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Autore: sswagonlou    02/01/2014    0 recensioni
Troia. Puttana. Stronza. Bastarda. Acida. Cogliona.
Questi sono alcuni degli insulti che ricevo quasi ogni giorno.
Certo, potrei raccontarvi che sono una ragazza di diciassette anni che vive in una casa stupenda, in una città stupenda, che ha un nome da favola, una famiglia perfetta, tanti amici, ed è bionda con gli occhi azzurri.
Ma non sarei io.
[...]
Il ragazzo è abbastanza alto, con i capelli castani e gli occhi nocciola. Capisco immediatamente che non ha la nostra età, deve avere quella di Ryan e Chaz. E mi ricorda qualcuno. Qualcuno che non riesco a ricordare.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Troia. Puttana. Stronza. Bastarda. Acida. Cogliona.
Questi sono alcuni degli insulti che ricevo quasi ogni giorno. 
Certo, potrei raccontarvi che sono una ragazza di diciassette anni che vive in una casa stupenda, in una città stupenda, che ha un nome da favola, una famiglia perfetta, tanti amici, ed è bionda con gli occhi azzurri.
Ma non sarei io.
Io sono Dallas Westik, ho diciassette anni, i capelli lilla e azzurri, gli occhi nocciola e porto un paio di occhiali da nerd neri e verde acido. I miei genitori sono medici e praticamente è come vivessi da sola. Dove vivo? Stratford, Ontario, Canada. 
Dove in questo momento starei anche tornando. 
Seduta sull'ultimo sedile al fondo del pullman che riporterà la mia classe a casa dopo una gita di quattro giorno a Vancouver. 
Al nostro ritorno a scuola conosceremo anche il nostro nuovo compagno di classe. Felicità portami via. 
Non sono depressa, è che ho avuto così tante brutte esperienze che tutto ormai mi scivola addosso. Probabilmente è per questo che non ho amici. O almeno non così tanti.


«Dallas? Ehi, Dallas. Siamo arrivati.» la voce di Will mi fa saltare sul sedile. Devo essermi addormentata. Will è uno dei pochi che mi parla. E' un ragazzo dolcissimo ed è anche il mio vicino di casa. 
Scendo dal pullman. 
«Andiamo a casa insieme, vieni.» Will mi aspetta paziente mentre scendo.
Saluto Miss Bloed e accompagnata da Will mi dirigo verso casa.
«Piaciuta la gita?» domanda Will mentre camminiamo verso casa trascinando le valigie nella neve. 
«E' la mia città preferita, lo sai.» gli rispondo incazzandomi mentalmente contro il tempo atmosferico.
«Lo so, D, lo so.» Will mi sorride. «Ti va di venire da me per cena? Ovviamente anche Aaron è invitato.» 
Aaron è mio fratello maggiore. E' lui che si occupa della casa, delle bollette, di me.
«Mi spiace, ma sono stanca morta. Sta volta passo.» mormoro mentre per sbaglio faccio sbattere la valigia contro un cumulo di neve. 
Will annuisce sorridente. 
Adoro Will. E' sempre così solare. E soprattutto adoro quando mi invita a cena da lui. Questo vuol dire che ci saranno tutti i suoi amici e che non mi sentirò esclusa per una sera.
«Oh, pazienza. Ma vengono Ryan e Chaz, e forse anche Lizzie e Cece. Ci mancherai.» comincia a parlare a macchinetta.
«Will, datti una calmata.» borbotto prima di fermarmi davanti al cancello. Ci salutiamo e finalmente entro a casa.
«Sono a casa!» urlo dall'ingresso. 
Trascino la valigia fino in salotto e Aaron mi abbraccia forte. 
«Mi sei mancata sorellina. La casa era vuota senza te.»
Aaron ha ventidue anni e studia per diventare giornalista. Ha una cascata di ricci biondi in testa e gli occhi verdi. 
«Papà e mamma?» domando mentre disfo la valigia.
«Papà è ad un convegno ad Atlanta, torna domani. Mamma è in Oklahoma per un intervento importante.» 
«Quando torna?» chiedo seguendo Aaron in cucina.
«Lunedì probabilmente. Stanno una settimana qua e poi partono per il Sudafrica, dove staranno due mesi.» dice lui passandomi i biscotti.
«Come va l'università?» gli chiedo dopo il silenzio creato per poter mangiare i biscotti.
«Sempre il primo della classe.» esclama orgoglioso. «Te la gita? Domani vai a scuola?» domanda poi lui a me.
Gli racconto per filo e per segno cosa abbiamo fatto durante i quattro giorni di gita a Vancouver e gli faccio vedere tutte le foto. «Però io domani non voglio andare a scuola.» mi lamento prendendo un altro biscotto.
«Fosse per me ti terrei a casa, ma ti tocca andare. Mamma e papà se lo scoprono uccidono prima me e poi te.» 
Sbuffo e guardo il grande orologio appeso in cucina: le dieci di sera. Cavolo, se sono stanca.
«Vado a dormire. E domani andrò a scuola.» mi alzo dalla sedia, dò il bacio della buona notte ad Aaron e vado in camera mia. 


La mattina dopo mi sveglio di soprassalto. Controllo la sveglia che segna le sette e mezza. Merda, non l'ho puntata ieri.
Mi cambio a tempo di record, indossando un paio di jeans e un maglioncino celeste. Afferrò la tracolla e scendo di sotto, in cucina.
«Brutto stronzo, potevi svegliarmi!» urlo verso Aaron che mi guarda impassibile passandomi la mia tazza. Tracanno il caffelatte in un nano secondo.
«Ti porto a scuola in macchina, ecco perchè non ti ho svegliato.» dice lui tranquillo.
Da casa a scuola ci si impiega cinque minuti in macchina. 
«Ah.» mormoro, tornando in bagno per truccarmi. L'orologio che ho al polso segna che sono le otto meno venti. Mi congratulo con me stessa per essere stata un lampo nel prepararmi. Frugo tra i cassetti, trovando finalmente un elastico decente, con cui mi faccio una bella treccia laterale. 
«Aaron!» urlo scendendo le scale. «Ecco cosa mi sono dimenticata di fare! Dov'è Ronnie?» gli chiedo mentre mi infilo la giacca e lui fa lo stesso.
Ronnie è la figlia di Aaron. Ha quattro anni, due occhioni azzurri e i riccioli ramati. Lola, la madre di Ronnie, è morta dopo aver dato alla luce la mia piccola nipotina, per una complicanza durante il parto. Aaron e Lola avevano diciotto anni quando è nata Ronnie.
«E' andata a dormire dai Bieber, ieri.» Aaron apre la porta del garage, salendo sul suo pick-up nero. Certo, potremmo prendere la jeep della mamma o l'audi di papà oppure potrei andare io stessa con la mia volvo. Il problema è che io odio andare in macchina e far vedere cosa mi posso permettere. Uso solo la macchina in caso di estrema necessità, per esempio se devo andare a prendere Ronnie velocemente o sono in mega ritardo per scuola.
«Quindi la portano loro all'asilo oggi?» domando mentre salgo sul pick-up.
«Oggi le ho dato la giornata libera. I Bieber portano Ronnie, Jazmine e Jaxon al parco anche se è gennaio e fa freddo.» mette in moto e ci dirigiamo verso la scuola.
«Devo chiedere alla signora Bieber se posso fare ancora da babysitter a Jazmine e Jaxon.» penso a voce alta. 
«D, i bimbi ti adorano. Lily Bieber non darà il lavoro a nessun altra.» 
Gira l'angolo e finalmente siamo davanti alla scuola. Will, Ryan, Chaz, Lizzie e Cece mi aspettano davanti al cancello, chiusi dentro le giacche.
«Ci vediamo stasera Ron.» dò un bacio a mio fratello e scendo dalla vettura. 
«Dallas!» Cece mi salta addosso per salutarmi.
«Cece, non ci vediamo da soli quattro giorni.» borbotto abbracciandola.
Ryan e Chaz mi salutano con un gesto. Hanno diciannove anni, ma stanno ancora facendo l'ultimo anno di liceo poichè sono stati bocciati entrambi. Lizzie e Cece sono nella mia stessa classe. 
Mentre saluto Will, i telefoni di tutti si mettono a suonare.
Giusto, mi ero dimenticata di lei.

From: Cold Coffee
Eccomi tornata, gente. Mi sono presa anche io una piccola gita di qualche giorno mentre alcuni di voi giravano per le strade di Vancouver. 
Piccola D, non sei felice di avere un nuovo compagno di classe? Se non sbaglio sei senza compagno di laboratorio a chimica.
L, dov'è il tuo bel ragazzo? Ha scoperto la faccenda di Natale? Ops, l'ho detta io.
Ryan, Chaz, pensavo di non trovarvi più qua al mio ritorno.
Oh, e Cece, cambiare look?
XOX Cold Coffee.


«Pensavo che Cold Coffee se ne fosse andata.» mormora Lizzie.
Cold Coffee è una persona che si diverte a mandare messaggi a noi. Ha cominciato i primi giorni di scuola e va avanti così da ormai un paio d'anni.
«Io non la sopporto più!» urlo entrando a scuola. Mi dirigo verso l'armadietto e infilo in borsa i libri per le lezioni. 
Saluto Will, Chaz e Ryan e con Lizzie e Cece mi dirigo verso l'aula di chimica.
«La odio, la odio, la odio, la odio.» continuo a ripetere mentre mi siedo al banco. Mancano ancora dieci minuti alla campanella.
«D, non sei l'unica che la odia.» Cece si siede sul banco, lasciando le gambe a penzoloni di fianco a me.
«Ce l'ha con noi da sempre.» borbotta Lizzie.
«L, il problema è che non sappiamo perchè.» appoggio la fronte sul banco.
In quel momento suona la campanella. Lizzie e Cece si vanno a sedere al loro banco e Mr Almor, il prof di chimica, entra in classe seguito da un ragazzo.
Il ragazzo è abbastanza alto, con i capelli castani e gli occhi nocciola. Capisco immediatamente che non ha la nostra età, deve avere quella di Ryan e Chaz. E mi ricorda qualcuno. Qualcuno che non riesco a ricordare.
  
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