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Autore: MelimeTheFreeElf    02/01/2014    1 recensioni
Pensieri di un Frank Iero trentunenne a ridosso di questo anno che ci siamo lasciati alle spalle. Un buon modo per sorridere durante queste vacanze natalizie:) Il titolo è perchè non c'è Iero senza i Way.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frank Iero
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un semplice “slice of Life” di Frank Iero, in cui pensa a tutto ciò che lo ha reso felice in tutti quegli anni. Spero di strappare qualche sorriso con le scorribande degli Way (ci sono proprio tutti eheheh), visto che la malinconia del ritorno alla routine ci assale mentre queste vacanze volgono al termini. Un bacio a tutta l’Army! <3 (Se recensite non mi offendo mica, anzi!)

 
A good Way to say goodbye to 2013 

A Miles piaceva starsene sul seggiolino e farsi scarrozzare in giro dal suo papà. Appena lo si poggiava al suo posto sull’auto, ti faceva quel sorrisetto mezzo sdentato e i suoi occhi si curvavano all’ingiù, socchiusi a metà, come se stesse pensando “Ah! Ora ci si rilassa!”
E Frank ne era entusiasta. Convincere le gemelle a salire sull’auto era stato un parto fino ad un anno prima. Non sapeva se ne fossero terrorizzate o scocciate, ma sicuramente non avevano mai avuto la beatitudine di Miles in quel momento, e questo spesso lo irritava. Più di quanto irritasse Jamia. Lui adorava andarsene in giro in auto anche così, senza meta e portarsi il suo piccolino con se lo rendeva così felice.
Tante cose lo rendevano felice negli ultimi tempi, pensò, mentre imbracava il piccolo Iero, pronto per la partenza. Gli diede un bacio su una guancia paffuta, poi chiuse lo sportello del passeggero per dirigersi verso quello del guidatore.
Donna Way era ancora sulla soglia di casa e agitava una mano in segno di saluto. Frank le rivolse l’ultimo sorriso e, dopo un cenno, salì in auto.
Tante cose lo rendevano felice negli ultimi tempi, stava dicendo. A diciott’anni mai avrebbe sperato di godere di tanta contentezza dopo i trenta. Spesso allora non credeva neanche che ci sarebbe arrivato, ai trenta. Che magari sarebbe finito tra i “maledetti 27”, senza fama, però, solo alcool, sesso e disperazione. E invece…
Natale duemilatredici con una moglie splendida e tre gioie di figli. Un bambino che era il suo specchio e due monelle che erano quello della donna che amava. E due giorni dopo eccolo lì, a tornare a casa dopo una visita ad una casa che era stata più casa per lui che per chiunque altro. Lui e il piccolo Miles ospiti per il tè da Donna Way, che per le feste aveva riunito tutta la famiglia a Belleville.
E c’era un albero di Natale enorme nel salotto, il quale profumava di biscotti e di casa, le calze appese al caminetto che si erano duplicate da qualche anno e Donald Way seduto sempre sullo stesso divano, con una coperta rossa a quadri orribile sulle gambe e il giornale sportivo aperto. Mickey Way lì accanto, con il joystick tra le mani e un’espressione concentrata sul volto che lo facevano tornare a quando aveva vent’anni e non più di trenta. Il piccolo dolce demonio che era Bandit Way che schiaffeggiava sullo schermo della tv urlando con la sua vocetta “Uccidi zombi, uccidi zombi, tio!”, mentre suo zio tratteneva ogni imprecazione perché “Mickey non davanti alla bambina!” L’autrice di questa frase era in cucina con la padrona di casa, cercando di imparare il più possibile dall’impasto per la torta che quest’ultima stava preparando. “Tanto non ti riuscirà mai bene, rassegnati a comprare dolci per sempre!” aveva obiettato suo marito, intingendo il dito nella crema e portandoselo alla bocca con espressione birichina, guadagnandosi uno sguardo di fuoco dalle due donne. 
E tutto sembrava come una volta, e anche meglio, e Donald chiedeva notizie di Jamia, e Linz si autoinvitava da loro prima di capodanno e Gerard non faceva che darle fastidio e Donna scuoteva la testa, rassegnata, ma con un mezzo sorriso sul volto che rendeva impossibile ogni rassegnazione. E Mikey era tipo “No, non chiedermi di Alicia che è un casino e lo sai!” e si sfogava sugli zombi, per la gioia della nipote. E Miles sedeva sul tappeto e guardava incantato l’albero di Natale (una delle sue nuove passioni) allungando le mani per cercare di afferrare le palline, ma ogni attenzione venne fuorviata non appena la mini Way si avvicinò a lui con le treccine scodinzolanti.
“Ehi Miles, ti è piaciuto giocare con Bandit, eh?” chiese in quel momento al bambino mezzo addormentato al suo fianco “Sta attento, i Way sono pericolosi.”* sogghignò, lanciandogli un’occhiata.
Il tempo era passato in un baleno e già si era fatta l’ora di cena. Avevano insistito per farli rimanere, ma Jamia aspettava e non sarebbe stato giusto tornare a casa tardi. E tutti gli furono addosso (tranne Mickey, ovviamente, che lo salutò con un “Ciao amico, passo da te un giorno di questi, mh?” mentre decapitava una creatura della notte) e Donna gli diede due baci sulle guance e Linz lo fece con Miles, Donald gli strinse una mano e Gerard tutto il corpo con un abbraccio da orsi che fece ridere il piccolo.
E tutto sembrava così bello, anche se i My Chem non erano più da quasi un anno, anche se i tour con i ragazzi mancavano e girare i video musicali gli era sempre piaciuto un sacco. Frank era grato, per quello che aveva avuto, per aver vissuto di musica e per poter continuare a farlo, per aver girato il mondo, per aver suonato e cantato ovunque, per aver conosciuto così tante persone e perché quelle a lui più care erano sempre rimaste con lui. Perché era padre, e non avrebbe mai potuto sperare di diventarlo e di sentirsi così amato dai suoi figli. Non temuto, né rispettato ma amato, come tre bambini dal cuore d’oro sapevano fare.
E si potessero fottere quelli che lo chiudevano negli armadietti, perché Pansy era diventata la sua arma per conquistare il mondo e una moglie bella e fantastica come la sua loro potevano solo vederla nei loro sogni più lontani. Perché i suoi voti scolastici non gli erano serviti a far conoscere il suo nome nel mondo e con la laurea che non aveva mai preso si sarebbe potuto pulire il cu… no, non questi pensieri in presenza di Miles, si ritrovò a ridacchiare.
Aveva trentun’anni e durante le feste che più odiava, quelle natalizie, si sentiva la persona più realizzata al mondo. E questo, assieme al sospiro beato che proveniva dal sedile accanto era un bel modo, per salutare il 2013.
 
*chi ha occhi per intendere, intenda! (Frerard always in our <3)
 
Spero vi sia piaciuto e spero in un vostro commentino! Non mangiate troppe caramelle lunedi! :*
  
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