Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: FinnAndTera    03/01/2014    3 recensioni
Un giorno Marcello andò a comprare le zeppole e non tornò a casa.
Si accorse che mancavano per il cenone di Natale e allora disse: «Vado a comprare le seppole» col suo piccolo problema di pronuncia, ma si perse durante il tragitto, perché oltre al sigmatismo aveva anche qualche problema di memoria.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Natale senza zeppole


Un giorno Marcello andò a comprare le zeppole e non tornò a casa.
Si accorse che mancavano per il cenone di Natale e allora disse: «Vado a comprare le seppole» col suo piccolo problema di pronuncia, ma si perse durante il tragitto, perché oltre al sigmatismo aveva anche qualche problema di memoria.
Marcello pensò ai suoi figli e al loro futuro, a sua moglie Concetta che stava preparando il baccalà fritto come piaceva a lui e alla sorte di sua madre con i dolori di schiena, i crampi alla pancia, i piedi gonfi, le orecchie fischianti, la gobba, il naso otturato, i polmoni stanchi, lo stomaco chiuso, il culo piatto e i denti mancanti.
«Mio padre?» avrebbe detto fra dieci anni suo figlio Carmine con un ghigno ferito sul viso alla sua ragazza, una cara figliola che voleva curare i suoi colpi al cuore con l’amore e la sincerità. «Mio padre un Natale di tanti anni fa uscì a comprare le zeppole e non tornò più. Mamma pianse e dopo il suo abbandono si lasciò andare, diventando il fantasma della donna che era stata. Allora io, che ero il fratello maggiore, presi sulle spalle il peso della famiglia, abbandonai gli studi e iniziai a lavorare per poter mantenere la mamma e dare la possibilità a Lucia, la mia sorellina che tanto voleva bene a quel bugiardo che non è più mio padre, di poter studiare e diventare qualcuno, un giorno. La possibilità che per colpa di mio padre io non ho mai avuto».
Marcello pensò al suo lavoro e a come potesse andare avanti la macelleria senza di lui, lui che sapeva tagliare fina la carne, che dava le costolette con tanto grasso, che la domenica andava a caccia di cinghiali e il martedì mattina esponeva le salsicce freschissime, che preparava gli hamburger di pollo in tante varianti, coi fiarielli, le melanzane, gli spinaci e una volta aveva provato pure col salmone, anche  se non avevano avuto tanto successo - però ci aveva provato comunque. Lui che a Natale metteva le lucine sull’insegna “Marcelleria” più belle di tutto il quartiere, colorate e simpatiche, quelle che suonavano “Tu scendi dalle stelle” e “Jingle Bells” quando premevi il pulsantino verde vicino la vetrina. Le lucine piacevano tanto al figlio della signora Martini, Marcello ricordava ancora la sua risata sdentata, come quella di sua madre, più o meno.
Marcello piangeva e vagava disorientato per le strade, cercando di fermare qualche passante infagottato nella propria sciarpa di lana, e piangeva ancora perché lui non voleva abbandonarli, “Giuro!”, lui gli voleva bene e ora non sapeva più come farsi perdonare, cosa farsene della sua miserabile vita.
“Con che coraggio torno da Concettina mia!”, pensava triste sedendosi sulle scale della chiesa della S.S. Addolorata. “Io la amo, ma lei non mi perdonerà mai per quello che le ho fatto!”
Don Gennaro uscì dalla sacrestia e diede un colpetto alla schiena di Marcello, facendolo alzare.
«Venite signor Marcello, la riporto a casa io».
Marcello tornò a casa e non trovò più nessuno, né Concetta, né Carmine, né Lucia e neanche sua madre stesa sul lettino col crocifisso sul petto. Pianse ancora un po’ e quell’anno per la prima ennesima volta non festeggiò il Natale.
Il giorno dopo Marcello andò a comprare i ravioli ricotta e spinaci e non tornò a casa.
Si accorse che in frigo Concettina non li aveva messi e allora disse: «Vado a comprare i ravioli» al vuoto, ma si perse un’altra volta come ogni volta e don Gennaro lo riportò a casa che casa non era, perché aveva un piccolo problema di memoria che non gli faceva ricordare né la strada né di essere solo, perché nella sera dell’incendio lui era andato a comprare i roccocò per Lucia, la sua bambina che tanto voleva bene al suo papà cattivo che non era riuscito a salvarla.






 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: FinnAndTera