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Autore: LaDyPrIdE    24/05/2008    4 recensioni
Al è tornato normale. Finalmente, almeno metà del sogno dei fratelli si è realizzato. Ma qualcosa turba l'animo di Al. Sentimenti e desideri che quando era rinchiuso nell'armatura poteva solo sfiorare riaffiorano...
Genere: Romantico, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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.:: BrOkEn ::.

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I Wanted You To Know

I Love The Way You Laugh

I Wanna Hold You High And Still Your Pain Away

I Keep Your Potograph

I Know It Serves Me Well

I Wanna Hold You High And Steal Your Pain…


Ti amo…

Ti amo ti amo…

Ti amo ti amo ti amo…

Al scriveva distrattamente ma senza fermarsi, con il viso appoggiato alla mano.

Ti amo ti amo ti amo ti amo…

Riga dopo riga, lettera dopo lettera, rigettava su quel foglio tutto il dolore del suo amore proibito.

Il sentimento che corrodeva il suo spirito bruciava come sangue su un lenzuolo bianco, tentando di spezzare le catene della ragione e della volontà del ragazzo.

Un amore dolce come il miele, il colore dei suoi capelli…

Un amore assassino come il veleno, la consapevolezza di non poterlo avere…

Per quanto ancora avrebbe sofferto così tanto?

Quante volte ancora avrebbe desiderato morire?

Gettò uno sguardo alla foto che li ritraeva insieme ad una donna dai capelli marroni e dolci e grandi occhi color nocciola. Sospirò.

Un fruscio accanto a lui interruppe i suoi pensieri. Si voltò.

Ed con aria concentrata leggeva attentamente il foglio del fratello. “Mmm?”

Al sbiancò. “Waaah! Nii-san! C-c-c-che ci f-fai quiii???” urlò agguantando il pezzo di carta e nascondendolo dietro la schiena.

Ed spostò un ciuffo dorato di capelli dagli occhi e lo guardò severo, portando una mano fasciata al fianco. Era appena tornato da una missione durante la quale aveva avuto un duro scontro con una banda di criminali. Ne era uscito vincitore, anche se tutto rotto: aveva gran parte del corpo fasciata, e le automail erano in riparazione, infatti doveva appoggiarsi ad una stampella per compensare la gamba mancante, mentre le maniche della maglietta nascondevano l’attaccatura metallica sulla spalla. “Tu, piuttosto, è l’una e mezza di notte, non dovresti essere a letto? Che stai facendo?”

N-niente! Assolutamente niente!!!”

Ah, si? E come mai nascondi quel foglio dietro la schiena?”

Al sussultò “Ehm… ecco… io… si, insomma…”

Con uno scatto felino, nonostante le ferite che aveva, Ed strappò il foglio dalle mani del fratellino.

Ridammelo!!! Adesso!!!” Al si lanciò contro di lui ma con un piccolo salto, appoggiandosi sulla stampella l’altro si spostò.

E iniziò a leggere. Sorrise malizioso e si prese il mento tra le dita “Mmm… interessante…”

Al, abbassò la testa.

Il fratello lo guardò. “Allora?”

Allora cosa?”

Chi è questa ragazza?”

“…? Quale ragazza?”

Ed gli sventolò il foglio davanti.

Ah… quello…” disse debolmente.

Già, questo!!!” disse lui con tono di rimprovero giocoso. “Perché non me lo hai detto?”

Ecco… io… quelle sono…per…”

< Quelle sono per te, Nii-san. La verità è che ti amo. Da sempre, dall’inizio di tutto! Da quando ero ancora imprigionato in quella fredda armatura che mi impediva di toccarti e di sentire il tuo calore, di sentire il tuo respiro, o lo spostamento d’aria che provochi quando mi passi accanto!!! IO TI AMO, NII-SAN, E ME NE SBATTO SE E’ PROIBITO!!! > pensò con disperazione.

Ma come poteva dirglielo?

Come poteva dichiarare quello che si era portato dentro per anni?

Eppure a continuare a soffrire così tanto non ce la faceva più…

“…” prese fiato. “Sono per--“

Un pensiero gli attraversò la mente, improvviso e tagliente.

Se lui non avesse corrisposto cosa avrebbe fatto? Tutto quello che voleva era alleviare le sue sofferenze, ma se poi Ed gli avesse detto di no?

Avrebbe sofferto ad avere sotto lo stesso tetto il fratello che lo amava oltre l’amore fraterno…

Al aveva egoisticamente pensato solo a se stesso.

Ma non voleva che il fratello soffrisse a causa sua o peggio non gli rivolgesse più la parola…

Allora?” insistette Ed.

Sono per un ragazza che ho conosciuto qualche tempo fa” la frase che pronunciò fu peggio di un pugno in pieno stomaco.

Un improvviso dolore al petto lo colse, lancinante, facendolo tremare.

Aaaaaaaah… ti fa questo effetto dire certe cose al tuo fratellone?” disse Ed, ridendo.

Nonostante la sua sofferenza Al fu felice di vedere il fratello ridere. La sua risata era sempre stata un toccasana per lui, ogni volta che era triste, o aveva bisogno semplicemente di carica.

Si sentì in qualche modo sollevato.

Come si chiama?” chiese il fratello, sempre più curioso.

Bè, questo… non te lo dico!!!” rispose Al, sorridendo.

Ed rise di nuovo “Ho chiesto troppo, eh? Ahahah! Molto bene, allora mi faccio gli affari miei… Come cresci in fretta, fratellino…”

Al sorrise debolmente. < Molto più di quanto pensi, Nii-san… > pensò.

Ed si avvicinò al viso del fratello.

Tu-Tum! Il cuore di Al accelerò pazzamente. Tu-Tum! Tu-Tum!

Il ragazzo poggiò delicatamente le labbra sulla fronte del fratello, schioccandogli un tenero bacio.

Al arrossì violentemente.

Come la mamma, ti ricordi? Ci dava la buonanotte così…”

S-si…” rispose lui meccanicamente.

Ed sorrise dolcemente al fratello. “Buonanotte, Al”

“…” Al sussultò debolmente, riprendendosi dallo shock. “Ah…! B-buonanotte, Nii-san…”

Il maggiore si voltò e si diresse verso la porta.

Al osservò sognante le sue spalle, larghe e muscolose che si riuscivano a vedere anche da sotto la maglietta, avvicinarsi al corridoio.

Ed si voltò “Ah, Al… nh? C’è qualcosa che non va?”

Al diventò viola fosforescente. “AH!!! NONONO!!!” esclamò agitando le mani avanti a se.

< Maledizione! Sorpreso con le mani nel sacco!!! >

Cosa mi devi dire, Nii-san?”

Si… domani viene Winry, a riportarmi le mie automail…”

Fantastico!” disse Al sorridendo. Poi notò l’espressione cupa del fratello. “Ma non è tutto, non è vero…?”

Il fratello sospirò, sconsolato. “Sono stato convocato da Mustang…”

COSA? Ma domani è domenica!!!”

Lo so… ma vuole un rapporto sulla missione, e lo vuole domani… mi dispiace, fratellino… starò via tutto il giorno, e ti avevo promesso che avremmo cucinato insieme…”

Al realizzò. Si era completamente dimenticato della promessa del fratellone. Ma si sentì amareggiato lo stesso. Non sarebbe potuto stare una domenica col suo prezioso Nii-san, e il lunedì lui sarebbe andato di nuovo al lavoro… e tutto per colpa di quello stronzo di Mustang!

Sentì il sangue ribollire nelle vene, ma si trattenne.

Capisco…”

Mi dispiace, fratellino…”

Al sorrise forzatamente “Non ti preoccupare, è il tuo lavoro, e non voglio che tu lo perda per colpa mia… piuttosto, Winry si ferma a pranzo?”

No, credo proprio di no… sai deve tornare a Resembool…”

Si…”

“’Notte Al… Scusami ancora…”

Ma la smetti di scusarti?! Buonanotte!!!” disse lui ridendo.

Ed lo guardò e gli sorrise dolcemente. “Grazie, fratellino. Sei un angelo…” sussurrò, poi si chiuse la porta alle spalle.

Al spense la lampadina da tavolo e si mise sotto le coperte, crogiolandosi al calduccio del morbido piumone bianco.

< No, Nii-san, ti sbagli… qui l’angelo, il mio angelo, sei solo tu… perdonami se ti mento in continuazione… ma lo faccio per non perderti… ti ammirerò solo da lontano, almeno per ora… > sentì le palpebre diventare pesanti. Finalmente il sonno… < Nii-san… io… ti… am-- >


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Cause I’m Broken When I’m Lonesome
And I Don’t Feel Right When You’re Gone Away…


Nii-san…

Nii-san, io… ti amo…

Cosa hai detto, Al?”

Al aprì gli occhi a fatica, e si guardò intorno.

Mise a fuoco la figura del fratello. “Ed…”

Vedeva solo lui. “Cosa hai detto, Al?”

Che…” esitò. Ma non voleva più soffrire. Perciò si lanciò verso Ed, gli passò le braccia attorno al collo e posò le labbra sulle sue. Si staccò e lo guardò negli occhi “Che ti amo, Nii-san!”

Il fratello lo spinse via con forza, facendolo cadere a terra. “Che cazzo fai, Al!!!”

Ma… io… ti amo davvero… da sempre…” balbettò lui sorpreso dalla reazione del fratello.
“Ma fammi il piacere!” esclamò lui. “Come pensi che a me possa piacere qualcuno come te? Un maschio, poi!”

Al, sentì gli occhi riempirsi di lacrime. “N-Nii-san… perché…?”

Perché? Ah! Ma guardati! Sei solo un egoista, e sei anche un mocciosetto!”

Smettila!” esclamò Al disperato, mentre le lacrime rotolavano sulle sue guance. “Smettila di dire che sono un moccioso! Ormai non sono più un bambino!”

Ah, si? Sei sicuro di quello che dici? Sei sicuro di essere pronto ad affrontare ciò che comporta la tua scelta?”

Al annuì risoluto. “Certo! Altrimenti non ti avrei mai detto ciò che provo per te!!!”

Ed rise. Non era però la sua risata. Era crudele e cattiva. Al non si sentì sollevato come accadeva di solito.

Un brivido gli percorse la schiena, mentre il fratello si avvicinava.

Si alzò e indietreggiò, con l’intento di scappare. “No, caro fratellino, stavolta affrontami!!!” Ed scattò in avanti, afferrandogli la gola.

Ngh… n..o… Nii-…san… soff--“con uno sgambetto il fratello lo buttò a terra.

Ed si avvicinò al suo orecchio e gli sussurrò “Vediamo se sei davvero un adulto come dici…”

Detto questo lasciò il collo di Al e iniziò a sbottonargli il pigiama, sfilandoglielo di dosso.

Al provò a protestare, ma dalla sua bocca non uscì nemmeno un suono. Non riusciva a parlare, ne a muoversi. Non riusciva a reagire per far finire quella tortura.

Ed si dedicò al petto del fratello, lisciandolo con le dita, sfiorandolo con le labbra e con la lingua.

Salì fino al suo viso e asciugò le lacrime che continuavano a scorrere ininterrotte. Si avvicinò sempre più alla bocca di Al fino a coprirla con la sua. Il bacio che seguì fu violento e doloroso per Al.

Allora, fratellino, non è questo quello che vuoi?”

< No… > pensò Al disperato. Non era questo che voleva. Perché non avvertiva amore, non sentiva il calore o la felicità di un desiderio che si realizza.

Non è questo quello che hai sempre desiderato?”

< No. > la mano del fratello scese fino ai pantaloni di Al, facendoli scivolare giù. Ed aveva sul bel volto che lui tanto amava un sorriso crudele, che lo deformava.

Sei pronto ad affrontare le conseguenze, Alphonse Elric?” le dita scivolarono leggere sotto l’elastico, sfiorando la pelle di Al. Le lacrime ormai cadevano come rivoli. Al serrò gli occhi con forza.

< NOOOOO!!! >


Si alzò di scatto, ansimando.

Non vide nulla, solo una macchia bianca.

Lentamente, Al mise a fuoco la sua stanza, il suo letto, la finestra illuminata da un sole pallido.

Dovevano essere le sette di mattina, al massimo. Era presto.

Eppure lui era sicuro che se fosse andato nella stanza di Ed non lo avrebbe trovato nel suo letto a dormire con le coperte buttate a caso per la stanza e la sua solita pancia scoperta, come ogni domenica mattina.

Provò un forte disagio, al solo pensiero.

Si passò una mano sulla fronte, madida di sudore.

Sentiva gli occhi gonfi e appiccicaticci, passò un dito sotto la palpebra inferiore.

Lacrime. Aveva tutto il viso bagnato.

< Solo… un incubo… > pensò < Grazie a Dio… >

Ripensò a quando lui e Ed erano piccoli. Quando la notte lui si svegliava e Ed immediatamente con lui. Gli chiedeva cosa era successo. Ho fatto un brutto sogno, Nii-san, rispondeva lui. E Ed gli diceva che andava tutto bene, che adesso c’era lui a proteggerlo, e gli dava un bacio sulla fronte.

Il suo fratellone c’era sempre stato a proteggerlo.

Al aveva sempre potuto contare su suo fratello nel momento del bisogno.

Ma adesso era diverso.

Ed non poteva aiutarlo, nessuno poteva.

Al tuffò il viso nelle mani.

“…Nii-san…”

Si lasciò andare ad un pianto amaro, sfogando il suo immenso dolore e la sua tristezza.


La chiave girò nella toppa della porta d’ingresso.

Al, che stava trafficando con la tavola si girò verso di essa.

Ed sbucò, entrando in casa saltellando. “Aaaal!!! Sono a casa!” chiamò allegro.

Il minore si diresse verso l’ingresso sorridente. “Nii-san! Bentorn--“

Quando vide il fratello che posava la giacca la frase gli morì in gola.

Ed era senza gamba né braccio.

Ed! Le tue automail! Dove sono?” disse sorpreso.

Ah, già…” mormorò lui con noncuranza, osservando la stampella che lo teneva in piedi. “Purtroppo Winry non è potuta venire. Sarà qui fra qualche giorno.”

In qualche modo, Al si sentì sollevato. Avrebbe potuto controllare che non succedesse niente di strano.

In effetti si vergognava un po’ ad ammetterlo ma Winry, la giovane meccanica bionda che era la loro amica di infanzia, aveva sempre rappresentato per lui una minaccia… almeno dal momento in cui Al si era accorto dell’amore che provava per il fratello.

Perciò si sentì meglio a sentire che non avevano potuto stare da soli senza lui a controllare.

Ora però c’era un altro problema. Ed era senza arti.

Mi sono preso qualche giorno di malattia. Finché non tornano le mie automail sto a casa…” disse lui con un gran sorriso. E Al sentì un improvviso calore attraversargli tutto il corpo partendo dai piedi. Il fratello, a casa, tutto per lui… la felicità raggiunse le stelle “E adesso andiamo a cucinare!!!”

Nii-san… ehm… come dire…”

Si, Al?”

La cena è già pronta… e poi, senza offesa… come pensi di potermi aiutare ridotto così?”

Ed si abbatté “Be… vabbè ci ho provato…”

Al gli sorrise dolcemente. “Non ti preoccupare, fratellone, ci penso io a te… adesso vieni, mangia qualcosa”

Lasciò che il fratello si appoggiasse a lui e lo condusse al tavolo, dove lo fece sedere. Gli mise davanti il piatto. Prese una sedia e si sedette accanto a lui; lo anticipò nel prendere le posate. Inforcò un pezzetto di carne e lo portò davanti alla bocca di Ed.

Al…?”

Al sorrise. “Su, Nii-san. Dì ‘Aaaaaaah’… ti aiuto io”

Ma tu non mangi?”

Tu non ti preoccupare. Adesso mangia e basta, dai”

Ed aprì incerto la bocca, e Al gli fece mangiare la carne.

Al sentì riscaldarsi il cuore.

Le preoccupazioni sembravano non esserci mai state.


Dopo cena Ed andò nella sua camera, e Al dopo aver sparecchiato si diresse nella sua a cambiarsi. Si era appena tolto la maglietta che sentì il fratello che lo chiamava, quasi supplicando.

In un attimo fu da lui.

Ed era viola. “Ehm… Al… io… ecco…”

Cosa è successo, Nii-san?”

Ehm…” Ed guardò in basso, verso i suoi pantaloni. Se possibile diventò ancora più rosso. “Mi daresti una mano a…”

Al ci mise un po’ a capire. “Aaaah… ho capito. Aspetta.” Al si avvicinò al fratello. Si inginocchiò davanti a lui e sbottonò i pantaloni, abbassò la lampo e lo aiutò a sfilarli. Mentre Ed era viola fosforescente, Al non lo era affatto. A lui sembrava normale che il fratello avesse bisogno di aiuto. Lo aiutò anche a mettersi i pantaloni del pigiama; nonostante però avesse insistito Ed si mise il pezzo di sopra da solo. Quando ebbe finito si voltò verso il letto e notò con disappunto che nel frattempo il fratellino aveva alzato le coperte e aspettava sorridente che lui si infilasse sotto.

Grazie, Al…” bofonchiò imbarazzato.

Al, che era alla porta della stanza, gli dedicò un sorriso enorme. “E di che?”

Lui rispose al sorriso. “Buonanotte, fratellino”

“’Notte, Nii-san” spense la luce e si chiuse la porta alle spalle.


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You’ve Gone Away

You Don’t Feel Me, Anymore…


Al era seduto su un ramo di un albero.

Era vicino a casa, e guardava speranzoso un punto lontano, come ad aspettare che il sole che tramontava tornasse all’improvviso sui suoi passi, anche se non sapeva perché.

E in effetti era così, si rese conto.

Ma non era QUEL sole che lui voleva tornasse indietro, si accorse.

Nii-san…” sussurrò quel nome affidandolo al vento, nella speranza che raggiungesse il suo amato, che lo convincesse a tornare da lui.

Tra le mani stringeva forte un foglio di carta ripiegato con cura, che poco prima aveva trovato sul tavolo.

Lo spiegò e lesse, la calligrafia ovale e ordinata poteva essere soltanto del fratello.


Al, mio carissimo Al,

perdonami.

Perdonami per tutto quello che ti faccio. Sono un vigliacco che non sa affrontare le situazioni che la vita può imporre. Ho letto le tue lettere mai spedite, nel cassetto della tua scrivania. Non credevo a ciò che c’era scritto. Credevo fossero lettere innocenti, private del coraggio di spedirle ad un amore segreto. Ma non avrei mai pensato di essere io quell’amore segreto.

Perdonami fratellino, perché non sono stato capace di leggere i tuoi sentimenti, forse ti ho fatto soffrire e non me lo perdonerò mai. Per questo ho deciso che non sarebbe un bene per te se io restassi qui.

Addio, fratellino, ti ho sempre voluto bene e te ne vorrò, anche se forse non basterà a ripagarti di questo mio gesto orribile.

Perdonami, Al…

Perdonami…

Edward”



Una piccola lacrima bagnò il foglio.

Al alzò lo sguardo dalla carta, e guardò di nuovo verso il tramonto.

Ma il tramonto era sparito. Al suo posto tutto era nero, eccetto una piccola sagoma lontana, i lunghi capelli dorati legati in una treccia che ondeggiavano, uno zaino in spalla, si allontanava sempre più…

Nii-san…”

La sagoma si fermò, lo aveva sentito.

Nii-san!!!” chiamò Al ancora.

E lui si girò, vagò con lo sguardo, come se non riuscisse a vederlo in mezzo a tutta quell’oscurità.

Eppure Al lo vedeva bene, come era possibile?

Nii-san, sono qui!!!” il ragazzo cominciò a sbracciarsi per farsi vedere.

Ma il fratello si voltò e riprese a camminare.

Come, non lo sentiva più? O forse pensava di stare immaginando tutto?

Al iniziò a correre, verso il profilo che sembrava però sempre più lontano.

Ed! Eeeed!!! Non andartene, aspetta!!!”

Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.

Edwaaaaaaaaaard!”


“…l… Al…”


“…AL!!! SVEGLIATI!!!”

Al aprì gli occhi di scatto, e mise a fuoco il fratello.

“…Eh?” chiese intontito. “Ed… devi andare in bagno…?”

Il fratello arrossì violentemente “Non essere stupido!!! Tu piuttosto, che hai tanto da strillare il mio nome in piena notte? Hai svegliato mezzo vicinato, e ho anche fatto un volo per il corridoio per colpa di quella stupida stampella!!!” esclamò mostrando il ginocchio. Dall’attaccatura della parte superiore dell’automail spiccava un livido che cominciava a formarsi.

Il… il tuo nome?” Al non riusciva a capire. Poi realizzò. Il sogno. “Ah… ecco… io… deve essere stato un sogno…”

Alla faccia! E cosa hai sognato?”

Ehm… io… non me lo ricordo…”

Ed sospirò. “Va be…” con la mano scompigliò i capelli di Al ancora di più di quanto già non fossero. “Allora buonanotte, fratellino…”

Si… buonanotte…” disse lui osservandolo avviarsi verso la porta e spegnare la luce.

Rimase con lo sguardo sulla porta. “Perdonami…” sussurrò.

Si voltò verso il muro e scivolò presto in un sonno ristoratore e senza sogni.


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The Worst Is Over Now And We Can Breathe Again
I Wanna Hold You H
igh, You Steal My Pain Away
There’s So Much Left To Learn, And No One Left To Fight
I Wanna Hold You High And Steal Your Pain


Erano passati ormai alcuni giorni.

Al aveva potuto controllare con suo grande sollievo che Ed non rimanesse solo con Winry quando lei finalmente era arrivata con le sue automail.

E a Ed rimanevano ancora alcuni giorni di malattia.

Gli incubi non si facevano più vedere da un po’, Al finalmente dormiva ogni notte tranquillamente.

Il peggio era passato.

Al era felice.


Insieme al fratello nei giorni successivi riprese a ridere di gusto, e insieme cucinarono, fecero pulizie, e più Ed faceva danni più Al si arrabbiava ma per finta.

Nel tempo a seguire ripresero i loro studi sull’alchimia interrotti per la convalescenza del fratello.

Ad Al sembrava che fosse tornato tutto come hai tempi in cui erano con Trisha.


E fu in questi giorni che Al toccò con mano la vera felicità.

Una notte, era molto tardi, Ed andò in camera di Al e lo svegliò.

Mmmhhh… no… ancora un po’… ho sonno…”

Al! Dai, svegliati!”

Ma cosa c’è? È tardi, ho sonno…”

Poi Al sent’ un fruscio di coperte, sent’ freddo per un attimo, e poi percepì che qualcosa era entrato nel suo letto. Scattò a sedere e si guardò di fianco.

Per poco non collassò.

Ed lo guardava supplicante, anche lui con gli occhi arrossati di sonno.

Da dentro il suo letto.

Ed!!! cosa fai???“

Lui arrossì. “Al… ho… fatto… un incubo…”

Al non credeva alle sue orecchie. Il fratello che si comportava come lui da bambino!

Ah… ma… non ti preoccupare, Nii-san… ci sono io qui adesso… va tutto bene…” disse dolcemente, schioccandogli un tenero bacio sulla fronte.

Il fratello arrossì ancora di più. “Posso restare?”

Ma certo che puoi”

“… grazie…”

Al sorrise “Non ti preoccupare…”

Ed chiuse gli occhi.

Al no.

Al rimase a guardarlo, mentre il suo respiro si faceva più lento e pesante, mentre si lasciava andare nel piumone caldo.

Al osservò con attenzione il viso del fratello, gustando a fondo ogni particolare delicato, un’ondulazione delle sopracciglia, un increspatura delle labbra, le palpebre che tremavano un poco.

Aspettava.

Aspettava il momento in cui avrebbe realizzato il suo desiderio.

E finalmente, alle quattro del mattino, fu sicuro al cento per cento che il fratello fosse completamente insensibile al mondo esterno.

E allora Al mosse una mano, che andò a sfiorare quella del fratello. Non ricevendo reazione, intrecciò le sue dita con quelle di Ed. Poi avvicinò piano piano il proprio viso a quello del fratello… fino a fare incontrare le loro labbra. Assaporò lentamente la bocca del fratello, che immerso nei propri sogni non aveva idea di ciò che succedeva. Si staccò con riluttanza. “Qualunque cosa succeda… farò sempre di tutto per renderti felice… lo prometto… io… ti amerò per sempre” sussurrò dolcemente all’orecchio che non lo poteva sentire; chiuse un po’ di più la mano su quella del fratello, per impedire che, come un illusione, potesse svanire dalle sue braccia, per impedire che il dolce respiro che sentiva sul viso e sul collo si spegnesse all’improvviso, portato via da un soffio di vento.

Poi, cedendo al sonno che incalzava, si lasciò andare a sonni tranquilli, mano nella mano con il suo più grande desiderio.

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Cause I’m Broken When I’m Open
And I Don’t Feel Like I Am Strong Enough…


Tutto finì quando i giorni di malattia che erano stati concessi a Edward terminarono.

Tuttavia ormai nemmeno questo, Al pensava, avrebbe potuto frenare la sua felicità. Finalmente era riuscito a rubare un bacio dalle labbra che voleva solo per se.


I giorni successivi il minore li dedicò ad organizzare la casa, per farla riprendere da tutto il bordello che avevano combinato i due fratelli. Pulì tutto da cima a fondo, senza dimenticare i pasti per quando il fratello rientrava. Lavorava come una servetta, e il fratello glielo faceva notare, ma a lui non importava. Gli bastava fare in modo che il fratello avesse sempre un posto pulito e familiare ad accoglierlo, con un pasto caldo pronto da mangiare.

Al, perché ti adoperi tanto per me?” gli chiese una sera il fratello

Lui lo osservò per un attimo, come se fosse stata la domanda più stupida del mondo. Poi sorrise dolcemente “Che domanda sciocca, Nii-san… Lo faccio perché voglio che tu sia felice per sempre”

Ed arrossì. “D-davvero?”

Ma certo, Nii-san. Visto che non lavoro mi adopero in casa per non farti mancare mai niente, perchè dato che sei tu che porti i soldi a casa e che lavori tutto il giorno io posso fare solo questo.”

Ma… non è pesante?” chiese Ed, con tono preoccupato.

Al fece la faccia pensosa “Mah… ogni tanto… però poi… mi basta vederti rientrare a casa sorridente ed esclamare ‘Wow, che profumino!’ oppure ‘Caspita Al, il pavimento brilla… sei bravissimo con le pulizie… sembri quasi una casalinga ahahah!’ … vedi, Nii-san, sono cose così piccole, di cui tu non ti accorgi nemmeno, però… mi fanno felice!” concluse con un enorme sorriso.

Ed era imbarazzatissimo. Il fratello era più piccolo di lui eppure molto più responsabile di quanto Ed non fosse mai stato in vita sua. Si sentì un po’ un verme a sfruttare il fratellino così… “Al…”

Si, Ed?”

“…”

“…?”

No, niente. Grazie mille, fratellino.”

Ma di che?” disse lui con un sorriso.

Ascolta, Al. Voglio che tu mi faccia una promessa. Voglio che tu mi prometta che, qualsiasi cosa ti succeda, tu mi dirai sempre tutto. E non voglio scuse tipo ‘Non è niente’ o ‘ Non ti preoccupare’, chiaro?”

Al era sorpreso “S… si…” per un attimo, solo per un attimo, pensò di dirgli tutto. Solo la paura di perdere il fratello lo trattenne dal dichiarare i suoi sentimenti.

Ed gli sorrise dolcemente, poi si alzò. “Molto bene, io vado a letto. Buonanotte, Al”

Buonanotte, Nii-san. A domani”

Quando Ed fu sparito su per le scale, Al pensò all’errore madornale che stava per fare poco prima, e per la prima volta dopo tanto tempo, la paura lo vinse. Si sedette su una sedia, con la paura che lo attanagliava come una catena al collo e che lo trascinava giù, verso un buio senza speranza di ritorno alla sua amata luce color miele.


La sera dopo, Ed rientrò a casa più cupo che mai.

Una sola parola comparve nella mente di Al: Mustang.

Nii-san, la cena è pront--… è successo qualcosa?”

Al… io… non ho fame… vado a letto…”

Al rimase muto. Poi in silenzio mise la cena nel frigo e lentamente si avviò sopra le scale. Passando davanti alla camera di Ed, vide la luce accesa, e sbirciando dentro, lo vide seduto dentro il letto con le braccia che cingevano le gambe piegate e il viso appoggiato alle ginocchia. Fece capolino piano piano, timoroso. “… si può…?” sussurrò.

Ed fece si con la testa.

Al si sedette ai piedi del letto. “Fratellone. Dimmi cosa è successo. Lo so che è una cosa brutta. Che hai?”

Al… oggi… io… il colonnello…” Ed balbettava, in preda al nervoso.

Al gli poggiò delicatamente una mano sulla testa e lui tacque. “Sta calmo. E dimmi esattamente cosa ti è successo.”

Oggi sono andato in ufficio come al solito. Tutto è andato come al solito, finché…” la sua voce tremò “finchè Mustang non mi ha chiamato in ufficio”

< Lo sapevo > pensò Al < Brutto pezzo di merda di un colonnello… >

Ed indicò il suo comodino, dove c’era una cartellina azzurra. Al la prese e lesse. Sbarrò gli occhi, e sent’ crescere dentro di se un grandissimo vuoto.

Dopodomani mi trasferiscono in un posto segreto in Amestris, per una missione Top Secret. Per più di cinque mesi. E non è sicuro quando potrò tornare”

Al non disse niente.

Mi dispiace fratellino…”

Lui rispose con un sorriso. “Non ti preoccupare, Ed. dopotutto sono solo cinque mesi, no? Dopo tornerai!”

Si… ma se non dovessi tornare…”

Tornerai” tagliò corto Al. Non voleva nemmeno immaginare la propria vita senza il fratello. “Nel frattempo io mi troverò un lavoro. Per cinque mesi si potrà fare, no? Riuscirò a tenermene uno per cinque mesi…” continuava a ripetere la durata della missione del fratello, come se quanto più lo ripeteva, tanto più questa si accorciasse. “Non ti preoccupare. Adesso dormi, Nii-san. Domani devi fare i bagagli. Buonanotte”

Gli schioccò un dolce bacio sulla fronte.

Buonanotte, fratellino…”


Al si chiuse la porta della stanza alle spalle e andò in camera sua.

Si sedette sul letto, con gli occhi vuoti che fissavano un punto imprecisato della stanza.

D’un tratto tuffò il viso tra le mani.

Il fratello sarebbe partito, per una missione non sapeva quanto pericolosa, e per oltre cinque interminabili mesi.

E lui non poteva fare niente.

Per la prima volta dopo tanto tempo si sentì inutile e impotente.

Per la prima volta dopo tanto tempo si rese conto di quanto quell’amore in cui lui aveva riposto tutte le sue speranze fosse impossibile e ostacolato dal mondo intero, che non accettava di comprendere che forse anche lui aveva diritto di avere un po’ di felicità.

Rimase li, senza fiatare, senza piangere.

Senza piangere, ma piegato dal vecchio dolore che ricompariva dopo così tanto tempo.

Senza piangere, ma con il cuore spezzato.


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Cause I’m Broken When I’m Lonesome
And I Don’t Feel Right When You’re Gone Away
‘Cause I’m Broken When I’m Lonesome
And I Don’t Feel Right When You’re Gone…


Il giorno seguente Al stette tutto il tempo rinchiuso in camera sua, mentre Ed preparava le valigie.

D’altronde il maggiore lo capiva.

Stava per abbandonarlo a se stesso per così tanto tempo…

Al non sapeva stare da solo. Soffriva.

E questo Ed lo sapeva, ma il lavoro era lavoro.

Se solo quel bastardo di Mustang non fosse mai esistito…

Mentre metteva i vestiti nella borsa, Ed gettava orecchio ai suoni soffocati che provenivano dalla stanza di Al.

Una sedia spostata.

Un cassetto aperto e poi richiuso con veemenza.

Un rovistare leggero.

Silenzio.

Ed riprese a scegliere i capi più adatti al clima attuale di Amestris, svogliatamente.


Al era steso sul letto.

Sulla scrivania giacevano abbandonati un foglio e una penna.

Al li osservò per un istante.

Poi sentì bussare.

“…Al?”

“…si?”

Hai fame?”

No”

Bene. Nemmeno io. A dopo”

Si”

Il minore si alzò dal letto e si sedette alla scrivania.

Ascoltò i rumori delle cose gettate in valigia dal fratello nella stanza accanto.

Ripensò che fra qualche ora era sera, e che la mattina dopo avrebbe perso il fratello per chissà quanto.

Così prese una decisione.

Mentre una lacrima scivolava sul suo viso prese la penna.


La sera del giorno dopo arrivò per Ed il momento di partire.

Ed osservò per l’ultima volta la casa familiare e calda.

Si soffermò sul fratello, in piedi immobile vicino allo stipite della porta.

Aveva gli occhi gonfi, Ed sapeva che era rimasto sveglio tutta la notte, perché dal momento che nemmeno lui aveva dormito aveva ascoltato da dentro il letto i suoni continui e tormentati che venivano dalla sua stanza.

Al… io…” iniziò.

Al gli gettò le braccia intorno al collo prima che lui potesse aggiungere altro, stringendolo a se, e assorbendo il suo calore, come se dovesse servirgli per tutti i mesi a venire. “Arrivederci fratellone. Fa buon viaggio”

Edward lo strinse di rimando. “Mi mancherai, Al. Cercherò di farti avere mie notizie ogni giorno… mi mancherai”

Lo so, Nii-san, lo so. Mi mancherai tantissimo anche tu”

Poi, prima di poterci ripensare cedendo al dolore, entrambi si sciolsero nello stesso momento.

Ed varcò la soglia di casa, si chiuse la porta alle spalle e si avviò a passo svelto lungo la strada della stazione, la povera valigia che lo seguiva come meglio poteva.

Al si precipitò in camera sua e si buttò sopra il piumone, ricacciando indietro le lacrime.

Ed sarebbe tornato.

Non era la fine.

Lo immaginò salire sul treno che stava per partire…

Poi, quando si fosse seduto…


Ed si sedette sul treno, un fischio lo avvertì che stava per partire. Nel mettersi seduto sentì qualcosa premergli leggermente contro il fianco. Tirò fuori dalla tasca un foglio accuratamente ripiegato.


Al si alzò dal piumone, e si affacciò alla finestra per osservare l’orizzonte mentre arrivava la sera, ricordando quanto il fratello amasse quei paesaggi da sempre.


Ed finì di leggere il foglio e lo bagnò con gocce che cadevano dai suoi occhi. Si voltò in fuori e osservò il sole che calava.

Il treno fischiò ancora, mancava poco alla partenza.


Mentre il disco arancione vivo calava oltre l’orizzonte Al, sentì la pelle delle guance farsi umida e salata. Piangendo osservava il giorno morire.

Un dolce sorriso increspò le sue labbra.



Mio adorato Nii-san

Questa è forse l’ultima mia lettera che leggerai per mesi.

In questa lettera è racchiuso tutto il mio amore per te.

Non affetto, amore.

Per anni siamo stati insieme, affrontando ogni difficoltà, ogni battaglia, eravamo io e te, Ed, solo io e te.

Quello che io voglio che tu sappia è quanto in tutti questi anni io ti abbia amato.

Che sciocco, vero? Ho deciso, adesso che stai per partire, di rischiare di perderti per sempre.

Dopo anni di silenzio sofferto ecco che finalmente ce l’ho fatta, ad esplodere.

Certo che, che vigliacco che sono… ho dovuto per forza dichiararmi con una lettera, altrimenti non ce l’avrei mai fatta.

Che creatura patetica e debole.

Quanto tempo è passato… ormai siamo cresciuti, e il mio amore per te è cresciuto con noi. O forse è sempre stato così grande, l’ho solo scoperto col passare del tempo, spolverandone ogni angolo.

Quello che so è che in questo stesso istante è solo questo amore, questo piccolo desiderio, che mi sta permettendo di continuare a vivere.

Nel momento in cui questo sentimento svanirà, allora anche io svanirò con lui. Forse per poco, forse per sempre.

Ma non è di questo che ti devi preoccupare, Nii-san, perché io sono disposto ad aspettare. Tutti questi mesi li passerò desiderando con tutto il cuore che volino via come uccellini. Solo per poterti riabbracciare, Nii-san, solo per poterti guardare ancora negli occhi.

Quello che voglio tu sappia è che ti amo.

Ti amo da morire.

Per tutti questi anni ti ho nascosto i miei sentimenti riempiendoti di bugie che mi faceva male anche solo pensare.

Per anni ho osservato la tua schiena, i tuoi occhi, i tuoi capelli… miraggio irraggiungibile di un sogno lontano.

Per anni ti sono stato al fianco, senza mai trovare il coraggio di dirtelo, sperando con tutto me stesso che tu ti accorgessi della piccola stella che ti ammirava nel buio, tu, splendente come il sole…

Sei sempre stato il mio segreto più grande… il mio desiderio più grande.

Solo questo volevo che sapessi.

E poi devi sapere che io ti aspetterò.

Qualunque sarà la tua risposta, qualunque cosa succederà.

Sarò qui. Per sempre.

Tu, solo, promettimi che tornerai.

Promettimi che non mi lascerai solo a cercare di vincere le tenebre.

Questo dolore non è poi così male, alla fine…

Arrivederci, Nii-san.

Ti aspetterò, anche tutta la vita se necessario.

Ti aspetterò, Nii-san, per sempre… vivendo solo di questo mio dolce peccato…

Ti amo.


Al”

_____________________________________________________________________________


.:: You've gone away, you don't feel me anymore ::.

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Al si buttò sul letto, coprendosi gli occhi rossi con un braccio.

Eppure si era promesso di non piangere… per un attimo contemplò quanto fossero affilati e allettanti i coltelli giù, in cucina.

Nonostante tutte le promesse… non posso stare da solo…” sussurrò al soffitto.

Poi tutto accadde velocemente.

Sentì dei rumori forti di provenire dal piano di sotto, poi dei tonfi ritmici. Scattò giù dal letto e aprì la porta. Non fece in tempo a capire cosa stava salendo le scale che questa lo travolse, gettandolo a terra, e una matassa bionda gli coprì la visuale.

Al… Al… Al…” continuava a ripetere Ed.

A sentirsi chiamare per nome Al si riscosse e realizzò che il fratello lo teneva stretto a se, bagnandogli il collo con le sue lacrime.

Lui lo prese per le spalle e lo fissò; gli occhi, gli occhi arrossati di pianto si incontrarono. “Nii-san, cosa ci fai qui? Il tr--“ la frase venne interrotta dalle labbra di Ed, che si sovrapposero alle sue.

Ed si separò dal fratello e sorrise “Chissene frega del treno!!! Mustang aspetterà. Tu sei molto più importante di --“ toccò ad Al interrompere il fratello con la sua bocca.

Giocando con la lingua del suo Nii-san, Al rotolò fino a trovasi a quattro zampe sopra di lui. Tolse un ciuffo di fili dorati dalla sua fronte e vi poggiò le labbra. Sorrise, guardando dentro quei pozzi d’oro colato.

Ti amo, Nii-san”

Ed sorrise, rotolò a sua volta fino a trovarsi a situazione invertita.

Baciò Al, stuzzicandolo, senza farsi sfiorare. Sul più bello si staccò, lasciando il fratello un po’ deluso.

Lo guardò egli occhi e lui gli sorrise.

Ed si chinò su di lui, sfiorandogli l’orecchio con le labbra.

Ti amo anch’io, Al”


Ecco quaaaaaaa!!! Finalmente la mia prima song-fic è finita!!! ** spero che vi piaccia, mi raccomando commentate in tanti!!! ;3
  
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