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Autore: CrazyFantasyWriter    04/01/2014    2 recensioni
La guerra è finita. George è distrutto dalla morte del gemello... no, George non è distrutto, perché George non esiste più, quel ragazzo che piange sulla tomba di Fred non è George, è solo il vago, brutto, triste, ricordo del George di una volta.
Forse però non tutto è perduto. Forse c'è ancora una piccola possibilità per tornare a essere felici, forse non è nemmeno distante come ci si aspettava e forse quella possibilità si cela in una persona non era decisamente simpatica né al defunto Fred né al nuovo George... forse proprio quella saputella So-Tutto-Io che loro reputavano una rompiscatole.
E' un incipit di una George-Hermione per quello ho messo come coppia Hermione-Ron, perché effettivamente nella ff loro due sono fidanzati.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Weasley, Hermione Granger | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Un raggio di speranza

Il funerale di Fred era finito e la maggior parte dei presenti era in lacrime.

I signori Weasley stavano già tornando in casa, evidentemente erano entrambi troppo scossi per poter stare ancora sulla tomba del figlio; Hermione piangeva in silenzio appoggiando il capo sulla spalla di Ron e lo stesso faceva Fleur con Bill; Harry stringeva fra le braccia Ginny, anche se la ragazza non aveva ancora versato una sola lacrima; Percy e Charlie stavano parlando a bassa voce lontani dalla tomba del fratello, ed infine c'era George. Era in ginocchio sulla tomba del gemello e non dava segno di essere collegato con il mondo esterno.

Dire che George era la persona più sconvolta del gruppo sarebbe stato scorretto, perché quel ragazzo non era George Weasley, era solo una sua blanda copia triste e provata. Aveva un aspetto sciupato e perfino gli allegri capelli rossi sembravano ingrigiti.

Stava in ginocchio da chissà quanto tempo, ma era come incollato al suolo e aveva paura che non sarebbe mai riuscito ad alzarsi in piedi e a ricominciare a vivere. Sentiva le ginocchia piantate nella terra umida e la schiena indolenzita, ma non poteva alzarsi. Non voleva sapere cosa gli sarebbe successo vedendo qualcuno piangere o peggio ancora vedendo qualcuno che tentava di consolarlo, magari dicendo che Fred avrebbe sempre vissuto dentro di lui, perché era proprio quello il problema.

Aspettò di sentire la porta chiudersi per un ultima volta per voltarsi indietro.

Era solo.

All'improvviso gli parve di sentire qualcuno chiamarlo. Svelto, si voltò verso la tomba di Fred aspettandosi di vedere il gemello corrergli incontro dicendogli che quello era solo un brutto incubo e che poco dopo si sarebbe svegliato e dopo essere sceso in cucina avrebbe fatto colazione con tutti gli altri, ma nessuno l'aveva chiamato e Fred non sarebbe tornato mai più.

George deglutì conficcandosi le unghie nelle cosce per impedirsi di piangere, ma fu tutto inutile. Le lacrime cominciarono a scendere bollenti lungo le guance arrossate del ragazzo. Si sentiva uno stupido a piangere. Cosa avrebbe detto Fred vedendolo? Di sicuro lo avrebbe preso in giro e poi ci avrebbero riso sopra insieme... ma non avrebbero mai più potuto farlo, perché Fred era morto e niente e nessuno lo avrebbero riportato in vita.

George si prese la testa fra le mani e pianse. Non gli importava più di nulla. Voleva solo sfogarsi e sperare che gli incubi che avevano occupato le notti precedenti prima o poi svanissero. Infondo di chi doveva curarsi? E chi doveva curarsi di lui? A Ron ci pensava Hermione, a Ginny: Harry, i suoi genitori si sarebbero consolati a vicenda, Bill aveva Fleur, per Percy c'era la sua nuova ragazza e per Charlie non sarebbe stato un problema scacciare via i brutti pensieri con tutto il lavoro che lo aspettava in Romania.

Ripensò a quante ne avevano fatte lui e Fred, a quante volte erano stati messi in punizione e a quell'unica volta in cui avevano litigato. Era stato tutto per una stupidaggine, ma da quel giorno i due gemelli erano diventati più uniti che mai. Avevano litigato perché nessuno dei due voleva riordinare la camera ed erano stati costretti a mettere a posto insieme, saltando una partita a Quidditch con Charlie e Bill.

Un rumore lo riscosse. Abbassò velocemente il capo, vergognandosi di aver pianto come un bambino.

Era Hermione.

“Granger, non è il momento” sbottò cercando di avere un tono che non tradisse quello che stava provando in quel momento.

Hermione non fece un passo in più, restando alle spalle del ragazzo.

“Ti ha mandata qualcuno?” chiese George.

“No” rispose Hermione, “Sono ognuno chiuso in una camera diversa e nessuno ha voglia di parlare, così ho pensato che magari tu volessi un po' di compagnia”

“Non mi sento solo” disse deciso il rosso.

Hermione deglutì.

“Scusami, hai ragione” disse e fece per tornare indietro.

Era stata una sciocca a pensare di poter far rientrare il ragazzo, non erano mai stati amici, anzi, probabilmente a lui e Fred era sempre stata un po' sulle scatole per via della sua aria da Prefetto.

“A-aspetta” disse George continuando a rimanere voltato, “Resta qui” disse e quella volta la sua voce lo tradì.

Hermione tornò indietro e si sedette affianco a lui senza dire o fare nulla.

George riprese a piangere nonostante ogni lacrima versata fosse colma di vergogna e rabbia nei propri confronti per non riuscire a calmarsi.

Strinse così forte i pugni da fare sbiancare le nocche.

Hermione lo osservò preoccupata e gli mise una mano sopra la sua. Era fredda, spaventosamente fredda e non appena la toccò sentì un tremolio quasi impercettibile pervadere quella del ragazzo.

“Ti stai facendo solo del male” mormorò Hermione, “Devi alzarti da qui”

“N-non... posso” disse George.

Alcune lacrime bagnarono la mano di Hermione.

“Ti assicuro che ce la puoi fare”

“Cosa ne sai tu. Non puoi capirmi”

“E' vero, non posso capirti, ma posso aiutarti” disse la ragazza.

George alzò lo sguardo e finalmente Hermione lo vide in viso. Aveva gli occhi rossi e le guance bagnate di lacrime, non lo aveva mai visto in quello stato.

Gli lasciò la mano e si alzò.

“Forza, alzati” disse porgendogli nuovamente aiuto.

George guardò la mano esitante della ragazza e decise di afferrarla.

Hermione strinse bene la stretta e cominciò a camminare.

“Non voglio tornare dentro” disse il ragazzo ad un certo punto.

“Lo so” fece Hermione e lo portò fino al retro della casa.

Ormai il sole stava tramontando oltre le colline lasciando sprazzi rossi nel cielo.

I ragazzi si fermarono e si sedettero ai piedi di un grosso ciliegio.

“Non potrò mai dimenticarlo” ammise George.

“Dovrai convivere col suo ricordo e ricominciare a vivere”

“Non posso” disse George, “Non voglio più vivere se devo vederlo ogni volta che vado a dormire... è bruttissimo svegliarsi e capire che lui non tornerà più”

Hermione gli mise una mano sulla spalla.

“Non dire sciocchezze”

“Non sto dicendo sciocchezze” disse il rosso deglutendo, “Che senso avrebbe soffrire così tanto, eh?” una lacrima gli scese lungo una guancia, “E poi non voglio più piangere come un bambino ogni volta che lo penso. Non voglio sentirmi uno stupido e non voglio che nessuno mi veda in questo stato, perché mi fa solo stare peggio”

Hermione capì che quello era il momento di andarsene, ma le gambe non parvero obbedirle. Appoggiò il suo capo alla spalla di George e lo cinse con un braccio.

“Non ti giudico perché piangi e non lo farei in ogni caso” disse Hermione, “Al tuo posto anche io mi sentirei così”

George rimase in silenzio e il fatto di avere qualcuno così vicino a lui lo calmò.

“Perché non te ne sei ancora andata” mormorò dopo un po'.

“N-non lo so" rispose Hermione.
"Non siamo mai stati amici" constatò il ragazzo, come se dopo tutto il tempo in cui siera sfogato se lo ricordasse all'improvviso.
"No" rispose ancora lei.
"E allora perché stai qui a perdere il tuo tempo"
"Forse... forse è perché non ti voglio lasciare solo, starai solo peggio anche se forse pensi il contrario. E non voglio più vedere la gente che soffre”

“Ci sarà sempre un momento in cui sarò solo e sarà proprio in quel momento che il ricordo di Fred tornerà. Non posso impedirmi di sognare”

Hermione rifletté un attimo, poi disse:

“Allora verrò in camera tua e ogni volta che avrai un incubo io sarò lì e non ti sentirai solo”

“Non voglio la compassione di nessuno” disse il ragazzo e si alzò allontanandosi da Hermione.

“Non ti voglio compatire. Voglio solo farti stare meglio”

“Ti ho già detto che non serve” rispose stancamente George.

Hermione gli corse dietro e lo obbligò a voltarsi. Poi lo guardò negli occhi.

“Ti saresti mai alzato da quella tomba se io non fossi venuta?”

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.

“Non mentire”

George la guardò.

“No, non ci sarei mai riuscito, adesso vuoi una medaglia?”

Hermione scosse la testa incredula.

“Lo so che non ti sono simpatica, ma almeno potresti ringraziarmi visto che... Ah... tanto non servirebbe a nulla. Se vuoi rimanere qua al buio per sempre fa' pure, io torno dentro” disse arrabbiata.

George la afferrò per un braccio.

“Ti prego, resta”

Hermione si voltò e vide un espressione afflitta sul volto del ragazzo.

“Non mi sei mai stata particolarmente simpatica, è vero... ma è grazie a te se mi sono alzato e... sarà solo grazie a te se riuscirò a stare meglio”

Hermione si avvicinò a lui e lo abbracciò.

“Tornerai ad essere felice, te lo prometto”


NOTA:
Ciao a tutti. Come me la sono cavata? Avevo voglia di sperimentare coppie nuove, così ho scritto un incipit per una "Hermione-George". E' molto malinconica e non c'è un contatto diretto fra i due, ma non credo che dal giorno alla notte due persone così diverse possano innamorarsi, infondo il ragazzo aveva sempre pensato a Hermione come una rompiscatole e ha potuto ricredersi solo alla fine del capitolo senza capire davvero cosa provava per lei, ma sentendo un po' di speranza.
La conclusione sta a voi immaginarla!
Spero che vi piaccia

  
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