La stanza era semi buia, la fioca luce di una lampadina permetteva di riconoscere le sagome degli oggetti ma niente di più.
Un uomo sulla trentina stava immobile davanti ad una scrivania in mogano, il suo sguardo preoccupato, o più probabilmente eccitato, vagava da un lato all'altro della stanza attendendo qualcosa e cercando di perforare l’oscurità con i suoi occhi marroni, una goccia di sudore gli stava colando sull’ampia fronte, tracciando un lieve tragitto dall’attaccatura dei capelli scuri verso le sopracciglia curate e scure quanto i capelli.
Stava in posizione rigida, come se si sentisse a disagio a trovarsi in quel posto, poi ebbe un sussulto, la porta dietro alla scrivania si stava aprendo, era arrivato finalmente.
Il nuovo arrivato entrò con una calma sovrannaturale, e si sedette alla scrivania mantenendosi nell'oscurità per non mostrare il volto, ma nonostante questo da sotto le lenti rettangolari dei suoi occhiali si potevano vedere due magnetici occhi azzurri.
Mantenendo il silenzio si sistemo lentamente le pieghe della giacca nera, poi appoggiò le braccia sulla scrivania e fissando coi suoi occhi penetranti quelli del ragazzo finalmente parlò "Hai fatto un buon lavoro fino ad ora Ian" Disse l'uomo appena entrato con una voce calma e pulita, era evidente che tra i due era lui a comandare.
"Il merito è suo signore, è riuscito a prevedere le mosse della polizia, dei servizi segreti e persino di Sherlock Holmes alla perfezione, io ho solo eseguito i suoi ordini, ed è stato un onore” rispose velocemente, come se si fosse già preparato cosa dire, la sua voce leggermente squillante era molto agitata.
Un accenno di sorriso comparve sul volto dello sconosciuto formando delle leggere rughe ai margini degli occhi "Manca ancora un atto a questo piccolo spettacolo, un atto e finalmente crederanno di averci sconfitto, di aver annientato la mia organizzazione, quel arrogante detective sta sguazzando nella sicurezza di avermi battuto, di avere in pungo la situazione, e finchè sarà così noi potremo continuare ad espanderci e ad agire indisturbati,  un atto finale per un problema finale...” rimase un attimo in silenzio per permettere ad Ian di assimilare le sue parole, poi riprese a parlare "stare vivi.
La morte di Jim Moriarty, Ian, e quella di Sherlock Holmes saranno l'atto finale"
"La morte di Moriarty?” La sua fronte si corrugò, si mosse agitato sulla sedia come cercando una posizione più comoda.
"Si, solo in questo modo si instaurerà una falsa sensazione di sicurezza che ci permetterà di continuare nel nostro lavoro, solo in questo modo potremo continuare a sopravvivere in questo mondo spietato, probabilmente Holmes riuscirà a salvarsi, ma comunque crederà di averci sconfitto e il risultato sarà sempre la nostra vittoria” 
Il volto di Ian si rabbuiò per un attimo, abbassò lo sguardo per pensare qualche secondo, poi come ripensandoci lo risollevò guardando con fierezza la figura nell'ombra "Se deve essere fatto sarà fatto signore” sorrise incerto, il suo entusiasmo era calato nel tono di voce, ma l’uomo sembrò non notarlo.
"Che l'atto finale cominci” Lo sconosciuto si rialzò dalla scrivania, e uscì dalla stanza lasciando Ian a meditare sulle informazioni appena ottenute, l'atto finale pensò il ragazzo con un sospiro sconsolato, poi si alzò anche lui diamoci da fare allora...