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Autore: occhilatteementa    03/01/2014    0 recensioni
"Questo è un inno, un inno ad essere se stessi. La vita è strana. O almeno, con lei lo era stata. L’aveva portata allo sfinimento per poi permetterle di rifiorire. Lei aveva trovato la sua strada, la strada dell’anticonformismo e adesso non vedeva l’ora di gridarlo al mondo.''
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le unghie rosse. Gli occhi rossi.  Ascoltando ‘’PRETTY HURTS’’ di Beyoncè rifletteva, pensava. Cercava di capirsi, di darsi un senso. La gente la guardava con aria che non si può definire. Era abituata alla vita, alla sua vita in un paesino Bresciano in cui tutti sapevano tutto di tutti.  Iniziò a uscire dalla sua realtà in prima superiore, quando tutto il suo mondo venne stravolto dalla città. La scuola. Le superiori. Lei se lo ricorda ancora il suo primo giorno, il modo in cui guardava gli edifici, i semafori, i pullman, le radiali, le stazioni, i treni. Lei lo ricorda.  Ricordava anche la fatica che aveva fatto per far crescere quei capelli che per anni aveva portato corti e viola. La madre le consentiva di tingerli, erano stati fucsia, biondi e viola. Usciva di casa con la cresta e manifestava la sua individualità, il suo essere diversa. Le piaceva essere guardata con quell’aria di disprezzo dalle vecchiette del paese che non apprezzavano la novità, la diversità fisica.  In seconda media però era successo qualcosa. Era diventata la vittima. Era quella diversa e ai suoi coetanei non piaceva. Veniva insultata, picchiata, continuamente presa di mira e estraniata. Così inizio a tener il suo ‘’essere speciale’’ tutto per sé:  fece crescere i capelli e li tinse di nero. Non gridava più alla diversità ma all’omologazione.  Ascoltava Lady Gaga, Born This Way. Cantava.  Piangeva. Teneva tutto per sé. Ma la, nella grande città, Cremona, lei si sentiva uguale, troppo uguale, troppo fotocopia. Si rivoleva, rivoleva quell’anticonformismo che l’aveva sempre caratterizzata. Non voleva quei vestiti corti, quei capelli lunghi, non voleva passare il sabato sera alle feste. Lei voleva sentirsi diversa. Voleva che la gente la guardasse e pensasse ‘’voglio essere come lei’’. Non ascoltava il pensiero altrui, esisteva solo lei.  Solo in seconda superiore però iniziò davvero ad essere ciò che aveva sempre desiderato essere: sé stessa.  Si vestiva a modo suo. Metteva una lunga giacca di parecchie taglie più della sua, verde, era del padre quando aveva fatto il militare. Metteva una cuffia con cucito il suo cognome, un paio di JC nere con la suola alta. I capelli rasati da un lato di un colore nero, che sono il sole la faceva sembrare rossa. Il piercing, quel piercing che aveva lottato per avere. Quel piercing che fu il primo ma non l’ultimo. Non voleva un telefono o quelle cose costose e tecnologiche, voleva solo il suo Ipod, dove era racchiusa la sua vita. Se qualcuno avesse voluto conoscerla avrebbe solo dovuto accendere qual’affarino verde per capirla. Camminava a testa bassa, non voleva che la gente la vedesse e ogni tanto quando alzava lo sguardo al semaforo prima della scuola si accorgeva che qualcuno la stava guardando e le piaceva pensare che rimanesse incantato da quegli occhioni verdi, verdi come il latte e menta, disse qualcuno. La pelle bianca, candida, i capelli neri e gli occhi verdi, o meglio, uno verde e uno marrone e verde. Erano particolari niente da dire. Non era come le altre. Lei non aveva amiche. Era sola. Preferiva leggere un libro, guardarsi un concerto, piuttosto che uscire.  Questo è un inno, un inno ad essere se stessi.  La vita è strana. O almeno, con lei lo era stata. L’aveva portata allo sfinimento per poi permetterle di rifiorire. Lei aveva trovato la sua strada, la strada dell’anticonformismo e adesso non vedeva l’ora di gridarlo al mondo.
  
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