne almeno il motivo.
Non voleva che si facessero vedere in pubblico, non voleva che qualcuno sapesse che erano innamorati, che vivevano praticamente insieme e soprattutto … nessuno doveva sapere che lei era incinta. Le aveva persino vietato di dirlo ai suoi amici, c’era troppo in ballo. Se qualcuno dei suoi nemici avesse saputo … lei ed il bambino sarebbero sicuramente morti.
Quando aveva soggiogato tutti i suoi amici affinchè non ricordassero della plateale uscita di Rebekah la sera dei diplomi, Caroline non ne era stata affatto felice. Avevano litigato selvaggiamente, ma la sapeva felice perché i suoi amici sembravano aver accettato, chi più e chi meno, la sua storia con Klaus anche senza la notizia di un bambino in arrivo. Oltremodo vedeva come Caroline cercasse di non parlarne, non voleva quasi accettarne l’idea e visto che lui era lontano dal sapere come comportarsi con tutta la situazione aveva preferito lasciarla fare, darle il suo tempo.
 < Magari … potrebbero lasciarci in pace. Perché dovrebbero avercela ancora con te? Mi hanno mandato nel passato per cambiarti e ci sono riuscita, più o meno.> a quelle parole entrambi accennarono un sorriso divertito e Klaus le accarezzò la nuca.
 < Se non saranno loro, sarà qualcun altro ed io voglio e devo fare l’impossibile per proteggervi.> la serietà e la preoccupazione con la quale Klaus la stava guardando le fecero sciogliere il cuore. Non le passò inosservato il plurale, cosa che la rassicurava e la terrorizzava allo stesso tempo ma non sapeva cosa dire. Finchè nessuno della sua famiglia avesse saputo, la cosa non poteva sembrarle reale. Insomma credeva ancora di trovarsi in un … brutto sogno, doveva ammetterlo.  E per questo si sentiva tremendamente colpevole, tremendamente egoista.
Lei non era pronta, lei non voleva …  si sentiva così dannatamente egoista ma sapeva di non essere pronta a mettere se stessa in secondo piano per un altro essere vivente. Perché è questo quello che fanno i genitori, giusto?
Annullare le loro vite in funzione di quella dei loro figli. Danno tutto per loro, sono le loro guide, i loro eroi e lei non si sentiva minimamente pronta ad insegnare nulla a nessuno. Aveva sulle spalle solo 18 anni di vita, cavolo!
Inoltre il fatto che quello che portava in grembo poteva essere un alieno a tre testa non la rassicurava affatto.
 < Va bene, verrò a trovarti nei weekend allora!> gli sorrise Caroline, sforzandosi enormemente di scacciare i cattivi pensieri.
 < No.> rispose secco Klaus incenerendola con lo sguardo. Le cinse la vita con forza ribadendo la sua forza ed il suo ascendente su di lei.
 < Non vuoi che ti venga a trovare? Va bene, allora vieni tu!> scherzò la ragazza con aria innocente, ben cosciente a cosa si riferisse in realtà quel “no”. Lo baciò dolcemente e gli passò una mano sul petto scolpito e ancora nudo.
 < Caroline … non tirare troppo la corda.> la rimproverò Klaus cercando di nascondere un sorriso divertito.
 < Sto solo giocando.> rispose  maliziosa Caroline mentre faceva scivolare la sua mano fino al bottone dei pantaloni scuri di Klaus.
Con un ruggito l’ibrido l’afferrò per le natiche e la sollevò, baciandola appassionatamente.
 < Pensavo avessi detto che non possiamo finire così ogni litigio.> le sussurrò seducente Klaus in un orecchio, prima di depositarla sul divano e darle un profondo bacio mentre si sistemava sopra di lei.
 < Ma non è finito … > sussurrò Caroline mandando giù la zip dei pantaloni dell’ibrido.
 < Ne riparleremo.> ruggì fuori Klaus prima di afferrarla per la vita e strattonarla verso di lui in un bacio lussurioso.  Le strappò la camicetta di dosso e accarezzò lascivamente i suoi seni mentre tutto il corpo di Caroline rispondeva inarcandosi sotto quel tocco di fuoco.
La lingua di Klaus cominciò a giocare col suo collo, facendola impazzire e quando lo afferrò per i capelli per obbligarlo a  baciarla, un gemito basso uscì dalla gola di Klaus che tornò, ignorando il suo comando, a baciarle la gola per affondare i suoi canini, bramosi di quel prezioso nettare. Caroline gemette, presa di sorpresa ma il suo corpo si rilassò immediatamente sotto le abili mani dell’Originale che scivolavano lascive sotto la sua gonna.
Caroline sentì le vene attorno ad i suoi occhi gonfiarsi, le iridi azzurre divennero di un giallo lunare ed i suoi canini completarono la trasformazione. Era pronta ad affondare le sue zanne nella gola dell’amore della sua vita quando uno strano rumore li fece immediatamente interrompere.
Klaus si alzò in piedi di scatto e con la mano le fece il gesto di restare giù. Era attento, guardingo … c’era qualcuno in casa, qualcuno non sarebbe sopravvissuto abbastanza per raccontare in giro della sua Caroline.
 La ragazza afferrò la sua camicia da terra e dopo averla frettolosamente indossata, si alzò per seguirlo. Col cavolo che lo avrebbe lasciato fare l’eroe da solo!
Klaus si era indirizzato ancora a petto nudo verso il corridoio. Poteva sentirne l’odore, un umana, una donna aveva avuto la malsana idea di entrare in casa sua.
Sentì il passo felpato di Caroline che lo stava raggiungendo, si voltò di scatto ringhiando sommessamente e guardandola con aria esasperata. Caroline sobbalzò per lo spavento. Gli occhi gialli ed iniettati di sangue, i doppi canini e quell’aria ferina, selvaggia … Klaus poteva diventare uno spietato predatore. Non sapeva perché ma una parte di lei doveva ancora abituarsi all’idea.
Una folata di vento e Caroline non fu in grado di fare nulla, cercò di capire cosa stesse accadendo ma si ritrovò stretta tra le braccia di Klaus che correva alla velocità della luce diretto chissà dove. Si accoccolò contro il suo petto e chiuse gli occhi, non aveva molto altro da fare.
Questione di secondi e Caroline si ritrovò nella stanza del dormitorio che aveva scelto, soggiogando non pochi professori e assistenti, per lei e le sue amiche. Il college.
 < Stai bene?> le domandò preoccupato Klaus mentre le permetteva di poggiare di nuovo i piedi a terra.
Caroline lo guardò impaurita e capì dall’odore che c’era nella stanza che Bonnie  ed Elena dovevano essere alle sue spalle, ma non si voltò. Doveva avere delle spiegazioni.  < Ciao ragazze.> sussurrò, sicura che l’avrebbero sentita.
 < Care?> domandò perplessa Elena, ma tutta la sua attenzione gravitò di nuovo verso Klaus che con la mano le scostò amorevole una ciocca dal viso mentre con l’altra la stringeva  contro di lui in modo possessivo. Non le aveva staccato un attimo gli occhi di dosso.
 < Cosa è successo? Perchè sei scappato?> domandò scioccata la ragazza portandosi una mano tra i capelli.
 < C’eri tu.> rispose Klaus con aria contrita. Come se la domanda che Caroline gli aveva posto fosse a dir poco retorica.
 < Non sono di porcellana.> bofonchiò seccata l’ibrido.
 < Tutto bene?> la voce di Bonnie. Caroline tentò di voltarsi per tranquillizzare l’amica, ma Klaus parlò prima di lei.
 < Bonnie puoi creare un incantesimo per proteggere la stanza? Niente e nessuno deve poter entrare o uscire.> Klaus tornò ad essere il freddo calcolatore che Caroline non poteva non detestare.
 < Si, certo ma non durerà molto. > osservò la strega mentre si era già lanciata sotto il suo letto per prendere il grimorio.  Era assurdo il modo in cui quei due, dopo l’uccisione di Silas, avevano cominciato a divenire complici silenziosi. Si rispettavano come due persone che avevano saputo scorgere nell’altro la stessa forza, quella di un altro guerriero. Tutta altra storia era con Elena …
 < Mi bastano solo un paio di ore. Caroline resta qua, mi hai capito?> le ordinò l’ibrido incatenando i suoi profondi occhi blu a quelli di lei. La ragazza spalancò la bocca, disgustata da quella richiesta.
 < No, tu non torni lì da solo!> sbottò allontanandosi da lui per raggiungere la porta.
Non appena la sua mano fu sulla maniglia quella di Klaus piombò sulla sua, per stringerla in maniera autoritaria. Con uno strattone la fece voltare e la baciò, contro ogni aspettativa.
La lingua di Klaus si insinuò passionale nella sua bocca, che si dischiuse immediatamente, avida di lui. In un attimo Caroline perse il contatto con le labbra del suo ibrido e quando riaprì gli occhi Klaus era fuori dalla porta, la stava guardando con aria maliziosa e lanciò un’occhiata di intendimento a Bonnie.
Caroline cercò di raggiungerlo, ma una volta arrivata alla porta una forza sovrannaturale non le permise di oltrepassarla.
 < No, oh no … non lo hai fatto! Non  lo avete fatto voi due!> sbraitò Caroline voltandosi a fulminare sia il suo amante che la sua migliore amica. Ammutinamento! Era l’unica cosa che riusciva a pensare.
 < Tornerò presto, lo prometto amore. Dormi e riposati.> la salutò con un sorrisino malizioso e seduttore e poi svanì lasciandola lì, con una malsana voglia di prenderlo a schiaffi. C’era cascata come una pera cotta, Klaus posava anche solo una mano su di lei ed ogni parte del suo corpo rispondeva a quell’essere diabolico e … manipolatore.  Odiava sapere che Klaus potesse avere tutto quell’ascendente su di lei. Ma gliela avrebbe fatta pagare.
 < Complimenti! Adesso non si può nemmeno più contare sul supporto delle proprie amiche! Ottimo!> bofonchiò la ragazza, lanciando un’occhiataccia a Bonnie che fece cadere le braccia lungo i suoi fianchi, sconfitta.  <  Se c’è una sola cosa al mondo sulla quale possa fidarmi di Niklaus Mikaelson è la tua incolumità. Sembrava molto preoccupato.> si spiegò mentre Caroline alzava gli occhi al cielo.
Elena era in piedi, vicino al caminetto acceso con le braccia incrociate sotto al petto ed un’ espressione più che eloquente sul volto.
 < Cosa è successo?> domandò Elena mentre osservava Caroline afferrare il cellulare dalla tasca della sua gonna di jeans.
 < Io e Klaus eravamo a casa e qualcuno è entrato. Non so nient’altro, poi mi ha portata qui.> osservò sovrappensiero la ragazza mentre faceva scorrere i numeri della sua rubrica.
 < E basandoci sul tuo abbigliamento ha proprio sbagliato momento questo qualcuno. Forse era un guardone.> scherzò Bonnie afferrando le sue pantofole per darle ad una scalza e spettinata Caroline.
 < Grazie Bonnie. Ma sono ancora arrabbiata con te! > disse semi-seria l’ibrido mentre si portava il telefono all’orecchio.
Vide con la coda dell’occhio Elena afferrare due sacche di sangue. La sua amica non aveva preso molto bene la sua relazione con il tizio che l’aveva letteralmente uccisa, così come aveva ucciso sua zia, ma a parte un po’ di astio stava veramente cercando di darle una mano.
 Il telefono squillò per così tanto tempo che Caroline temette di sentir partire la segreteria, ma all’improvviso la voce dell’uomo che cercava rispose al telefono.
 < Caroline, tutto bene?> domandò allarmato Elijah senza nemmeno salutarla. Se dimenticava le buone maniere voleva proprio dire che era in pensiero per lei , che ci teneva. Caroline sorrise a quell’idea.
 < Si Elijah io sto bene, ma non credo di poter dire lo stesso di Klaus. È in casa nostra ora, a New Orleans e non è da solo.> si affrettò a chiarire la ragazza mentre si metteva seduta sul suo letto.
 < Lo so Caroline, sono con lui ora. Non preoccuparti baderò io a Klaus, tu pensa a riposare e resta tranquilla. Fallo per il bambino.> le disse con voce dolce ed affabile quello che poteva considerare a tutti gli effetti come un fratello acquisito.
Caroline sentì un improvviso nodo alla gola che le impedì di rispondere come voleva. Non voleva assolutamente parlare di quello.
 < Elijah … è Caroline? Riattacca e dille che mi farò sentire io!> sentì Klaus sbraitare al fratello dall’altra parte del telefono.
 < Bambino?> domandò scioccata Elena, attirando di nuovo la sua attenzione.
 < Cosa? No, no … cretino! Fallo per quel cretino!> si giustificò l’ibrido in preda ad una crisi di panico.
Elena e Bonnie la guardarono con sospetto. Elijah che proferiva la parola cretino non era di certo facile da immaginare.
 < Care devo andare,  mi farò sentire il  prima possibile.>  le rispose con gentilezza il vampiro, salvandola da un’ennesima, orripilante spiegazione.
 < Riattacca Elijah! Non siamo ad un ballo, stiamo cercando di scovare quell’intruso!> il ringhio di Klaus fu l’ultima cosa che riuscì a sentire.
Caroline riattaccò più scossa di prima. Le stava venendo una strana e potente voglia di scoppiare a piangere. Maledetti ormoni impazziti!
Un bicchiere di sangue fresco le apparve all’improvviso davanti al naso ed alzando lo sguardo incrociò il sorriso benevole che  Elena le stava rivolgendo.
 < Grazie.> sussurrò Caroline mentre Bonnie ed Elena si sedevano affianco a lei.
Accoccolata tra le sue amiche … lì si che si stava bene. Poteva quasi dimenticare l’ansia martellante che le pesava sul cuore sapendo Klaus fuori chissà dove ad inseguire non si sapeva chi!
 < Ti va di spiegarmi una cosa?> le domandò Elena mentre le tre ragazze si sistemavano con la schiena poggiata contro il muro, sul letto di Caroline. Erano un po’ strette ma a loro andava più che bene così.
 < Avanti, spara.> rispose l’ibrido trangugiando il suo bicchiere di sangue.
 < La nostra casa? Davvero? Siete già a quel punto?> domandò tra il divertito e lo sconcertato l’amica.
 < Parla la donna che per tutta questa estate ha vissuto dal suo ragazzo.> scherzò Bonnie ricevendo una cuscinata in faccia per tutta risposta.
 < Scema,  io non ho più una casa mia, ricordi? Caroline a quanto ricordo sì!> osservò Elena mentre afferrava il telecomando ed accendeva la tv.
Sarebbe stata una serata di chiacchiere, era più che ovvio ma Caroline proprio non se la sentiva di parlare, di confidarsi perché avrebbe inevitabilmente dovuto mentire alle sue migliori amiche.
 < È complicato. Klaus è molto protettivo verso di me e credo sia fissato con le cospirazioni… sto discutendo con lui persino sulla possibilità di venire al college o no, ma naturalmente per impedirmelo dovrebbe legarmi!> spiegò Caroline mentre dispiegava la coperta sulle sue amiche.
 < Tu verrai al college, certo che non si discute!> sbottò Bonnie con naturalezza, facendola ridere.
 < Hai due ottime sostenitrici, potremmo legare lui da qualche parte mentre tu finisci il semestre.> scherzò Elena.
Si, lei non poteva perdere tutto quello. Voleva viverlo e viverlo con lui sarebbe stato il coronamento del suo sogno.
 < Perfetto, passatemi carta e penna ed appuntiamo i nostri piani diabolici.> sorrise Caroline, ma proprio in quel momento la porta del loro appartamento si aprì ed una furia bionda apparve al centro della stanza.
 < Rebekah! Che ci fai qui?> squittì quasi Caroline per la sorpresa.
 < Tu stai bene? State tutti bene?> domandò allarmata la vampira, tanto da far agitare le tre ragazze.
 < Aspetta …come hai fatto ad entrare? Bonnie …> osservò sconvolta l’ibrido. La sua amica aveva fatto un incantesimo, nulla poteva uscire  o entrare.
 < Lo so, è per questo che sono qui. C’è una grande magia nell’aria, una sorta di incantesimo tanto potente da interferire con gli altri. Resterò a farti da guardia. Tu Bonnie, ritenta con l’incantesimo non si sa mai.> ordinò Rebekah mentre chiudeva tutte le finestre.
Elena e Caroline rimasero sedute sul letto, spiazzate dalla velocità degli eventi.
 < Devo vederlo, devo stare con lui.> una spiacevole sensazione si era aperta alla bocca del suo stomaco. Se stava per accadere qualcosa di brutto lei doveva stare con Klaus.
In un attimo Caroline si alzò in piedi e si diresse con la super velocità verso la porta, ma Rebekah le sbarrò la strada, afferrandola per le braccia.
 < No Care, tu non vai proprio da nessuna parte. Se ti succedesse qualcosa, Nick mi ucciderebbe e poi ci tengo alla tua incolumità. > disse con aria seria e perentoria la vampira.
 < Ma non posso lasciarlo combattere da solo!> urlò quasi Caroline tentando di oltrepassare l’amica, nulla da fare.
 < Tu hai qualcun altro a cui pensare ora. Preoccupati per lui.> le suggerì Rebekah guardandole la pancia.
 < Cosa? Ah al diavolo! Io vado, tu vieni con me!> ordinò Caroline, ma proprio in quel momento un lampo sembrò creare una barriera di vetro lungo la porta. L’ibrido andò a sbatterci rumorosamente.
 < Incantesimo più potente, siamo al sicuro.> si spiegò Bonnie saltando fuori dal cerchio di sale che aveva fatto a terra.
 < Bonnie e che cavolo!> si lamentò ad alta voce Caroline, ormai sconfitta mentre si massaggiava il naso dolorante.
 < Care, sembra davvero una cosa grossa. Questa magia è riuscita ad annullare le altre, la mia. Tu resti qui.> adesso persino Bonnie decideva per lei, fantastico! Era diventata una incubatrice ambulante da poter spostare a proprio gradimento.
 < Che ne dite di giocare a twister?> domandò Elena con aria innocente, riuscendo a sciogliere l’astio che si era creato tra di loro.
 
 
 
Alla duecentesima chiamata, Elijah le aveva praticamente ordinato di andare a letto e di non chiamarlo più. Caroline poggiò la testa sul cuscino ed osservò Rebekah fare avanti ed indietro davanti la porta. Sembrava davvero un mastino super addestrato e pronto a saltare al collo di chiunque avesse attraversato quella porta. La cosa non poteva che farla sentire protetta.
Era sfinita, giocare a twister con le sue amiche era stato divertente e le aveva permesso di rilassarsi, ma passare sottobanco i bicchieri di Bourbon, che Elena si ostinava a volerle far trangugiare, a Rebekah era stato enormemente frustrante. Doveva ammettere però che sua cognata reggeva davvero bene l’alcol. Aveva persino provato, di nascosto a bere quel liquido ambrato ma Rebekah era stata peggio di una falco.
La stanchezza era così tanta che Caroline non riuscì nemmeno a ripensare alla giornata trascorsa, solo un’immagine le riempì la mente prima di scivolare nel sonno. Klaus. Sperava con tutto il suo cuore che stesse bene.
 
 
 
 
 
Uno strano odore di erba fresca le solleticò il naso. Caroline si rivoltò dall’altra parte, cercando in vano le coperte del suo letto.
Un attimo …
L’ibrido sbarrò gli occhi, in preda ad una crisi di panico.   <  No.>  fu l’unica cosa che riuscì a dire mentre si metteva seduta ed osservava la foresta attorno a sé. Quella pesantezza quasi mentale, quella sensazione di vuoto nello stomaco. Ricordava bene quella sensazione.
 < Un’altra volta no!> squittì la ragazza portandosi in piedi.
Nulla, attorno a lei c’era solo natura incontaminata e verde. E non sapeva perché ma un panico primordiale le tolse il respiro.
 < Calmati, magari è solo un brutto sogno, oppure sei… a Yellowstone!> cercò di autoconvincersi la ragazza.
Ma un rumore sordo attirò la sua attenzione. C’era qualcuno nella foresta insieme a lei, ed era luna piena.
La ragazza si incamminò in direzione di quegli strani lamenti, quasi spinta da una forza sovrannaturale.
In cuor suo aveva già riconosciuto quella voce, ma non poteva, non voleva crederci.
 
 
 
 < Padre, vi prego … No!> lo implorò con le lacrime agli occhi Klaus mentre Mikael lo costringeva ad inginocchiarsi davanti a lui, forzandolo brutalmente.
Klaus si teneva lo stomaco come a comprimere qualcosa ed i suoi lunghi capelli ricadevano selvaggi sul viso.
Un altro rumore sordo e Caroline percepì benissimo la mascella di Klaus rompersi. Si coprì la bocca per non emettere il grido di orrore che le si era incastrato in gola e si nascose dietro un albero, dal quale poteva assistere inosservata all’intera scena.  Osservò distrattamente il vestito che portava e che si era incastrato al cespuglio nel quale era nascosta. Un lungo, strano e scomodo vestito verde scuro. Il corpetto era così stretto da toglierle il respiro ed i suoi capelli erano così lunghi da arrivare fino al fondoschiena. Non c’era più alcun dubbio,  il suo doveva essere un sogno, un incubo di certo. Un altro gemito e Caroline si voltò, poggiandosi contro la quercia che le faceva da nascondiglio. Sentiva le ginocchia tremare ed il cuore battere all’impazzata.
Con Mikael e Klaus c’era anche Elijah,e a giudicare dagli strani abiti che anche loro indossavano e dalla presenza di Mikael  … doveva trovarsi nel 900. Ed era assolutamente assurdo. Forse stava sognando tutto, ma il dolore lancinante che provava alla bocca dello stomaco la stava convincendo del contrario.
 < Avanti Niklaus, trasformati! Da’ vera foggia di te, animale!> gli urlò contro Mikael afferrandolo per il bavero della giacca e scaraventandolo contro una strana struttura in legno. Era a forma di “T” ed aveva delle corte catene in ferro, legate ai lati estremi della croce.
Gli occhi di Klaus divennero gialli, ma con tutte le sue forze cercò di non reagire. Di non trasformarsi, faceva troppo male ed oltremodo non voleva, non poteva deludere suo padre mostrandosi in quella forma.
 < Elijah.> lo spronò Mikael con un ringhio, vedendo suo figlio titubare di fronte alle sofferenze del fratello.
 < Lo facciamo per il suo bene, voglio vederlo tramutare sotto i miei occhi. Voglio la conferma.> sibilò Mikael mentre osservava Elijah titubare per la prima volta ad un suo ordine.
 < Padre, i suoi occhi già ci dicono … > cercò di spiegare il vampiro fissando un punto indistinto nella foresta, non poteva  sostenere lo sguardo supplichevole di suo fratello. Lo stava tradendo.
  <  Elijah … no, ti prego.> lo implorò Klaus, ricordandogli il piccolo bambino dai riccioli biondi che era consono proteggere da ogni pericolo.
 < Non mi basta! È un ibrido, un abominio della natura, non sappiamo cosa aspettarci da lui. Se dobbiamo tenerlo nella nostra famiglia dobbiamo sapere con che tipo di serpe in grembo abbiamo deciso di convivere. Impara figliolo, ecco cosa significa accettare che un bastardo divida il tuo tetto.>  quelle parole furono come veleno, un timbro che rimase marchiato a fuoco nella mente di Klaus. Lui, il bastardo.
 
Cosa stava succedendo perché si trovava là? Perché non riusciva a trattenere le lacrime, a sentirsi persa come una bambina di fronte a quella scena? Era la verità? Klaus era stato trattato così dalla sua famiglia?
 < Bene, non vuoi assecondarmi figliolo? Vediamo di stuzzicare il lupo che è in te> disse con voce sadica Mikael mentre estraeva dalla cintura dei suoi pantaloni una lunga frusta di cuoio.
Caroline vide Elijah impallidire mentre Klaus serrava la bocca, quasi pronto ad una tortura che conosceva fin troppo bene.
Uno schiocco e la camicia di Klaus si squarciò diagonalmente, lasciando il sangue scorrere libero lungo l’addome dell’ibrido.  Klaus ringhiò per il dolore, trattenendo un urlo. Le sue vene si gonfiarono ed i canini spuntarono dalle sue labbra.
 < Trasformati!> gli ordinò Mikael prendendo la carica per un altro colpo.
Fu questione di un attimo, Caroline agì senza pensare.
Uno schiocco e sentì il sangue fluire copioso lungo la sua schiena. Aveva fatto così male che le ginocchia le cedettero e solo aggrappandosi alle spalle di Klaus non cadde rovinosamente a terra. Boccheggiò cercando di resistere all’ondata di dolore che l’aveva investita e chiuse gli occhi. Non doveva fare così male, nulla le aveva fatto così male in vita sua.
Il viso rigato dalle lacrime di Caroline si sollevò quel poco per incontrare lo sguardo scioccato di Klaus. Era apparsa davanti a lui, dal nulla, una splendida dea che l’aveva salvato dal dolore. Ma la sua dea stava piangendo, forse per la ferita … forse per lui. Quanto avrebbe voluto accarezzarle il viso, sussurrarle che andava tutto bene, ma le catene che lo tenevano legato glielo impedivano.
I loro respiri accelerati andarono ad unirsi e Caroline si stupì di poter leggere così tanta umanità e così tanta pena negli occhi di Klaus, da mutare per sempre l’idea che aveva di lui.
 < Cosa?> sentì Mikael blaterare. Voltò appena la faccia per vedere cosa fosse successo alle sue spalle dopo la sua comparsa, ma allontanarsi da Klaus avrebbe significato cadere rovinosamente a terra. La schiena le stava facendo un male cane, bruciava come l’inferno ed il sangue non sembrava voler smettere di colare.
 < Levatevi sciocca!> ordinò il padre di Klaus con voce rauca. Caroline tornò a guardare il viso dell’ibrido e gli sorrise nonostante le lacrime continuassero a scendere copiose. No, lei non lo avrebbe mai abbandonato.
 < Bene! Restate lì allora, imparerete anche voi una lezione!> urlò Mikael mentre caricava un nuovo colpo.
 < No, andate!> sussurrò con urgenza Klaus affogando negli occhi azzurri di quella splendida ragazza.
 < No Klaus. Mai. Ti ho fatto una promessa. > sussurrò a sua volta Caroline, accarezzando il viso perfetto di quel giovane uomo. Chiuse gli occhi pronta ad una nuova ondata di dolore ed affondò il viso nel collo di Klaus. L’Originale posò la sua guancia contro quella di Caroline e la strinse, donandole l’unica dolce carezza che poteva darle in quel momento.
Ma nessuno schiocco riempì l’aria questa volta.
Caroline sollevò poco il viso per osservare l’espressione scioccata di Klaus che guardava davanti a sé.
Si voltò, sperando di non cadere e sorrise con aria stupita della scena che gli si parò davanti.
Elijah aveva afferrato la frustra nell’attimo preciso in cui il padre l’aveva portata dietro la sua spalla, per sferrare il colpo. Mikael era ancora così, con il braccio alto ed un po’ piegato all’indietro, basito dell’inaspettato ostacolo alla sua azione.
 < No padre. Adesso basta. >  sibilò iracondo Elijah.  <  Non toccherete mio fratello o la ragazza.> ordinò mentre con uno strattone tirava a sé la frusta del padre.
 < Caroline, scappate ora.> la voce di Klaus la costrinse a voltarsi. Il suo ibrido la stava guardando con aria sbalordita e riconoscente, ma era evidentemente preoccupato per lei.
 < Cosa? > come faceva Klaus a conosce il suo nome? Cercò di parlare ancora, ma l’aria sembrò mancarle dai polmoni ed uno strano senso di vertigine la costrinse a chiudere gli occhi. Cosa diavolo le stava succedendo?
Quando li riaprì un panorama familiare la riaccolse nel vecchio mondo.
Il soffitto in legno della camera che divideva con Elena e Bonnie  la riportò alla realtà.
Caroline si alzò a sedere e controllò nella stanza. Le sue amiche erano profondamente addormentate mentre Rebekah era seduta su una sedia che aveva rivolto verso la porta. Non si era accorta che si era svegliata.
Stava albeggiando. Aveva sognato? Poteva essere stato tutto un brutto sogno?
Caroline si portò una mano dietro la schiena. Tastò la consistenza delle sua pelle, sembrava intatta, nessun segno di frustata. Nessun dolore accecante.
Allora… cosa era successo?
Ma quando la ragazza tornò ad osservare la sua mano, notò con orrore che era sporca di quel sangue che aveva percepito così bene, scorrerle copioso lungo la schiena.
Cosa diavolo stava succedendo?
  
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