Anime & Manga > Higurashi no naku koro ni
Segui la storia  |       
Autore: TheNaiker    04/01/2014    1 recensioni
Hinamizawa, l'estate del 1983 è passata. Ma la felicità sognata da Rika è stata davvero raggiunta? I problemi dei suoi amici sono forse stati risolti, ma la felicità è una gracile piantina per cui bisogna lottare in continuazione, per evitare che essa appassisca. L'arrivo di nuovi personaggi ed eventi e gli effetti di quelli vecchi si intrecciano, in una nuova e difficile avventura.
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 61: L'ultima danza con il Demonio



Hinamizawa, 22 Giugno 1984

Dopo aver parlato, Shion rimase in religioso silenzio e Mion la fissò a lungo, in quella stanza gelida. Le poche parole appena pronunciate in quel dojo così spoglio ed austero erano la rottura di una promessa che Oryou aveva fatto fare a quella che credeva fosse la minore delle due gemelle, e quel gesto di ribellione era quindi qualcosa che non poteva essere fatto alla leggera. Ma Shion era pronta a tutto, ora, loro stavano parlando di niente di meno che la felicità e la vita stessa di Mion.

“Qual'è il significato di questa richiesta balorda?” chiese quest'ultima, dominando la propria meraviglia.

“Vorrei saperlo anche io.” aggiunse Akane “Sperò che questo non sia solo uno scherzo di cattivo gusto, non lo gradirei affatto. Che cosa è questa storia del posto rubato?”

“Ve lo dico subito, anche se potrebbe farlo anche Onee visto che sa benissimo a cosa alludo. Madre, ti ricorderai il pomeriggio in cui hanno disegnato il tatuaggio sulla sua schiena, spero che sia così visto che era stato un momento fondamentale delle nostre vite. Allora... Non avevi notato nulla di strano nelle tue figlie, nei giorni successivi a quel rito?”

“No” rispose la donna, non riuscendo a fare a meno di avere un momento di esitazione.

“Ne sei sicura? Realmente?”

“Che cosa stai cercando di farmi dire?” esclamò Akane, irritata “Certo che avevo notato che Mion era a disagio, ma non era anomalo, vivere quell'esperienza è molto spesso un evento traumatizzante, soprattutto perché non sei avvisato dalla tua famiglia prima che ti disegnino quell'immagine. Però è sempre stato così nel corso dei secoli, non c'era nulla di nuovo. Neppure io mi ero comportata in maniera tanto differente da lei, quando era stato il mio turno.”

“E quindi ti era sembrato normale anche il mio malessere, in quel periodo?”

“Eri in pensiero perché tua sorella era rimasta scioccata, era naturale...” Ma la madre delle due identiche gemelle stava iniziando a scandire più lentamente le proprie parole. Stava cominciando a intuire quello che Shion stava per affermare.

“Non era proprio così” disse la giovane, infatti “Il punto è che durante la nostra infanzia, secondo noi, voi vi preoccupavate solo del benessere di quella che voi chiamavate Mion, non dell'altra, così in quel lontano periodo non ci eravamo abituate a... ad invertirci le nostre capigliature ed i nostri vestiti. Questa pratica non l'abbiamo utilizzata solo di recente, ma era una cosa che accadeva anche anni fa, è per questo che siamo così brave a farci scambiare l'una per l'altra.”

A quella sentenza, tutti avevano capito dove Shion voleva arrivare, ma la ragazza continuò comunque imperterrita: “Mamma, se la nonna si fosse arresta alle tradizioni di famiglia ed avesse ordinato di uccidere la più piccola delle due gemelle, io sarei ancora viva ed Onee no. Attraverso le nostre azioni abbiamo provato di meritare quell'atto di clemenza, accettando quello che avevate deciso per noi, ma quando eravamo piccole non potevo permettere che voi trattaste mia sorella in modo così insensibile, così io avevo piacere a concederle qualche giorno di felicità, scambiandoci i nomi e lasciando che lei fosse considerata come Mion, e quindi come una bambina che avesse un qualche valore per la famiglia. Ed avevamo effettuato questa operazione anche il giorno in cui avevate chiamato il tatuatore.”

“Ma dunque... Nee-Nee sarebbe la vera Mion, ho capito bene?” chiese Satoko con gli occhi aperti dallo shock, mentre la Mion con la coda rimaneva in silenzio e non tentava neppure di confutare quel racconto e di negare tutto.

“Esattissimo. Con il disegno sul torso di mia sorella noi non potevamo più tornare ai nostri nomi originali, l'avrebbero scoperto in massimo due giorni allora non ci rimaneva altro che fare buon viso a cattivo gioco ed accettare quanto era avvenuto. Fatto sta che non molti giorni dopo mi avevano impacchettato e spedito lontano dal Maniero, prima nella nostra casa di Okinomiya e poi al collegio di Santa Maria, quello da cui sono dovuta evadere.”

Tutti sapevano che Shion non era capace a mentire, si notava subito quando ci provava, quindi era ovvio che lei fosse sincera, e perciò sua madre fu obbligata a darle credito. Certo, il fatto di non essersi mai accorta di questi scambi non le faceva fare una bella figura. “Acconciarvi i capelli con stili diversi non era sufficiente, quindi... Se fossi stata più sveglia avrei tenuto i capelli lunghi a una e corti all'altra, per non confondervi... Ma come mai stai tirando fuori questa storia solo adesso?”

“Le cose sono cambiate qua ad Hinamizawa... Fino a qualche tempo fa avrei avuto una fifa blu a rivelare certe scabrosità, ma io oggi so che i Sonozaki non sono così cattivi come credevo, ed ora posso dire la verità senza paura di rappresaglie. Inoltre, qui non siamo in mezzo ad una folla, è più che altro una rimpatriata tra familiari, e quindi ci possiamo permettere certe intimità con voi. È per questo che ti sto chiedendo questo, sorella: Fatti da parte, Sonozaki Shion.

“Tu sai che il mio nome è Mion. Non mi faccio chiamare Shion da parecchi anni.”

“Ma per favore. Tu non ti fai chiamare Shion dall'ultima volta che ti sei spacciata per me e ti sei acconciata con i capelli sciolti, il che è successo decisamente di recente. Cosa saranno, una decina di giorni al massimo? Ma proviamo un piccolo indovinello, ti va?” lei si sfilò il fiocco da dietro la testa “Perché non mi aiuti a legare i miei capelli in modo che io abbia una coda, proprio come quella che c'è dietro la tua zuccona dura come il marmo? E poi magari ci infiliamo tutte e due dietro un paravento, in modo che nessuno veda gli abiti e che spuntino fuori solo le nostre teste... Sarebbe divertente vedere gli altri mentre cercano di capire chi è chi. Distinguerci e decidere chi è il vero leader del clan Sonozaki diventerebbe una cosa non immediata, anzi, la maggior parte di loro punterebbe il dito a casaccio.”

Quella che i ragazzi avevano sempre conosciuto come Mion deglutì.

“Tagliamo corto. Che cosa vuoi, quale è la tua proposta finale?” chiese Akane.

“Non mi interessa costringervi ad avere una ragazza con scritto «Sonozaki Shion» sulla carta d'identità. Causerebbe un parapiglia che non avrebbe precedenti, roba da mandare il parentado nel panico più assoluto e da far girare tutti a destra e manca come un branco di galline che ha sentito il rumore della volpe nel recinto.”

“Ed allora?”

“Rivoglio solo il mio posto indietro. Vi ho raccontato la verità apposta, se mi fossi solo offerta per invertirci i ruoli i miei genitori od altri avrebbero avuto delle perplessità, vi sareste chiesti Ma è giusto così?... Invece alla luce di questa informazione sapete bene che è giusto, anzi è come sarebbe dovuta andare fin dall'inizio.”

“Vuoi tagliare corto?” Akane aveva i nervi a fior di pelle, e faticava a mantenere il suo solito aplomb.

“Insomma, mamma, a partire da oggi, se voi non avete nulla in contrario, io mi faccio etichettare come «Sonozaki Mion» e faccio in tutto e per tutto quello che ha fatto lei fino ad oggi, ed anche tutto quello che si suppone faccia negli anni a venire. Mi prenderò sulle spalle l'incarico di proteggere Hinamizawa al posto suo, grazie anche alle consulenze di Kei-chan se sarà il caso. Farò la pulzella obbediente, non farò delle bravate se ottengo il potere, non vi angustiate prima ancora che io cominci. Nessuno al di fuori di questa sala lo immaginerà mai, faremo in modo che i nostri parenti non mi guardino mai la schiena, anche se non credo che nessuno ci proverà mai in quanto non avrebbero motivo; ma se proprio l'idea non vi lascia tranquilli posso anche chiamare qualcuno per tatuarmi qua dietro con lo stessa effigie che ha Onee. Alla fine di tutto la mia cara sorellina sarà libera dai suoi impegni e potrà andare dove le pare e piace, oltre che togliersi ogni possibile sfizio che ora le è precluso.”

Era ora chiaro a che cosa stesse mirando Shion. Non c'era nessuna trovata che potesse permettere a Giancarlo di restare lontano dal suo paese natale, ma il viceversa non era necessariamente vero, proprio grazie all'esistenza di una gemella di Mion. Una volta esentata da tutti i suoi impegni, quest'ultima avrebbe potuto fare le valigie senza che nessuno le dicesse niente, e raggiungere la sua metà. Avrebbero vissuto insieme nel villaggio di Serco, ed ogni tanto sarebbero tornati in Giappone in visita, per esempio durante le ferie o le vacanze. La Sindrome non era una minaccia per lei, non lo era mai stata d'altronde, quindi poteva farlo davvero.

A meno che il suo orgoglio non le vietasse di fare quel passo.

“Tu mi stai suggerendo di raccontare un'altra bugia, allora...” disse Mion “Come se non ne fossero girate abbastanza. Mi stai chiedendo di prendere il tuo posto, di essere ciò che non sono... Finirei col rinnegare cosa sono stata io in questi anni, in altre parole. Non ti sono bastate tutte le fandonie e tutte le voci che ci hanno quasi distrutto, in passato? Ci hanno portato solo incomprensioni e malumori a iosa, e nessun aiuto concreto.”

“Mion” rispose Keiichi “Noi-”

“Non questa volta, Kei-chan” Shion lo interruppe, mettendogli una mano in faccia “Lo capisco anche da sola che vorresti aiutarmi, ma questa è la mia battaglia. E tornando a te, Onee, c'è un dettaglio che stai trascurando. Tu sei destinata a raccontare una bugia ad Hinamizawa, a prescindere dalla scelta che qui stiamo prendendo. Se voi accogliete il mio appello, allora tu passerai la tua vita conosciuta come Sonozaki Shion, menando per il naso tutti tranne noi. Se tu ti rifiuti, invece, il nome di Mion ti rimarrà appiccicato addosso, anche se in realtà non ti appartiene, e quindi anche in questa circostanza imbroglieresti tutti tranne noi, che conosciamo questo segreto. Perciò, dal punto di vista del villaggio non ci sarebbe alcuna differenza tra una opzione e l'altra, non cambierebbe niente a nessuno, ed allora perché rinunciare alla tua felicità?”

“Come non ci sarebbe alcuna differenza? Eccome se ce n'è! Tu non sai nulla sul condurre una stirpe del nostro calibro, e sul come si gestisce un paese come Hinamizawa. Dopo aver fatto di me l'erede della nonna, mi hanno insegnato tutto quello che sapevano sul come maneggiare adeguatamente le varie problematiche sull'argomento. Essere prudenti e ragionare su quello che ti capita intorno non rientra nel tuo stile, tu sei troppo impulsiva, ed al contrario la prima cosa che mi hanno raccomandato è stata di non prendere scelte affrettate. Non posso lasciarti una tale responsabilità, non sarei mai quieta sapendo che tu devi barcamenarti in mezzo a tutti quei casini.”

“Tu però hai appreso tutto questo, che cosa ti fa pensare che io non possa fare lo stesso? Razza di arrogante-montata-boriosa-pallonegonfiata-comarechepretendedisaperetutto. Io ho tutto il tempo di assimilare le basi del mestiere, non siamo più in una situazione di emergenza, e gli altri saranno entusiasti di assistermi. La nonna voleva che Kei-chan fosse la prossima guida morale del villaggio in quanto promesso sposo dell'erede del casato.” Shion lanciò un ghigno significativo a Keiichi il quale arrossì spiazzato “Ma lui può fare lo stesso anche come semplice amico di famiglia o collaboratore. Dopo tutto, i libri di storia traboccano di consiglieri potenti ed importanti che però sono sempre rimasti nell'ombra. Inoltre, ti ho già rimpiazzato dozzine di volte, durante i raduni cittadini, le assemblee, le convocazioni, gli eventi ufficiali, e tutte le altre sciocchezzuole di tal sorta... senza contare il periodo in cui tu non eri in grado di muoverti dal letto per colpa dell'ATPC. L'esperienza non mi manca, non sono all'oscuro di questa difficile e profonda arte nascosta. E poi non dimenticare il fatto che quello che hai imparato tu non andrà sprecato, credo che anche Gi-chan abbia bisogno di una spalla capace per sistemare le sue grane familiari ed apprezzerebbe molto una fidanzata in grado di dargli pareri e consigli.”

“E quindi mi vorresti far scappare da Hinamizawa come una ladra, senza dire niente? Io... anzi, no, «Shion» sarebbe vista come qualcuno che è dovuta sparire per un motivo molto serio, e partirebbero subito le insinuazioni su un attrito tra lei ed il ramo principale della famiglia, se non di peggio, qualche malelingua arriverebbe a dire che «Mion» l'ha fatta sparire perché le dava fastidio magari per problemi di successione. Non ci tengo a sentire certi pettegolezzi, e come nuova leader tu saresti messa in una spiacevole situazione. Tu sai quanto la gente adora sparlare di cose di cui non sono informati.”

“Non ho mai detto che tu devi sgattaiolare via stanotte! Lascia che il tuo tesoruccio parta questa domenica da solo, come secondo copione, e poi potrai ricongiungerti con lui tra due mesi o tre, alla fine dell'estate. Avrai tutta la calma del mondo per dire arrivederci ai tuoi compaesani, spiegando che devi andare in qualche cantuccio remoto del pianeta per fare una certa cosa. Basterà fare le cose senza fretta e loro non avranno il minimo sospetto: se preferisci puoi anche decidere se dire loro che vai in Italia insieme a quello là oppure se mentire ed affermare che vai da un'altra parte, lascio a te la scelta. O meglio, potresti anche tenere Gi-chan all'oscuro di tutto, se ti va. Mi immagino già la scena, lui che apre la porta inconsapevole ed all'improvviso gli viene un coccolone vedendo il tuo faccione sorridente. Uno shock da Guinness dei primati...”

“Molto divertente. Ma lasciami capire: se tutto va come stai complottando tu, allora la ragazza che tutti reputano Sonozaki Mion si fidanzerebbe con Satoshi-kun, è così?”

“Esatto.”

“E non ti è venuto in mente che questa unione sarà vista da tutti come insolita? Chiunque ad Hinamizawa sa che è «Shion» quella innamorata di Satoshi-kun, ne sono al corrente anche i sassi, e se vedono sua sorella che si lega a lui mentre lei lascia il paese... Se siamo fortunati penseranno che «Mion» ha esiliato «Shion» per fregargli il promesso sposo.”

“E se siamo sfortunati?”

“In quel caso scopriranno tutta la montatura, ossia che «Shion» ha sottratto il posto a «Mion» di nascosto usurpandole il trono di casa Sonozaki, e che così facendo è rimasta con il suo attuale fidanzato.”

“Hmmm... Non penso che andrebbe così, finché tu rimani qui un mese o due nelle veci di «Shion» e dai l'impressione di essere serafica e pacifica, come ho appena suggerito. Certamente non posso escludere che compaiano dei chiacchericci da parte di qualche biascicona che non ha un accidente da fare nella vita, però se stessimo a sentire tutto quello che la gente dice non verremmo mai a capo di nulla, ci sarebbe solo da perderci la testa. Inoltre, considera che al momento «Sonozaki Mion» non è impegnata con nessuno, ufficialmente, con Gi-chan vi siete limitati a qualche scampagnata pomeridiana, non avete fatto annunci pubblici alla comunità appunto perché sapevate che dovevate dividervi prima o poi; quindi il capo della nostra famiglia può scegliere il partner che più le aggrada. E non negare che in passato Satoshi-kun piaceva anche a te...” il viso di Shion lanciò occhiate eloquenti.

Mion fece finta di ignorarle: “Però io non credo che il suo ragazzo sia pronto per un incarico tanto gravoso. Stai imponendo a Satoshi-kun di fare qualcosa che va oltre le sue potenzialità. Scommetto che l'hai trascinato fin qui senza dirgli una parola di quello che avevi in conto di fare qua.”

“Ah, sì? E io invece ti giuro che è l'esatto opposto di quel che affermi tu. Satoshi-kun può riuscure a fare anche questo. Giusto ieri mi aveva spifferato di aspirare ad un'assunzione presso il Centro per la Tutela dei Minori di Okinomiya, seguendo la sua indole che lo porta a desiderare di prendersi carico dei problemi di qualcuno. Ma io ho progetti più ambiziosi per lui... Si sentirebbe pienamente realizzato se lo gli dessimo l'opportunità di essere una brava chioccia che offre rifugio a tutto il villaggio sotto le sue calde ali. Naturalmente dovrebbe apprendere moltissime cose sul come si amministra una popolazione di duemila anime, come me, ma io non credo che sarebbe un cattivo punto di riferimento a cui appellarsi, al contrario. Ed infine sarebbe l'epilogo ideale per mettere la parola fine alla Guerra della Diga, per sempre. Gli eredi delle due famiglie antagoniste che si sposano.... Non saremmo più costretti a fare i conti con i nostri fantasmi, saremmo a posto.”

“Va bene, però fondamentalmente mi stai escludendo dal nostro gruppo, dal nostro club. Sono stata io a crearla dal nulla, ed ora mi tagliate fuori senza farvi domande... Tu sai che la nostra coesione è sempre stata la fonte della nostra forza, il club è la nostra seconda casa e tu mi stai sfrattando...”

“Onee, io ritengo che stiamo guardando la situazione da due punti di vista contrapposti. La nostra allegra combriccola dovrebbe essere uno strumento per raggiungere i nostri obiettivi. Non un traguardo a cui fermarsi, ma un punto di partenza attraverso cui possiamo puntare più in alto Anni fa tu l'avevi formato per aiutare Satoko, in modo da farle passare dei pomeriggi lontana dai suoi zii e darle qualche attimo di conforto, e tutti i giochi che abbiamo praticato ci hanno dato delle giornate indimenticabili, ieri e oggi. Ma se ora il club diventasse un ostacolo, se ci impedisse di raggiungere la felicità... In quel caso dovremmo trovare il coraggio di separarci da esso. Non è indolore, ma è necessario. Come i passerotti cresciuti che lasciano il proprio nido, o come i giovani che lasciano la casa dei genitori per andare a vivere la loro età adulta, è lo stesso.”

“Non avrei mai creduto che tu fossi in grado di ricorrere a certe figure retoriche, Shion.”

“Sono giorni che mi soffermo su questi pensieri... In aggiunta a ciò, devo darti anche una prova di poter ambire al ruolo che voglio prendere per me stessa. Che non sono un'ignorante. Ecco perché ho composto questo discorsino da sola, senza chiedere il parere di Kei-chan, o di Satoshi-kun, o di Rena, o di nessun altro. Mi sono chiusa in camera tutta la notte a provare e riprovare, con i fogli in mano a declamar paroloni mi sembrava di essere l'Amleto di Shakespeare.”

Mion la squadrò, un po' scocciata a dire il vero, prima di dichiarare a bassa voce: “Sta il fatto che io non posso lasciare il Giappone così. La legge parla chiaro, diventerò maggiorenne solo dopo il compimento dei vent'anni, e partire da sola non mi è permesso.”

“Bene, bene, vedo che sei rimasta a corto di argomenti... Ti sei scordata che se va tutto come dico io tu sarai chiamata Shion? Kasai è sempre stata al suo fianco negli ultimi anni, e continuerà a farlo anche in futuro. Troverà senz'altro da fare laggiù: farti da guardia del corpo personale, avere qualche scambio di opinioni con i cacciatori locali, trovarsi una compagna – che sarebbe anche ora - e tanto altro...”

“Smettila con questa follia, Shion, mi hai scocciato. Lo sai già che non accetterò mai, non importa quanto vai avanti a parlare.”

Le due gemelle si scrutarono negli occhi, sostenendo senza parole l'uno lo sguardo dell'altra.

“Il tuo stupido orgoglio, sempre in mezzo, hm?” commentò Shion, dopo qualche secondo.

“Sì, è proprio il mio orgoglio, quello che tu definisci stupido... E' stato questo a sorreggermi, dal giorno in cui mi hanno disegnato sopra quel tatuaggio. Ficcatelo bene in testa, io non verrò mai al mio dovere solo per un interesse personale... Sarebbe inammissibile.”

“Onee, perché sei così testarda? Io-”

“E' abbastanza, Shii-chan. Mion, potrei parlare con te solo un minuto?”

Delle parole calme che nessuno si aspettava. Shion trasalì, e si girò dietro di sé, verso la porta.

“Gi-chan, perché sei qui? Chi ti ha detto che eravamo tutti qui?”

“Qualcuno mi ha dato un colpo di telefono, dicendo che se non fossi venuto me ne sarei pentito amaramente.”

“Eh eh...” sghignazzò Satoko, strofinandosi il naso con l'indice.

“Sei stata tu? E quando l'hai... Prima di arrivare qui, forse? Ma come...” esclamò Rika, prima di sorridere “Oh, beh, cercare di capire come hai fatto, stiamo parlando della celebre Signora delle Trappole. Nippa~!”

“Sono contenta che tu ti sia unito alla festa.” commentò allora Shion “Ma come ho detto a Kei-chan, devo chiederti di non intrometterti...”

“Shion, se tu vuoi diventare una persona saggia, un giorno, devi anche comprendere quando è ora di ritirarsi” spiegò Akane “Questa questione riguarda principalmente loro due, quindi è giusto che siano loro a decidere cosa fare.”

“Però io vorrei...”

“Per cortesia, non insistere. Prima accusavi tua sorella di avere la testa dura, ma ora stai facendo la medesima cosa anche tu. In fondo loro sono cresciuti, possono discuterne civilmente anche senza di noi.”

“Grazie, Akane-san.” dichiarò il ragazzo, prima di proseguire: “Mion, sono rimasta dietro la porta scorrevole per un po' e ho sentito buona parte di quello che vi siete detti. Ho avuto anche modo di rifletterci sopra. E sono giunto ad una conclusione.”

“Che sarebbe?”

Lui sospirò, profondamente, e poi disse: “Sonozaki Mion, c'è differenza tra sacrifici che servono a qualcosa e sacrifici che rovinano la propria vita senza poi cavare un ragno dal buco. E se non ascoltiamo i nostri amici, il nostro sarà il secondo caso.”

“Cosa?”

“Se tua sorella si offre liberamente di prendere il suo posto allora tutto cambia. Prima io temevo che non ci fosse soluzione, ma ora sono felice di scoprire di essermi sbagliato. E così, io vorrei chiederti di venire con me, ma so già che tu mi risponderesti che sarebbe egoista da parte mia, poiché dal tuo punto di vista starei usando la disponibilità di tua sorella a mio vantaggio. Io ti replicherei che non ho plagiato Shii-chan e che questo è un desiderio che viene dalle sue stesse labbra, che ha fatto tutto di sua spontanea volontà e che tutto il gruppo sembra essere d'accordo con lei a giudicare dalle loro facce; successivamente continuerei spiegando che farei un grosso dispiacere a tutti se io non cogliessi la palla al balzo e non facessi pubblicamente questa proposta. Tu mi diresti che non è vero, che tua sorella si sta solo sacrificando controvoglia facendo qualcosa che va contro la sua effettiva volontà, e io ribatterei che secondo me non è così, che farei stare male lei e tutti i nostri amici se non mi mostrassi della loro stessa opinione; non sarebbe contento nessuno, se mi ritirassi senza combattere, in fondo è nostro compito fare quello che è nei nostri mezzi per garantire la felicità altrui, no? E poi aggiungerei che tu così potresti andare ancora all'Università, in Italia si comincia a frequentarla all'età di diciotto o diciannove anni, e quindi saresti ancora in tempo. Io so che ti è dispiaciuto doverci rinunciare, non ti sei potuta preparare per tempo a causa delle circostanze e non avresti mai potuto superare quell'esame d'ingresso così selettivo...”

“Non so una sola parola della vostra lingua, per me è ostrogoto, come potrei essere in grado di andare nelle vostre scuole.”

“Avresti un anno intero per imparare l'italiano, ed io ti farei da maestro per seguirti passo passo. E se credi di non essere capace di apprenderlo in dodici mesi, ti sbagli, ti ho visto superare prove ben più difficili... Comunque, io ho paura che tutte queste motivazioni non sono sufficienti per convincerti. E dunque non mi rimane che fare qualcosa che francamente non sono bravo a fare. Già, io preferisco evitare di chiacchierare, piuttosto la mia idea è questa: ti sfido a duello, Sonozaki Mion.”

Lei spalancò gli occhi, colpita. “Vorresti sfidarmi? Tu? Proprio tu?”

“Sì. Il tuo club – anzi, il nostro club – ha sempre fondato la sua esistenza sul concetto dei duelli e delle partite, attraverso le varie attività ed i vari giochi, ed allora io ho intenzione di ricorrere a questo sistema anche per venire a capo di questa diatriba così importante. Solo che questa volta ci sarà un premio, non una penitenza, e questo premio sei tu. Se io vinco, sarai obbligata a partire con me. Se vinci tu, allora sarai libera di vivere dove vorrai, e nessuno ti farà ulteriore pressione.”

“E che succede se io non accetto il tuo guanto di sfida?”

“Il leader del club che rifiuta un duello che le viene lanciato? Impossibile, il tuo orgoglio non te lo permetterebbe mai e poi mai. Comunque, non dovresti temere di essere obbligata ad una scelta che non gradisci. Se davvero sei così decisa a restare con le unghie ad Hinamizawa, allora fa' del tuo meglio e così mi sconfiggerai senza sforzi eccessivi. Lo sai, io non sono mai stato un fenomeno nei giochi, battermi non è complicato.”

Mion era visibilmente tentata, non osava rispondere. Fu Akane a parlare, invece: “E dunque? Che cosa suggerisci, concretamente? Vorresti fare il samurai ed incrociare la tua spada con la sua? Oppure pensi ad un gioco sulla falsariga di quelli che praticavate a scuola?”

“Stavo pensando a una cosa...”

“Prima di dirci quale è la tua risposta, valuta attentamente ogni cosa, giovane uomo.” continuò la donna “Tieni bene questo in mente: se tu scegli una disciplina che coinvolge principalmente la vostra forza fisica, Mion risulterebbe probabilmente vincitrice, non credo che ci siano dubbi in proposito; viceversa, se tu ti affidi ad una sfida che implica per lo più l'uso delle vostre abilità mentali, allora è presumibile che sia tu a prevalere, però sarebbe antisportivo da parte tua, visto che sei tu quello che ha lanciato la sfida e che la posta in gioco non è precisamente uno scherzo. Dovresti mostrare di essere un cavaliere, innanzitutto.”

“Avete uno strano modo di descrivere come stanno le cose, signora... Però devo ammettere che come disamina non è campata in aria...”

“Ehm... Hauuu... A tal proposito, io avrei una mezz'idea...”

Nessuno si poteva attendere che ora fosse Hanyuu a intromettersi. Keiichi però le diede corda e le diede coraggio, dicendole: “Sentiamo, su. Rivelaci la tua dritta.”

“Oh, grazie... Secondo il mio parere, c'è solo un modo per organizzare un duello leale ed alla pari. Sapete, la saggezza popolare afferma che l'essere umano è diviso in tre parti: corpo, mente ed animo. Ora, sappiamo per certo che Mii-chan è meglio di Gi-chan riguardo la sfera fisica, mentre i rapporti di forza si rovesciano in quella mentale, così per rompere questa situazione di pareggio non ci rimane che comparare i vostri spiriti...”

“Ma è davvero possibile, lo è?” chiese Rena.

“Sì, penso di si. Dobbiamo misurare quanto è forte la vostra volontà riguardo questa svolta fondamentale della vostra esistenza, e conosco un metodo per controllarlo. Vi ricordate la polverina che Megumi aveva usato ad Ibaraki?”

“Quella che causava le visioni? Ancora?” rimuginò Keiichi “Sì, posso intuire a grandi linee cosa stai cercando di fare. Vuoi fare ancora ricorso a quella sostanza. Però io avevo capito che quella roba era stata efficace solo grazie ad Ouka, che da sola non bastava per generare allucinazioni...”

“Dici?” disse Akane, un po' delusa “Però le leggende di famiglia dicono il contrario... L'idea di Hanyuu-chan mi solletica, in fondo mi spiacerebbe se non funzionasse...”

“Funziona, funziona, vedrete che funziona anche così... Ouka non è indispensabile... Non vi preoccupate...” sussurrò Hanyuu, che poi guardò Rika ridendo e pensando In fondo son pur sempre la madre di Ouka, quel giochino lo conosco anche io... Dopo tutti questi secoli mi è rivenuto alla mente vedendo Ouka evocarlo ad Ibaraki. Ci penso io, Rika, mi occupo io di lanciare quest'incantesimo e di far apparire gli spiriti...

Rika vide lo sguardo dell'amichetta e capì cosa aveva in mente, così non si fece problemi e diede il proprio benestare, chiedendo ad Akane di proseguire con la sua idea. La donna recuperò il suo entusiasmo, ed ordinò a Kasai: “Per favore, potresti andare a recuperarne un po'? Sai dove la conserviamo, vero?”

La guardia del corpo obbedì, rizzandosi in piedi e lasciando la sala, mentre la donna continuò: “Sarà di ritorno entro una trentina di secondi, se non ci sono intoppi o disguidi. Ad ogni modo, dopo che i cristalli di allucinogeno saranno posti sul fuoco ci vorrà del tempo per consentire al gas di avere effetto e di dare una forma spettrale ai loro sentimenti più intimi, perciò perché non finiamo questo discorso? Potrebbero giungere al nostro orecchio degli spunti degni di nota.”

Mion osservò Kasai che stava appoggiando alcune candele, attraverso cui provocare la combustione della polvere e sprigionare il gas, e poi disse: “Io non voglio un combattimento lungo, sarebbe inutile. Solo un fantasma a testa, solo un colpo a testa. Chi vince il primo scontro sarà dichiarato vincitore, niente recriminazioni, niente reclami. Hai qualcosa in contrario?”

“No, per me va bene.” Giancarlo confermò.

Qualche minuto passò, dominato da un silenzio totale, mentre Akane, Kasai ed il resto del club stava in attesa. Rika stava ricordando il vecchio mondo in cui Keiichi aveva soccorso Rena battendosi a duello con lei sul tetto della scuola... Anche in quel caso si era trattato di un gioco, un'attività dove non vi erano state punizioni ma dove si era stabilito qualcosa di molto importante. Ed ora Giancarlo e Mion stavano intraprendendo una sfida simile. Usiamo sempre questo metodo, alla fine. Il nostro deve essere un abito mentale dovuto a tutte le attività che abbiamo fatto nel nostro club, ormai ci siamo talmente abituati che non riusciamo a pensare a nessun altro sistema... Concluse malinconicamente la bambina. Nondimeno, in un certo senso lei era ancora agitata e poteva notare come anche i suoi compagni fossero ansiosi. Seduti sulle proprie gambe, i loro muscoli erano tesi, gocce di sudore cadevano lungo le loro guance, ed il loro respiro era pesante. Erano tutti in allerta, consci che quell'ultima battaglia stava per avere inizio. Hanyuu, in particolare, sembrava sotto sforzo, evidentemente stava facendo qualcosa di grande, pur nella sua immobilità... Chissà in cosa consiste di preciso, questo sua stregoneria. Sta facendo tutto di sua iniziativa, ma non deve essere facile neanche per lei...

Ma improvvisamente Mion esclamò: “Questo è intrigante... In tutti questi anni sono morta dalle risate assegnando i vari castighi a chi era solito perdere durante le nostre attività, non saprei neanche dire quante volte ho condannato Kei-chan ad indossare quei vestitini da malato mentale... Ed ora lo sto ripetendo ancora una volta, ma c'è qualcosa di diverso... Se io perdo, allora la mia punizione sarebbe seguirti come una cagnolina legata col guinzaglio, Gi-chan.”

“Lo so che nel nostro club siamo soliti ragionare solo in termini di punizioni e penitenze, però non mi piace sentirti dire che stare con me sarebbe un tale supplizio, Mion. Non mi va giù questa maniera di raccontare le cose, non ti farei mai questo sgarbo se pensassi che sia davvero questa la verità.”

“E perché, non sarebbe forse una condanna, allora? Non c'è nessun premio per me in questo gioco. C'è solo una possibile punizione. Per te è lievemente diverso, visto che una ricompensa c'è, anche se c'è un castigo molto pesante, se perdi... La vita è piena di punizioni, meritate o immeritate, ci sono molte più sventure che onori su questo mondo. È così che funziona su questa terra, ecco perché ci regoliamo così anche noi.”

“Questo è ciò che pensi realmente o invece è quello che vuoi farci credere? Alla fine, il compenso per la vittoria è la tua vita, e se mi sconfiggi ti lasceremo usarla come più ti piace. Né io né Shii-chan ti creeremo noie, in questo caso. Se tu non avessi accettato, invece, tua sorella avrebbe continuato a tempestarti con domande e rimproveri. Insomma, c'è indiscutibilmente un bel premio anche per te, lo vedi da sola.”

“C'erano molti altri metodi per eliminare questo inconveniente. Avrei ottenuto lo stesso effetto anche solo allontanando Shion dal Maniero. Scacciarla da Hinamizawa e confinarla ad Okinomiya, o ancora più lontano...”

“Come se tu potessi mai farlo.”

“E' una sfida? Potrei raccoglierla, ti farei vedere io.”

“Sembra quasi che stiano litigando, ora.” commentò Satoshi.

“E' solo perché sono nervosi entrambi...” ipotizzò Shion “Conosco Onee come nessun altro, e per me non è arduo capire che cosa la scombussola. Tutti e due sono consci di giocarsi molto, in questo istante, e perciò...”

Non completò la frase. Era rimasta di stucco. Le pareti della stanza in cui stavano discutendo si erano sbriciolate come fossero composte di polvere e cenere, e le persone all'interno si erano trovate tutto ad un tratto all'aria aperta. Il parquet di legno massiccio aveva ceduto il posto ad un'infinita distesa d'erba, mossa da un placido vento tiepido, ed uno splendido cielo costellato di stelle sorvolava le loro teste incredule, mentre una gigantesca luna bianca illuminava il palcoscenico, ammantata da un'aurora boreale che decorava l'astro in modo simile ad uno scialle che avvolge il collo di un'elegante signora. Montagne nere apparivano in lontananza, ed a tutti loro parve di trovarsi nel mezzo di una grande, silenziosa valle incontaminata, che nulla in comune aveva con quella dove si ergeva Hinamizawa.

Il gas stava avendo effetto.

Rika non smuoveva gli occhi dai due contendenti. Chi era stato, tra loro, il creatore di quel mondo fittizio? Era meraviglioso ed inquietante al tempo stesso, visto che nessuno al di fuori di loro poteva immaginare a cosa servisse quella scena e cosa avrebbe avuto di lì a poco. Tuttavia, fu presto chiara una cosa. Presumibilmente, era Mion l'autrice di tutto questo, poiché Giancarlo stava osservando assorto in una direzione ben definita, e cioè verso la luna piena.

Lì, sopra, vi era una fanciulla, seduta sul bordo inferiore del satellite, con le gambette che ciondolavano nel firmamento come se si trovasse su un'altalena celestiale. Apparentemente era di un'età paragonabile a quella della sua creatrice, sebbene il volto di quella visione fosse segnato da una moltitudine di tagli e cicatrici. La sua pelle era bianca, bianchissima, ancora più pallida della luna su cui si trovava, ed i suoi lunghi capelli neri non erano sufficienti per coprire un paio di rigonfiamenti in prossimità delle tempie, e bastò esaminarli un attimo per concludere che si trattava di corna. Un grigio kimono privo di qualsiasi ornamento e due occhi rossi, tondi ed inquisitori completavano il quadro.

“Che ne dici allora, della mia fantasia?” chiese Mion al suo sfidante, contemplando compiaciuta l'essere che lei aveva plasmato “Spero ti abbia mandato in estasi, ho messo tutta me stessa in quell'immagine, ed essa simbolizza molte cose della mia vita. Piuttosto, dove si è cacciato il tuo spirito? Non lo vedo da nessuna parte. Non se la sarà mica battuta a gambe? Oppure l'hai ficcato in qualche angolino nascosto perché hai paura di perdere?”

“No, è proprio di fronte a te.”

Mion guardò davanti a sé. Alla destra di Giancarlo, c'era una bambina, quasi invisibile in quella notte così brillante ed illuminata da luna e stelle. Più giovane di Rika, di Hanyuu e di Satoko, indossava una veste nera molto semplice, una gonna che arrivava fino ai piedi e che impediva a chiunque di vederne le calzature. Gli occhi vitrei e trasparenti del fantasma erano a stento visibili, celati dietro una tenda di capelli d'argento lasciati sciolti e che le cadevano non solo dietro la nuca ma anche davanti alla faccia.

“A me da l'idea di qualcuno appena dimesso dall'ospedale, oppure evaso dal manicomio...” commentò acida Mion “Vuoi vincere davvero con lei?”

“Le apparenze possono ingannare.” rispose lui.

“Ti piacciono i luoghi comuni, eh? Sì, quello che dici è verissimo, però anche l'aspetto del mio spettro può fregarti. Cicatrici a parte ha un bel faccino, però è molto più letale di quanto ti attenderesti... Ma scoprirai molto presto quanto può essere velenosa la mia guerriera.”

“Ehi, Rika.” Hanyuu chiese a bassa voce “Che cosa rappresentano queste allucinazioni per loro, secondo te? Le hanno create partendo dalle loro emozioni e dalle loro paure, giusto? Quindi devono essere l'icona di qualcosa che sentono nel profondo.”

“Beh, riguardo a Mii-chan io avrei pure un'ipotesi. Se analizzi attentamente la ragazza che ha evocato ed hai una buona memoria, puoi dedurre che assomiglia parzialmente al Demonio che le hanno impresso sulla schiena. Possiamo definire quello stesso spettro come un demone, in fondo, le corna sono illuminanti a tal proposito.”

“L'osservazione mi sembra pertinente. E dunque...”

“...A me pare il simbolo del suo ruolo. Il Demone nel suo corpo, quello che la lega a questa terra. Il disegno che ha addosso deve averla ispirata, e quindi ha chiesto l'intervento di quello spirito adoperando il tatuaggio come punto di partenza. Quell'essere diabolico... E' l'insieme di tutto quello che lei è per Hinamizawa e per il clan Sonozaki. La ragione per cui lei non si vuole muovere.”

Hanyuu si accarezzò nervosamente le corna. “Capisco. È appassionante, davvero... E che mi dici del fantasma di Gi-chan?”

“Nel suo caso devo arrendermi, non ne ho la minima idea. Quel minuscolo spettro sembra impersonare qualcuno con dei tratti giapponesi, con gli occhi a mandorla e tutto, quindi non credo che sia Ali-chan da piccola. E poi, se mi consenti, gli occhi di quello spirito mi sembrano «normali», colore a parte. Voglio dire, non sono come uno specchio frantumato, come quelli che gli avevo visto in faccia quel giorno nella grotta quando lui era andato fuori di testa. Perciò non dovrebbe rappresentare un sentimento negativo, e dire che io invece mi aspettavo da lui l'evocazione di una creatura terribile ed oscura. Ma oltre a questo non so andare, e quello che ti ho detto potrebbe pure essere errato...”

“A dare ascolto alla tua opinione, pare quasi che lui abbia richiamato qualcosa che non gli appartiene. È giusto?”

“Io non dico niente, Hanyuu. Sono solo congetture pensate a caso. Ma possiamo chiederglielo più tardi, se sei curiosa.”

La bambina dai capelli color violetto annuì, e quindi tornò ad ammirare lo spettacolo che si stava consumando al loro cospetto. Il demone di Mion si era alzato in piedi, fissando quelli di sotto con un'occhiata irridente, e lunghe zanne acuminate erano apparse sulle sue mani ossute.

“Io non ho bisogno di nessun arma” mormorò la fanciulla dalla coda di cavallo “Io non necessito di una spada, o di una pistola, come hanno fatto gli altri ad Okinomiya o ad Ibaraki. Quello che ho provato in tutti questi anni, prima del tatuaggio, ed anche dopo... E' qualcosa che può fare del male, che può uccidere psicologicamente. Sai che un paio di volte avevo pensato al suicidio, dopo che mi avevano marchiato a fuoco con quel disegno? Ecco cosa intendo. Ed ogni goccia di questa letale potenza è stata trasferita fino al cuore del mio fantasma... E' per questo che esso è così forte. L'anima che lo ricolma fin nel midollo è qualcosa di devastante, che tu non puoi contrastare. Ho una grande fiducia in quell'entità... Già...”

Il demonio abbandonò la luna che lo aveva generato, e si elevò in aria, volando con ali che nessuno riusciva a scorgere. Con impeto indicibile, esso si scagliò contro Giancarlo e lo spettro al suo fianco, con occhi gonfiati di sangue ed adrenalina. La sua piccola antagonista, invece, rimaneva immobile, guardando l'altro con uno sguardo serio e preoccupato, e non stava facendo niente. Tutto ciò, mentre il vento nella vallata immaginaria si stava intensificando, fino al punto che gli altri riuscivano a fatica a tenere gli occhi aperti e solo perché si erano messi una mano sulla fronte per proteggere la propria vista.

Il demonio si stava approssimando a gran velocità contro il suo nemico, sbilanciato in avanti con le braccia spalancate e le zanne sguainate, e chiunque realizzò che quel singolo impatto sarebbe stato decisivo.

I due spiriti entrarono in contatto, ed un flash inglobò tutto e tutti.

E dopo che la luce se ne fu andata, il cielo stellato era scomparso, risucchiato chissà dove, e ogni cosa era tornata alla saletta del Maniero in cui tutto era iniziato. Il duello si era concluso, e la presenza di un solo spirito stava inequivocabilmente sancendo il nome del vincitore.

“Che... cosa è successo, per l'amor di Dio?” esclamò esterrefatto Keiichi.

“Per dirla breve, quando i nostri fantasmi si sono toccati... Quello di Mion è stato come polverizzato.” spiegò Giancarlo “Non è stato in grado di sostenere la forza d'urto della collisione.”

“Come... Come...” balbettò Mion, sotto shock.

“Mion, questa era principalmente una battaglia tra due volontà, dico bene? Come hai detto tu, le armi non servono a un piffero in questo tipo di scontri. Perciò io ho dato una dote precisa a questa dolce bambina: una forte, fortissima volontà. Anche più robusta della mia. Nella propria testa, questo essere non ha fatto altro che ripetere e ripetere Io voglio vincere, io voglio vincere, io voglio vincere... E la sua anima è stata così implacabile da scrivere il destino e l'esito di questo duello, senza nessun altra azione o aiuto esterno da parte mia o di altri. Tutto qui.”

“Quindi la tua volontà è stata più forte della sua, è così, è così?”

“No, Rena-chan, non è del tutto esatto. Se vogliamo essere corretti al cento per cento, dobbiamo dire che la volontà della visione dalla mia parte del terreno è stata più forte di quella della visione opposta.”

“E non è la stessa cosa, solo detta in modo più complicato?” chiese Satoko, confusa.

Giancarlo scosse il capo, come a dire che le cose stavano in modo diverso, e così si levò in piedi, camminando verso Mion. La quale aveva iniziato a versare lacrime amare, non digerendo la cocente sconfitta, ed incespicando con le parole la ragazza disse questo: “Bene, hai vinto... Ed il tuo premio sarà una sposa a cui hai levato tutto, dall'orgoglio alla volontà fino all'anima stessa. Che cosa rimarrà di me, se le mie opinioni vengono calpestate così? Tu hai appena dimostrato che io non sono nient'altro che una persona debole, incapace di imporsi e di far valere le proprie ragioni... Sono sempre stata alla mercé di chi desidera che io faccia qualcosa, anche se io non sono d'accordo, e sarà così anche nei giorni a venire...”

“Mion, per piacere, non buttarti così giù.”

“Non posso rinunciare a piangere, mi spiace. Senza il supporto dei miei compagni, senza barare... Io non posso vincere nessuna partita uno contro uno, neanche se do il massimo... Sono una buona a nulla.”

“Questo non è vero. Ascoltami una buona volta, io ho vinto grazie ad una sola ragione, e questa ragione è che ho imbrogliato. Questo non era un duello uno contro uno, non lo era mai stato sin dall'inizio.”

“Io... non capisco...” farfugliò Mion, stralunata, mentre le sue lacrime venivano asciugate dal fazzoletto di Giancarlo “Stai affermando che l'anima di Ali-chan era con te e che ti ha assistito dandoti forza?...”

“No, non dico necessariamente questo. Qualcuno mi ha aiutato, ma non è stata Nee-chan. Osserva più da vicino la mia allucinazione, e vedrai la verità.”

“La tua... Sicuro, le visioni non se ne vanno finché qualcuno non apre la porta per fare entrare aria fresca...” La ragazza dagli occhi verdi analizzò attentamente l'aspetto del fantasma. Dietro a quella cascata di capelli, quella bambina stava gentilmente sorridendo e stava anche tenendo la mano chiusa a pugno in corrispondenza del suo stomaco, come se avesse un oggetto al suo interno. Mion se ne accorse e quindi abbassò lo sguardo verso quelle dita fragili ed affusolate, fino a quando esse non furono aperte.

C'era davvero qualcosa nella mano. Un fiocco di color azzurro cielo.

“Non riesco a vedere una mazza da qua, miseriaccia!” si lamentò Shion “Che cavolo sta succedendo là? Togliti di mezzo, Gi-chan, non mi fai vedere niente!”

Né Giancarlo né Mion risposero, e quest'ultima con due dita prese delicatamente il fiocco che la bambina teneva nella mano. “Io... credo di riconoscerlo, questo... Non me lo sono mai dimenticato.” Con un gesto della mano, Mion chiese allo spirito di girarsi, in modo da darle le spalle. Quindi, la giovane cominciò a toccare i capelli dello spettro il quale mansuetamente la lasciava fare. Sposta qui, muovi lì, sistema là... La chioma selvaggia e disordinata di quella visione fu presto rimessa a posto con cura e amore; e quando Mion le posizionò il fiocco dietro la nuca per tenere fermo il tutto, l'operazione di acconciatura era stata ultimata. Essa era durata pochi secondi, ma il risultato fu a dir poco impressionante.

“Che mi venga un colpo!” urlò Keiichi, una volta che Mion ebbe esibito il risultato del suo lavoro “Quel fantasma è la copia sputata di Shion! Il colore dei suoi occhi e dei suoi capelli sono diversi, ma a parte quello sembra davvero il suo clone in miniatura! Ci metto la mano sul fuoco che era proprio uguale a quella, quando aveva cinque anni!”

“Kei-chan, ma tu ci sei o ci fai? Ti sei già dimenticato quello che ho detto pochi minuti fa?” la vera Shion lo rimproverò “Prima del giorno in cui avevano disegnato il tatuaggio su Onee, ero io quella che si chiamava «Mion» e che portava la coda di cavallo, e viceversa. In altre parole, quello spirito non è la raffigurazione della sottoscritta, ma quella della mia cara sorellina.”

“Cioè, Mii-chan è stata battuta da... se stessa? È andata così?”

“Suppongo che io vi debba delle spiegazioni.” li interruppe Giancarlo “Mion, io sono convinto che nel tuo intimo ci sia una parte che vuole restare ad Hinamizawa ed una parte che vuole partire con me. Io lo so perché qualche minuto fa ci sono passato anche io, dietro la porta scorrevole: mentre vi sentivo, una vocina dentro di me andava avanti col dire che io ero solo un egoista che voleva costringerti a prendere una scelta che non volevi; ma poi ne era spuntata fuori anche una seconda che mi spingeva a prendere il coraggio a due mani, spiegandomi che avrei fatto l'infelicità di tutti se non avessi compiuto questo passo. Ci ho dovuto riflettere parecchio, prima di giungere alla conclusione che sfidarti fosse la strada migliore per decidere il nostro fato.”

“Potremmo dire che una tua metà ha convinto l'altra, allora. Uno di quei conflitti interiori che si leggono nei libri.” commentò Rena, rasserenata per la piega che stava prendendo la serata.

“Già. Ovviamente il tempo per pensare ad un buon piano mancava, così ho dovuto improvvisare. Solo che io pensavo ad una sfida di tipo intellettuale, una in cui avevo un certo vantaggio. Solo che tua madre si è messa a parlare di duelli leali, ed Hanyuu voleva usare di nuovo il gas allucinogeno, ed a momenti andavo nel panico. Ho dovuto meditare in fretta e furia ad un rimedio, ed alla fine per pura fortuna ho avuto un lampo di genio. Il discorso di Akane-san mi aveva fatto tornare in mente che quella sostanza ha in qualche modo il potere di risvegliare le emozioni più nascoste. Se la mia supposizione era corretta, se davvero un lato del tuo essere desiderava di vivere con me, allora valeva la pena correre questo rischio... E quindi ho permesso ad una parte del tuo animo di potenziare e dare forza al mio spettro. Da cui il suo aspetto fisico così simile a te, c'è anche la firma di Mion in questa visione. Gli occhi ed i capelli glieli avevo cambiati io, non volevo che tu scoprissi tutto troppo presto, e direi che è andato tutto come doveva andare.”

“E sintetizzando? In termini più semplici, di grazia?” chiese Daijiro.

“Questa non era una battaglia tra la volontà di Mion e la mia, ma una battaglia tra una metà di lei e l'unione tra l'altra metà e me, combinati insieme. Uno scontro due contro uno, per riassumere al massimo, ed allora capisci che l'esito non poteva che essere questo, visto che Mion stava combattendo contro se stessa più un aiuto esterno. Comunque, leale o no, questa piccola scaramuccia ha dimostrato quale è il desiderio più radicato nel suo cuore. Sono certo che anche senza il mio contributo la guerra tra le due visioni sarebbe finita così.”

“Non me ne ero neanche resa conto... Anche io ho inconsciamente creato questa bambina, dunque... Ma se è così io non ho perso...”

“Tu non hai solo perso. Hai sia vinto che perso.”

“Ma quindi? Che cosa dovrei fare? Avrei dovuto scegliere il da farsi in base all'esito del duello, ma se ho vinto e perso allo stesso tempo come mi regolo? Restare o andare via...” Mion osservò con aria interrogativa il ragazzo “A meno che... Le parole che avevi usato per descrivere le regole... Sicuro... Ora capisco tutto, ti eri cautelato prima...”

“Di che cosa state...” chiese Hanyuu, che stava perdendo il filo del discorso e che si guardava intorno per chiedere delucidazioni.

Se io vinco, sarai obbligata a partire con me. Se vinci tu, allora sarai libera di vivere dove vorrai, e nessuno ti farà ulteriore pressione.” ripeté Rena a memoria “E' tutto chiaro, ora, formalmente è stato formulato tutto in modo deliziosamente intelligente. Se Mii-chan ritiene di aver perso, se ne deve andare necessariamente da Hinamizawa, punto e basta. Se invece reputa di aver vinto, allora è libera di scegliere la propria residenza, il che significa che non è costretta a restare qui a priori. Se vuole andare via, può farlo senza violare i termini della sfida.”

“Ed effettivamente abbiamo potuto constatare che dentro di te c'è una forte volontà che si augura di poter vivere con me.” completò l'analisi Giancarlo “Tiriamo le somme, qual è la tua decisione finale? Non c'è nessuno in questa stanza che vuole la tua infelicità. Neanche tu lo vuoi.”

Mion accarezzò la testa della bambina frutto della sua immaginazione, come se fosse figlia sua. “Io... Io ho ancora dei dubbi... Come faccio ad essere certa che questa bambina è seriamente una parte di me? Potresti avermi mentito, forse questa è solo il simbolo del tuo animo che si è rivelato essere più forte del mio...” Era l'ultima linea difensiva di Mion, che cadde rapidamente.

“Mion, se vuoi posso dartene la prova.” replicò infatti il suo fidanzato “In questi ultimi mesi, tu mi hai mostrato dozzine di foto. Ma visto che tu e Shii-chan avete tenuto nascosta la verità sulla vostra infanzia fino ad oggi, il tuo album di fotografie conteneva solo immagini della bambina che si faceva chiamare «Mion», ossia di quella che portava la coda di cavallo. Non ci sono ritratti della sorellina coi capelli sciolti. In altre parole, come potevo prevedere il colore del fiocco, come facevo a sapere che ne portavi uno celeste? Se fossi stato l'unico a plasmare l'immagine di questo spettro, allora avrei dovuto sparare una tinta a caso... anche se alla fine avrei scelto il colore giallo, visto che il nastro che adesso lega i capelli di Shii-chan è così. E avrei sbagliato... Magari tu l'hai fatto senza capacitartene, ma sei stata tu ad aggiungere questo particolare.”

“Sono stata io... Ma se tu stessi mentendo spudoratamente, se invece avessi visto di nascosto una mia foto da bambina con quel fiocchetto? Come puoi provarlo?”

“Vero, non posso. Riguardo a questo... Ti devi fidare di me. Abbi fiducia in tutti noi, ti prego. Ed abbi fiducia in quello che senti nel cuore. Sono consapevole di quanto sia una decisione difficile, moralmente, sei combattuta tra la parte di te che vuole partire e la parte di te che vuole stare. Entrambi esistono, lo so, e senza suggerimenti esterni sarebbe arduo decidersi. È questo, infatti, che ha spinto me e gli altri tuoi amici ad inscenare tutto questo, ed a supplicarti di darci ascolto. Ti imploro, ascolta il nostro consiglio, e non te ne pentirai, te lo prometto su quanto ho di più sacro al mondo.”

Mion si guardò attorno. Ognuno dei presenti la stava osservando, confortandola e dandole animo con dei dolci, meravigliosi sorrisi caldi ed amichevoli. Anche lo spirito che era ancora accanto a lei faceva lo stesso, come se quel pezzo separato della sua psiche la stesse a sua volta incoraggiando. E dunque, percependo tutto quel calore che le invadeva il petto, il cuore e l'anima, Mion finalmente si convinse, e produsse il loro medesimo sorriso.

“Oh, alzo bandiera bianca. Mi fido di voi.” concluse lei, liberandosi dal più pesante di tutti i fardelli.


 


Nota dell'autore: Manca solo l'epilogo, che è breve (più un sintetico “Making of”, con le mie considerazioni), poi per questa storia sarà tutto compiuto...

Ho avuto il dubbio se alla fine era meglio tenere separati i due piccioncini o farli vivere insieme, sapete? In fondo ormai entrambe le scelte sono “banali”, visto che per ciascuno di questi due finali ci sono dozzine di anime/libri/film/etcetera che li presentano. Poi alla fine ho pensato «Vabbè, di fatti negativi ne ho messi abbastanza», così ho optato per il finale più “allegro”, anche perché così ho potuto scrivere quest'ultima battaglia spirituale.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Higurashi no naku koro ni / Vai alla pagina dell'autore: TheNaiker