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Autore: ellephedre    04/01/2014    20 recensioni
Storia fortemente integrata nella mia saga di Sailor Moon.
Primo capitolo: Cosa succede se i protagonisti maschili della storia si ritrovano gettati tutti insieme in un sogno al limite dell'assurdo? E se devono rispondere a domande molto personali, condividendo le risposte?
Tra chi impazzisce, chi picchia e chi si scopre, l'esperienza sarà rivelatoria per tutti.
Secondo capitolo: e ora tocca alle ragazze, al tempo in cui sono ancora spensierate quattordicenni. Cosa chiederebbero con davanti un foglio in grado di dare loro qualunque risposta sul loro futuro?
Terzo capitolo: torno a parlare dei personaggi maschili. Questa volta c'è anche Haruka.
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Inner Senshi, Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny, Yuichiro/Yuri | Coppie: Mamoru/Usagi, Rei/Yuichiro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda serie, Dopo la fine
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Divertissment

 

 

Divertissement

Kotatsu

 

Autore: ellephedre

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono.
I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.

 


 

Gen si svegliò accecato dal bianco. Cercò di strapparsi di dosso il lenzuolo che gli copriva la vista, ma picchiò inutilmente l'aria: non era nel suo letto e non c'era alcun lenzuolo su di lui.

Scattò seduto e subito in piedi, sulla difensiva. Sussultò nel vedere i propri dintorni.

Si trovava... nel bianco. Non c'era profondità, prospettiva, neppure un suolo sotto i suoi piedi.

Sgranò gli occhi, li strofinò.

Cosa cazz-?

Udì un tonfo alle sue spalle.

«AHIO!»

C'era qualcuno!

Poco distante da lui si agitava un bozzolo di coperte. Ne venne fuori Yuichiro Kumada, che scivolò di lato, strisciando via come dagli artigli di un serpente. «Ma che diavolo-?» Lo vide e gridò. «Gen!»

Le coperte che si era portato dietro sparirono nel nulla.

Gen sbatté le palpebre, incredulo.

«Cosa ci fai qui? Dove siamo?!»

«Io che ne so!» Almeno non era impazzito da solo. «Stavo dormendo e ora sono in questa specie di limbo con te! Come sei arrivato qui?!»

«Io dormivo!» Kumada mostrò il pigiama. «Poi sono caduto e- e... mi sono svegliato qui! Dove siamo finiti?!»

L'eco delle loro urla si diffondeva nell'ambiente.

Gen indietreggiò, scrutando in lungo e in largo lo spazio attorno a loro. Forse la sua vista doveva solo abituarsi, non era possibile che esistesse un posto irreale come quello.

Col tallone colpì qualcosa.

Il lamento si trasformò in un'imprecazione. «What the hell?!»

Gen venne colpito da un pugno allo stinco.

Alexander Foster si girò su se stesso, ancora sdraiato. Aprì gli occhi gonfi dal sonno e saltò all'indietro. Non ebbe il tempo di dire nulla, scivolò e iniziò a cadere.

«Ahh-!!!»

Buttandosi in avanti Gen lo afferrò per il gomito.

«Shit! Tienimi!!!»

Dannazione, c'era un baratro oltre quel punto! «Smettila di agitarti!» Era pesante!

Golden Boy si calmò abbastanza da mettere tutta la propria forza nel braccio che lui aveva afferrato. Con la sua collaborazione, Gen riuscì a tirarlo su.

«State bene?!» Kumada arrivò correndo.

«Non correre da quella parte!» Gen indicò il precipizio invisibile. «C'è un buco!»

Aveva il fiatone, come Foster. Lui si tirò su. «Dove diavolo siamo?!»

«Non lo so! Ma attenti, questo posto è pericoloso!»

Kumada era in piedi accanto a loro, silenzioso. Come un ebete squadrava l'orizzonte.

«Ehi! Sei ancora addormentato?!»

«No» bofonchiò lui. «Sto solo... sentendo.»

«Di che parli?!»

«Non urlare!» gridò Golden Boy.

Gen ebbe voglia di picchiarlo. Inghiottì la rabbia e si tirò su. «Qui bisogna darsi tutti una calmata e pensare!»

Kumada rimuginò. «Credo che... non moriremo.»

«Che vai dicendo?»

«Non lo so. Questo posto sembra inoffensivo.»

Gli era partito il cervello. «Ma se prima questo qui stava per morire!»

«Forse vuole solo che stiamo vicini.»

Chi? «Ne sai qualcosa?» Gen avanzò minaccioso su di lui.

Foster si frappose tra loro. «Non spaventarlo! Questa ha tutta l'aria di essere una di quelle follie soprannaturali di qualche mese fa. Cosa vuoi che c'entri Yuichiro?»

«È stato lui che ha cominciato a dare spiegazioni!»

Foster si massaggiò la testa. «Yuichiro?»

«Sì?»

«Senti qualcosa perché hai potere, vero?»

«Cosa?»

Foster bussò forte sulla sua fronte. «Sei sveglio? Questo posto dev'essere pieno di potere, riprendi il controllo!»

Come uscendo da un incantesimo, Kumada sgranò gli occhi. «Sì. Già.»

«Già, cosa?» domandò Gen.

«Come dice lui. C'è del potere qui. Non so altro.»

«Ma se prima ne stavi parlando.»

Kumada scosse la testa. «Non riesco a tornare in contatto con la volontà dietro tutto questo. Stavo affondando, lasciatemi in pace.»

Vederlo infastidito riportò Gen alla calma. E adesso?

Foster studiava il terreno, passandovi sopra il piede nudo come se volesse essere sicuro che fossero sostenuti da qualcosa. «Ci siamo solo noi?»

«Voi siete arrivati dopo di me» rispose Gen.

«Non c'era Makoto con te?»

«Io non l'ho vista.»

«Non c'è nessuna delle ragazze» constatò mesto Kumada. Si sedette e sospirò.

Con Foster si scambiarono uno sguardo d'intesa: Kumada era da interrogare, ma nel modo giusto. Prima che fossero riusciti a pensare a una domanda, udirono un urlo.

«Eeehiii!»

Proveniva dalla loro sinistra, in lontananza.

«C'è nessuuuunoooo?!»

Foster avanzò di un passo. Ne fece un altro, verso la voce. «Yamato?»

Eh? pensò Gen.

«C'è nessunooo?!» All'orizzonte apparve una minuscola ombra.

«Shun!» gridò Foster, le mani sulla bocca per farsi da megafono. «Shun, sono quiii!»

Chi diavolo era Shun?

«Stai attento a dove metti i piedi!!»

Il puntino iniziò a correre, facendosi più vicino. «Aleex! Sei tuuuu?!»

«Sì, sono qui!!!»

Sembrava il ritrovo di due innamorati sventurati.

«Attento a dove corri!!»

Foster continuava a sgolarsi, ma il suo compare là in fondo non lo ascoltava e continuava a correre verso di loro.

«Che stai dicendooo?!»

Foster cominciò ad avanzare con movenze assurde, una gamba che si allungava in avanti disegnando un cerchio col piede per tastare l'esistenza del terreno prima di fare un altro passo.

Dopo pochi metri il piede di Foster affondò nel vuoto. L'amico di lui era a una ventina di metri di distanza, che correva come un ossesso verso di loro.

«NO!» gridò Foster. «Qui non si tocca!»

L'altro aumentò il ritmo prima di fare un enorme balzo in avanti. Aveva calcolato male il salto e arrivò dritto addosso a Foster, abbattendolo con tutto il suo peso.

«OUF!»

Franarono come due birilli.

Gen soffocò una risata.

«Fox! Stai bene?!»

«Spostati!»

Anche il nuovo arrivato era in pigiama, una maglietta bianca e dei pantaloni grigi.

Non si era mai visto un gruppo più strambo del loro.

Kumada era accigliato. «La situazione è sempre più strana. Tu chi sei?»

Pensò Foster a rispondere. «Lui è un mio amico, si chiama Shun.» Si voltò di scatto e lo afferrò per le spalle. «Ma che-? Non ha senso che tu sia qui!»

«Eh?»

«Come sei arrivato qui? Da dove sei venuto?!»

«Ehh... da questo posto tutto bianco? È un sogno, no? Tu sei in Giappone.»

Foster lo scosse per le spalle. «Sei sveglio?!»

«Mollami, idiota! Sto sognando, almeno qui non scocciarmi!»

Se anche a lui Golden Boy dava fastidio, pensò Gen, erano spiriti affini.

Foster lasciò perdere e tornò da loro. «Non capisco perché Shun sia qui. È meglio che pensi di sognare, tutta questa storia è inspiegabile. Yuichiro, hai avuto altre idee?»

«No. Penso che stia per succedere qualcosa però.»

«In che senso?»

«Finora non è passato un minuto senza che non ci sia stata una novità. L'ultima è il tuo amico. Chi è?»

«Shun Yamato. Siamo amici dalle medie, lui è quello che ora vive negli Stati Uniti con sua nipote.»

Alle sue spalle Shun sobbalzò, d'improvviso allerta. «Arimi!» Si guardò il polso, poi controllò i propri dintorni, agitato. «Che ore sono?! Si sveglierà tra poco, in casa ci sono solo io!»

Alexander strinse i denti. «È un sogno, Shun.» O almeno, così sperava. «Lei sta dormendo nel suo letto, sta' calmo.»

Il suo amico aggrottò la fronte, riflettendo. «Sì, è per forza un sogno. Sto parlando con te e con questi sconosciuti in giapponese. Tu ti trovi a diecimila chilometri da me.»

Esatto, che continuasse ad affidarsi alla logica. «Va tutto bene.»

«Chi sarebbe Arimi?» mormorò Masashi.

«Una bambina di tre mesi» rispose a bassa voce Alexander, mostrando un sorriso incoraggiante a Shun. «Non menzionarla più, o lo farai innervosire.»

Shun si era calmato. «Chi sono questi?»

Era assurdo fare delle presentazioni in un sogno. Alexander si schiarì la voce. «Questo è Gen Masashi. Dietro di me c'è Yuichiro Kumada.»

«Sì, ma chi sono? Tu non hai amici a parte me.»

Era tecnicamente esatto. «Hai presente Ami? Loro stanno assieme a due delle amiche di lei.»

«Ah. Altri disgraziati.»

In sogno Shun non aveva filtri. «Diciamo così.»

Masashi li stava ignorando, guardava per aria. «Quando arriva il prossimo sviluppo?»

«Eccomi.»

Si voltarono verso la voce.

Mamoru Chiba camminava verso di loro, i piedi che disegnavano cerchi d'acqua nell'avanzare. Una luce illuminava la sua figura.

«È Dio?» bofonchiò Shun.

Alexander non riusciva a credere ai propri occhi. «Che stai facendo?!»

«Vi raggiungo.» Tranquillo, Mamoru colmò la distanza che li separava e si fermò accanto a loro. «Ciao.»

Potere o meno, a Gen non importò. «Sei stato tu!» Lo afferrò per lo scollo della felpa verde, anche quella un pigiama. «Che razza di scherzo è questo?!»

Chiba non ebbe bisogno nemmeno di alzare una mano: gli bastò un movimento della testa per allontanarlo. Gen si ritrovò spostato di mezzo metro.

«Io non c'entro.»

«Non mi fido di uno che sa che fare queste cose!»

Yuichiro scuoteva la testa. «Lascialo parlare.»

«Yuichiro ha ragione.» Mamoru scrollò le spalle. «Io so solo che questo è un sogno.»

Fantastico, almeno quello.

«E che ci facciamo qui?»

«Non ne ho idea.»

«Allora perché sei così tranquillo?!»

Foster lo osservava. «Certo che diventi isterico quando sei arrabbiato.»

Gen volle prenderli a pugni tutti, dal primo all'ultimo. «Odio le cose senza senso! Tutta questa situazione è assurda!»

«Allora abbi un po' di senso almeno tu: datti una regolata.»

Prima che sentisse scoppiare la testa, Gen colse il senso del consiglio, un appiglio insperato. Giusto: poteva fare affidamento solo su se stesso.

Chiba li guardava assonnato. Sbadigliò. «Da qualche parte è piena notte.»

«Da me è giorno. Sto facendo un riposino pomeridiano.»

Mamoru notò Shun e ridivenne vigile. «Tu chi sei?»

«È un mio amico» ripeté rapido Alexander. «Non so perché sia qui.»

Mamoru era perplesso. «Hm. Comunque, non c'è di che preoccuparsi. Stiamo sognando. Ho l'impressione che mi sia già capitato qualcosa di simile.»

Ah, l'impressione! Gen si mangiò il commento e incrociò le braccia. Non gli restava che rassegnarsi e aspettare che gli eventi facessero il loro corso, qualunque esso fosse. Chiba era pazzo ma tranquillo e se c'era lui con loro non c'era nulla da temere.

Kumada era incerto. «C'è qualcuno che comanda tutto questo?»

«Penso di sì» rispose Chiba. «Non ricordo chi. Ma è qualcuno che non ci vuole fare del male.»

«Mai avuto un sogno così affollato» stava dicendo Shun.

Alexander gli mise una mano sulla spalla. «Vedrai che finirà presto.»

Nell'aria vi fu un rimbombo.

«Che cos'è!?»

Dall'alto giunse un sibilo. Qualcosa stava cadendo su di loro.

«Attenti!!!»

Mamoru fu l'unico a spostarsi di un solo passo, gli altri si lanciarono in quattro direzioni diverse. Shun mise un piede in fallo e cadde di sotto.

«Ahhh!!»

«Shun!! NOOOO!»

Un altro rimbombo, di qualcosa che atterrava. Mamoru sollevò una mano, infastidito. «Avere paura peggiora le cose.»

Alexander rimase senza fiato quando Shun cominciò a tornare su, come se fosse stato afferrato da qualcosa sotto le braccia. Venne riappoggiato accanto a loro.

Era stato Mamoru.

«Stavo morendo» si lamentò Shun, affannato.

«No» rispose pacato Mamoru. «È solo un modo per tenerci fermi qui. Sembra che tutto abbia a che fare con questo tavolo.»

Gen sgranò gli occhi. Davanti a loro si era materializzato un kotatsu a cinque posti.

«Sediamoci.»

Era un reality-show? C'erano le telecamere, era uno scherzo?

Mamoru scosse la testa. «Più tardiamo, più andrà avanti questa storia. Qui c'è un foglio, tanto vale leggerlo.»

Shun si buttò sul kotatsu come un naufrago che si aggrappava alla scialuppa. Infilò i piedi sotto la trapunta che spuntava dal tavolo. «Qui sotto si tocca.»

Alexander si sistemò accanto a lui, cauto. «Quello di prima è stato un incidente.» Era tutta una pazzia, ma avere Shun di cui occuparsi contribuiva a farglielo quasi dimenticare. Doveva collaborare per farlo tornare presto a casa.

Masashi si era seduto davanti a lui, una mano a coprirsi la faccia. «Che sto facendo?»

Yuichiro era tranquillo. «Io mio sistemo dentro questo kotatsu. Sembra confortevole.»

«Ma ti rendi conto?»

«Sì. Ci è stato dato qualcosa per tenerci comodi. Magari possiamo riaddormentarci qui e svegliarci nella realtà.»

Ad Alexander pareva troppo facile.

Mamoru teneva in mano il foglio che era apparso sul tavolo. Continuava incredulo a rileggerlo.

«Dice qualcosa? È per noi?»

«.. sono domande.»

«Quali domande del piffero?» s'indignò Gen. «Dovremmo essere noi a farle!»

«Temo che saremo costretti a rispondere.» A disagio, Mamoru posò il foglio sul tavolo.

In una gara a chi era più veloce, Alexander lo afferrò prima di Gen. Lo portò davanti agli occhi e iniziò a leggere.

«Istruzioni. Rispondere ad alta voce. Parlare chiaro ed essere completi.» Ma che-? «Prima domanda: Quando è stato il tuo primo...» Non riuscì a finire di leggere. Guardò per aria e poi tornò a controllare il foglio, per capire se aveva visto bene.

Non poteva essere.

Gen gli strappò la carta di mano. «Istruzioni» dichiarò. «Rispondere ad alta voce. Parlare chiaro ed essere completi.» Aggrottò la fronte, già furioso. «Prima domanda. Quando è stato il tuo primo...»

Gli cascarono le braccia.

«Che dice?» indagò Yuichiro.

Shun rilasciò uno sbadiglio. Il kotatsu era comodo; il piano del tavolo meno, ma ci si poteva dormire sopra ugualmente.

«Quando è stato il tuo primo bacio?» Gen e Alexander lo dissero all'unisono.

Si fissarono orripilati.

«Che razza di domande sono?»

Mamoru indicò a Gen di non leggere oltre. «Le altre sono peggiori.»

Gen non gli badò. «Con quante ragazze sei stato? Quando hai avuto la tua prima...?» Accartocciò il foglio. «È ridicolo!»

«Non ti consiglio di-»

Con tutta la sua forza Gen lanciò il pezzo di carta appallottolato oltre le loro teste, lontano.

Vi fu un terremoto.

«Ahhhhhh!»

Si aggrapparono tutti al kotatsu.

«Fermalo» gridò a squarciagola Yuichiro, oltre il rimbombo del mondo che crollava. 

«Non ci riesco!» Mamoru si concentrò per ordinare alla terra di fermarsi, ma non c'era nessuna terra sotto di loro. Capì il meccanismo e si arrese. «Abbiamo capito!» urlò al cielo. «Lo facciamo!»

Le scosse si dissolsero, lasciandoli frastornati.

«Ma che diavolo è stato?» Shun si teneva stretto al tavolo.

Mamoru cominciava a essere spaventato. «È meglio non discutere.»

Gen deglutì. «Voglio uscire da qui.»

«È stata colpa tua» sibilò Alexander. «Va' a riprendere quel foglio!»

Non fu necessario, il pezzo di carta, integro e senza pieghe, riapparve sopra le loro teste. Cadde delicatamente al centro del tavolo.

Mamoru lo prese sotto la sua protezione. «Va bene. Decidiamo il da farsi.»

«Che c'è da decidere?» disse mesto Yuichiro. «Facciamo quello che vuole, no?»

Chi lo vuole? Gen non lo domandò, tenne chiusa la bocca.

Mamoru raddrizzò la schiena. «Non voglio altre sorprese. Nemmeno voi, no?» Scelse di interpretare il loro silenzio come una conferma. «Seguiamo le dannate istruzioni e usciremo da qui sani e salvi, il più presto possibile.»

Shun stava strizzando gli occhi, gravato. «Io che c'entro con voi? Devo svegliarmi tra un'ora per dare da mangiare ad Arimi.»

Yuichiro lo guardò. «Già, lui che c'entra con noi?»

«Non ne ho idea» disse Mamoru.

«Se non lo sa lui...» fu l'unico contributo di Gen.

Ad Alexander bastò ragionare. «È ovvio. C'è un unico legame tra noi quattro, relativamente a quattro persone che fanno parte di un gruppo di cinque. Lui sarà... il corrispettivo della quinta.» Fissò incredulo Shun. Era possibile?

«Eh?» stava dicendo lui.

«Minako?» capì Yuichiro.

«Dev'essere» rispose Alexander. «Considerata la direzione di quelle domande...»

Yuichiro si incuriosì. «Voglio leggerle anche io.»

«Credimi, non ti servirà. Affrontiamole una per una, sarà meglio.» Mamoru tornò a guardare il foglio. «Le istruzioni sembrano importanti. Parlare chiaro... Ad alta voce, suppongo. Essere completi. Vorrà dire che non dobbiamo tralasciare nulla.»

«È un gioco perverso pensato per umiliarci.» Gen aveva incrociato le braccia.

Mamoru fu d'accordo con lui. «Però il fatto rimane: se potessi tirarvi fuori da qui, lo avrei già fatto. Rispondiamo e torniamo a casa. Se è un sogno, magari non ci ricorderemo nulla.»

«Secondo me non ci ricorderemo nulla.»

Alexander guardò Yuichiro. «Perché lo dici?»

«Non lo so. Una sensazione.»

«Questo non mi piace» dichiarò Gen. «Se sono qui, vuol dire che qualcuno si è intrufolato nella mia testa.»

«Se potessero farlo davvero non ti chiederebbero di rispondere a queste domande» sospirò Mamoru. Comprese di dover dare l'esempio. Deglutì e si fece coraggio, leggendo la prima domanda. «Quando è stato il tuo primo bacio? Con chi?»

«Sono due domande» puntualizzò Alexander.

«Chi le ha scritte le conta per una.» Mamoru cominciò a sentirsi come il presentatore di un brutto quiz televisivo. Affranto, si accasciò coi gomiti sul tavolo.

Alexander ebbe pietà di lui. Rispondere a quella prima domanda era quasi innocuo. «Inizio io. Ho dato il mio primo bacio a sedici anni. Lei si chiamava...» Faticò a ricordare. «Mari. Penso.»

Shun si era rassegnato a non comprendere. Era talmente confuso che aveva deciso di non riflettere più, limitandosi a seguire quello che faceva Alexander, che conosceva gli altri e sembrava avere una minima comprensione della situazione. «Il mio l'ho dato a quindici anni. Alla mia ragazza di allora, Sakura.»

Yuichiro capì che toccava a lui. Si sentì strano a parlare di certe cose. «Il mio l'ho dato... No, l'ho ricevuto a tredici anni. Lei era una ragazzina cinese che si chiamava Wei Xu.»

«Cinese?» Fu Gen a parlare.

Yuichiro scrollò le spalle. «Mi trovavo in una scuola estiva, c'erano studenti da altri paesi.»

Quando sentì l'attenzione degli altri su di lui, Gen sbuffò. Non si era mai sentito tanto ridicolo in vita sua. «Io l'ho dato a quattordici anni, al mio primo appuntamento. Il nome di lei era Sakiko.»

Mancava solo Mamoru. Lui si rese conto che avrebbe risposto in modo diverso dagli altri e quasi si vergognò. «Io... è successo a diciassette anni. Con Usagi.»

«Usagi?» Alexander era incredulo.

«A diciassette anni?» infierì Gen.

Mamoru si rifiutò di commentare oltre. Gonfiò il petto e guardò il foglio. «Seconda domanda.» Parlò veloce. «Con quante ragazze sei stato?»

Alexander aveva aggrottato la fronte. «Perché diavolo dovrei sapere i vostri affari, e voi i miei?» Capì di essere lui lo stupido: non si poteva pretendere ragionevolezza da un'assurdità. «Cosa intende la domanda? Relazioni o-?»

«Non è la stessa cosa?» commentò Gen.

Alexander non rispose.

Mamoru diede una rapida occhiata agli altri quesiti. Si facevano più invasivi man mano che andavano avanti. «Intende semplici relazioni. Del resto parla dopo.»

A disagio, Alexander sospirò. «Ho avuto ventidue relazioni. No, ventitré con Ami.»

Ventidue? pensò Mamoru.

Per l'amico di Alexander non sembrava una sorpresa. «Io quattro» offrì senza problemi.

Yuichiro stava pensando. «Quattro anche io. Compresa Rei.»

Gen aveva appoggiato la schiena contro il sedile e guardava il cielo. «Ventitré o ventiquattro per me. Con Makoto.»

Ventiquattro? Mamoru guardò incredulo il foglio.

«Tu?»

Glielo avevano chiesto perché non aveva ancora risposto. «Ah... Una. No, due, con Rei.»

Yuichiro lo guardò male. «Non si può chiamare relazione. Non vi siete neanche baciati.»

«Un bacio conta come relazione?»

Lo aveva domandato Shun.

«Dipende» sospirò Alexander.

«Be', c'è una ragazza con cui sono uscito due o tre volte. Ci siamo anche baciati. Allora per me le relazioni sono cinque in tutto.»

Alexander si morse le labbra. Perché diavolo Shun si era messo a dare dettagli? «Okay, non c'è bisogno di-»

«Curioso. Si chiamava Rei anche lei.»

A Yuichiro si drizzarono le antenne. «Rei Hino?»

Shun sgranò gli occhi. «Sì.»

Yuichiro puntò Alexander. «Lui è quel tuo amico! Il tizio che hai presentato a Rei!» Cominciò ad alzarsi e Alexander si buttò davanti a Shun.

«Lui non ha colpa, non sapeva di te e lei! In fondo ti ha liberato il campo, pensaci!»

Shun uscì con la testa da dietro le sue spalle. «È la tua ragazza?»

«Sì.»

«Ah! Tu sei quello che le è andato dietro per quattro anni senza fare niente!»

Alexander non aveva mai visto Yuichiro tanto pronto a far violenza.

«Colpa mia!» tentò. «Gliel'ho raccontato io in questo modo!»

«Be', non ci sono molti altri modi di raccontarlo.» Shun non si rendeva conto. «Se uno rimane a far da palo per tutto quel tempo, deve aspettarsi che qualcun altro colga l'occasione al posto suo. Lei era ricettiva.»

Yuichiro si lanciò in avanti a strozzò.

«GA-AHH-AGH!»

«Yuichiro! Stop

Mentre Foster strattonava inutilmente Kumada, Gen se la rideva in silenzio. La cosa stava iniziando a farsi divertente.

Yuichiro cadde all'indietro e spinse via Alexander. «Basta!» Tornò al proprio posto, tirando la trapunta del kotatsu. «Mamoru, continua con le domande e finiamola qui!»

Mamoru obbedì. «Okay.» In fondo, quell'atteggiamento poteva rappresentare la giusta strategia. Bastava essere pragmatici e rispondere velocemente, senza perdere tempo a riflettere. Prese un bel respiro, per racimolare tutta la forza di volontà necessaria a leggere. «Terza domanda. Qual è stata la tua prima esperienza sessuale?»

Alexander aveva appena terminato di rimettere seduto il suo amico, che ancora si teneva il collo.

«Cos'hai detto?»

Doveva anche ripeterlo?

«La tua prima esperienza sessuale» ripeté annoiato Gen.

Per prepararsi Mamoru diede un'occhiata alla domanda successiva. «Aspetta. Al prossimo passo chiede di spiegare le circostanze... emotive.» Cosa? 

«Le circostanze emotive

Già, condivideva la mortificazione. «Tanto vale farlo subito.»

Alexander si coprì la faccia, esasperato. «Perché, perché, perché

«Perché qualcuno là sopra è idiota.»

Su Gen arrivò un minuscolo fulmine che dal cielo lo centrò dritto sulla nuca. Tutto il corpo di lui sobbalzò.

Alexander non perse tempo a deglutire. «È successo con Ami, dopo che lei è stata rapita.»

Gen prese un respiro profondo, tentando di ridarsi dignità. Riascoltò nella propria testa la risposta incredibile di Golden Boy: lui aveva avuto la sua prima esperienza sessuale con Ami Mizuno? Dopo ventidue relazioni?

«E le circostanze?»

«Ti hanno fulminato, cos'hai da ridere?»

«Niente. Ma tu non hai spiegato le circostanze.»

Alexander digrignò i denti. Represse a stento il bisogno di mandare Masashi al diavolo: non era lui che doveva considerare nella completezza delle proprie risposte. «Ami era tornata a casa da due giorni e io ero ancora sotto choc perché l'avevo immaginata sotto tortura durante il rapimento. Non volevo starle lontano nemmeno per un secondo e lei... Lei cercava di consolarmi.»

Gen non si divertì più. Non era il tipo di esperienze che una persona avrebbe dovuto raccontare ad estranei.

Shun guardava fisso Alexander. Si era ripreso. «Avevano rapito Ami? Quando?»

Alexander si ricordò di lui e si irrigidì. «Non è mai successo. Questo è un sogno, ricordi?»

Shun ci rifletté per un momento.

Era una persona troppo logica per ammettere la contemporanea esistenza di assurdo e realtà insieme, perciò li separò ancora una volta nella propria testa e decise di credere che non c'era nulla di vero in quello che stava vivendo.

Rincuorato, Alexander annuì. «Tocca a te rispondere.»

«... giusto. Allora, la mia prima esperienza... L'ho avuta sempre con Sakura. Era la prima volta per tutti e due, eravamo nervosi. Ma avevamo programmato la serata perché succedesse, quindi...» Scrollò le spalle.

Come risposta era sufficiente.

Per non guardare Shun, Yuichiro fissava l'altro capo del tavolo. Ce l'aveva ancora con lui. «Mi è successo quando avevo quindici anni, con una ragazza più grande che si era presa gioco di me. Voleva vendicarsi del fidanzato che l'aveva tradita e mi ha usato per ingelosirlo.» Provò a ricordare cosa c'era stato di buono in quella situazione. «Almeno mi ha insegnato qualcosa di utile. Si chiamava...» Ricordò. «Asuka. Asuka Yamato.»

Alexander spalancò la bocca. «Asuka...?»

«Asuka Yamato?!» urlò Shun, tirandosi su. «Capelli neri?»

Yuichiro non capì. «Tante hanno i capelli neri...»

«Conosceva il francese!»

«Sì, ma che c'entra questo con-»

Shun saltò sopra il tavolo e gli diede un pugno in faccia. «Era mia sorella!»

Stordito, Yuichiro non reagì. «Tua-?» Inorridì. «Non lo sapevo! È stata lei a cominciare!»

Aizzato, Shun gli fu addosso.

Alexander si avventò di nuovo tra i due, per fermare il massacro. «Basta!»

Gen se la rise senza pietà. Era tutta una storia incestuosa!

Cercando di dividerli, Alexander si beccò un pugno alla mascella al posto di Shun. «Yuichiro! Asuka è morta!»

«Cos-?» Yuichiro comprese e impallidì. «Lei è... Era quella che...?»

Gen si sentì un verme della peggior specie.

Shun si scostò di dosso Alexander. «Non nominatela più!»

Acciaccati, tornarono tutti e tre a sedersi.

A Gen sembrò profondamente sbagliato continuare. «Non è più divertente» dichiarò, rivolgendosi a Mamoru. «Non dovremmo andare avanti.»

Il suolo sotto i loro piedi tremò in avvertimento.

Yuichiro quasi non ci badò. «Mi dispiace tanto.» Parlava a Shun. «Lei era una brava persona.»

Shun era furioso. «Ma se prima hai detto che ti ha trattato come una pezza da piedi!»

«Era una ragazzina quando l'ho conosciuta, non pensava di avermi ferito. Cercava attenzione, voleva che il suo ragazzo tornasse da lei. Qualunque cosa avesse fatto, Asuka non si meritava di...»

Shun fece silenzio e Yuichiro non disse più nulla.

Gen pensò di rispettarli nel modo migliore che conosceva, cambiando argomento.

Yuichiro lo interruppe. «Come sta sua figlia?»

Sul tavolo lo sguardo di Shun era ostinato. «Non fa che piangere.»

«È sana?»

«Mi prendo cura di lei.»

«Allora è in buone mani.»

L'atmosfera era tragica. Gen mandò giù un groppo alla gola e parlò in fretta. «Ho fatto sesso per la prima volta a quindici anni, con una ragazza che si chiamava Hiromi. Anche lei era più grande. Voleva insegnarmi e io ero entusiasta di imparare.»

Regnò un lungo momento di silenzio, poi si udì un sorriso insperato, di Shun Yamato.

«Sei stato fortunato. Senza sapere nulla, la mia prima volta è stata disastrosa.»

Mamoru era felice che si fossero tutti rilassati. L'amico di Alexander in particolare era una persona forte, che viveva una situazione complessa.

Volle contribuire al suo ritrovato buon umore. «La mia prima volta è stata a diciannove anni, con Usagi.»

«Diciannove anni?» Ancora Gen Masashi.

Mamoru si sentì ridicolizzato. «È un problema?»

«No.»

Ma chiaramente lui lo trovava divertente.

A Mamoru non importò. «Le circostanze... Non ci vedevamo da molto tempo. Lei aveva creduto di avermi perso.» Non entrò nei dettagli della propria morte per non impressionare l'amico di Alexander, che non ne sapeva nulla. «Io mi ero reso conto di averla abbandonata, perciò, quando ci siamo ritrovati, nessuno dei due ha più voluto aspettare.»

Inspirò a fondo prima di leggere la successiva domanda. Anche se ormai l'imbarazzo dovuto alla situazione sembrava ridicolo a tutti, l'intrusione non era ugualmente piacevole. «Rispondi alle domande tre e quattro con riferimento alla tua relazione attuale.» Tirò un sospiro di sollievo. «Io ho già risposto.»

«Anche io» fu felice di dire Alexander.

«Io non ho una relazione attuale» dichiarò Shun.

Yuichiro comprese che toccava a lui. Si sentiva ancora in colpa per il dolore che aveva causato - pur involontariamente - perciò non fece storie.

«È successo durante...» Guardò Yamato e comprese che non poteva parlare di battaglie. Cercò di essere ugualmente chiaro. «Rei premeva da un po' per... andare oltre. Io non mi sentivo a mio agio per il fatto che viviamo ancora col maestro. Alla fine ho ceduto quando mi sono reso conto che lei aveva cominciato a sentirsi... rifiutata da me, perché pensava che io non l'amassi abbastanza. Era una falsità così grossa che ho dovuto smentirla.»

La serie di confessioni stava dando a Gen un quadro più chiaro delle persone con cui aveva a che fare. A parte l'amico di Golden Boy, tutti gli altri con riferimento al sesso avevano un atteggiamento molto razionale, studiato, quasi... femminile. In un modo o nell'altro avevano aspettato per molto tempo prima di sfogarsi nel modo più naturale possibile per un uomo.

Riusciva a stento a comprenderli.

Capì che toccava a lui parlare, di Makoto. Non ne aveva alcuna voglia, ma gli altri si erano già sottoposti a quella tortura.

Circostanze emotive... «È successo a dicembre, un paio di settimane dopo che io e Makoto ci siamo messi insieme. Ci desideravamo a vicenda.»

«Tutto qui?» Golden Boy stava ridendo di lui.

«Tutto qui, cos'hai da ridere?»

«Tu non hai risposto quando lo abbiamo chiesto noi.»

Infastidito, Gen non si frenò più. «Ridevo perché non vi capisco. Tranne lui» indicò Shun, «vi siete tutti volontariamente trattenuti per mesi - o anni - prima di fare sesso.»

«E a te sembra assurdo.» Ad Alexander bastò parlare per sé. «Senti cosa trovo comune io: un tizio che ha talmente tanti preconcetti sull'essere uomo che piuttosto che parlare di amore si fa cadere le palle.»

Scattarono entrambi in piedi.

«Che diavolo ne sai tu?!»

«Che diavolo ne sai tu per ridere di me?!»

A Yuichiro non importava, guardava la scena e se la spassava. In silenzio, Mamoru tifava per Alexander.

Gen si era inalberato. «Non ho bisogno di sparare smancerie davanti a voi! Non devo dimostrare niente!»

«Nemmeno noi! Ma nessuno a parte te si è vergognato a dire la verità, anche se sono solo dannati fatti nostri! È un sogno, dove altro puoi essere sincero?!»

«Quando avrei mentito? Sono stato sincero, questo non significa che io debba-»

«Persino nella tua fottuta coscienza pensi alla tua relazione con Makoto come se fosse solo un'altra delle tue storie. È una cosa squallida

Gen vide rosso. «Tu non ne sai niente» sibilò.

«So quello che dici tu. È abbastanza per capire.»

«Sei troppo duro con lui» intervenne Yuichiro e per Gen quel cenno di compassione fu una stoccata.

Shun Yamato emise un grosso sospiro. «Ma che discorsi state facendo? Mi sembra di stare in un film per donne.»

«Qualcuno che ragiona!» Gen affondò nel proprio sedile.

Yamato era dalla sua parte. «Lascia stare.» Indicò Golden Boy, quindi gli altri due con un gesto vago. «Nelle loro condizioni non riescono più a capirci. Si può voler bene a una ragazza anche senza pensare di starci insieme per tutta la vita, no?»

Sul punto di annuire per riflesso, Gen si fermò. Ma l'amico di Golden Boy era lanciato.

«Non è che ogni storia ti debba cambiare dentro o essere il punto focale del tuo mondo. Non c'è niente di male se questa Makoto non ti 'completa', come direbbe Alex. Probabilmente lo sa anche lei e sta già pensando che un giorno vi lascerete, quindi... che problema c'è?»

Foster stava reprimendo a stento un sorriso di soddisfazione. Chiba e Kumada, fino a quel momento neutrali, erano divertiti.

Gen strinse i denti. «Non stiamo pensando di lasciarci.»

«Certo, ora no, ma in futuro...»

«Neanche in futuro.»

«Ah» fece Yamato, un suono conciso che mise Gen di fronte alla verità.

Accettò la sconfitta, da uomo. «Non ho raccontanto bene le circostanze. Makoto sa di completarmi. È venuta a letto con me solo perché mi amava e sapeva che io...» Faticò a dirlo davanti a quel pubblico, ma si costrinse. «Sapeva che io ero innamorato di lei, anche se non glielo avevo detto.»

Si sentì prudere la gola. Il fastidio per essere stato costretto a scoprirsi era tale che-

«Non era così difficile, hm?»

Adesso accoppava Golden Boy.

L'amico di lui era deluso. «Diavolo. Ci sei cascato anche tu.»

POP!

Li distrasse la vista di un foglietto che scivolava via da una palla aperta in due, apparsa dal nulla in aria. Il foglietto toccò il tavolo e Yuichiro si avventò a prenderlo, battendo sia Gen che Alexander.

«Dice... Fase una completata. Eh?»

«Ehi!» si lamentò Mamoru. Dalle sue mani era scomparso il foglio con le domande. «È sparito il questionario!»

È finita? pensò speranzoso Gen.

Lo smentirono cinque fogli che apparvero sopra la loro teste, in corrispondenza di ognuno di loro.

«Oh, no.» Golden Boy afferrò il proprio e lo lesse rassegnato. «Questo dice... 'La verità'.»

«Anche il mio» confermò Yuichiro.

«Il mio pure» mormorò confuso Mamoru.

Shun sventolò il suo per aria, facendo vedere a tutti la stessa scritta.

«Quale verità?» domandò diffidente Gen. Ora non ci si aspettava che la scrivessero, vero? Lui aveva passato da un pezzo il tempo dei temi in classe!

Dall'alto cominciò a cadere un ultimo foglio. Mamoru si lanciò in avanti e lo afferrò prima di tutti gli altri.

«Istruzioni» lesse. «Leggere le frasi sottostanti. Sui fogli appariranno le risposte. Scambiarsele ad alta voce.»

«È un reality» commentò Shun. «Con un format penoso.»

Gen cominciò a volergli bene.

A Mamoru non sembrava che le cose stessero peggiorando: almeno erano sparite le altre domande, che erano state tutte indecenti. «Il problema è che su questo foglio non c'è scritto niente a parte le istruzioni. Quali 'frasi sottostanti'?»

Venne smentito quando un filo d'inchiostro iniziò a materializzarsi sulla carta. Strinse gli occhi.

«Cosa dice?» Yuichiro era curioso.

Mamoru riuscì a leggere. «Sul vostro foglio appariranno le risposte relative a...» Guardò il proprio e non credette a quello che vedeva. «Nel mio ora c'è scritto 'La verità riguardo a Rei'.»

Fulminato, Yuichiro controllò quello che aveva in mano lui. «La verità riguardo a Usagi.»

«Cosa?» Perché Usagi era in mano a lui?!

«La verità riguardo a Makoto» dichiarò infastidito Alexander. «Quindi tu hai...?»

Gen lo stava odiando, ricambiato. «La verità riguardo ad Ami.»

Senza che lo ascoltasse nessuno, Shun fece presente la propria confusione. «Il mio dice di più. 'La verità riguardo a Minako, tra tre anni.'»

Mamoru si concentrò su di lui. «Solo tu hai la persona giusta.»

«Minako chi?»

«Aino» offrì Alexander, cercando di smaltire la rabbia per la situazione. «Ricorda che è tutto un sogno, Shun. In questa realtà pare che tu starai con Minako Aino tra tre anni. Prendila in questo modo.»

«Aino è la bionda con gli occhi azzurri, l'amica di Ami.» Shun non fu d'accordo. «Lei non c'entra niente con me!»

«Avevi detto che non ti dispiaceva.»

«Prima. Adesso ho una bambina di tre mesi. Ho bisogno di una donna adulta che mi aiuti a crescerla!»

Per Gen erano discorsi troppo seri. «Non sottovalutare Aino, è più furba di quello che sembra.»

«Non mi serve furbizia!»

Sì, sì. «È anche brava coi bambini» mentì. Non sapeva nulla di come si rapportava Minako Aino coi marmocchi, ma quello era solo un sogno, o comunque un problema di cui l'amico di Golden Boy avrebbe dovuto occuparsi solo nel giro di tre anni. Tempo al tempo. «Lascia che ora pensiamo alle nostre questioni.» Si rivolse a Foster. «Perché tu hai Makoto?»

«Perché tu hai Ami?»

Yuichiro sollevò una mano. «Forse io lo so.»

Fu fulminato da due sguardi, ma parlò comunque. «Questo sembra un gioco per incentivare una nostra maggiore conoscenza.»

«Si parla solo di sesso!»

«Sì» concesse Yuichiro. «Forse, proprio perché sono cose private, parlandone ci apriamo di più. Ci conosciamo meglio.» Cercò di spiegarsi. «La fase uno è terminata quando abbiamo capito meglio Gen, che era il più riluttante. Si era creata empatia anche tra noi altri.»

«Fai il terapista?» indagò Shun.

Yuichiro lo ignorò. «Secondo me ci hanno scambiato i fogli per costringerci ad andare più a fondo in questo cammino di conoscenza reciproca.»

Gen stava scuotendo la testa. «Non mi importa. Io mi riprendo Makoto!» Strappò il foglio di mano ad Alexander, che ne approfittò per fare lo stesso.

Entrambi osservarono soddisfatti il loro premio. Sussultarono nello stesso momento.

«Shit!»

«Ma che cazz-?»

«Che è successo?» Yuichiro si sporse a guardare. Nel foglio che Gen teneva in mano c'era scritto 'La verità riguardo ad Ami'.

Spalancò la bocca. «La scritta è cambiata!»

«Mentre l'ha preso» borbottò incredulo Alexander. «In un secondo.»

«Non c'è modo di aggirare l'ostacolo» concluse Mamoru, rassegnato. «Smettiamola di girarci intorno e proseguiamo.»

Come su comando, sul suo foglio iniziò ad apparire una nuova scritta. Mamoru si preparò e lesse. «Tutte le risposte sono relative alla persona con cui il soggetto è in una relazione.» Fu sollevato nel vedere che non era una nuova domanda, ma non ebbe il tempo di tranquillizzarsi. Appena letta, la frase sparì subito, lasciando spazio al primo punto della nuova fase di tortura.

«In generale» lesse, «una cosa importante che lei pensa di te e non ti dice.»

Attonito corse a guardare Yuichiro, che guardò il proprio foglio. Appena lui vide e strinse la bocca, per non sorridere, Mamoru abbassò gli occhi per l'imbarazzo. Non c'era privacy!

Si ritrovò a leggere quello che Rei pensava di Yuichiro Kumada e involontariamente si divertì. Per la seconda parte della rivelazione si sentì a disagio.

Alexander e Gen non stavano dicendo nulla, sembravano leoni che si volevano scambiare la preda.

Shun non era nel loro stesso stato d'animo. «Nel mio foglio c'è scritto che lei mi ritiene un cervellotico senza speranza. Perché non dovrebbe dirmelo? Aino me l'aveva già fatto capire.»

Yuichiro scrollò piano le spalle. «Magari non oserà dirtelo in futuro.»

«In questo futuro fasullo di cui parlate?»

«Già.»

Shun guardò Alexander. «Fox, che razza di sogno sto facendo?»

Alexander non gli badò. Era ansioso di sapere, perciò era cosciente di dover parlare per primo. «Qui dice, 'Sa essere insensibile'.» Si astenne dall'infierire indicando che era proprio quello che aveva lasciato intendere lui prima. «Ami cosa pensa?»

Gen stringeva corrucciato le labbra, riflettendo su quello che aveva appena sentito. «C'è scritto... 'Pensa così poco a se stesso che devo farlo io per lui.' »

Dopo un momento di silenzio, Alexander sorrise riflessivo.

«Non ti preoccupa?» indagò Shun.

«No. È quello che penso io di lei e che non le dico. Ci copriamo a vicenda dove non siamo capaci di farlo da soli, ma... un giorno voglio trovare un equilibrio migliore.»

Mamoru guardava diffidente i pensieri di Rei. Non erano cose piacevoli da sentire. «Vado io?» chiese.

«Vai» lo invitò Yuichiro. Era rassegnato, forse sapeva cosa stava per sentire.

« 'Perché a volte si comporta ancora da zerbino? Se solo fosse più sicuro...' »

Yuichiro annuì con un suono poco felice. «Già.»

«A me non sembri uno zerbino» commentò Alexander.

«Ho fatto dei progressi negli ultimi anni, ma Rei ha degli standard più alti. Sto cercando di raggiungerli.»

A Gen non piacque il tono deluso. «Guarda che non te l'ha detto in faccia. Non vuole scoraggiarti.»

Yuichiro cercò di vederla in quel modo. Sospirò e leggendo il proprio foglio si permise un sorriso. « 'Perché a volte si comporta come un vecchio bacucco?' »

Scoppiò una risata generale.

Mamoru avvampò. «Non è vero!»

«Non è a noi che devi dirlo.»

«Io sono solo responsabile

«A volte sei noioso» continuò Alexander. «Non ti lasci andare abbastanza.»

Gen si divertiva e lo compativa. «Ci sarà già un'altra domanda, no? Leggila.»

Mamoru lo fece solo per togliersi dal centro dell'attenzione. «In campo sessuale, atti che...» Si vergognò. «Atti che vorresti mettere in pratica più spesso.»

Shun  Yamato fu l'unico che ebbe il coraggio di parlare. «Noi o loro?»

«Noi. Credo.» Per saperlo gli sarebbe bastato leggere cosa c'era scritto nel foglio di Usagi, ma lo aveva Yuichiro. Diede un'occhiata a quello che teneva in mano ed ebbe la conferma che si trattava di una verità che poteva riguardare solo un uomo.

Aggrottò la fronte. Cosa aveva risposto lui?

Yuichiro era in imbarazzo. «Chi comincia?»

Shun era piegato in avanti sul kotatsu. «Sono l'unico che non ha mai problemi. Nel mio c'è scritto 'Tutti'. Bella forza, è ovvio. Perché limitarsi a una cosa sola?»

Mamoru deglutì. «A volte, se si è già fatto tutto tante volte... Si comincia ad avere delle preferenze.» Decise di sacrificarsi. «Parla pure, Yuichiro.»

Lui era incuriosito. «Non lo sai?»

In effetti non ne aveva idea. «Non penso molto al sesso. Lo faccio.»

«Questo dev'essere molto eccitante per lei.»

Il sarcasmo nelle parole di Gen Masashi si sarebbe meritato una bella tirata di collo. Mamoru si controllò in tempo.

Yuichiro studiava la risposta. « 'Farlo coi vestiti addosso'. »

Ah, giusto. Era l'ultima piccola fantasia che aveva avuto di recente e che non aveva ancora avuto modo di mettere in pratica.

«Very vanilla» sorrideva Alexander.

«Vanilla?» Anche Gen Masashi stava ridendo.

«Significa 'semplice'» chiarì Alexander, mentre Mamoru ribolliva.

«Non ho bisogno dei vostri commenti sulle mie preferenze.»

«Okay. Ma la risposta si presta.»

Fu la prima volta in cui, guardandosi, Gen Masashi e Alexander Foster sorrisero insieme.

Mamoru si sentì ingiustamente preso in giro: loro non avevano idea delle moltissime varianti che riusciva a farsi venire in mente lui sulla base di quel concetto, inoltre... La sua era una fantasia semplice solo perché era già pienamente soddisfatto della propria vita sessuale! «Per voi cosa c'è scritto?»

Alexander si zittì di colpo.

«Lo sai?» gli domandò Gen, lanciando uno sguardo al foglio su Ami.

«Sì.» Alexander cercò di mantenersi composto.

«Qui non è scritto in una maniera molto... poetica.»

«God, allora non dirlo!»

«Le regole sono chiare.»

«Lo dico io.» Alexander tese la schiena e deglutì. Inspirò a fondo. «Cu... Cunnilingus.»

Che? Mamoru non capì.

«Ha usato la pronuncia inglese» ridacchiò tra sé Gen. «E ha scelto il nome scientifico.»

«Non c'era scritto che dovevate capire!» protestò Alexander.

Shun Yamato stava scuotendo comprensivo la testa. Diede un paio di pacche alle spalle del suo amico. «Non aspettare un altro anno.»

Mamoru ci era arrivato. Non capiva cosa ci fosse da vergognarsi, e allo stesso tempo lo trovava particolare come desiderio, quasi troppo altruistico.

Gen arrivò a una conclusione. «Non te lo fa fare, hm?»

Yuichiro chinò la testa. Il tatto di Gen Masashi era...

Alexander perse la voglia di scherzare. «Non sono tenuto a parlarne con voi.» 

Gen fece per aggiungere qualcosa, poi scelse di non intromettersi. «Già, non sono affari miei. Leggi pure quello che voglio io, nessuna vergogna.»

« 'In piedi' » lesse atono Alexander, trovandola un'idea poco stimolante.

Senza che nessuno chiedesse, Gen si offrì di spiegare. «È una mia fissa di questi ultimi tempi. Mi piace l'idea dell'abbandono, del possesso.»

Drizzarono tutti le orecchie.

«Sostengo tutto il peso, dipende da me l'equilibrio. Spesso ci vuole un muro, quindi intrappolarla tra quello e il mio corpo guadagnandomi il suo consenso è... eccitante.»

Capì dagli sguardi che ricevette che gli altri non erano abituati a quel tipo di discorsi, ma come uomini normali erano interessati. Il più entusiasta era Shun Yamato.

«Sai davvero di cosa stai parlando, vero?»

Gli piaceva pensarla così. «Sì.»

«Ventiquattro relazioni...» considerò Shun. «Sei andato a letto con la maggior parte di loro?»

«Sì.»

«Sei perfetto!» dichiarò Yamato. «Finalmente posso chiedere a qualcun altro cose che ho sempre voluto sapere!» Strinse le spalle di Alexander con un braccio. «Con Fox parlavamo ma non mi serviva a molto. Ero io quello che gli insegnava le cose.»

«Ehi!»

«È la verità, amico. Allora...» Shun si sporse in avanti. «È vero che le donne per venire devono essere sempre toccate con le dita, o esiste qualcuna che non ne ha bisogno?»

Mamoru guardò a bocca aperta il cielo bianco. Ma che discorsi erano quelli?

«Non sbagli mai se le stimoli con le dita» stava dicendo Gen. «O se trovi un altro modo per premere su quel loro punto. Ma ognuna funziona a sé. Alcune hanno maggior sensibilità all'interno-»

Yuichiro e Alexander erano muti.

«Se vuoi scoprirlo ruota il bacino e strofina con insistenza la parte alta, verso l'ombelico.»

«E se trovi il movimento giusto, può bastare?»

Gen rifletté. «Sì, ma... preparati ad avere molta pazienza. Non funziona come vorremmo noi, puoi doverci stare per un tempo infinito se insisti a non premere da fuori, con le dita o col peso del corpo. Alla fine, non ne vale la pena.»

«Era solo una curiosità. Almeno, se non siamo contenti noi, non lo sono nemmeno loro. Nei romanzi di mia sorella leggevo di donne che venivano appena il tizio entrava.»

Gen ci tenne a chiarire. «Per una donna c'entra molto la testa.»

«Certo. Anche per Fox.»

«Shut up

Gen se la rise. «Voglio dire che se trovi una che si fida di te in tutto e per tutto... a volte è possibile anche l'impossibile.» Lui lo aveva scoperto di recente.

«Hm, qualcosa a cui guardare. E su ventiquattro ragazze, quante ne hai trovate così?»

... una.

Con la giusta coreografia di movimenti in passato era riuscito a provocare più o meno di tutto, ma la differenza stava in quello che provava lui. Poteva lasciarsi andare maggiormente con Makoto, senza studiare ogni mossa, certo che a lei sarebbe piaciuto ugualmente.

Non ebbe bisogno di parlarne perché Yamato capisse.

«Questo non è incoraggiante, somiglia a uno dei discorsi di Fox. Non puoi allargare il campo a informazioni più pratiche?»

Sicuro. «La sensibilità interna dipende dal loro periodo del mese. Me l'hanno detto a voce in tre, ma si capisce se cominci ad avere rapporti frequenti. Il problema - di nuovo - è che ognuna ha il suo modo di reagire alle diverse fasi, non è una scienza esatta.»

Shun lo indicò raggiante. «Questo è il tipo di cosa che si impara solo con l'esperienza! Serve sempre qualcuno che possa dirlo per aver toccato con mano.» Lanciò un'occhiata ad Alexander e poi agli altri due. «Perché voi state ascoltando? Tanto siete già bloccati con una donna sola.»

Alexander era piccato. «A te importa ancora di compilare delle statistiche. Per imparare io devo chiedere a un'unica persona.»

«Però è interessante.» Yuichiro sorrideva. «Sono cose che mi sono sempre chiesto.»

«Come ad esempio se è vero» lo incalzò Shun, «che ad alcune basta la stimolazione dei capezzoli per avere un orgasmo. O è una leggenda?»

«Non è una-» Alexander chiuse la bocca in tempo. Deglutì. «Niente.»

Furono tutti abbastanza magnanimi da fingere che non avesse parlato.

Gen scrollò le spalle. «In genere, più i seni sono piccoli più sono sensibili.»

Mamoru si domandava se ci fosse di qualcosa di sbagliato nel parlare di donne come fossero oggetti, ma non riusciva a smettere di ascoltare. Lui aveva impiegato mesi ad apprendere tutte le informazioni che aveva appena sentito riassunte in poche misere frasi.

Alexander stava tirando indietro Shun. «Poi tu e Masashi potrete scriverci sopra un libro. Ora manca solo la risposta di Yuichiro e possiamo andare avanti.»

Yuichiro ricordò che toccava a lui. «Già.» Si rivolse a Mamoru. «La mia è una cosa abbastanza classica, vero?»

«Sì.»

«Allora posso dirlo io. È...» Provò a essere noncurante, a fare l'uomo di mondo, ma nel cercare il termine che offendeva meno il pensiero di Rei non ne trovò alcuno. «Dillo tu» si arrese.

« 'Da dietro'. » Mamoru scrollò le spalle.

Shun era incredulo. «Non dirmi che anche tu come Fox stai aspettando che lei ti autorizzi?»

«No.» Yuichiro si sentì a disagio a parlarne. Provò a contestualizzare la situazione in una dimensione che andava al di fuori del sesso e trovò la chiave giusta per spiegarsi. «Lo abbiamo fatto tante volte. È solo che, quando Rei si fida di me abbastanza da credere che avrò successo nell'essere responsabile per lei, è... piacevole. Mi fa sentire bene.»

Gen non riuscì a trattenersi. «Legando questa risposta con l'altra, si capisce che tu hai un non-problema. Lei ti vuole più sicuro, a te piace sentire di esserlo. Cosa ti blocca?»

«La domanda da un miliardo di yen.»

Alexander stava sorridendo. «Yuichiro ha solo bisogno di credere di più in se stesso.»

Un'altra cosa che sapeva già, pensò Yuichiro.

Mamoru sentì di averlo appena capito meglio. Sereno, abbassò gli occhi sul foglio delle domande. «In merito alla prima volta tra voi, cosa non ha avuto il coraggio di dirti lei.» Digrignò subito i denti. Quando finivano quelle intrusioni nella loro sfera privata? Quella in particolare era crudele.

Non volle guardare il foglio su Rei, ma Yuichiro aveva guardato il suo su Usagi. Non mostrò neppure una reazione.

Mamoru cominciò a soffrire. «Allora? Chi...?»

«Io» dichiarò Yamato. Sorrideva a trentadue denti. «Questo sì che mi risolleva il morale.»

«Cosa dice?» s'incuriosì Alexander.

« 'È stato perfetto'. Perché non dovrebbe dirmelo?» Shun era perplesso. «Quando sono bravo a me piace sentirmelo dire ancora, e ancora, e ancora-»

«That's enough» lo fermò Alexander, preparandosi mentalmente alla propria punizione. Decise di esporsi per primo, affinché non fosse lui quello che tutti avrebbero ricordato meglio. O almeno, così sperò. «Cosa c'è scritto, Masashi?»

Gen aveva guardato il foglio solo da poco. Si pulì le labbra, esitante. «È un piccolo poema.» Cercò di recitarlo con tono atono. « 'Grandioso all'inizio - che vergogna, ma spero che lo rifaccia. Era troppo nervoso, io di più, che sciocca. Era meglio quando strofinava da fuori. Mi è piaciuta l'intera esperienza, ma spero che l'evento principale la prossima volta non bruci più e che non sia... tutto qui.' »

Il silenzio fu talmente glaciale che Alexander non seppe se morire più d'imbarazzo o di vergogna.

«Era la sua prima volta, vero?»

Era Masashi, che non era sarcastico. Non aspettò una sua risposta, lo diede per scontato. «Le donne rimangono sempre deluse all'inizio, poi si ricredono.»

«Già» si limitò a dire Alexander, sospettoso. A cosa doveva tanta magnanimità? Diede un'occhiata al pezzo di carta che teneva in mano. Conteneva solo poche parole molto incisive.

«Inoltre è quello che lei non ha avuto il coraggio di dirti.» Masashi non aveva terminato. «Ti avrà fatto i complimenti a voce.»

«No» sorrise Alexander. «Ami non parla mai molto di queste cose, quella è stata più o meno la somma di tutti i suoi pensieri. Dopo sono cambiati. Spero anche quelli di Makoto.»

«Perché?» deglutì Gen.

«Ha pensato solo... 'Ha fatto un male cane.'»

Shun Yamato scoppiò a ridere.

Gen avvampò. «Non è l'unica cosa che ha pensato! È solo quello che non ha avuto il coraggio di dirmi!»

Per frenarsi Yamato si coprì la bocca. Gen si rifiutò di guardare gli altri, ma dovette chiarire. «Mi sono accorto subito che lei sentiva dolore, mi sono fermato!»

Shun ritrovò il respiro. «Per la serie 'succede a tutti'!»

«Già» sibilò Gen.

«Non te la prendere.» Shun cercò di mostrarsi amichevole. «È ovvio che nemmeno l'esperienza elimina i nervi della prima volta.»

«Non ero nervoso, ero troppo coinvolto. Lo capirai quando succederà a te.»

«Sta diventando una cosa vecchia, l'amore per voi è una giustificazione per tutto.»

Alexander indicò a Gen di lasciar perdere. «Ora tocca a Mamoru e Yuichiro. Soffrite anche voi.»

Mamoru osò sbirciare nel foglio che aveva piegato. Vide e si coprì gli occhi con una mano.

Alexander e Gen notarono la smorfia dolorante di Yuichiro.

Lui scosse la testa. «Dico prima quello che ha pensato Usagi. C'è scritto, 'Vorrei che fosse durato di più'. »

A Yuichiro non parve una cosa negativa finché non vide l'espressione di Mamoru. Colse l'altro possibile significato di quel pensiero. «Ah.»

«Poi ho imparato» si giustificò Mamoru e Yuichiro fu sicuro che mai in vita sua avrebbe rivisto il futuro re della Terra tanto imbarazzato.

«Certo» gli disse, perché ci credeva e perché comunque non erano affari suoi. Nemmeno Alexander e Gen stavano pensando male di Mamoru: avevano sentito tutti che per lui Usagi era stata la prima esperienza in tutti i sensi.

Yuichiro raddrizzò la schiena e si preparò, sapendo quali potevano essere gli unici pensieri che Rei gli aveva nascosto sulla loro prima volta. Presto la sua indelicatezza di allora sarebbe diventata di pubblico dominio. «Sono pronto. Leggi.»

Mamoru cercò senza successo di ricomporsi. «Non so se riesco a farlo.»

Yuichiro inorridì. Erano pensieri così tremendi?

« 'È più...' » Mamoru abbandonò la testa contro una mano.

È più...? Yuichiro si sentì in balia di lui. «Lo leggerei io se potessi. Per favore, mi stai torturando.»

Mamoru accolse la sua preghiera e si arrese. « 'È più grosso di quello che pensavo.'» Finì con la fronte sul tavolo.

Yuichiro spalancò gli occhi.

Si ritrovò addosso quelli di tre persone.

Arrossì. «Lei voleva dire che prima pensava che fosse più piccol- di quel che-» Balbettando si zittì. No, non voleva pensarla in quel modo. «Cioè, in realtà-»

«Bravo, tieniti il secondo significato» rise Shun.

Yuichiro volle sotterrarsi. Lo avrebbe fatto se non avesse sentito nell'aria il sorriso furbo di Gen Masashi.

«Non lo intendeva come ho detto io!» si difese. Per una volta in vita sua si rifiutò di pensare in termini di umiltà e fu al cento per cento sicuro che Rei avesse voluto dire- Sì, ricordava l'espressione di lei!

Gen non aveva smesso di divertirsi. «Veramente stavo pensando solo che-»

«Nemmeno tu dovresti ridere tanto, sai?»

Tranne Mamoru - che era rimasto con la faccia attaccato al tavolo - guardarono tutti Shun.

Lui non si fece pregare. «Statisticamente, i paesi orientali non sono un'area felice per le misure anatomiche.»

Gen non credette alle proprie orecchie. «Tu sei giapponese

«Per un quarto francese. Dove conta.»

«Shun!» Alexander lo scosse per una spalla. «What the hell

L'altro lo allontanò con una manata. «È un sogno! Posso dire tutto quello che penso!»

Yuichiro si stava infiammando. «Io non ho niente di cui vergognarmi! Lo ha detto anche Rei!»

«Veramente ha detto-»

Alexander prevenne sul nascere una nuova rissa. «Garantisco io per Yuichiro!»

A Gen cadde la mascella.

«Cosa?» rideva incredulo Shun. «E come-? No! Hai davvero fatto l'esperienza dell'altra spon-?»

Alexander lo spintonò. «Una volta mi ha prestato i suoi preservativi! Mi andavano bene!»

Gen rideva. «Fratelli di condom!»

Mamoru esplose. «BASTAAA!!» Sbatté i pugni sul tavolo, facendo rimbombare tutto il kotatsu. «Avete perso ogni forma di decenza! Mi avete stufato!!»

Si guadagnò il silenzio che aveva cercato, da tutti tranne che da uno.

«Se stai per dire che il valore di un uomo si misura dalla sua moralità, saprò cosa significa nel tuo caso.»

Mamoru si preparò ad assassinare Shun Yamato, ma Alexander sbatté le mani in aria. «Di solito è tranquillo! Non ha mai offeso nessuno, non so che diavolo-» Si voltò e prese per le spalle il suo amico. «Che ti prende? Contieniti!»

«Lasciami stare!» si dimenò lui. «Dico quello che voglio!»

Alexander riuscì a trattenerlo a forza. «Il contegno, ricordi? La maturità! Per te sono cose importanti!»

Shun scattò in piedi e prese fiato. «Questo è un sognoooo!!!!!!»

Di fronte al suo urlo, gli altri si ritrassero.

Shun sguainò un dito contro Alexander. «Non me ne frega niente del contegno e della maturità, qua sono libero! Lo sai cosa significa essere maturo e adulto per ogni minuto della tua vita?!» Sbatté i pugni in aria. «Da tre mesi io non ho più scelta, non potrò più tornare indietro! Lasciami fare lo stupido almeno in questi dannati SOGNI!!!» Si ritrovò col fiatone. 

Lo osservavano tutti.

Lui riprese consapevolezza in un istante. «Merde.»

POP!

Era apparsa un'altra palla in aria. Nessuno si mosse per prendere il foglietto che cadde fuori. Lo fece Shun.

« 'Fase due completata' » lesse. Appallottolò il pezzo di carta. «Quindi hanno umiliato anche me. Complimenti.» Si sedette a braccia conserte.

Alexander cercò di frenare la compassione. «Hai ragione tu, fa' come vuoi. In fondo era un mortorio qui.»

«Eh già» fu incoraggiante Yuichiro.

«Smettetela.»

Mamoru decise di porre fine alla questione. «Hai fatto bene a parlare.» Ripensò all'ultimo segno. «Il vero scopo di questo gioco è... farci ammettere cose che non vogliamo dire.»

«No» intervenne Gen, certo di saperlo bene almeno quanto Shun Yamato. «Lo scopo è... toglierci un blocco. Nel mio caso, era la prima volta che io parlavo dei miei...» La parola era ridicola. «Dei miei sentimenti davanti a degli uomini. Lui» indicò Yamato, «doveva dire ad alta voce che c'è qualcosa che odia della sua attuale situazione.»

Shun aggrottò la fronte. «Non odio niente. Questo è un sogno, ho esagerato.»

Gen non perse tempo a contraddirlo. «Hai fatto tu quella bambina?»

«Cosa c'entra?»

«Non l'hai fatta tu. Se fossi tranquillo e felice dopo che te la sei ritrovata a carico da un giorno all'altro, ci sarebbe qualcosa che non va in te. Non discutere, o questo gioco penserà che ci stai ripensando e ti farà ricominciare daccapo.»

Shun si zittì.

Yuichiro era incredulo: allora Gen era capace di mettersi nei panni altrui.

Riuscì a prendere in mano il foglietto che indicava il termine della seconda fase. «Quindi...» rimuginò, «questo significa che non ci lasceranno andare fino a che tutti non avremo superato almeno un blocco?»

«Io non ne ho uno» dichiarò Alexander.

«Là non vedo scritto, 'Fase tre completata'» fece notare Gen. «Io voglio andare a casa. Perciò muovetevi a capire qual è il vostro problema.»

Mamoru comprese che se lui, Alexander o Yuichiro avessero saputo qual era, sarebbero stati i primi a parlarne. Yuichiro ne sapeva fin troppo su se stesso e Alexander... lui non sembrava avere veri problemi. Un po' come me, pensò Mamoru, affranto. La riunione attorno a quel kotatsu si prospettava infinita.

«Sarete i più difficili da spezzare» stava sorridendo Gen Masashi.

Facile per lui sentirsi in salvo.

Alexander guardava il foglio che aveva in mano come se potesse bucarlo con gli occhi. «Andiamo avanti. A capire ci aiuteranno le domande.»

Quello sì che era coraggio. Mamoru tornò a consultare il questionario. «Prossima domanda» ordinò, e la vide apparire.

Ormai niente lo scioccava più. «Una cosa che lei vorrebbe tanto dirti... durante il sesso.»

Sempre peggio, sempre peggio.

Non riusciva nemmeno a immaginare la risposta di Usagi.

Shun Yamato guardava il proprio foglio. «Che significa» lesse. « 'Ti amo'? »

Alexander ci pensò su. «Che... non te lo sta dicendo? Cioè, che tra tre anni non te lo dirà.» Non gli piacque la conclusione. «Magari solo all'inizio.»

Shun scuoteva la testa. «Questa parte del sogno me la dimenticherò di sicuro, non la capisco. Il mio subconscio sta cercando di dirmi qualcosa?»

Alexander cominciava a preoccuparsi. Quello era davvero solo un sogno assurdo, giusto? Si stava immaginando tutta quella enorme scena nella sua testa? Sembrava che fosse un sogno condiviso, una cosa tecnicamente possibile per persone con poteri sovrannaturali - chiunque fosse a manovrare quella scenetta.

E lui aveva davvero un blocco? Quale?

Non gliene veniva in mente uno al momento.

Stanco di pensare, lesse ciò che avrebbe detto Makoto a Gen. « 'È vero che non pensi mai a nessun'altra?' »

Ecco, rimuginò: tanta esperienza non era sempre una cosa positiva.

Gen non era sorpreso. «Un giorno la convincerò una volta per tutte che non penso più al passato.» Sospirò. «Golden Boy, ti sarà utile quello che c'è scritto qui. 'Adora di meno e agisci di più.' »

«Che?» Cosa?

« 'Adora di meno e agisci di più.' Mi sa che ti vuole più uomo.»

Shun scoppiò in una risata fragorosa e Alexander si inalberò. «Ami non voleva dire questo!»

Gen non si divertiva tanto da secoli. «Certo, certo. Pensa di meno e agisci di più - mi sembra il succo del messaggio.»

Alexander gli strappò di mano il foglio per leggere di persona, ma naturalmente quello tornò subito a mostrargli le risposte di Makoto. Dovette ridarlo indietro.

Ami aveva davvero pensato una cosa simile?

... l'aveva sottovalutata?

«Cosa dice Rei?» indagò Yuichiro dall'altro lato del tavolo, quasi timoroso.

Mamoru rifletté sul da farsi. «Non posso dirlo ad alta voce.» Non senza filtri, almeno.

«Sono le regole» s'intromise Shun. Quel sogno assurdo non era stato piacevole a un certo punto, ma la commedia stava ricominciando.

Mamoru non aveva smesso di pensare. «Qui non si tratta solo di Yuichiro, ma di Rei. Non è un messaggio pensato per degli estranei.»

«Eh?» fece Yuichiro. Era diviso tra il bisogno di sapere e quello di proteggere Rei. Ma aveva scelta?

Mamoru piegò il foglio. «È una parola sola, un... ordine a te. Lei vorrebbe che tu non avessi restrizioni.»

«Quali restrizioni?»

Mamoru rifletté. «Tutte.»

Nel tempo che Yuichiro impiegò a immaginare la parola esatta, ci erano arrivati anche tutti gli altri.

Mamoru si imbarazzò per Rei. «Non era la versione volgare della... parola.»

«Diavolo» commentò Gen. Come aveva pensato prima, Rei Hino era estremamente diretta nei propri pensieri. «Vita interessante la tua, Kumada.»

Lui aveva posato la fronte sulle mani, se ne stava chinato. «Sto pensando.»

Nessuno voleva sapere a cosa, ma per continuare era necessario il foglio che solo lui poteva leggere.

«Posso darti una mano.»

Era stato Shun Yamato, rivolto a Yuichiro. Lui sollevò la testa e non capì.

«Forse tu sei il terapista del gruppo, ma io sono bravo. Ho aiutato lui con le osservazioni giuste» indicò Gen, «e ho liberato da solo me stesso. Parla con me e ti spingerò a fondo, senza pietà.»

«È quello che direbbe Rei» commentò Yuichiro.

«Sì, io e lei eravamo molto simili.»

Un'osservazione che lo fece soffrire. «Quando vi ho visti insieme un anno fa, mi è salito il sangue alla testa. Non sono mai stato tanto male in vita mia.»

«Colpa tua.»

Era verissimo. «Mi sono maledetto per questo.» Deglutì la rabbia. «Ero io che non mi credevo degno di lei. Non mi ero mai fatto avanti.»

«Perché?»

«L'hai vista. Rei è... è troppo. È intelligente, bellissima, autoritaria, forte, mentre io...»

«Sei inferiore.»

Yuichiro spalancò gli occhi. Allora non era il solo a comprenderlo. «Sento che sarò sempre un passo indietro rispetto a lei, anche quando migliorerò. Forse è giusto così, non voglio superarla.»

Shun Yamato lo guardava con lo stesso tipo di scherno che Rei aveva avuto negli occhi durante i loro primi incontri.

«Cosa ci trova in uno come te?»

A volte continuava a chiederselo anche lui. «Io... la faccio sentire amata. A Rei mancava solo questo.»

«Dalle sue risposte non si direbbe.»

Yuichiro si sentì sprofondare in un baratro.

Shun Yamato iniziò a riflettere. «Una ragazza forte come Rei vorrà qualcuno che sappia comandare come lei. Se necessario, su di lei, così da sentirsi libera di non prendere tutte le decisioni. È il sogno segreto di tante donne forti, sai? I romanzi di mia sorella insegnano. Non riuscirai a darle quello di cui ha bisogno se resti così. Forse non glielo darai mai, non sarai mai capace. A quel punto, per quanto ti sia fedele, lei inizierà a desiderare qualcun altro.»

Fu come sentire un'ascia che gli staccava la testa.

Alexander era rimasto come gli altri in disparte fino a quel momento, ma dovette parlare. «Non è vero. Non lo sai.» 

«Certo che lo so. Me la ricordo, lei era decisa, prendeva tutto quello che voleva. Anche se non mi amava, le piaceva quando lo facevo io con lei.»

Alexander si ripromise di non intervenire più quando Yuichiro lo avesse gonfiato di botte. Shun se le stava andando a cercare.

«Non c'entra l'amore con questo» continuò lui. «È puro impulso, istinto. Se lui che è il suo ragazzo non è capace di soddisfarlo...»

Yuichiro scoppiò. «Sono CAPACE!» Si issò sul tavolo. «Io e Rei siamo perfetti insieme! Lei ha avuto il pensiero del foglio solo perché facciamo sesso talmente bene che non le basta mai! Io sono tutto quello che vuole e a me piace da morire perché almeno lì mi sento... Io mi sento...»

Shun sollevò un sopracciglio in segno di sfida.

«Superiore» concluse Yuichiro, stringendo i pugni.

POP!

Tra loro cadde un nuovo foglietto.

Mentre Yuichiro si copriva la faccia con una mano, Shun si profuse in un applauso.

«Sei troppo complessato!» Rideva. «Guarda qui! 'Fase tre completata' ! Sono un genio!»

Yuichiro non uscì dal proprio nascondiglio. Aveva appena fatto passare Rei per un'assatanata. Se lei lo avesse saputo non glielo avrebbe mai perdonato.

«Ehi» disse Alexander. «Anche il vostro foglio sta diventando bianco?»

Gen confermò. «Mi sembrava strano. Questo gioco perverso dopo la prima fase era cambiato.»

Mamoru cominciò ad avere paura. Si stava avvicinando il suo turno di capitolare, e nemmeno sapeva come sarebbe successo.

Sui fogli che avevano in mano si fece strada una scritta.

Non c'è scampo per Alexander Foster.

Alexander spalancò gli occhi. «Cosa significa?»

Il foglio si riempì di scritte.

Gen: Che tocca a te.
Yuichiro: Mi sa che è il tuo turno.
Shun: Hahahaha!
Mamoru: Brutta storia.

Sgomento, Alexander guardò gli altri. Loro erano più sorpresi di lui.

«Questi sono i vostri pensieri

«Ci legge nella mente» tremò Yuichiro, guardando il foglio che teneva in mano. Alexander controllò: era uguale al suo, in tutti quanti la vittima era lui.

Era un'ingiustizia, ma loro non dovevano sottostarci. «Non ci sono istruzioni, quindi... io non dirò niente!» 

Al tavolo concordarono tutti con lui, Shun con un sorriso beffardo a cui però non aggiunse commenti.

Il silenzio iniziò e si potrasse.

Il suo foglio era rimasto sul tavolo, la parte con le scritte coperta. I pensieri si manifestarono di prepotenza sul dorso della carta.

Gen: Creperò in questo sogno. Di noia.
Yuichiro: Sono stanco, quando finiamo?
Shun: Tra un po' Fox si deciderà a parlare.
Mamoru: Dobbiamo andare avanti, indietro non si torna.

Alexander inspirò e soffiò via tutta l'irritazione in un colpo solo. «Cosa dovrei dire?»

Shun scrollò le spalle. «Siamo qui per farti sbloccare, no? Se puoi vedere i nostri pensieri, usali.»

«Se ho un problema - sempre che io lo abbia - sta nella mia testa. Voi non potete arrivarci.»

«Ti faremo da specchio come ho fatto io con Kumada qui accanto. Su, spara le più grosse sciocchezze che ti vengono in mente. Saranno tante.»

Gli permetteva di parlargli così solo perché erano amici da sempre. «E se questo gioco si stesse sbagliando? Io non ho problemi da risolvere.»

Di sfuggita vide che il suo foglio si riempiva di pensieri.

Gen: Solo lui non se n'è ancora accorto.
Yuichiro: Me ne viene in mente almeno uno...
Shun: Ingenuo e testardo.
Mamoru: Ma se ne ha parlato lui stesso...

Alexander ribollì. «Ditemi le cose in faccia!»

«Non è qualcosa che voglio dirti!» protestò Yuichiro, ma Shun lo interruppe prima che potesse continuare.

«Certo, nessuno vuole essere cattivo con questa anima candida. Ma lui ne ha bisogno, quindi forzo la mano e lo chiedo io. Quale pensate che sia l'ostacolo che Fox deve superare?»

Alexander li sfidò a parlare a voce alta, ma Mamoru e Yuichiro lo fissarono con espressioni da poker. Nel secondo che Gen impiegò a sorridere, tutti avevano già involontariamente risposto.

Gen: Il problema è che sei una ragazza nel corpo di un uomo.
Yuichiro: ... Forse è troppo sensibile.
Shun: Tra te ed Ami comanda lei.
Mamoru: Mi sa che è più remissivo di quello che sembra.

Alexander ebbe voglia di strappare la carta in mille pezzi, ma ce n'erano altre quattro copie.

«Voi non sapete niente di me!»

«Io sì» replicò Shun. «E nell'ultimo quarto d'ora loro hanno sentito i tuoi più inconfessabili segreti. Sai cos'è questo? Il sogno che ho sempre voluto fare: quello in cui finalmente smetti di parlare come se Ami fosse accanto a te e ti liberi

«Ti si è fuso il cervello, io non ho niente da nascondere!»

Yuichiro guardava colpevole i propri pensieri messi per iscritto. «Io volevo solo dire che...»

«Cosa?» lo esortò Alexander. Ormai voleva un confronto diretto, era pronto a un vero e proprio match. «Dove ti sono sembrato 'sensibile'?!»

«Non è un'offesa» precisò Yuichiro. «Per esempio sei stato sensibile quando hai fatto notare a lui» indicò Gen, «che non stava rendendo giustizia alla sua relazione con Makoto. Poi...»

«Poi?» Il fatto che esitasse a parlare indicava che doveva ancora rivelare il vero motivo della sua convinzione.

Yuichiro si rassegnò. «La storia di... degli atti sessuali. E il fatto che tu abbia aspettato un anno per fare l'amore con lei.»

«Tu pure.» Da che pulpito.

Sì, ammise Yuichiro, sette mesi non erano stati pochi. «È stato per via del maestro. Non era rispettoso vivere sotto il suo tetto e allo stesso tempo, con sua nipote...» Scosse la testa e non concluse. «Se non fosse stato per questo, non mi sarei frenato con Rei.»

Alexander allargò le braccia. «Rei è lanciata come un razzo. Ami è diversa!»

Yuichiro se la prese solo per il commento su Rei. «Sono due persone differenti, però...»

«Quello che non riesce a dire» s'intromise Masashi. «È che la tua Ami può essere timida e delicata quanto ti pare. Ma visto che tu non fai altro che parlare di quanto la ami, avresti dovuto convincerla a venire a letto con te in due mesi al massimo. O quattro, per essere generosi.»

Alexander fremette di rabbia. «Ero insicuro. Visto che lo so? Lo ammetto! Ero insicuro, temevo di perderla se la spaventavo con cose per cui lei non era pronta. Non volevo rischiare e non me ne sono pentito!»

«Non regge» insistette Masashi. «Qual è la scusa ora? Ti stai trattenendo anche adesso su una cosa che vuoi fare con lei. Sei ancora insicuro? Makoto mi ha raccontato quello che avete passato con Mizuno a dicembre. Se dopo tutta quella storia credi ancora che basterà una tua mossa sbagliata per allontanarla da te, avete problemi più grossi del sesso.»

Per calmarsi Alexander respirò a fondo. «Non abbiamo problemi di quello o di nessun altro tipo! Noi pensiamo ad un futuro insieme.» A differenza di qualcun altro, ma non fu abbastanza immaturo da dirlo. Respirò di nuovo. «Io sto benissimo con Ami e non mi importa se mi credete tutti il suo zerbino!»

Nessuno gli rispose. Almeno, non a voce.

Gen: Contento lui...
Yuichiro: Per questo non volevo dire niente, non sono affari nostri.
Shun: Qui non si becca quaglia.
Mamoru: Ha ammesso qualcosa, perché non sento il POP?

Vedendo il suo interesse per le risposte, controllarono tutti i loro fogli. Infine, rimasero nella silenziosa attesa di un segno che non arrivò.

«Alexander, sii logico.» Shun provò a farlo ragionare. «Vuoi che tornino le domande di prima? Non costringerci di nuovo a subire. Stattene lì buono nel tuo angolino a riflettere seriamente sul blocco che puoi superare, oppure interrogaci e facciamola finita.»

Gen sentì il bisogno di dire una a cosa. «Io e te avremmo dovuto essere amici» disse rivolto a Shun. «Dov'è che stai adesso?»

«In America, a Boston. Ma questo è un sogno.»

«Già» sorrise lui condiscendente. «Comunque, mi stai simpatico.»

Shun comprese. «Vero è che divertente dargli ordini?» Diede una pacca ad Alexander. «È uno spasso quanto ti guadagni la sua fiducia. Puoi fargli fare di tutto e ti ascolta!»

Gen iniziò a ridere.

Alexander sbatté i pugni sul tavolo. «Quella è colpa di mio padre!» tuonò. «Mi ha ignorato tutte le volte che poteva, per questo io do retta per istinto agli uomini che mi prestano attenzione! Per questo non voglio amici maschi e osteggio tutti!»

Si ritrovò in una coltre di silenzio tombale.

Mamoru guardò infelice il cielo. «Non sento il POP.»

Yuichiro compatì Alexander: non faceva che esporsi senza guadagnare niente. «Ehm...»

Lui stava tremando dalla rabbia.

«So perché non sta funzionando» gli disse.

«Parla

Yuichiro deglutì. «Quella non era una rivelazione legata al tuo rapporto con Ami.»

«Shun non l'ha fatta, ha parlato di sua nipote

Comunicare con lui a quel punto era come camminare sui carboni ardenti. «È vero. Però il tuo amico non ha ancora una relazione. Io e Gen ne siamo usciti parlando di problemi legati in un modo o nell'altro a Makoto e Rei.»

«Non so più come dirlo, io non ho problemi con Ami!»

«Alexander.» Yuichiro si fece piccolo e umile. «Non sto cercando di manipolarti come loro. Voglio aiutarti. Voglio che torniamo tutti a dormire senza sognare, non ti va?»

Mentre decideva se fidarsi o meno, ad Alexander cascò l'occhio sul foglio.

Gen: Lo sta proprio raggirando...
Yuichiro: Speriamo che mi ascolti.
Shun: Fantastica questa nuova tecnica.
Mamoru: È un genio.

Alexander strinse gli occhi, ma Yuichiro non arretrò. «Voglio solo che mi ascolti. Vedi anche dai miei pensieri che sono sincero.»

«Questo si vedrà. Parla, sentiamo.»

Yuichiro deglutì. Non stava cercando di raggirarlo, solo di dargli una mano e uscirne al contempo vivo. Forse Alexander era un ragazzo che si fidava troppo quando decideva di farlo, ma era tutta la fase precedente a tenerlo sulle spine. Non si era detto di cosa faceva lui quando decideva che una persona era diventata sua nemica, ma per Yuichiro non era difficile immaginarlo.

Stava per addentrarsi in un terreno molto delicato, ma aveva anni di esperienza alle spalle su come trattare con persone ostiche. Lo doveva anche lui a suo padre.

Raddrizzò la schiena. «Allora... Ami.»

Alexander gli lanciò un'occhiata di fuoco.

Yuichiro si mantenne impassibile. «Tu la ami.»

Non udì una parola da Alexander. Si era chiuso a riccio.

«Forse, tu la ami... troppo.»

«No.»

Come poteva fargli capire? «Forse la rispetti troppo.»

«Non esiste una cosa del genere.»

Lui aveva un caso simile proprio davanti a sé. «Le hai mai detto della tua... idea?» Fu attento a non essere minimamente volgare, o sarebbe stato arrostito a fuoco lento. «Le hai fatto capire cosa vorresti... donarle?»

Nascose sotto il kotatsu il foglio con le due risatine che erano apparse.

«Non sono cose che si dicono

«Si possono far capire.»

«Mi piace aspettare.»

... era masochista? «Perché?»

Alexander batté ripetutamente un dito contro il tavolo. La sua pazienza stava venendo meno, ma Yuichiro non depose le armi.

«Perché?» domandò ancora.

Quando ancora non ricevette risposta, gli venne in mente un incentivo. «All'inizio di questa storia ho detto che dimenticheremo tutto, ricordi? In realtà a me piacerebbe ricordare qualcosa di quello che è successo oggi, però... non credo che succederà. Alla fine, è come se stessimo parlando solo con noi stessi. Anche se ci sono gli altri.» Magari sarebbe rimasto qualcosa nel loro subconscio.

Alexander scuoteva la testa. «Non è una risposta difficile, è una risposta privata. Non capirete mai perché ha senso aspettare Ami. Io amo vederla mentre si avvicina da sola a me. Amo vedere che scopre certe sensazioni e certe idee per conto suo. È una cosa stupefacente che ci ha portato a condividere esperienze che-» Si zittì. «Non ho problemi con questo.»

Yuichiro cominciò a disperare. «Sei soddisfatto allora?»

Alexander unì le sopracciglia. «Sì.»

C'era stato un attimo di esitazione. Yuichiro capì che il modo migliore per esplorarlo era rimanere in silenzio.

Il suo foglio era riapparso da solo sul tavolo.

Gen: Si fa lunga...
Yuichiro: Forse se aspetto...
Shun: Stanno giungendo a qualcosa o no?
Mamoru: Ho capito!

Anche Alexander vide i commenti. Si voltò sorpreso verso Mamoru.

Lui scrollò le spalle. «Lo hai capito anche tu. Devi solo dirlo.»

Eh? pensò Yuichiro.

Alexander aveva incrociato le braccia sul tavolo. Sciolse le spalle rigide e sospirò. «Okay, facciamola finita. Il fatto è che...»

Per ascoltare si sporsero tutti verso di lui.

«Il fatto è che io amo Ami e come reagisce lei al'idea e all'esperienza del sesso. Però...» Soppesò le sue parole e fece molta fatica a pronunciarle. «Vorrei che lei fosse diversa. E che non lo fosse, allo stesso tempo. Ci sono volte che vorrei che Ami fosse già avanti nelle sue scoperte, perché io riesco ad avere idee così- così... Così perverse su di lei che mi frustra non poterle mettere in atto.» Fece violenza su se stesso per continuare. «Non sono nemmeno idee estreme! Sono solo cose spinte che però a lei sembrerebbero...» Tremò. «Ami è innocente! Fa dei passi avanti ed è bello viverli con lei, ma è anche frustrante aspettare.» Si accasciò sul tavolo. «Passeranno anni prima che esca da questo circolo vizioso. Non voglio saltarli, né perderli, ma... è frustrante.»

Aveva appoggiato la faccia sul foglio. Quando riprese abbastanza forza da sollevarsi, vide quello che pensavano gli altri della sua confessione.

Gen: Poveraccio.
Yuichiro: Poveraccio.
Shun: Poveraccio.
Mamoru: Poveraccio.

Si ridiede un contegno e tornò dritto.

POP!

Afferrò il foglietto prima che toccasse il piano del tavolo. « 'Fase quattro completata'. »

Alleluia, se l'era sudata.

Mamoru si lasciò sfuggire un sorriso e Alexander si concentrò su di lui. «Come lo hai capito?»

«Mi è successo con Usagi, quando era ancora una ragazzina. C'erano sere in cui mi sentivo troppo impuro per starle accanto.»

Allora non era il solo, capì Alexander.

«Passerà» lo incoraggiò Mamoru. «Pensa che hai davanti mille anni. Tra qualche secolo ti ricorderai con nostalgia di questi giorni.»

«È quello che cerco di dirmi.»

«Mille anni?» Alle loro spalle Shun rilasciò un enorme sbadiglio. «Non la smettete mai di dire stranezze. Comunque, bravo Fox.» Si sdraiò sul tavolo. «Qualunque uomo deve guardare in faccia il maiale che è in lui.»

Provocò un divertimento generale che non si godette: aveva chiuso gli occhi.

Alexander si avvicinò e lo toccò su una spalla. «Shun?»

«Si sta addormentando?» domandò Yuichiro.

Shun Yamato sparì sotto i loro occhi.

Gen si stupì. «È andato!» 

«Che è successo?!» si allarmò Alexander.

Mamoru comprese con una punta di malinconia. «È tornato alla realtà. Si è svegliato.»

Era quello che tutti avevano desiderato, ma rimanere in quattro non li rese euforici davanti alla prospettiva della fuga. 

Per un momento, nessuno parlò.

«Quello è un buon amico» commentò infine Gen.

«Sì» sospirò piano Alexander. «Non è facile sapere che vive tanto lontano.»

Yuichiro provò a rallegrarli. «Ehi! Non credete alla magia di questo sogno? Si metterà insieme a Minako. Lo rivedremo tra tre anni.»

Per Alexander quella era un'improbabile coppia, ma l'idea non gli dispiaceva.

Mamoru guardò il cielo. Aveva sperato dall'inizio di quella storia che il sogno finisse, ma ormai non voleva più nemmeno leggere il foglio. Mancava solo lui all'appello, e una volta finito il gioco, sarebbe terminato anche tutto il resto.

Nella sua vita si era sentito parte di un gruppo di persone solo con le guerriere Sailor, ma era diverso ora: perché non era tra ragazze, e perché non si trovava lì per dovere. Non era amico di Gen, Yuichiro e Alexander, ma... si erano trovati nella stessa barca. Erano compagni di sventura.

Yuichiro lo osservava con un sorriso. «Mamoru?»

«Hm?»

«Il tuo foglio è cambiato, guardalo.»

Mamoru abbassò gli occhi.

La verità riguardo a Rei.

«Sono tornati come prima» disse Alexander. «Là sopra hanno esaurito la fantasia.»

«Mi sembra che siano diventati più magnanimi» concesse Yuichiro. «Non ci hanno più... incalzato.»

«Ora sono più persone?» chiese Gen.

«Hm?»

«All'inizio parlavi al singolare di quell'entità.»

Yuichiro ci rifletté. «Non so perché. Alla fine però li voglio ringraziare. Ci sono cose che dimenticherei volentieri di oggi, ma... mi sono divertito.»

Mamoru fu felice di potersi unire agli altri nell'annuire.

Andò incontro al proprio destino. «Tocca a me. È riapparso anche il foglio delle domande, ora lo leggo.» Guardò la scritta. « 'In generale, il desiderio inconfessabile di lei per il futuro.' »

Non sembrava qualcosa di imbarazzante.

Alexander recuperò un altro foglio. «Questo è quello di Shun. Minako pensa... 'Formare una famiglia con te'.» Fu felice per il suo amico. «È esattamente quello che vuole Shun.» Ormai ne aveva bisogno.

«Perché sarebbe un desiderio inconfessabile?» si domandò Yuichiro.

«Per imbarazzo?» provò Gen.

Alexander scosse la testa. «Anche una delle risposte di prima era particolare, come se Minako non ritenesse possibile un futuro comune per loro.» Non si preoccupò più di tanto. «Sembra che avranno grosse difficoltà all'inizio. Come tutti, no?»

«Troppa filosofia» sorrise Gen. «Cosa dice Makoto?»

Alexander guardò il proprio foglio. Avrebbe voluto poter riferire qualcosa di più ottimista. « 'Non devi, ma vorrei che restassi fino alla fine con me.'»

Concessero tutti a Gen il silenzio di cui aveva bisogno. Quello che avevano appena sentito era un desiderio inconfessabile a cui la stessa Makoto aveva scelto di mettere un limite - un indizio di grande lotta interiore.

Gen iniziò ad osservare Alexander. «Alla fine non sto messo meglio di te. Tu vorresti che Ami fosse diversa, ma puoi aspettare finché non lo diventerà. Io vorrei che Makoto fosse una persona comune, ma lei non lo diventerà mai. Eppure, non riesco ad allontanarmi.»

Stava messo cento volte peggio, pensò Alexander, ma questo a lui non dava alcun piacere. «L'amore è quello che conta» gli disse.

Provocò a Gen un sorriso, poi una grassa risata. «Eccoti tornato, Golden Boy. Tu e i tuoi discorsi da donna.»

«Tu e i tuoi pregiudizi sull'essere uomo.»

Yuichiro si divertì con loro. «Mamoru, cosa vorrebbe Rei?»

Lui lesse senza imbarazzi. « 'Essere tutto quello di cui Yu ha bisogno'.»

Yuichiro quasi si commosse. «Da qualche parte dentro di lei, Rei teme ancora di perdermi. Per questo ha detto così. Vuole farmi felice perché non mi allontani mai da lei.»

Gen fece cadere fuori la lingua. «Le vostre romanticherie mi stanno soffocando!»

«Resisti» gli fece forza Alexander. «E leggimi quello che vuole Ami.»

Gen diede un'occhiata al foglio e si ritrasse come scottato. «Non ho scampo!» Rise. «Qui c'è scritto che il suo desiderio inconfessabile è quello di... 'Avere tanti bambini'.»

Alexander fu felice solo fino a che non diventò triste.

«Cosa c'è? Non te li puoi permettere?»

«Non è questo. È solo che, per via del potere planetario che imcombe su di lei, sarà già tanto se io ed Ami potremmo averne uno. Per questo il suo è un desiderio inconfessabile. È inutile sperare, anche se entrambi siamo figli unici e sappiamo cosa significa crescere da soli. Non ci sarà il tempo.»

Da persona pratica, Gen studiò la situazione. «Potrete adottare, no?»

Alexander si sorprese di sentirlo arrivare alla stessa conclusione che lui ed Ami avevano raggiunto mesi addietro. «Sì. Tra un decennio o due, quando avremo tempo da dedicare a una famiglia.»

«Bravo. Una nota per la realtà, se per caso ricorderai questo discorso.» Gen sollevò un dito. «Vivi la tua gioventù. A modo mio, mi sono ritrovato a sostenere tutta la mia famiglia nell'ultimo anno e... a parte mio padre, mi manca la mia vita di prima. Hai sentito il tuo amico Shun: vuole bene a sua nipote, ma vorrebbe tornare indietro. Quindi... non correre finché puoi.»

Alexander si divertì, ma gli fu grato. «Non faremo nulla prima di un anno.»

«Una marea di tempo.»

 Con un sorriso concordarono in silenzio che il discorso era terminato. Guardarono Yuichiro.

«Manca solo il desiderio di Usagi» disse lui. Rifletté prima di parlare. «Mamoru... questo round non ti sta mettendo in difficoltà.»

«L'ho notato.»

Yuichiro era perplesso. «Sai perché?»

«Sì» disse sereno Mamoru. «Penso che questa sia solo una fase premio. Io sono arrivato da poco alla mia conclusione personale.»

«Quando?» domandò incredulo Alexander.

«Dopo ve lo dico. Yuichiro, cosa vorrebbe Usagi?»

Lui contemplò la risposta. «Una cosa semplice. 'Una vita tranquilla con te'.»

Mamoru annuì. Non si era aspettato niente di diverso. «Usagi sa che avremo decenni di tranquillità. Anche anni in cui lotteremo strenuamente, nonché molti altri anni in cui avremo enormi responsabilità e non ci sentiremo affatto persone normali.» Lo avevano accettato. «In realtà, il suo è un pensiero felice. Per Usagi il punto non è mai ottenere, solo... desiderare. Le basta questo per essere soddisfatta; è così che ottiene tutto quello che vuole.» Rise. «Avremo i nostri anni di tranquillità quando li creeremo.»

Gen esitò a parlare, poi si decise. «Buon lieto fine. Ma dov'è la tua crisi?»

«Non ne ho avute.»

«Tutti abbiamo sofferto.»

«Io ci sono arrivato tranquillamente.»

«Non vale. Parla, magari ti stai sbagliando.»

«Okay. Innanzitutto, con Usagi va tutto bene.»

«Ma se ha detto che ti crede un vecchio bacucco!»

A Mamoru si gonfiò una venuzza sulla fronte. «Quello è il suo spirito ribelle che parla. Lo pensa di me sin da quando mi conosce, solo che ora non lo dice più. Conserverò una coscienza di questo suo desiderio e cercherò di essere meno...»

«Impagliato?» contribuì Alexander.

«Rigido» lo corresse Mamoru. «Lasciatemi finire. Il mio ostacolo non aveva a che fare con lei.»

«Non è possibile» lo interruppe Alexander. «Per tutti noi l'ostacolo ha riguardato sempre-»

«Per me aveva a che fare con voi.»

Li zittì tutti.

«Io dovevo poter capire... che mi piacerebbe avere degli amici maschi. Anche se continuo a dire a me stesso che sto bene da solo, o che Usagi è abbastanza.»

Gen vagava con gli occhi. Non sapeva che faccia fare.

Alexander stava cercando di non sorridere, ma non era un divertimento beffardo.

Yuichiro stava annuendo. «Nemmeno io ne ho mai avuti. Sto bene un po' con tutti, ma... tendo a non stare in gruppo, mi sento sempre l'ultima ruota del carro. Tra voi però mi sono fatto valere.»

POP!

Il foglietto cadde lentamente tra loro, un segno che non fu più il benvenuto.

Alexander lo guardò. «Tra poco ci addormenteremo, come Shun.»

«Sì» sbadigliò Yuichiro. «Peccato.»

«Nella realtà non ci riveleremo mai quello che ci siamo detti qui.»

«Piuttosto mi sparo» sorrise Gen. Le palpebre iniziarono a cadergli sugli occhi.

«Be'...» Alexander ingoiò l'orgoglio. La testa iniziava a pesargli. «Grazie per l'aiuto che mi avete dato.»

«Prego» disse Yuichiro. Prima di sdraiarsi in avanti sul tavolo, guardò Mamoru. «Se ti apri un po' di più nella realtà, ti troveremo simpatico. Non sei male.»

«Grazie.» Mamoru inghiottì un quintale d'aria nello sbadigliare. «Dormite, ora. Ce lo siamo guadagnati.»

«Puoi dirlo forte» ribatté Gen a occhi chiusi. «Ci hai guidati bene.»

Un gran complimento da lui, pensò Mamoru, accasciandosi in avanti.

«Good night.»

Su quelle parole di Alexander, si addormentarono.

 


 

«Ohhh! Hai visto che teneri, Pluto?»

Setsuna deglutì. «Sì, Lady Venus.»

«Non fare quella faccia preoccupata. A cosa servono i nostri poteri se non a giocare in questo modo innocente con i sogni del passato?»

Setsuna riusciva a farsi venire in mente tante risposte.

«Ora prenderò il filmato di questo episodio onirico e lo regalerò alle altre. Sarà un ottimo dono di San Valentino.»

Cosa? «Lady Venus! Io non posso permettervi di-»

«Pluto.»

Setsuna si irrigidì. «Sì?»

«Vuoi innamorarti?»

Setsuna ritenne saggio non rispondere.

«Se vuoi innamorarti ed essere ricambiata, un consiglio: non metterti contro la dea dell'amore.» Lady Venus, Minako Aino nel trentesimo secolo, sorrise letale. «O non manderò da te quel bel figliolo che ti ho riservato nel passato.»

Setsuna non credette a una sola parola.

«Pluto!»

«Sì!» Si tese di nuovo.

«Sei troppo rigida, ragazza! Non sai nemmeno capire quando uno scherza. Animo, animo!» La picchiettò sulle spalle. «E non preoccuparti per questo divertissement! Abbiamo cancellato loro la memoria, perciò non abbiamo interferito col prezioso passato. Anche le mie vittime ora si diverteranno a vedere questo dialogo che hanno avuto. Si scoprono di quelle cose interessanti...»

Erano stati momenti comici e profondi, ammise con se stessa Setsuna.

«Bene. Ti lascio al tuo compito, guerriera del tempo.»

«Sì, Lady Venus.»

«Sta' su col morale. Il bel ragazzo è in dirittura d'arrivo.»

«Come dite voi, Lady Venus.»

Sulla porta del tempo Minako si girò con uno scatto. «Sai cosa mi piace di te, Pluto? Mi tieni testa.»

«Umilmente, Lady Venus.»

Minako sorrise. «Arrivederci.»

Sestsuna offrì un inchino. «Arrivederci.»

 


 

Note dell'autore:

Divertissement. Il titolo della one-shot mi è venuto in mente solo nelle ultime battute della storia. Minako usa il francese, perché - guarda caso - è stata influenzata da qualcuno che ha vissuto i suoi primi anni in Francia :)

Il divertissement, per come l'ho inteso molto semplicemente in questo caso, è una piccola composizione musicale leggera e divertente, con pochi protagonisti (strumenti?). Wikipedia docet.

Questa storiella è nata da un'idea balzana, sulla falsa riga di un'altra mia fanfic, 'Faccia a faccia tra Mamoru'. Da principio l'ho buttata giù di fretta per togliermi il blocco dello scrittore che mi impediva di scrivere la fine di Verso l'alba, poi - una volta ripresa in mano - si è rivelata ostica, perché come al solito io ho voluto inserire approfondimenti, e andare oltre le semplici battute. Di per sé spero che non siano male e che vi abbiano fatto ridere.

C'è un personaggio che vi è piaciuto di più qui? Una situazione che vi ha fatto sbellicare più di altre?

Ho pensato molto a voi - fan della mia saga - mentre scrivevo. Fatemi sapere, please :)

 

   
 
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