Serie TV > The Vampire Diaries
Ricorda la storia  |       
Autore: miatersicore23    03/01/2014    5 recensioni
AU: Tutti umani! Ambientazione: Londra 1864.
La duchessina Elena Gilbert è cresciuta nelle credenze e nell'educazione dell'alta società di Londra.
Quando riceve in una lettera, la proposta di matrimonio da parte di un giovane e ricco nobiluomo, infatti, ne resta lusingata senza però badare ai suoi sentimenti.
Presto però, senza accorgersi, dovrà avere a che fare con l'amore che nascerà con la persona sbagliata al momento sbagliato.
Dal quinto capitolo:
-Per questo. – le sussurrai staccando di poco le labbra dalla sua pelle per scendere più giù sullo zigomo dove la baciai di nuovo – e per questo. – il mento – per questo – la gola e il mio naso era impregnato del suo odore. Ero completamente assuefatto e quella ragazzina mi stava completamente mandando fuori controllo. Tutto di lei mi attirava sempre di più al suo corpo e alla voglia di tenerlo accanto al mio. Sollevai la testa, deciso a baciare le sue labbra, e non come aveva fatto mio fratello, con l’innocenza di una promessa di amicizia, ma con il puro desiderio che da pochi giorni si era impossessato di me.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alaric Saltzman, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Giuseppe Salvatore, Jenna Sommers | Coppie: Damon/Elena, Katherine/Stefan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
1.
Quel giorno, quando lui mi chiese di sposarlo.
(Elena)
 -Elena è meraviglioso!- continuava a ripetermi mia zia Jenna da un’intera giornata.Era strano che una donna composta ed elegante come Jenna Sommers si lasciasse prendere dall’entusiasmo, lasciando perdere le buone maniere che l’etichetta insegnava sin da piccole a noi giovani donne del diciannovesimo secolo. Lei che indossava abiti, rigorosi, rigidi e molto accollati, nonostante la sua giovane età, anche in piena estate. Lei che non portava mai i capelli biondi sciolti, ma raccolti in uno chignon più tipico delle donne anziane. Ma non c’era da stupirsi se il duca Giuseppe Salvatore, uno dei nobili più vicini alla famiglia reale, le aveva spedito una lettera dicendo che suo figlio Stefan mi voleva in sposa entro la fine dell’anno. Quindi era del tutto normale se la mia cara zia, che consideravo per lo più come una sorella maggiore, si lasciasse andare come faceva raramente. Era del tutto normale se qualche ciuffo era scappato dalla sua perfetta acconciatura e si agitava come un’adolescente la sera prima del suo debutto in società. Era assolutamente normale, se ormai mi stava abbracciando da due ore cercando di portare il mio entusiasmo agli stessi livelli del suo.

Non che io fossi infelice. Ero ben contenta di aver ricevuto una richiesta di matrimonio da uno dei ragazzi più belli e ricchi di tutta Londra. Mi faceva sentire desiderata. Però io Stefan non lo avevo mai conosciuto. A dire il vero l’ho avevo incontrato solo una volta in vita mia e fu due anni prima, quando la sera del mio debutto in società lui fu il primo a chiedermi di ballare. All’epoca avevo solo sedici anni e sebbene fossi alle prime armi con l’amore, rimasi incantata dai suoi modi di fare così gentili e anche così romantici. Ma dopo quella volta non lo vidi mai più. E se dovevo essere sincera, rimasi stupita nel ricevere la lettera da parte del duca. Alla fine c’erano fanciulle più affascinati e più altolocate di me in età da marito che attendevano impazienti una proposta di matrimonio da un nobile come Stefan Salvatore.

Perciò quando zia Jenna quella fresca mattina del 23 agosto 1864, mi chiamò nello studio della nostra piccola casa, io mi aspettai di tutto: qualche ramanzina per il pessimo comportamento che avevo avuto a casa del conte Lockwood qualche sera prima; un rimprovero per non essere andata a trovare la mia amica Caroline che aveva appena scoperto di essere in dolce attesa. Mi aspettai di tutto, tranne di trovarla così euforica da abbracciarmi senza ritegno e sorrisi all’idea di ritrovarmi felicemente sposata e duchessa nel giro di un anno.

-Lo so, zia. Non me lo aspettavo, ma sono così felice!- gli risposi.Alzai un po’ il tono di voce, tanto che le mie parole risuonarono in quasi tutta la casa. Infatti, qualche minuto dopo sentimmo bussare la porta dello studio e mio fratello più piccolo, Jeremy, ci si presentò davanti.

-Che succede qui?- domandò, dapprima allarmato, ma poi rassicurato nel vedere le nostre facce così felici.

-Tua sorella è stata chiesta in sposa dal figlio del duca Salvatore.

-Stai parlando di Stefan?- chiese mio fratello.

-Si- gli risposi. –ma lo conosci?

-Solo di fama. Hanno detto che ha iniziato a studiare medicina e che è uno dei più talentuosi giovani medici di tutta l’Inghilterra.- mi informò.Mi sarei proprio dovuta innamorare di uno come lui. Era sempre stato il mio sogno. Fin da piccola desideravo il mio personale matrimonio perfetto e mio marito sarebbe dovuto essere bello, intelligente, dolce, buono e generoso. A quanto pare il mio desiderio si stava per avverare. Mi si stava presentando davanti l’occasione più allentante che mi poteva capitare e di certo non mi sarei dovuta lasciar scappare una proposta del genere.

-Quindi accetti?- mi chiese conferma la zia.

-Certo che accetto. Perché dovrei dire di no?- le sorrisi di rimando.Finito di festeggiare con mia zia e dopo che mio fratello si congratulò con me, mi diressi verso la mia camera, ma prima di entrarci dentro incrociai la mia cameriera Bonnie e le dissi di prepararsi perché saremmo uscite per andare a trovare Caroline. Lei evidentemente notò il mio tono così allegro e non potette fare a meno di sorridere di rimando al mio sorriso solare che rilasciava forse una dose troppo eccessiva di felicità.

Entrai nella mia stanza e, nonostante tutto era rimasto uguale a pochi minuti prima, i colori mi sembravano più accesi, i profumi erano improvvisamente diventati più intensi e anche i fiori sul davanzale della finestra, leggermente appassiti, mi risultarono pieni di vita. Mi guardai allo specchio ad immagine intera e vidi me stessa, solo un po’ più felice rispetto alla baronessina Elena Gilbert che aveva perso i genitori un anno prima, quando i cavalli della loro carrozza erano tutto d’un tratto impazziti e avevano portato il mezzo fuori strada. I miei genitori, Grayson e Miranda Gilbert, erano morti nell’impatto. “Un tragico incidente.” Avevano detto infine i poliziotti. Nei cavalli non c’era niente che non andasse, ma molto probabilmente qualche animale li aveva fatti spaventare.

Non ero più quella ragazzina che aveva vissuto tutta la vita tra le bellezze e gli agi della nobiltà londinese, poi era diventata triste a causa della perdita dei genitori. Ma adesso quell’Elena Gilbert si doveva riscattare. Adesso Elena Gilbert sarebbe diventata la duchessa Elena Salvatore. Ero intenzionata ad accettare la richiesta di matrimonio, ad ogni costo. Ero decisamente nervosa perché alla fine Stefan lo avevo incontrato solo una volta, ma non mi dispiacque più di tanto. Mi stavo costruendo il mio futuro. Un futuro che si prospettava ricco e felice. Finalmente dopo un anno potevo essere felice. La mia vita sarebbe completamente cambiata, questo è vero, ma questo non mi spaventava affatto. Ero pronta. Pronta a combattere per avere una vita migliore.

Guardai la mia immagine allo specchio. Il mio busto è fasciato dal corpetto verde prato che prosegue nella gonna a balze. La leggera scollatura era contornata di pizzo panna che lasciava le spalle scoperte. I boccoli dei capelli castani erano sciolti e ricadevano sulle spalle, tranne che per due ciocche portate indietro e tenute con il fermaglio di madreperla che la mamma mi aveva regalato la sera del mio debutto in società. Osservai il mio volto e per la prima volta dopo tanto tempo i lineamenti della bocca tendevano verso l’alto, mentre i miei occhi marroni avevano quella scintilla positiva che da ormai un anno si era spenta. Si, la mia giornata era iniziata proprio bene e avrebbe cambiato la mia intera vita. Sarei stata felice per l’eternità. Avrei costruito la famiglia che avevo sempre desiderato. Avrei anche avuto dei figli.

Pensai alla mia amica, la contessina Caroline Forbes, che qualche mese fa si era sposata con un marchese che con tutta la famiglia si era trasferito dalle Americhe. Si era completamente innamorata di colui che alla fine sarebbe diventato il suo promesso sposo e adesso era giunta la notizia dell’arrivo del bambino. Le nostre situazione erano diverse, questo è vero, ma Caroline a soli diciassette anni si era sposata e io ero arrivata già a diciotto e molto spesso mi ricordavo quello che la vecchia prozia Judith mi ripeteva spesso quando l’andavo a trovare nella sua vecchia tenuta in campagna: “Sposati presto, prima dei vent’anni se puoi, altrimenti rimarrai senza marito proprio come me.” Ero sempre stata spaventata da quell’affermazione. Zia Judith era una vecchia vipera antipatica che si divertiva a rimproverare me e Jeremy quando eravamo piccoli. Viveva da sola con il suo maggiordomo e il grosso ed enorme cane che era più abituato a dormire che a farle compagnia. No, non mi sarei mai ridotta allo stato di zia Judith ed era proprio per questo che aveva iniziato a sperare quasi tutti i giorni di ricevere una proposta di matrimonio. Frequentavo i circoli tennis, le sale da tè e passeggiavo molto nei parchi nella speranza di incontrare l’amore della mia vita. Ma mi sarebbe bastato anche ricevere una proposta da un perfetto sconosciuto, a questo punto.

Quando uscì dalla mia camera e scesi le scale, trovai Bonnie che mi attendeva davanti alla porta bianca dell’ingresso con la mia mantellina gialla in mano. Me la porse e poi parlò:

-Ho sentito che avete ricevuto una proposta di matrimonio, Miss Elena! E da un giovane uomo molto ricco. – si complimentò con me.

-Ti prego, Bonnie, quante volte ti ho detto  di darmi del “tu”. Almeno quando siamo sole! – la supplicai.

Ormai io e Bonnie ci conoscevamo da una vita. La sua povera nonna defunta, Sheila, era stata la balia mia e di mio fratello. I miei genitori avevano accolto la sua richiesta di prendere a lavorare anche Bonnie perché la mamma morì quando lei era piccola e il padre aveva perso il lavoro in un cantiere di navi. Quindi a dodici anni Bonnie iniziò a lavorare come cameriera in casa nostra, anche se io in realtà la conoscevo da quando avevo sei anni, perché spesso Sheila si prendeva cura anche di lei. Con il passare degli anni il nostro rapporto si era così tanto solidificato da renderci migliori amiche. Bonnie, in presenza di altra gente, si è sempre rivolta a me con il “voi” e lo fa anche quando siamo sole, ma mille e mille volte le chiesi di comportarsi con me cose se fossi la sua migliore amica, cioè quella che ero veramente e non la sua “padrona” e sua futura datrice di lavoro. Perché alla fine, se mi fossi sposata, lei sarebbe diventata la mia cameriera personale a tutti gli effetti, sempre che lei rimanesse al mio servizio. Ovviamente non l’avrei mai obbligata a restare. Bonnie era una persona di cuore, buona e così predisposta all’altruismo che avrebbe dovuto meritarsi tutto l’oro del mondo. Ma si sa alle persone più buone capitano le sfortune peggiori.

La villetta di Caroline era un vero e proprio gioiello in mezzo al grigio e alla sporcizia di Londra. Una meravigliosa casa color avorio circondata da un cancello color rame, che racchiudeva un delizioso giardinetto, come quelli che andavano di moda a quei tempi.

Caroline è invece, come dire, la mia ufficiale migliore amica. Mia madre Miranda e sua madre Elizabeth sono cresciute insieme e solo pochi mesi di differenza ci separano dalla nascita. Nonostante lei si fosse sempre dimostrata una di quelle bambine, poi ragazzine e infine donne snob e superficiali, che per mia sfortuna facevano parte delle nostra società, anche Caroline come Bonnie nascondeva un’immensa bontà nel suo cuore e io, al contrario delle nostre coetanee, che si dimostravano ochette senza cervello, ne feci di lei la mia migliore amica in assoluto. Andavamo ai debutti in società insieme, giravamo per Londra come se fosse nostra. E in un certo senso lo era. Molte ragazze ci invidiavano ed eravamo sempre state molto popolari. Bonnie, invece, non aveva mai provato molta simpatia per la mia amica contessina e il sentimento era evidentemente reciproco.

“Non capisco come fai a reputare come amica una semplice cameriera.” Mi aveva ripetuto spesso quando eravamo delle semplici ragazzine di tredici anni. Io le avevo sempre risposto che non mi importava delle condizione sociale di una persona per farmela amica. Ero sempre stata ben disposta ad essere socievole con tutti. Ricchi o poveri, se mi stavano simpatici potevano essere miei amici. Mia madre mi aveva insegnato che i pregiudizi e gli stereotipi non erano per persone dabbene come noi, perciò, educata in questo modo, mi ritrovai a fare amicizia con tutti i ragazzi che vennero poi a lavorare in casa mia e che sostituirono i vecchi dipendenti, ormai troppo anziani o morti. I fratelli Donovan prima di tutto, specialmente Matthew, che io amorevolmente avevo accorciato in Matt e sua sorella Vickie che aveva la stessa età di Jeremy.

Per fortuna le mie due amiche, con il passare del tempo, cominciarono ad abituarsi ognuna alla presenza dell’altra. Caroline si rese conto che Bonnie conosceva diversi tipi di acconciature molto eleganti ed eccentriche, cosa che colpì in senso positivo una ragazza così attenta all’aspetto estetico come lei. In questo modo diventarono amiche tra una chiacchiera e l’altra e questa cosa mi rese molto felice, perché noi tre diventammo una cosa sola.

Al nostro ingresso nella casa, Caroline ci abbracciò con così tanto verve da farci quasi perdere l’equilibrio. Per nostra fortuna suo marito le chiese di calmarsi:

- Caroline, amore, non ti agitare. Il medico ha detto che devi stare a riposo durante tutto il periodo di attesa. Se inizi ad agitarti, il bambino ne potrebbe risentire. – l’uomo la prese dolcemente per i fianchi e la fece discostare da me e Bonnie.

-Scusami Niklaus, ma volevo condividere questa gioia con le mie amiche. – disse sorridendo innocentemente al marito.

-D’accordo. – annuì – Allora sarà meglio che vi lasci sole, signorine. – ci fece cenno, salutandoci per poi andare via.
Vidi Niklaus uscire dalla porta d’ingresso ampia della villa dei marchesi Mikaelson.

Niklaus Mikaelson. Chiamato solo ed esclusivamente da Caroline, Klaus. Lui, sua madre e i suoi quattro fratelli si erano trasferiti dall’America dopo la morte del padre, ambasciatore inglese. Inoltre lì era scoppiata la guerra civile tra stati del Sud e stati del Nord, anche se non ne ricordo la causa, ed è stato un pretesto in più per trasferirsi definitivamente a Londra. Lui e i suoi fratelli hanno esercitato un certo fascino sulle giovani donne della società londinese, specialmente Niklaus che in un mese gli fu affidato il soprannome di Don Giovanni, ma l’unica che era riuscita a far breccia nel suo cuore fu Caroline.

Si conobbero in dei giardinetti. In una passeggiata solitaria, Caroline si ritrovò nel bel mezzo di un temporale scoppiato all’improvviso. Non arrivò in tempo alla carrozza che si ritrovò già bagnata fradicia, quando colui che alla fine sarebbe diventato suo marito, le si parò davanti, proteggendola dalla fredda pioggia con un ombrello. Sebbene all’inizio sembrasse che il giovane marchese americano stesse corteggiando la ragazza nello stesso modo di come aveva corteggiato le altre, con il passare del tempo le cose divennero più serie e nel giro di sei mesi si ritrovarono sposati.

-Sono così piena di gioia nell’aspettare questo bambino. – esclamò Caroline – è bello che voi mi siate venuta a trovare.

-Siamo molto contente anche noi per te. – le sorrise Bonnie – ma siamo venute qua anche per un altro motivo. – mi guardò complice e io le sorrisi di rimando.Caroline ci fissò con aria interrogativa e io presi subito a parlare, prima che la mia amica bionda iniziasse con la classica lunga serie di domande:

-Stefan Salvatore mi ha chiesto di sposarlo.La sua faccia sorpresa e stupita era impagabile. La vidi sedersi su un divanetto rosso scuro della sala d’ingresso e, dopo un piccolo silenzio sospeso nell’aria, emise un gridolino che ci fece comunque spaventare.

-Da quanto tempo è che il figlio del duca Salvatore ti corteggia? – mi domandò.

-Non lo ha mai fatto. – le risposi – ma è normale, no? Molte ragazze della nostra età ricevono proposte ufficiose e indirette prima di quelle ufficiali da, a volte, perfetti sconosciuti. Quindi è perfettamente normale e ho assolutamente intenzione di accettare.Mi fissò stranita da quelle parole, ma che cosa c’era di male? È vero a lei avevo sempre detto che mi sarei spostata con l’amore della mia vita, ma nessuno mi aveva detto che di Stefan non mi sarei mai innamorata. “L’amore può anche venire dopo.” Pensai. La mia situazione, di certo, era molto diversa dalla sua, ma a non tutte le ragazze capita di innamorarsi e di essere ricambiate in così poco tempo come successe a lei.

-Ad ogni modo, io ho incontrato Stefan solo una volta in vita mia. Voi sapete qualcosa riguardo lui e la sua famiglia?A Caroline le si illuminò il volto. Adorava spettegolare e parlare degli altri. Non apprezzavo molto questo suo tipo di comportamento, ma molto spesso mi faceva utile e come in quel caso non seppi fare a meno di chiederle qualche informazione.

-Il loro bisnonno si trasferì dall’Italia quando era giovane. Era un nobiluomo di Firenze che seppe gestire perfettamente gli affari ottenendo la fiducia della corona e fu nominato duca Salvatore. Ora la sua famiglia possiede diversi territori, molte campagne e anche ville qui in città. – mi spiega Caroline – lui è un promettente medico, anche se il padre voleva che intraprendesse la carriera politica e la stessa cosa ha fatto il fratello maggiore …

-Il fratello maggiore? – la interruppi io.

-Si, lui … oh Dio come si chiama? Non me lo ricordo. Ad ogni modo, so che ereditarono una tenuta poco fuori Londra e il fratello ne prese il pieno possesso. I prodotti di quelle terre sono ottimi e ha fruttato parecchio da quando il maggiore del duca ha iniziato a dirigere il tutto.Non sapevo proprio che Stefan avesse un fratello più grande, ma alla fine che pretendevo? Lo avevo conosciuto solo una volta, la sera del mio sedicesimo compleanno …

(due anni prima, la sera del debutto in società di Elena)

La sala, ovvero la camera più grande di casa nostra, era addobbata a festa. Delle splendide luci dorate la decoravano e si riflettevano sugli ampi specchi. La piccola orchestra suonava musiche allegre e io avevo appena fatto il mio ingresso dopo essere stata presentata da mia zia che mi aveva annunciato agli ospiti.

Ero entrata in sala a braccetto con mio padre e mia madre. Le stringevo forte il braccio, un po’ per l’agitazione del momento e un po’ per ringraziarla del meraviglioso regalo che mi aveva fatto quel pomeriggio: il fermaglio di madreperla. Jeremy era dietro di noi e cercava di affacciarsi più in avanti, curioso di vedere lo scenario che ci si era presentato davanti.

C’era molta gente. Fin troppa. C’era gente che conoscevo, come Caroline che si distingueva dalle altre per la sua bellezza ed eleganza nel suo vestito rosa confetto che le dava un’aria da bambolina.  C’era gente che avevo visto poche volte nella mia vita, come la famiglia Lockwood, formata dal conte Richard, sua moglie Carol e il figlio Tyler. E infine, c’era gente che non avevo mai visto in vita mia, come quel giovane sconosciuto con degli splendidi smeraldi incastonati nella pelle al posto degli occhi e i capelli biondo scuro che alle luci del salone risultavano quasi dorati.

Si inchinò leggermente davanti a me e ai miei genitori.

-Lasciate che mi presenti. – disse – sono Stefan Salvatore, figlio del duca Giuseppe Salvatore. Le chiederei, Miss Gilbert, se per caso mi concedesse l’onore di questo ballo.Incredula di avere già avuto una richiesta, mi voltai prima verso mio padre per chiedere il suo consenso e poi verso mia madre che mi incoraggiò con un cenno della testa. Mi inchinai anche io.

-Sarebbe un onore per me.Iniziammo a danzare sulle note di un lento valzer inglese. Quanto detestavo quel ballo. Preferivo di gran lunga quello viennese che aveva un non so che di allegro e vivace. Ma nonostante tutto, la presenza di Stefan, forse era l’agitazione di poter ballare per la prima volta con un giovane, mi fece dimenticare questo disprezzo per quel genere di ballo.

Mi persi nei suoi occhi verdi con accennate sfumature di marrone. Era bello. Veramente bello! Mi teneva sicuro tra le sue braccia, ma qualcosa nella sua espressione mi dette l’impressione che fosse assente in parte. Infatti, non parlammo molto, anche se speravo in un minimo di conversazione. Adoravo parlare, chiacchierare, discutere e mi dispiacque il fatto che lui fosse stato così taciturno.
Al termine della musica, lui si staccò da me.

-È stato un piacere aver ballato con voi, Miss Gilbert.

-Vi prego chiamatemi Elena. È stato un piacere anche per me.E se ne andò.

Non avrei mai immaginato che due anni dopo mi avrebbe chiesto di sposarlo.
 
 

 
 
 
 
 
 
 
Note finali:
ci risiamo! Oh appena concluso la mia prima long e ho già pubblicato il primo capito di questa storia.
Allora come potete ben vedere questo è un AU, ambientato nel 1864, ovviamente tutti umani. Questa storia mi è venuta durante una notte insonne, cosa molto strana visto che io dormo come un ghiro.
Forse vi possono sembrare strani i ragionamenti che fa Elena riguardo al matrimonio e alla sua necessità di sposarsi prima dei vent’anni, ma ho cercato di adattarmi al pensiero che dovrebbe essere di quell’epoca.
Il questo capitolo introduttivo troviamo a grandi linee la storia passata di Elena che verrà approfondita in futuro.
Il titolo “Amori Tormentati” è scaturito dal fatto che i problemi non avverranno solo all’interno della Delena, ma anche di altra coppie che nasceranno durante la trama.
Spero di avervi incuriosita e soprattutto spero che recensirete questa storia perché io ho davvero bisogno dell’opinione degli altri per migliorarmi.

Con affetto (e con speranza), Mia <3
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: miatersicore23