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Autore: Martowl    03/01/2014    7 recensioni
«Austegni, se scopi a Capodanno, scopi tutto l’anno» aveva detto, serio, Sebastiano.
«Cercherò di tenerlo a mente» rispose, tra le risate, Medea.
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Medea e Sebastiano non hanno bisogno di parlare, tra loro.
Ci sono sguardi che valgono più di mille parole, soprattutto se si tratta di un solitario come lui e di un’acida come lei.
E quando arriva il Capodanno, i progetti per il tanto atteso duemilaquattordici e quando gira più alcool che cibo, qualcosa deve accadere.
E tra canzoni degli Arctic Monkeys e di James Blunt, cosa accadrà davvero?
**
«E’ interessante vedere come ti sbatti per le situazioni sentimentale altrui quando poi, a dire la verità, tu sei messa anche peggio. Senza offesa Austegni» disse divertito.
«Non mi hai minimamente scalfito. Magari non voglio una situazione sentimentale».
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Tonight is our turn.


Ci sono oggetti che ti fanno sentire a casa.
Ci sono persone che ti fanno sentire a casa.
Ci sono situazioni che, inaspettatamente, hanno le sembianze di casa.
 
Medea non lo credeva possibile, non con Sebastiano almeno.
Era successo per caso, durante la sera di Capodanno.
Avevano deciso di fare una festa insieme, di aggregare più compagnie e di dividere il costo di quel casolare perso nel nulla.
La fitta nebbia non permetteva di vedere più di qualche spanna dal proprio mento.
Tutto avevo un che di inquietante e maestoso allo stesso tempo.
C’era più alcool che girava che acqua. Le bottiglie di birra stazionavano in tutte le stanze della casa. Alcune erano dimenticate malamente sul tavolo della cucina, altre erano rovesciate nella vasca del bagno al piano superiore.
Giulia ne aveva trovata una, in equilibrio precario sul coperchio del water. Forse il fatto che non fosse ancora totalmente ubriaca l’aveva portata a toglierla da quel luogo per poi lasciarla lì accanto a terra.
«Così se cadrai, non avrai modo di romperti» rise da sola.
Forse era abbastanza ubriaca.
 
Medea aveva perso il calcolo delle persone che giravano per quella casa.
Sapeva solo che anche lei aveva dell’alcool in circolo, ma non tanto da non reggersi in piedi.
Giulia si era persa tra le braccia di Mirco. Nessuno ricordava della lite che avevano avuto due ore prima, ma forse era meglio così.
Eleonora ballava tranquilla, al centro della sala adibita a discoteca. I capelli lasciati sciolti le ricadevano sul volto, ma non se ne preoccupava. Una mano alzata verso il cielo, l’altra attaccata alla bottiglia di vino piena per trequarti.
Luca la guardava da lontano, beandosi di quella vista, senza la paura di essere notato.
Domani, tutto sarebbe stato dimenticato.
Era quello che pensavano anche Medea e Sebastiano.
 
«Dieci!»
Luca prese la mano di Eleonora e l’avvicino a sé.
«Nove!»
Andrea cominciò a spargere bottiglie di spumante per il gruppo.
«Otto!»
Sara e Caterina ballavano abbracciate, ridendo.
«Sette!»
Emanuele sbatteva ritmicamente la bottiglia che aveva in mano, pronto per il botto.
«Sei!»
Simone urlava contro il cielo.
«Cinque!»
Ludovica spargeva bicchieri a destra e manca.
«Quattro!»
I passanti ridevano per le urla provenienti da quella casa.
«Tre!»
Ognuno prendeva la mano del vicino.
«Due!»
Si misero tutti a cerchio, uniti.
«Uno!»
I bicchieri furono alzati al cielo.
«Buon duemilaquattoridici gente!»
Dopo un abbraccio di gruppo, piano piano si sparsero per la sala, ridendo assieme.
Tappi di spumante dimenticati a terra e bicchieri riempiti in malo modo, facendo cadere gocce sul pavimento.
Piano piano, ogni coppia si ritrovò vicina.
 
Ti amo sussurrati a fior di labbra, mani che si cercavano e si trovavano.
Tra baci lascivi e altri leggeri, due ragazzi si guardavano da lontano sorridendo.
La loro amicizia andava oltre ai ti voglio bene, oltre agli abbracci dati di trasporto.
La loro amicizia sapeva di sguardi silenziosi ma potenti.
Lentamente Sebastiano si avvicinò al tavolo dove Medea si era poggiata.
La testa iniziava a girare, ma capiva dov’era e con chi era.
«Austegni, la vuoi una sigaretta?» chiese Sebastiano.
«Solo se me la offri, Carani» rispose Medea.
«Questa frase la sento fin troppo spesso».
Seppur parlò con tono duro, un sorriso comparì sul suo volto.
 
Scesero al piano inferiore, preferendo di gran lunga il fresco del giardino che il terrazzo al primo piano cosparso di non si sa quale alcolico.
Dopo essersi accucciati in malo modo sul dondolo, Sebastiano tirò fuori il pacchetto dalla tasca destra.
Vedendo la ragazza tremare dal freddo, con le mani chiuse tra loro, le mise la sigaretta tra le labbra e le avvicinò l’accendino, attento a non bruciarla.
La loro amicizia sapeva anche di piccoli gesti.
Nascosti tra la nebbia, la luce fioca della fiamma illuminò il volto di entrambi, vicini.
Si guardarono negli occhi, incuriositi.
Medea, come al solito, fece un riassunto di loro due e si disse che, tutto ciò, non era possibile.
Fu così che allungò una mano verso la sigaretta, la allontanò leggermente dalle labbra e soffiò il fumo in faccia al ragazzo che, preso in contropiede, fece una smorfia e si allontanò, mentre lei rideva.
 
Era stato solo un momento, si ripetevano entrambi.
Uno strano momento, si dicevano.
Me lo sono solo immaginato, per convincersi.
 
«Allora hai trovato la tanto agognata scopata di Capodanno?» chiese Medea, in ricordo dei loro discorsi.­­
Avevano passato la mattinata insieme, a fare colazione.
Nell’attesa delle brioche calde, la ragazza aveva deciso di pensare ai buoni propositi per l’anno nuovo.
Avevano cominciato sulla buona strada, parlando di maturità e di università. Si erano poi persi nel tragitto.
«Austegni, se scopi a Capodanno, scopi tutto l’anno» aveva detto, serio, Sebastiano.
«Cercherò di tenerlo a mente» rispose, tra le risate, Medea.
«Hai intenzione di farti qualcuno?» chiese, alquanto interessato «Uscirai dal tuo stato comatoso di acida?» la sbeffeggiò.
«Pensa per la tua scopata, io mi farò i cavoli miei. Se c’è qualcuno per cui valga la pena uscire allo scoperto, lo farò volentieri» rispose Medea, per nulla toccata.
La loro amicizia sapeva anche di questi. Prese in giro e momenti di ilarità.
 
«Forse qualcosa di interessante c’è» sussurrò Sebastiano, accendendosi a sua volta una sigaretta.
«Eleonora è intoccabile. E’ di Luca e non ti permetterò di rovinare quella coppia».
Sebastiano rise.
«Che vuoi Carani?»
«E’ interessante vedere come ti sbatti per le situazioni sentimentale altrui quando poi, a dire la verità, tu sei messa anche peggio. Senza offesa Austegni» disse divertito.
«Non mi hai minimamente scalfito. Magari non voglio una situazione sentimentale».
Dopo minuti di silenzio, nei quali entrambi finirono le proprie sigarette, Sebastiano si alzò e allungò una mano in direzione di Medea, per aiutarla.
Iniziarono a camminare, uno al fianco dell’altra senza toccarsi.
 
Salendo le scale al buio, Sebastiano si fece leggermente più vicino. Impercettibilmente, tanto che Medea non se ne accorse.
Almeno fino a quando non si sentì sbattere al muro e bloccare dal peso del ragazzo.
Le sue labbra toccarono quelle della ragazza che, sorpresa, non fece nulla. Fino a quando non sentì le mani di Sebastiano sul suo collo che, con studiata lentezza, iniziò a fare leggere movimenti circolari.
«Questo è un colpo basso» sussurrò Medea, senza staccarsi dalle sue labbra.
«Stai zitta e baciami» rispose lui, sorridendo.
E mentre entrambi si scoprivano, dall’altra stanza gli Arctic Monkeys si facevano sentire a gran voce, accompagnati dall’immancabile voce di Valentina, forse la loro più grande fan.
 
The type of kisses where teeth collide.
 
«Forse qualcosa di vero lo dicono, allora» sussurrò, divertito, Sebastiano.
«Stai zitto tu e baciami, veramente» gli rispose Medea e lui, dal suo canto, non se lo fece ripetere due volte.
Aprì la porta della stanza accanto a loro e, lentamente, la spinse al suo interno, mantenendo la presa salda sui suoi fianchi.
Non era sicuro che lei volesse la stessa cosa ma, ad ogni modo, richiedeva un po’ di intimità.
Muovendosi per chiudere la porta, sfiorò il corpo di Medea che, a contatto con i jeans di Sebastiano, si irrigidì.
La stanza si riempì di tensione sessuale, in men che non si dica.
«Non farti pregare Carani» gli sussurrò, al suo orecchio.
E Sebastiano non si fece assolutamente pregare.
La spinse sul letto e accese l’abatjour.
«Sei peggio delle femminucce, lo sai?» rise Medea.
«Devo semplicemente imprimere questo momento nella mia testa» sussurrò lui, serio.
Non sembra lui, pensò lei.
«Dovrò pur ricordarmi che anche l’Austegni ha una vita sessuale e che è capace di provare sentimenti» completò Sebastiano, compiaciuto.
Ora è lui, si disse Medea, facendo un sospiro di sollievo.


Ogni movimento veniva da sé, non c’era niente di studiato.
Medea non era la solita ragazza che prendeva insalata a pranzo. Medea era quella del panino e del dolce.
Sebastiano non era il solito ragazzo che, per prendersi una fanciullia, ricorreva a complimenti melensi. Sebastiano era da verità schietta, pungente e, per Medea, alquanto attraente.
Mentre le mani di lei scorrevano a slacciare i bottoni della camicia candida di Sebastiano, lui raggiungeva il seno di Medea.
Tolte le t-shirt, si passò ai pantaloni.
«Ti voglio nuda, non mezza svestita».
Quello era il modo di Sebastiano per dire che quello non era un momento di semplice sesso.
Quello era il modo di Sebastiano per dire che c’era di più, tra di loro.
Con gli occhi fissi in quelli del ragazzo, Medea si slacciò i pantaloni, con lentezza e li abbassò.
Per toglierli, si issò a sedere e si avvicinò, con il volto, al collo del ragazzo per lasciargli una scia languida di baci che lo mandò in estasi.
Rimanendo seduta, slacciò il reggiseno e lo tolse, buttandolo a terra.
Quello era il modo di Medea per dire che lei aveva capito.
Quello era il modo di Medea per dire che c’era di più, tra di loro.
Poi non ci furono più momenti per parole, per prese in giro.
Ci fu solo il tempo per Sebastiano e Medea, per due anime che si conoscevano da tempo, ma che volevano di più.
Medea gemette, Sebastiano sorrise.

Quando Medea raggiunse il culmine, anche Sebastiano si lasciò andare.
Entrambi, sussurrarono il nome dell’altro.
Sussurrarono, non per paura di essere scoperti, ma per paura che quel momento finisse.
 
«Non sei male come credevo, Austegni»
Medea gli tirò un pugno sul braccio.
«Sarai anche acida, ma devo dire che a letto perdi tutto quel muro che ti sei creata» sussurrò ridendo.
«Stronzo» rispose Medea, cercando di non ridere.
In risposta, Sebastiano si sistemò meglio alle sue spalle e iniziò, lentamente a baciarle la spalla.
 
Perché loro due nel silenzio ci stavano bene.
Perché in quel silenzio, si erano trovati.
E mentre i brividi si impossessarono del corpo della ragazza, una voce da una stereo, cantava di loro.
Perché andava bene così, perché non c’erano parole migliori per spiegare ciò che provavano.
Tra loro era sempre stato così.
Le parole le lasciavano agli altri.
 
People like us, we don’t need that much,
Just someone that starts,
Starts the sparks in our bonfire hearts.
 
Occhi a me!
Buon anno a tutti!
Anche questo duemilaquattordici è arrivato e, udite udite, non è cambiato nulla!
Ad ogni modo, l’unica cosa che, per ora, adoro di questo anno è la mia voglia di scrivere.
E’ tornata, precisamente oggi pomeriggio, dopo una pausa di tanto tempo.
E’ tornata con Medea e Sebastiano che io adoro.
Avevo già scritto di loro, ma ammetto che non mi sia uscita divinamente.
Questa mi piace, posso dirmi soddisfatta!
Ora aspetto i vostri pareri. Incrocio l’incrociabile, su.
Fatevi trasportare dall’aria di novità e recensite questo Capodanno, in ritardo. :’)
Ad ogni modo, grazie per aver letto.
 
Love you, babies.
Mart.
   
 
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