Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: QueenRhaella    03/01/2014    2 recensioni
Questo racconto narra di un cavaliere coraggioso e impavido, di un principe pronto a tutto pur di ottenere ciò che gli spetta. Narra di una fanciulla dell'estate la cui famiglia è affamata di giustizia e vendetta. Narra di una guerra che sembra non voler vedere la fine, di battaglie senza onore e di intrighi e bassezze.
Genere: Guerra, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Oberyn Martell, Tommen Baratheon, Tyrion Lannister, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Of Knights, princesses and broken dreams
 
What do you want?
Oh, everything, my dear. Everything there is.
Littlefinger&Ros


 
Il vento sembrava ululare come un lupo famelico quella gelida notte autunnale. Sybille stava tentando di riposare, ma più tentava più le era impossibile chiudere gli occhi. L’immenso talamo che l’accoglieva era scosso dai suoi movimenti concitati atti a trovare una posizione più confortevole.  Al suo fianco sua madre sembrava riposare più tranquilla, con il bel viso ancora giovane rivolto verso il soffitto. Le labbra rosee erano dischiuse, ma le palpebre tremavano impercettibilmente, segno che era prossima al risveglio anch’ella. I lunghi capelli bruni e ricci le ricadevano sulle spalle abbronzate e avvolte da una sottile camicia da notte candida proprio come la sua.
Sua sorella maggiore Arienne, l’erede di suo padre, aveva ereditato tutto dalla loro madre, persino la bassa statura. La sua pelle era olivastra, i suoi occhi grandi e scuri e i capelli erano pieni di profumati e voluminosi boccoli che le arrivavano sino alla schiena. Sybille, invece, somigliava maggiormente a suo padre, come Quentyn, suo fratello maggiore di tre anni.  I capelli, di una tonalità più chiara rispetto a quelli della sorella, erano lisci e setosi, gli occhi di un profondo blu che con una determinata luce tendeva al nero e la sua pelle era dorata.
« Potresti smettere di muoverti, tesoro?» bisbigliò sua madre con la voce ancora impastata dal sonno. La fanciulla si bloccò di scatto. Era certa di essere arrossita. Non pensava di essersi mossa tanto da destare sua madre. Quel vento, così inusuale per lei abituata tanto al clima mite e temperato di Dorne, non le permetteva di dormire.
« Scusa, madre. Lo senti anche tu?» domandò sottovoce, stringendosi maggiormente contro il cuscino. Era arrivata a Norvos tre mesi prima per visitare la città di sua madre dopo tanto aver pregato suo padre, il principe Doran Martell. Convincerlo non era stato semplice, ma Sybille sapeva quali corde pizzicare con lui. Avevano un carattere simile, Sybille e Doran. Mentre Arienne era impetuosa, calcolatrice e passionale, Sybille era più timida e paziente, più dolce e rispettosa. Suo zio Oberyn, definito malignamente la Vipera Rossa, quand’era bambina scherzava con lei dicendole che non sembrava nemmeno di Dorne perché il rossore le imporporava troppo facilmente le gote.
« Il vento? Sì. È atipico,» mormorò carezzandole il volto e scostandole una ciocca scura dalla guancia. Sua madre aveva le dita sottili e affusolate, dita gentili per una donna gentile. Era per quello che si era recata da lei. Arienne non avrebbe mai saputo comprenderla. L’avrebbe consolata, ma non avrebbe capito cosa davvero la turbasse tanto. Perché Sybille non avrebbe mai potuto svelarle la vera matrice delle sue preoccupazioni. Avrebbe significato tradire un segreto di suo padre e Sybille non avrebbe mai tradito Doran.
Un leggero suono dietro la spessa porta delle belle stanze di sua madre la distrasse da quei pensieri e la calma voce di Lady Mellario si espresse in un gentile invito ad entrare.
« Mia signora,» esclamò Areo Hotah, il capitano delle guardie di suo padre. Sybille sollevò lo sguardo per osservare uno dei pochi uomini che considerava degno della sua massima fiducia. Areo Hotah era stato come un secondo padre per lei e i suoi fratelli. Era un uomo sulla cinquantina, dai capelli brizzolati e corti e gli occhi scuri e piccoli. Era possente e ispirava compostezza e calma. Sybille gli sorrise dolcemente e si mise a sedere poggiando la schiena contro il cuscino.
« Areo, entra,» lo accolse la principessa Mellario con un lieve sorriso accogliente e gli occhi marroncini semichiusi. Areo era stato al servizio di sua madre sin dalla sua gioventù. Era stato lui a scortarla a Dorne per poi prendere servizio presso suo padre. Era stata una figura sempre presente per tutti i loro figli, anche se prediligeva Arienne, la più somigliante a Mellario tra i figli di Doran.
« Una lettera per te dal principe Doran,» le spiegò porgendole la pergamena profumata. Sybille inspirò l’essenza della sua terra. Arance rosse  e limoni e sete preziose. Sybille amava Dorne, amava Lancia del Sole, circondata dalle calme acque del Mare Stretto, amava i Giardini d’Acqua, pieni di risate infantili e di sorrisi. Amava il Sole che riscaldava i giardini, che faceva crescere rigogliosi gli alberi da frutto. Amava i giochi d’acqua e le fontane, le strade candide che conducevano al mare incontaminato. Nessun posto al mondo era Dorne. Dorne era casa, famiglia e libertà. Dorne era il suo universo e a volte rimpiangeva di non poter essere lei la figlia maggiore del principe Doran. Se lo fosse stata, Dorne sarebbe stata la sua casa sino alla sua morte. Invece un giorno si sarebbe sposata e sarebbe andata via, in una terra straniera priva di luce e calore.
« Ti ringrazio,» mormorò sua madre incerta. Non era molto comune che suo marito le scrivesse, se non per informarla di importanti avvenimenti che concernevano i loro quattro figli. Aero si inchinò lievemente, sorrise a Sybille e le lasciò sole. Sua madre dispiegò la lettera con mani sicure e cominciò a leggerne il contenuto mentre sua figlia la osservava distrattamente. La calligrafia di suo padre era elegante, lievemente allungata e sottile, perfettamente comprensibile.

Cara Mellario,
ti scrivo per comunicarti che ho accettato la proposta della corona di far sposare Trystane con la principessa Myrcella Baratheon. È una bambina tranquilla, di due anni più giovane di nostro figlio e Trystane sembra essere felice di questo fidanzamento.  Inoltre Oberyn andrà ad Approdo del Re, siederà nel Concilio Ristretto e parlerà con la mia voce. Vorrei che Sybille lo accompagnasse. È in età da marito e desidererei vederla sposata prima di morire. Lei e Arienne. Quentyn sembra essere molto preso da lady Gwyneth Yronwood ed io concordo che sarebbe un’ottima sposa per lui. Ti prego di parlarne con nostra figlia e ricorda che sei sempre la benvenuta ai Giardini d’Acqua e a Lancia del Sole.
Sempre tuo,
Doran Nymeros Martell, principe di Lancia del Sole e protettore di Dorne

 
« Vuole che vada ad Approdo del Re con tuo zio Oberyn per trovare un marito,» sussurrò atona sua madre richiudendo la lettera. Il suo tono non lasciava trasparire nulla, ma Sybille riconosceva un certo disappunto nelle sue parole. Sua madre e suo zio non erano mai stati troppo legati, anzi Lady Mellario riteneva che Oberyn Martell fosse la causa di tutte le sue sventure. Se lui non avesse sfidato Lord Yronwood a singolar tenzone, la sua famiglia non avrebbe richiesto un prezzo di sangue che solo con Quentyn era stato pagato. Oberyn era una vipera e come tale era velenoso e pieno d’ira e desiderio di vendetta. Mellario si domandava se Doran non fosse ammattito nel lasciare il comando a suo fratello minore.  
« In quel letamaio? Perché? Mio padre sa quanto adoro Norvos,» gemette la fanciulla, stringendosi maggiormente alle lenzuola candide. Non voleva andar via. Non se la destinazione era Approdo del Re. Sarebbe ritornata a Dorne con piacere. Gli Dei soli sapevano quanto le mancassero i suoi fratelli e suo padre. Arienne e il suo sorriso dolce e accogliente, le loro conversazioni a notte fonda, le risate soffocate contro i cuscini per non far svegliare tutto il palazzo. Quentyn, il suo cavaliere cortese e gentile, sempre pronto ad aiutarla e a farla sentire protetta da qualsiasi minaccia. Trystane, il suo bambino dolce e gentile, dal sorriso gioioso e innocente.
« Non sei più una bambina. Tuo padre ha ragione, Sybille,» mormorò sua madre stringendola a sé cullandola tra le sue braccia amorevoli. Non voleva che andasse ad Approdo del Re, il luogo in cui Elia, la gentile e buona Elia, aveva perso la vita con i suoi bambini a causa delle brame di potere di un avido signore. A Mellario, proveniente da una delle nove Città Libere, i giochi di potere non interessavano. Quei Lord ambiziosi erano tutti uguali dinanzi ai suoi occhi, pronti a sacrificare tutto pur di ottenere denaro, titoli o potere. I suoi figli non avrebbero dovuto far parte di quella corsa verso l’oblio, ma aveva sposato Doran e Doran era un principe di Dorne. I suoi figli avevano il cognome Martell e responsabilità gravavano sulle loro giovani ed esili spalle. Mellario avrebbe voluto proteggerli con la sua stessa vita proprio come aveva fatto Elia, ma sapeva che avrebbe dovuto lasciarli percorrere la loro strada in quella guerra corrosiva e inutile.
« Ha già scelto qualcuno per me?» sussurrò malinconica stringendosi a lei come per non cadere. Doran doveva avere le sue ragioni per lasciar andare la tenera e dolce Sybille in quel luogo, ragioni che Mellario poteva interpretare tra le righe non scritte del suo principe. Sybille era un freno per Oberyn, per non cercare la vendetta a qualsiasi costo. Sybille significava pace e Oberyn non avrebbe mai potuto violarla, non con lei nella capitale.
« Non l’ha scritto e quindi non credo. Fa’ attenzione, cara. Approdo del Re è un letamaio pericoloso. Bada che tuo zio Oberyn non faccia qualche follia. Non sarebbe la prima volta.»
 
Note dell’autrice
Se siete giunti sin qui, vi ringrazio molto. Questa storia presenta un piccolo What if… Tommen non ha otto anni come nella serie, ma ha solo un anno in meno rispetto a Joffrey, quindi ha sedici anni. La sua storia verrà descritta nei prossimi capitoli, ma posso anticiparvi che Tommen ha preso molto dai suoi zii in quanto a carattere e sfrontatezza. Spero che questo piccolo capitolo vi sia piaciuto. Grazie per essere passati. Un saluto, Rhaella Targaryen.  
  
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