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Autore: Itastalldav    02/01/2014    4 recensioni
Naruto non riesce a crederci : Jiraya è morto. Il suo maestro, ero-sennin, la sua guida non gli sarebbe più stato accanto. Ha bisogno di conforto, di qualcuno che lo faccia sentire meglio, che riempia il vuoto lasciato nel suo cuore dalla morte dell'eremita. E sarà una persona inaspettata a riempire quel vuoto.
( Tratto dalla storia )
Non ce la faceva più a trattenersi. Si abbandonò al pianto, scaricando tutta la frustrazione e la tristezza che lo avevano dominato per tutto quel tempo. Jiraya aveva sempre saputo cosa fare, c’era sempre stato nei momenti di bisogno. E ora sapeva che non avrebbe ma più parlato col suo maestro. Non avrebbe mai potuto dirgli quanto bene gli voleva, quanto importante era stato per lui.
Sentì una mano toccargli delicatamente la spalla. Era una mano leggera e morbida, decisamente di una donna. Quella mano, solo con un tocco, era riuscita a dargli il conforto che neanche mille parole avrebbero potuto dare. Emanava calore umano, un sincero affetto.
- Naruto – lo chiamò qualcuno.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Jiraya, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Dolore.  Questo provava Naruto. Un grande, immenso, sconfinato dolore. Era così forte da farlo impazzire, quasi da fargli invocare la morte per porre fine a quella straziante sofferenza. Dicono che il dolore fisico può farti impazzire, ma la verità è che le ferite del cuore sono molto più dolorose di qualsiasi ferita del corpo. Non contano la forza fisica o la resistenza che si possiedono. Contro una tale sofferenza non servono a nulla. Niente poteva cancellare il pensiero che dominava la sua mente. Jiraya non c’era più.
 C’era voluta una squadra di 20 ninja utilizzatori del Suiton per recuperare il cadavere. Ora Jiraya era davanti lui, disteso in una bara. Indossava i suoi soliti vestiti : un kimono verde stretto in vita da una fascia, una veste smanicata color rosso con due cerchi gialli disegnati in corrispondenza del punto in cui il pettorale e le spalle si incontrano, e ai piedi i soliti sandali. Sul volto aveva ancora l’ombra di un sorriso, come se stesse facendo un bel sogno. Sembrava che fosse immerso in un dolce sonno, un sonno eterno.  
Jiraya non poteva essere morto. Si rifiutava di accettarlo. Non ci aveva creduto quando glie l’aveva detto Tsunade, e non ci credeva neanche ora che aveva visto il suo cadavere. Doveva essere tutto un brutto incubo, un illusione della sua mente, il genjutsu di qualche nemico… Tutto, fuorché la realtà.
Continuava a ripeterselo, come se bastasse solo quello a farlo risvegliare da quel brutto sogno. Purtroppo non era un sogno. Era tutto reale : Jiraya era morto. 
La mattina di quello stesso giorno l’Hokage l’aveva fatto chiamare. Naruto non aveva idea della notizia che l’attendeva, al massimo si aspettava qualche novità sull’Akatsuki o una nuova missione. Invece quando era entrato nell’ormai ben noto ufficio di Tsunade aveva visto la sua faccia. Cercava di mascherare le emozioni con una maschera di serietà, eppure si vedeva cosa albergava realmente nell’animo della leader di Konoha. Bastava guardare nei suoi occhi color nocciola : si vedeva che tratteneva le lacrime.
- Mi stavi cercando, Tsunade-baa-chan ? – aveva chiesto lui.
- Ti prego siediti, Naruto  – l’aveva invitato lei.
Ma lui non aveva ubbidito. Non aveva mai sentito quel tono di voce da lei. La sua voce era piena di angoscia, di dolore, di profonda tristezza. Una tristezza capace di turbare anche Naruto. Aveva già avuto dei sospetti quando Sakura era venuta dai lui a chiamarlo, con un’espressione che Naruto conosceva. Era la stessa di quando Sasuke era fuggito. E vedere l’Hokage in quello stato aveva accresciuto il suo timore.
- Cosa è successo ? – aveva domandato.
- Siediti – era stata la risposta di lei.
A quel secondo invito aveva ceduto. Più per necessità che per ubbidienza : non riusciva a stare in piedi per l’ansia. Tsunade gli trasmetteva troppa angoscia. Non sapeva ancora il motivo di quel suo strano comportamento, eppure sentiva crescere dentro sé l’ansia, come un parassita che lo divorava dall’interno . Qualunque cosa fosse non era niente di buono.
- Cosa è successo ? – aveva chiesto Naruto per la seconda volta.
- Pochi secondi fa è arrivato un messaggio da Fukaku-sama, uno dei maestri di Jiraya. Qualche giorno fa era andato nel Villaggio della Pioggia per indagini sul leader di Akatsuki.
- Il capo di Akatsuki ? E perché non me ne ha parlato nessuno ? – l’aveva interrotta Naruto.
- Solo io ne ero a conoscenza, e su espressa richiesta di Jiraya non ne ho parlato a nessuno. Ti prego di non interrompermi più.
Tsunade che diceva ti prego ? Non era da lei.
- Cosa è successo a Jiraya ? – aveva chiesto Naruto.
- Jiraya è riuscito con successo ad infiltrarsi nel villaggio, ci ha mandato un …
- COSA È SUCCESSO A JIRAYA ? – aveva urlato Naruto. Ma subito dopo se ne pentì.
- Si è scontrato contro il leader dell’organizzazione. E … è stato sconfitto. Jiraya è morto. – aveva risposto lei.
- Lui non ti avrebbe mai lasciato andare da sola.
E pronunziata questa frase carica di risentimento e tristezza se n’era andato, abbastanza in fretta per non vedere Tsunade che si abbandonava a un pianto liberatorio. Dopo, riflettendo con calma, aveva capito di essere stato ingiusto. Le avrebbe chiesto scusa, ma non in quel momento. Doveva prima placare il suo animo.
Ora si trovava all’interno dei volti di pietra degli Hokage, in una enorme stanza circolare dove solo agli eroi più valorosi era concessa la sepoltura. In quella stessa stanza erano stati sepolti tutti gli Hokage morti, insieme ad alcuni dei più grandi eroi di Konoha. Solo un paio di candele illuminavano l’altrimenti buio ambiente. Una nicchia era già stata predispota per ospitare Jiraya. Sopra questa si trovava un’immaggine del defunto Sannin, sorridente e sereno, e sotto questa l’ideogramma “eroe”. Tutto il villaggio era riunito. Tutti erano lì per Jiraya.
Guarda ero-sennin. Sono tutti qua per te. Certo che stavi simpatico a un sacco di gente, eh maestro…
La gente conosceva l’eremita solo per le sue imprese . In pochi l’avevano conosciuto come lui aveva fatto. In pochi conoscevano il vero Jiraya. Sorridente, gentile, comprensivo, scherzoso… Certo, aveva anche avuto i suoi difetti. La sua debolezza per le belle donne, innanzitutto. Eppure a Naruto mancava tutto del suo maestro, anche quei difetti che più volte lo avevano fatto infuriare. Jiraya non era stato solo un maestro : per lui era molto di più. Era la cosa più vicina a un padre che aveva mai avuto. E ora si sentiva nuovamente orfano.
Non ce la faceva più a trattenersi. Si abbandonò al pianto, scaricando tutta la frustrazione e la tristezza che lo avevano dominato per tutto quel tempo. Jiraya aveva sempre saputo cosa fare, c’era sempre stato nei momenti di bisogno. E ora sapeva che non avrebbe mai più parlato col suo maestro. Non avrebbe mai potuto dirgli quanto bene gli voleva, quanto importante era stato per lui.
Sentì una mano toccargli delicatamente la spalla. Era una mano leggera e morbida, decisamente di una donna. Quella mano, solo con un tocco, era riuscita a dargli il conforto che neanche mille parole avrebbero potuto dare. Emanava calore umano, un sincero affetto.
- Naruto – lo chiamò qualcuno.
La voce era femminile, dolce e tenera, una voce che Naruto conosceva bene. Solo sentire quella voce lo faceva stare meglio. Era una voce melodiosa, una gioia per il cuore infranto del povero ninja. Si girò per vedere chi fosse. Dietro di lui c’era una ragazza di 16 anni, alta e snella, di una bellezza che toglieva il respiro. Aveva dei capelli blu, lucenti e morbidi, che sembravano fili di seta lavorati dalle mani d’un angelo. I suoi occhi scintillavano nel buio della montagna, due perle provenienti dalle profondità più recondite degli abissi, che con il loro sguardo dolce erano capaci di placare anche l’animo più tempestoso, di far sciogliere anche il cuore dell’uomo dal cuore più duro.  E che dire delle sue labbra : rosse, morbide, carnose, che mai avevano detto parole d’insulto e di offesa. Era vestita a lutto, di nero, ma quell’abbigliamento contribuiva a mettere in risalto la sua fulgida bellezza. Sembrava una creatura di un altro mondo, una dea scesa in terra per alleggerire il suo cuore e alleviare il suo dolore, un vero sollievo per l’anima. Era Hinata.
- Vieni con me – disse a Naruto.
Lo prese per mano e lo portò via dalla salma dell’eroe, lontano da tutti, all’ombra di un larice al di fuori della montagna .  Il comportamento di Hinata lo sorprendeva. Quella ragazza era sempre stata così timida, insicura… Non era neanche in grado di proferir parola davanti a lui, figurarsi prendergli la mano . In quel momento il suo carattere era  diverso, ma aveva mantenuto la sua tipica dolcezza e premura : la Kunoichi lo rassicurava, gli dava calore e conforto. Lo faceva sentire bene.
- Grazie Hinata – disse Naruto che nel frattempo aveva smesso di piangere – Avevo proprio bisogno di allontanarmi un attimo.
- Stai meglio adesso ? – chiese con premura lei.
- Si, molto meglio. Solo non riesco a pensare che lui non sarà più qui con me.
- Naruto, io non ho mai perso una persona cara, perciò non posso sapere cosa stai provando. Però di una cosa sono certa: Jiraya ti voleva bene. Lui ti ha trasmesso tutto ciò che sapeva, e non parlo dei jutsu. Le sue idee, le sue passioni, le sue speranze, i suoi sogni. Tutto è dentro te.
E per rafforzare il concetto gli mise una mano sul petto, proprio in corrispondenza del cuore. Naruto sentì un brivido che gli risaliva la schiena
- Non è morto inutilmente. Lui era felice, se ne è andato felice. Sai perché ? Perché sapeva che tu avresti continuato la sua opera. Sapeva che il suo lavoro non sarebbe andato perduto. Lui era fiero di chiamarti suo allievo – continuò lei  dolcemente .
Naruto la strinse in un tenero e caloroso e abbraccio, un abbraccio che sostituiva qualsiasi parola . Non ce n’erano di abbastanza forti per esprimere ciò che provava per lei, e se c’erano lui non le conosceva. In quell’abbraccio mise tutta la tenerezza, l’affetto, l’amore che aveva. La strinse forte, a lungo, sperando che non sarebbe mai venuto il momento di abbandonarla. Non esisteva niente attorno a loro, non c’erano peassato o futuro : c’erano solo loro due e quel momento di affetto reciproco.
- Ti voglio bene Hinata – disse Naruto.
- Anch’io ti voglio bene – rispose Hinata.
Neanche immagini quanto.
Forse era per la vicinanza dei loro corpi, forse era lo strano coraggio che aveva in quel momento, forse ancora il fatto che da troppi anni aveva voluto farlo. Nemmeno lei sapeva il  perché.  Fatto sta che lo fece. Si  allontanò dal calore del corpo di lui, poi gli gettò le mani attorno al collo e avvicinò delicatamente le sue labbra a quelle di Naruto. E questi rispose al suo bacio, quel bacio appassionato e tenero, inebriato dal sapore delle labbara carnose di Hinata .
Addio ero-sennin. Mi mancherai per sempre. Tu mi sei sempre stato accanto per guidarmi e sostenermi, e da ora in poi non ci sarai più. Ma adesso accanto a me c’è qualcun altro.
 
  
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