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Autore: Rita_chan    02/01/2014    3 recensioni
Sasuke e Naruto si conoscono da tre anni e sono... amici. Entrambi, però, sentono che questo termine non è più abbastanza per descrivere il loro rapporto. Riuscirà un fatale imprevisto a spingerli finalmente l'uno tra le braccia dell'altro? Da quel Capodanno in poi niente sarebbe stato più lo stesso.
Una AU senza pretese, per festeggiare il nuovo anno con i nostri beniamini.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Ciao a tutti! Non sono nuova su EFP ma questa è la prima volta che pubblico con questo account, erano anni che non lo facevano. Ieri, improvvisamente, guardando tutte le storie scritte o incomplete che ho nella mia cartella, mi è venuta voglia di pubblicare finalmente qualcosa. Allora ho scritto questa one-shot, pensando che "se scrivo fanfiction a Capodanno, lo farò tutto l'anno"... La pubblico oggi, visto che la mia connessione ha deciso di collaborare solo adesso. Non è niente di speciale, ma spero vi piaccia lo stesso e per quanto la situazione possa sembrare assurda, vi giuro che i fatti sono ispirati a quello che mi è successo quest'anno. X°D (mi riferisco alla febbre e i piani saltati, non alla storia d'amore, ahimè xD)
P.S. Gli asterischi indicano l'alternarsi dei punti di vista, il primo a iniziare è Naruto.
Buon Anno a tutti!



My perfect New Year’s Eve


«Questo sarà il miglior Capodanno di sempre!»

L’aveva urlato ai quattro venti, seduto al tavolo della piccola caffetteria dell’università, illuminando l’intera sala con il suo sorriso ottimista e fiducioso. E tutti, volenti o nolenti, si ritrovarono ad annuire, conquistati dal suo incredibile carisma. Avevano deciso di accogliere insieme il nuovo anno,  programmando una serata molto semplice infondo -una cenetta regale preparata da Choji, alcol a fiumi gentilmente offerto da Kiba, qualche giocata a carte e dopo la mezzanotte un giro in centro per ammirare i fuochi d’artificio-, ma Naruto era sicuro che sarebbe stato epico. Ci sarebbe stata una valanga di cibo, la musica, tutti i suoi amici e -ancora non riusciva a credere di averlo convinto-, quel sociopatico del suo Sasuke, che sarebbe persino rimasto a dormire da lui.
Cosa poteva desiderare di più?
Beh, a dire il vero qualcosa c’era… Ma sperava che anche quel suo desiderio si sarebbe avverato durante quella magica serata.
Era così felice e pieno di energie che già da due giorni girava come una trottola per organizzare tutto nei minimi dettagli; arrivato il 30 mattina ogni cosa era al suo posto e casa sua risplendeva come mai prima.
Soddisfatto del suo operato, dopo due belle ciotole di ramen, decretò che avrebbe anche potuto prendersi il pomeriggio libero e riposarsi un po’ visto che cominciava a sentirsi improvvisamente stanco.

 
Quando si svegliò era già notte fonda, e si trovava coperto fin sopra i capelli, tremante ma al contempo madido di sudore. La testa gli pulsava incredibilmente e aveva la sensazione che ogni singolo muscolo del suo corpo dolesse. Si alzò a fatica e si diresse in bagno, aveva una pessima sensazione; preferì non guardarsi allo specchio, sapeva già di avere una brutta cera. Piuttosto si mise a frugare in un mobiletto, finendo per recuperare un termometro. Ritornò a letto e aspettò quei cinque dannati minuti che gli avrebbero confermato ciò che più temeva. 38.5°, lo sapeva.
Perché a lui? Perché proprio quel giorno? Lo aveva aspettato tanto e si era dato da fare per rendere ogni cosa perfetta, e adesso avrebbe dovuto rinunciare a tutto.
Ebbe appena la forza di ingurgitare qualche pillola di antidolorifico, prima di riaddormentarsi con la speranza di risvegliarsi in condizioni migliori. Non si era ancora dato per vinto.

Peccato che al mattino seguente la sua condizione era peggiorata ancora, costringendolo a telefonare a Choji per disdire tutto. Gli fece piacere la proposta dell’amico di passare comunque la serata tutti insieme, magari restando tranquillamente a casa, ma lui si sentiva così male che a malincuore dovette declinare ogni offerta, convincendo i ragazzi a riorganizzarsi tra loro e passare un fantastico Capodanno anche per lui.
Dopo una serie di telefonate apprensive da parte di Sakura e infinite serie di messaggi scambiate con Kiba, riuscì a rassicurare tutti sulle sue condizioni e poté finalmente rilassarsi un po’.

Non ricordò molto di ciò che successe quel pomeriggio, tra i farmaci e la febbre alta non faceva altro che dormire e svegliarsi, gli sembrava di essere sospeso  e fluttuare. Sognò persino di essere tra le braccia forti di Sasuke, e si ritrovò a pensare che forse avere la febbre non era poi così tanto male.
 
***
 
«Dobe… Dobe, svegliati!»

Era forse la quinta volta che lo chiamava, ma quell’idiota si ostinava ancora a non aprire gli occhi, continuando a dormire con quel sorriso stupido stampato in faccia per giunta!
Avrebbe voluto ucciderlo con le sue stesse mani se non fosse stato preoccupato a morte per quello scemo biondo che non si svegliava, anche se questo non lo avrebbe mai ammesso, neanche a se stesso.
Se solo ripensava a quell’assurdo pomeriggio però, gli tornavano a prudere le mani per la voglia di rimetterlo in piedi a suon di pugni.
Aveva passato tutto il giorno a prepararsi mentalmente a quella chiassosa, fastidiosissima e noiosa serata che lo attendeva. Lui, Sasuke Uchiha, costretto a trascorrere l’ultimo dell’anno in mezzo a quella marmaglia di buoni a nulla la cui massima aspettativa per quella notte era ubriacarsi e assistere ad uno spettacolo pirotecnico. Era stato più volte sul punto di chiamare Neji e inventarsi una scusa per non andare, ma un attimo prima di agire gli ritornava in mente il viso di Naruto che fingendo nonchalance gli offriva di rimanere da lui dopo i festeggiamenti. E nessuno poteva immaginare da quanto stesse aspettando quel momento.
Conosceva il biondo da tre anni, ed in quel lasso di tempo erano passati dal non potersi sopportare, al rispettarsi, ad essere amici, fino a che quell’idiota casinista non era diventato la persona a lui più vicina. E forse l’aveva persino contagiato con la sua stupidità visto che per lui era arrivato persino a mettere in dubbio la sua sessualità. Dopo mesi e mesi passati ad osservarlo di sottecchi, a reprimere la voglia di sterminare tutte le persone che gli parlavano in maniera troppo intima e a desiderare il suo corpo in maniera per nulla casta, aveva capito che -forse- esisteva la possibilità che lui fosse 'attratto' da Naruto.
Quando, sul finire di quell’anno, aveva realizzato che gli restavano pochi mesi da passare in sua compagnia prima della laurea di entrambi, si era finalmente arreso all’evidenza: non voleva rinunciare alla presenza del Dobe nella sua vita.
Quella era la serata perfetta per mettere in chiaro la loro situazione, che in quegli ultimi tempi si era fatta sempre più confusa.

Eccolo lì quindi, sulla soglia dell’appartamento di Naruto vestito di tutto punto, con una bottiglia di Dom Pérignon tra le mani -almeno avrebbe avuto qualcosa di decente da bere-.
Aveva suonato il campanello, stranito dal non sentire schiamazzi provenire dall’abitazione, e aveva aspettato che qualcuno venisse ad aprire. Nessuno, però, sembrava averlo sentito. Irritato, iniziò a suonare con più insistenza, dando anche qualche colpetto alla porta, ma niente. A quel punto chiamò quel mentecatto del padrone di casa, ma gli squilli si susseguivano a vuoto finché non venivano interrotti dalla stupidissima segreteria che aveva impostato.
Neanche rispondeva al cellulare, che fine aveva fatto quel cretino? Ad un certo punto si ricordò del doppione della chiave di casa che Naruto teneva dentro la buca delle lettere, e ringraziò le sue dita affusolate che gli resero il compito di recuperarla meno arduo. Cercando di ignorare la mano dolorante, risalì al terzo piano e senza troppe cerimonie aprì la porta, pronto a dire peste e corna di quel branco di sciroccati già sbronzi alle otto e mezza di sera.
Quando, però, vide l’appartamento completamente vuoto e al buio una piccola parte dentro di sé cominciò a preoccuparsi. Poggiò senza cura la bottiglia sulla credenza, si privò velocemente del soprabito e si diresse spedito verso la camera dell’amico, trovandolo... addormentato.  Una vena iniziò a pulsargli pericolosamente sulla fronte. Quel… quel dobe!! Ma come si permetteva di  addormentarsi e lasciarlo fuori ad aspettare!?
Impaziente di dirgliene quattro, cominciò a scuoterlo e chiamarlo ma niente, non rispondeva. Ad un certo punto gli si era anche avvicinato e lo aveva sollevato, ed era stato per quello che se l’era ritrovato fra le braccia.
Decise di calmarsi ed esaminare meglio la situazione, così da capire cosa diavolo avesse. Solo allora si accorse che il suo respiro era accelerato, quasi affannato, e il suo corpo era bollente ma scosso da lievi fremiti. Naruto stava male. La presa di coscienza di cosa comportava quell’affermazione lo mise in una strana agitazione, di certo non da lui, il solito algido e perennemente calmo Uchiha. La sua mente razionale, però, non si lasciò influenzare da quelle emozioni contrastanti ed il suo cervello iniziò ad impartire al corpo una serie di ordini che aveva iniziato a svolgere come un automa. Aveva riempito una bacinella di acqua fresca, si era procurato una salvietta pulita, aveva privato il biondo della maglia del pigiama e aveva iniziato a detergergli il corpo, rinfrescandolo. Immerse nuovamente il tessuto umido nell’acqua e si occupò allo stesso modo del viso, lentamente, scostandogli i ciuffi biondi dalla fronte, con un gesto inaspettatamente dolce.

«Naruto» Lo chiamò a bassa voce, abbandonando la pezza bagnata sul letto ed accarezzandogli il viso quasi timidamente.
Come se avesse pronunciato una qualche parola magica, le sue palpebre si mossero impercettibilmente, fino a schiudersi completamente e rivelare delle iridi azzurre offuscate dal sonno e dalla malattia, ma sempre incredibilmente belle.

«Sas’ke…» Mormorò in risposta Naruto, cercando di riprendere un contatto con la realtà. «Perché sei qui… gli altri… la festa.. Credo sia a Kiba ora» Continuò, diventando via via più lucido.

«Non me ne può fregar di meno di quei decerebrati, lo sai» Affermò senza pensarci due volte, prendendo nota del fatto che neanche lo avevano chiamato per avvisarlo, gli stronzi.
«Piuttosto, perché hai avvertito loro che stavi male piuttosto che me?» Si lasciò sfuggire subito dopo, puntandogli contro lo sguardo pece con fare lievemente accusatorio, non trattenendo la sua gelosia.
Lo vide distogliere lo sguardo e arrossire appena, non ne capì a fondo il motivo, ma lo trovò estremamente carino.

«Non volevo allarmarti, infatti non ho più nulla, sto molto meglio adesso!» Esclamò il Dobe, cercando di dissimulare il suo imbarazzo e allo stesso tempo di mostrarsi pieno di energie come sempre. Senonché, al primo tentativo di sollevarsi dal letto per sottolineare il concetto, rischiò di finire per terra. Fortunatamente riuscì a sorreggerlo in tempo, stringendolo istintivamente a sé.

«Sì Dobe, come no...» Commentò ironicamente, godendo ancora un attimo della pelle bollente di Naruto contro la sua. Questi, di tutta risposta, aveva cercato di allontanarsi un po’ ed aveva ricominciato a parlare.

«Teme è Capodanno, non dovresti stare qui, ma andare a divertirti da qualche altra parte…» Il Dobe sembrava dispiaciuto per qualcosa, o più che altro deluso e forse anche triste.

«Non vorrei essere nient’altro che qui» Gli sussurrò serio all’orecchio, sentendolo fremere, e non solo per la febbre. Poi, per smorzare la tensione, si discostò appena e fingendosi rassegnato disse «Vorrà dire che mi divertirò prendendoti in giro per quel naso che ti sta sgocciolando!».
E si divertì davvero quando il Dobe super imbarazzato si coprì velocemente con la mano, rendendosi conto di essere stato bellamente ingannato.

«Temeee! Te ne approfitti anche quando sto male!» Protestò, imbronciandosi subito dopo e voltando il viso da un lato, fintamente offeso.
Gli diede le spalle, scuotendo il capo, ma non trattenendo il tenue sorriso che gli aveva solcato il volto.
 
 ***

Sasuke era lì; si era preso cura di lui, l’aveva abbracciato e gli aveva sussurrato quella frase che… oh mamma, al solo pensiero gli girava la testa dalla felicità. Aveva pensato che tutti i suoi piani fossero falliti e invece, la serata aveva preso una piega del tutto inaspettata.
Non poteva permettere a quella sua stupida febbre di rovinare tutto di nuovo, quindi, indossò una maglia pulita e subito dopo afferrò con risolutezza il blister contenente gli analgesici. Ne prese altre due compresse, ignorando il fatto di averne già assunto più della dose consigliata.Gli avrebbero fatto solo del bene.
Successivamente si diresse subito in cucina, dove trovò il moro alle prese con i fornelli. Non si sarebbe mai spiegato il motivo per cui un signorino di buona famiglia come Sasuke, abituato ad essere servito e riverito, sapesse anche cucinare, mentre lui che viveva solo da una vita, sapeva a stento cuocere delle uova al tegamino… 
Ah, questi Uchiha sarebbero sempre rimasti un mistero per lui. Considerando, però, l’invitante profumino proveniente dalla piastra su cui il moro stava saltando una succulenta okonomiyaki, convenne che non avrebbe dovuto lamentarsi affatto, anzi tutto l’opposto. Anche il suo stomaco la pensava così, esprimendo il suo apprezzamento con un eloquente ‘ruggito’ che non si premurò di giustificare, limitandosi a ridacchiare.

«Dobe… Da quant’è che non mangi?» Gli chiese il Teme con i suoi soliti modi burberi, ma gli era parso di sentire ancora quella nota preoccupata nella sua voce, che lo fece sorridere contento.

«Ehhh.. Da ieri a pranzo! Sto morendo di fame!» Piagnucolò mentre lo assaliva alle spalle e gli si appendeva al collo. Affondò il viso nell’incavo tra nuca e spalla e inspirò il suo buon profumo; quell’aroma muschiato ma delicato lo fece sentire istantaneamente meglio, più di qualunque farmaco.

«Venti ore senza cibo non ti uccideranno» Lo sentì replicare acido, forse volutamente, mentre posizionava una nuova pentola sul fuoco e metteva insieme gli ingredienti per quella che aveva tutta l’aria di essere una zuppa di miso. Quel contraddirsi tra parole ed azioni gli fece scappare un risolino divertito, ma al contempo gli scaldò il cuore.

Decise a malincuore di staccarsi da lui e provò ad arrangiare il tavolo per la cena, apparecchiandolo meglio che poté. A dire il vero era tutto a prova di galateo -frequentare casa di Sasuke gli era pur servito a qualcosa-, e dopo un attimo di titubanza optò anche per posizionare una candela come centrotavola, arrossendo appena al pensiero delle implicazioni che ciò aveva.
Era la prima volta che anche solo pensava di fare qualcosa di simile con qualcuno, ma con il Teme tutto sembrava ammissibile e naturale. Si scompiglio i capelli e sospirò, era inutile negare l’evidenza, non poteva più tornare indietro e continuare a mentire a se stesso. Era innamorato di Sasuke, non aveva mai provato nulla di così intenso e travolgente per nessuno.

«Cos’hai da sbuffare? Siediti piuttosto, che è pronto» L’ennesimo brontolio del Teme lo riscosse dai suoi pensieri e, sorridendo, prese posto, iniziando ad osservare con la bava alla bocca tutte le pietanze che venivano posizionate sul tavolo. Wow, c’erano persino due soufflé al cioccolato… quando li aveva fatti?
Ringraziò velocemente per il cibo, prese in mano le bacchette e… si fermò, un attimo prima di iniziare a mangiare.
Sollevò lo sguardo fino ad incontrare quello del moro, e si perse in quell’abisso.

«Sono contento che tu sia qui, con me, Sas’ke.»
 
 ***

Se tre anni prima qualcuno gli avesse detto che un giorno lui sarebbe finito a cenare al lume di candela con Naruto -sfigato- Uzumaki, probabilmente gli avrebbe riso in faccia, per poi colpirlo con un potente gancio destro. Adesso, invece, niente gli sembrava più prezioso e desiderabile del ragazzo che aveva di fronte.
Era da prima che non faceva altro che pensare a quanto gli piacesse quell’atmosfera serena che si era instaurata; Naruto che lo abbracciava, che lo aiutava a sistemare la tavola, che gli confessava quanto fosse contento di averlo lì… Gli sorrise, in quel modo pacato e genuino che solo a lui permetteva di vedere, dimenticando per un attimo il suo essere ‘teme’, Uchiha e tutto il resto, restando solo ‘Sasuke’.
Cenarono tranquillamente, scherzando, punzecchiandosi come al solito e chiacchierando -o per lo meno il Dobe parlava a sproposito e lui si limitava ad annuire sporadicamente-, ma doveva ammettere che era stata una delle cene più piacevoli della sua vita.
Si notava a vista d’occhio, però, che Naruto era affaticato, così –nonostante le sue proteste- lo aveva convinto a lasciare perdere la sala da pranzo ed aspettare la mezzanotte seduto sul divano, al calduccio sotto una coperta.
Gli si sedette accanto, il solito Kōhaku Uta Gassen* trasmesso dall’NHK* teneva loro compagnia.
Gli venne spontaneo circondare la schiena di Naruto col suo braccio, avvicinandolo a sé. Altrettanto naturalmente il biondo si era rannicchiato contro il suo petto, coprendoli entrambi con il plaid caldo.
Avrebbe potuto passare ogni Capodanno in quello stesso identico modo e non se ne sarebbe mai stancato.
 
***
 

Mancavano circa quindici minuti alle dodici, e per quanto tutta quella situazione fosse confortevole, si sentiva sempre più irrequieto. Non poteva continuare con quell’ambiguità, doveva chiarire le cose tra loro al più presto. Prima che la lancetta dell’orologio avesse scoccato la mezzanotte, il loro rapporto sarebbe cambiato definitivamente; non sapeva se con l’esito che lui sperava ma doveva rischiare, non poteva più rimandare oltre.

Si schiarì la voce, e richiamò l’attenzione di Sasuke, che subito si voltò a guardarlo. Sentì la necessità di mettere un po’ di distanza tra se stesso e l’altro, così si raddrizzò e tornò a fronteggiarlo. Prese tutto il suo coraggio a due mani e cominciò, sapeva quello che doveva fare.

«C’è qualcosa che ho bisogno di dirti prima della mezzanotte Sas’ke. È da molto tempo ormai che ci conosciamo, posso di certo affermare di conoscere ogni tuo difetto e lato negativo… E non sono pochi, fidati…» Tentennò un attimo, avvertendo lo sguardo accigliato del teme che, permaloso com’era, non aveva preso bene l’inizio del suo discorso.

«Il punto è che… So che noi siamo amici e che siamo due maschi… Ma nonostante tutto tu per me sei qualcosa di più, tu… seilapersonaacuitengodipiùinassoluto!» Sputò tutto d’un fiato, agitato e teso come non mai, spaventatissimo dalla reazione che avrebbe avuto Sasuke.
Nonostante ciò non si vergognava di quello che aveva fatto, e dopo un primo momento di smarrimento, tornò ad osservare il viso dell’Uchiha, stupendosi di trovarlo incredibilmente sereno.

«Riprendi fiato Dobe, anche io ti amo»

In quell’istante fu come il mondo avesse ripreso finalmente a girare e se lui fosse tornato a respirare dopo una lunghissima apnea.
Da quel momento non vide, udì o percepì nient’altro che il viso di Sasuke sempre più vicino al suo, i loro respiri che si mischiavano e le loro labbra che finalmente si congiungevano. 
Si era chiesto molte volte come fosse baciare Sasuke, ma mai l’immaginazione avrebbe potuto competere con la realtà. Si sentiva ebbro di felicità e così carico di emozioni che sarebbe potuto esplodere.

Presto quel contatto casto non gli bastò, si fece intraprendente e leccò il labbro inferiore dell’altro. La bocca di Sasuke si schiuse e la sua lingua, con grazia, andò incontro alla gemella, corteggiandola, amandola con garbo.
Quell’accortezza e gentilezza che mostravano i gesti del moro, lo facevano sentire amato e desiderato, il suo intero corpo era pervaso da una frenesia febbricitante, urlava qualcosa che lui stesso non riusciva a comprendere. Non era mai stato così travolgente, con nessuno.
Ora ne era più certo che mai, Sasuke era l’unico per lui. Gli si spinse contro, allacciando le braccia attorno al suo collo.
Voleva di più, voleva sentire Sasuke di più.

Il rumore di un esplosione, lo ridestò parzialmente da quello stato di trance, erano i fuochi d’artificio che cominciavano; la mezzanotte era scoccata.

«Buon anno, Naruto » La voce suadente di Sasuke, resa roca dal desiderio, lo raggiunse come un’eco lontano. Un’improvvisa sonnolenza lo colse alla sprovvista, probabilmente colpa di tutti quegli analgesici.

«Buon anno anche a te, Sas’ke» gli rispose felice, stringendosi a lui. La frenesia di prima sostituita da una sensazione di pace e pienezza.
 
***
 
Questo era davvero il miglior Capodanno di sempre, per una volta il suo -ora poteva finalmente dirlo- dobe aveva avuto ragione. Quello che era successo pochi minuti prima lo aveva del tutto spiazzato. L'esperienza di certo non gli mancava, ma mai avrebbe pensato che un semplice bacio potesse sconvolgerlo a tal punto. Naruto era stato così passionale, per certi versi irruento, e la cosa lo aveva eccitato oltre ogni limite. Era stato un bene che fosse arrivata la mezzanotte a placare i suoi bollenti spiriti, perché non era ancora certo che il suo cuore, sempre così imperturbabile, fosse pronto a tutto quello.

Si era accorto subito, però, che dopo essersi scambiati gli auguri, tutta la stanchezza che Naruto aveva accumulato ed ignorato durante quelle ore, gli era crollata addosso in una volta. Ma non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare, lo avrebbe tenuto tra le braccia fino a che non si fosse assopito, e poi lo avrebbe portato in camera.
Un flebile pigolio, però, lo distolse dai suoi propositi.

«Avrei tanto voluto fare l’amore con te questa sera Sas’ke… Si dice che se fai qualcosa a Capodanno, la fai per tutto l’anno…» Una risatina un po’ amareggiata accompagnò la frase, e poi il biondo si addormentò profondamente, senza neanche rendersene conto.

Era abbastanza, come dire, sconvolto e.. umh ‘provato’.
Una sola cosa era certa: Naruto era proprio un Dobe. Un adorabile, fottibilissimo, Dobe tentatore…

Non poteva di certo promettergli che avrebbe aspettato un altro anno per farlo definitivamente suo, ma… se proprio ci teneva, avrebbe volentieri esaudito quel desiderio al prossimo Capodanno, a quello successivo e quello dopo ancora.
 

Fine.


*Kōhaku Uta Gassen: per chi non lo sapesse è il tradizionale concerto di Capodanno, in cui vari artisti famosi, divisi in due squadre, si sfidano ed intrattengono il pubblico fino alla mezzanotte.
Un po' quello che succede da noi su Rai1, tutto il mondo è paese. XD

*NHK: Una delle principali emittenti televisive del Giappone.



Ringrazio infinitamente chi sia arrivato fino alla fine senza aver cestinato subito quest'accozzaglia di fluff e cliché... Spero che vi sia piaciuta almeno un po'!
Se avete critiche o consigli sulla storia o sulla formattazione (su cui ho molti dubbi, a dire il vero) siete i benvenuti, li accoglierò con piacere!
Alla prossima,
Rita
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