Sorrisi,
guardandomi
intorno. Sfiorai quindi il led degli occhiali per avere conferma.
"Ci
siamo. Vedo gli altri nell'altro lato!" dissi.
Olivia
annuì, poi sentimmo di nuovo un muggito infastidito.
"Deve
essere Gene, la mucca domestica di Walter." continuai, prendendo la
mano
della Rossa e andando verso la stanza adibita a stalla.
La
mucca ruminava, innervosita dal rumore che avevamo fatto arrivando. Mi
avvicinai con cautela e le carezzai affettuosamente il muso.
"Ehi,
piccola, ti ricordi di noi?" dissi, vedendo che si stava calmando.
Gene
muggì, proprio mentre la porta del laboratorio venne
spalancata di colpo e
qualcuno scese di corsa le scale. Mi allontanai dall'animale e tornai
nel
laboratorio, senza lasciare la mano di Olivia.
Ci
trovammo di fronte Peter, col fiatone e un'espressione speranzosa sul
viso, che
però si trasformò in delusione appena ci
riconobbe; dietro di lui stava
entrando la sua compagna, l'altra Olivia, circospetta e sospettosa, con
una
mano pronta sulla fondina della sua pistola.
"Non
è Walter." la informò Peter, continuando a
fissarci "Ma credo siano
dei guai più seri."
La
Bionda ci guardò, togliendo la mano dalla fondina, si
girò, fece un cenno verso
la porta e attese. Una bambina bionda di circa tre anni fece capolino,
timida,
e la raggiunse, poi insieme scesero le scale.
Tornai
a guardare Peter, mentre l'altra Olivia e la bambina si avvicinavano;
doveva
essere successo qualcosa di recente.
La
Rossa lasciò la mia mano e si avvicinò alla sua
alter. Entrambe si sorrisero e,
infine, si abbracciarono calorosamente. Io e Peter le guardammo, poi
decidemmo
di imitarle; mi tolsi il guanto e gli porsi la mano, l'altro la strinse
e,
infine, ci abbracciammo amichevolmente anche noi.
"Cosa
ci fate qui? È successo qualcosa nel vostro lato?" chiese la
bionda,
prendendo in braccio la bambina, che si strinse a lei con fare timido.
"Sì,
avremmo bisogno del vostro aiuto. È una lunga storia."
spiegai
velocemente, guardandomi intorno "Dove è Walter?
C'è bisogno anche di lui,
se possibile..."
Notai
immediatamente lo sguardo che si scambiarono i due, e intuii subito che
Olivia
aveva intercettato i loro pensieri.
"Walter
è scomparso." riferì "Ieri, quando sono tornati
dalla gita fuori
porta non c'era più. Ha lasciato un messaggio a Peter."
L'altra
Olivia la guardò sconvolta, sorpresa che la sua alter
sapesse tutte quelle cose.
"Sono
una telepate." si affrettò a spiegare la mia compagna "Lunga
storia
anche questa. E no, non è stato creato il Cortexiphan dal
nostro lato."
La
bionda annuì, ancora perplessa, e guardò la
bambina.
"Tesoro,
resti con papà mentre vado a preparare del caffè
per queste persone?"
"Chi
sono loro?" chiese la piccola, passando in braccio al padre e
indicandoci.
"Sono
dei vecchi amici di mamma e papà, Henrietta." rispose Peter,
tenendola
stretta "Sono venuti a chiederci aiuto per qualcosa."
Io
annuii e lanciai uno sguardo alla Rossa, che senza dire nulla
seguì la sua
alter nell'altra stanza.
Peter
attese che le due donne fossero uscite e andò a sedersi a
uno dei tavoli; lo
seguii e mi sistemai di fronte.
"Sono
cambiate un po' di cose, vedo..." esordii "Avete messo su famiglia?"
"Sì,
Etta è nata otto mesi dopo che abbiamo spento la
Macchina..." spiegò
l'altro.
"A
proposito della Macchina, siamo qui per questo... abbiamo bisogno che
venga
riattivato il Ponte. Non posso spiegarti tutti i dettagli ora. Verrete
con noi
e vi spiegheranno tutto i nostri superiori."
Peter
sospirò, e capii che la cosa non lo entusiasmava gran
ché. Tornai a guardarmi
intorno, cercando le parole giuste da dire.
"Dal
nostro lato sono ripresi gli Eventi Fringe..." cominciai.
"'Nostro
lato'?" ripeté l'altro, sorridendo "Allora hai davvero
trovato un
posto nel mondo?"
"Sì,
ma su alcune cose ci sto ancora lavorando." dissi, lanciando uno
sguardo
verso il finestrone che dava sull'altra stanza, dove le due Olivia
stavano
chiacchierando, aspettando che il caffè fosse pronto
"Comunque credo che
qualcuno di questi Eventi possa essersi sentito anche da voi,
perché è avvenuto
in luoghi dove il confine tra gli universi è più
labile."
"Tipo
l'Opera House?" domandò Peter, dandomi conferma dei miei
sospetti
"Avete già individuato il responsabile?"
"Sì,
ma non ci crederai mai..." continuai, sorridendo nervoso "Non lo
abbiamo ancora catturato, abbiamo dovuto unire le forze noi della
Divisione
Faringe, i servizi segreti e un altro gruppo segreto, di cui io e
Olivia
facciamo anche parte, da un paio di mesi."
"Servizi
segreti? Anche dal vostro lato esistono?"
"Sì,
quelli ufficiali, l'equivalente della CIA, che da noi si chiama
S.H.I.E.L.D., e
un altro gruppo non completamente ufficiale, in cui siamo entrati
quando sono
emersi i nostri poteri..."
"Vostri?
Stai dicendo che anche tu, oltre Olivia, hai una capacità
simile alla
sua?" chiese, sorpreso.
Annuii
e fissai una pinza metallica da laboratorio posata sul tavolo a cui
eravamo
seduti. Questa si aprì e si richiuse, facendo saltare Peter,
che non se
l'aspettava. Senza dire una parola, mi tolsi i guanti e allungai le
mani verso
di lui, concentrandomi. Partendo dalle dita, la mia pelle e i miei
abiti si
trasformarono in metallo.
"Ma
come..." balbettò l'altro, mentre la figlia mi fissava
affascinata.
"Controllo
elettromagnetico degli oggetti metallici, più il potere
secondario di
trasformare me stesso e ciò che tocco in metallo, a
piacimento." spiegai
"E sembra che questo faccia anche da scudo per la lettura del pensiero.
Nessuno è in grado di leggere la mia mente, o quasi..."
lanciai un altro
sguardo verso le due donne nell'altra stanza, sospirando.
Peter
seguì il mio sguardo, quindi tornò a sedersi di
fronte a me.
"Tu
e Olivia sembrate molto uniti..." disse.
"So
cosa stai pensando, Peter. Non stiamo insieme... ma ci stiamo lavorando
anche
su questo." sospirai "Lei non è pronta, pensa ancora
all'altro Lincoln,
e ha paura di infangare la sua memoria."
"E
tu come sai certe cose? Non era lei la telepate?" domandò
l'uomo.
"Beh...
ci siamo baciati un paio di volte, e lei è riuscita a
leggere la mia mente.
L'effetto collaterale è stato che anche io sono riuscito a
leggere la
sua." risposi, abbassando lo sguardo e arrossendo.
Peter
annuì, sorridendo. In quel momento tornarono le due donne,
con delle tazze di
caffè; presi quella che mi porgeva la Rossa e lo assaggiai.
Erano
tre anni che non bevevo un caffè come si deve: nel mio nuovo
universo era una
bevanda molto cara, accessibile solo a chi aveva molti soldi, quindi mi
capitava di berlo soltanto durante le cene a casa Bishop, ma non aveva
lo
stesso sapore di quello che avevo bevuto nel mio universo di nascita.
"Quindi
dovremmo venire con voi nel vostro universo?" chiese la Bionda, dopo un
po'.
"Sì,
per favore." rispose la Rossa, sorseggiando il suo caffellatte "I
nostri superiori vi spiegheranno tutto, poi voi potrete chiedere a chi
di
dovere, da questo lato, una volta conosciuti tutti i fatti."
"La
Macchina, al momento, è nei magazzini della Massive
Dynamics, ci vorrà un po'
per avere tutti i permessi..." spiegò l'altra Olivia.
"E
la nostra è nei magazzini delle Stark Industries" confermai
io "Ma è
pronta per il piano. Posso venire anche io a parlare con chi di dovere
da
questo lato, se può servire."
"Ma
non è pericoloso saltare da un universo all'altro
così?" chiese ancora
l'altra Olivia.
"Preoccupiamoci
di un problema alla volta." tagliò corto la Rossa, alzandosi
"Dobbiamo andare."
"Ma
non possiamo lasciare Etta qui da sola..." obiettò Peter.
"Verrà
anche lei con noi, non c'è problema, sarà
iperprotetta." lo rassicurai
"Non penserai che siamo gli unici con delle abilità speciali
nell'altro
lato. Solo una cosa: evita di fare commenti sull'altezza di Logan:
è molto
suscettibile su questo argomento."
Peter
stava per obiettare ma la mia Liv lo anticipò.
"Si
tratta degli X-Men. Da questo lato sono fumetti, ma da noi sono reali.
E Logan
è Wolverine." disse, avvicinandosi a me, mentre io
controllavo il
dispositivo di trasferimento. Alzai gli occhi, invitando gli altri due,
con la
bambina, ad avvicinarsi a me, dopo che avessero finito di scrivere il
messaggio
di spiegazioni ad Astrid, quindi premetti il tasto di accensione.
Ma
nulla accadde. Il dispositivo rimase spento.
Imprecai
e mi girai verso la Rossa.
"La
batteria è scarica. Non possiamo usarlo." dissi.
"Cosa?!"
domandò lei, controllando personalmente il dispositivo.
"Non
avete un piano B?" chiese Peter, insolitamente calmo.
"No,
il piano è riattivare la Macchina e prendere Magneto."
riferii, cercando
di attivare ancora il dispositivo; notai il suo sguardo sorpreso
"Sì,
proprio lui. Te l'ho detto, dal nostro lato molti eroi dei fumetti
esistono
realmente, e coloro che da questo lato erano parte del programma di
sperimentazione del Cortexiphan sono mutan..."
Mi
bloccai e fissai le due Olivia, quindi mi focalizzai sulla mia.
"Credo
di aver appena ideato il piano B." riferii, sorridendo e passando una
mano
sui capelli di Liv.
"Cosa
vuoi dire? Senza il dispositivo di Hank non possiamo..."
"Non
ne abbiamo bisogno. Basti te." le dissi, calmo.
"Cosa?!"
esclamò la Rossa "Ma l'hai detto anche tu che non sono in
grado..."
"Sì,
l'ho detto." ammisi "Ma so che puoi farcela. Devi solo stare calma e
concentrarti."
Olivia
era perplessa. Non aveva ancora acquistato molta sicurezza nel gestire
i suoi
poteri, e aveva paura di fare qualche errore; glielo leggevo negli
occhi, e la
capivo pure, perché ci ero passato anche io, le prime
settimane di
addestramento.
Le
presi il volto con entrambe le mani e la guardai negli occhi.
"Puoi
farcela." ripetei "Ho fiducia in te. Ti guiderò io, stai
tranquilla."
La
Rossa annuì e fece un respiro profondo, mentre io mi
avvicinavo ancora, per
sussurrarle le istruzioni all'orecchio e tenerla calma e concentrata.
Con la
coda dell'occhio vidi la famiglia Bishop avvicinarsi a noi, per
facilitare alla
mia Olivia il compito di farci passare tutti e cinque nell'altro
universo.
Continuai a parlarle, a bassa voce, sfiorandole i capelli con una mano,
finché,
finalmente, non notai l'ambiente attorno a noi tremolare, per poi
stabilizzarsi
di nuovo: eravamo riusciti a passare il velo.
Sorrisi
e mi allontanai dalla Rossa, quindi mi girai verso il gruppo degli
X-Men, che
ci stava aspettando, e li presentai a Peter e la Bionda.
"Peter,
Olivia, loro sono gli X-Men." dissi, quindi mi tolsi il dispositivo per
il
passaggio interuniversi dal polso e lo lanciai alla Bestia "Hank, dagli
un'occhiata. Abbiamo rischiato di restare bloccati di là. Se
non fosse stato
per le abilità di Liv non avremmo mai potuto..."
Non
potei completare la frase: Olivia era caduta a terra, priva di sensi e
con
forti convulsioni.
Allarmato,
la soccorsi, aprendole la tuta fino al petto e spostandola in una
posizione più
sicura per lei, cercando di capire cosa le fosse appena successo